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Dichiarazione di Emma BONINO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD)  - Vicepres. Senato  


 

Sostiene Bonino - INTERVISTA

  • (05 maggio 2011) - fonte: l'Espresso - Denise Pardo - inserita il 07 maggio 2011 da 861

    Da una parte il test delle elezioni milanesi cavalcato da Massimo D’Alema. Dall’altra il dibattito che tormenta l’opposizione, il centrosinistra e affini, sul percorso per tornare a battere Berlusconi e vincere di nuovo. E poi la battaglia sui referendum. Emma Bonino, giacimento di consenso non proprio nel cuore del Pd, vessillo radicale e non solo, vice presidente del Senato, ha idee chiare sulla strada da intraprendere «prima che il Paese si perda per sempre».
    Cita Arendt, Gandhi e Sciascia e lancia la «rivoluzione legalità».

    Allora, elezioni milanesi e opposizione. Massimo D’Alema ha stressato l’appuntamento: se Berlusconi perde deve andare a casa. E se vince?

    «D’Alema è recidivo. Già nel 1999 si infilò in un trabocchetto: considerare la sfida elettorale delle regionali un referendum su Berlusconi. Perse e dopo si dimise. Come è possibile che caschi nello stesso gigantesco trappolone teso ancora dal Cavaliere? Sa perché succede? Perché ancora una volta non si rispettano i livelli istituzionali. Anch’io credo che le elezioni milanesi abbiano una valenza incisiva, infatti presentiamo Marco Cappato capolista della lista Bonino-Pannella per Pisapia.
    Ma, attenzione, stiamo parlando di elezioni locali, molto significative, ma locali. E i temi per contestare duramente l’infinita gestione formigoniania e morattiana abbondano. Dall’Expo al fatto straordinario che Milano, patria della libera impresa, si stia trasformando nella capitale dei pubblico.
    C’è perfino Milano Ristora: le pare che la famosa imprenditoria meneghina non sappia più fare neanche i panini?».

    Le nuove Partecipazioni statali proprio nel cuore della Padania.

    «L’altro giorno ero a un dibattito con l’imprenditore siciliano Ivan Lo Bello e si diceva proprio come questo modello abbia funzionato ben poco al Sud. Ora pari pari lo ritroviamo al Nord?».

    Tornando alle elezioni, il sostegno dei Pd a Giuliano Pisapia, candidato non ortodosso, è virtuale o reale?

    «Mi sembra che nelle ultime settimane ci sia una reale mobilitazione. Spero solo che non gli capiti quello che è successo a me: a dieci giorni dalle elezioni Dario Franceschini e Rosy Bindi ebbero il piacere di dire che non ero la loro candidata ideale».

    Le lotte fratricide, altro problema grave. Ma al dl là dell`anti-berlusconismo, cosa dovrebbe fare l’opposizione per riuscire a essere più convincente?

    «Per esempio, ora: siamo di nuovo in campagna elettorale. E l’Agcom ha dimostrato quanto siano già debordanti i tempi delle apparizioni di Berlusconi in televisione. Non è il caso di mobilitarci per questo? Di fare degli esposti, andare in piazza, presentarci in tribunale, chessò, fare qualcosa. Vogliamo che finisca come le regionali, come in Sardegna, con lui tutti i giorni in tutti i tg - questa volta probabilmente presenterà pure il meteo - fino alla vittoria finale?».

    Sbandierare la sua supremazia mediatica non ha portato grandi risultati. Evidentemente il percorso è un altro. C’è crisi, c’è disoccupazione, la gente non arriva alla fine del mese.

    «Il percorso è uno solo. O si capisce che la battaglia delle battaglie è il ripristino della legalità e che le leggi scritte vanno rispettate oppure tutto è inutile, il Paese è perso. Non si tratta di optional. E io mi rifiuto di essere trascinata a parlare di grandi riforme, a disegnare piani straordinari per lo sviluppo e per il lavoro, importantissimi certo, se prima, però, non si stabilisce questo principio. I nostri problemi sono enormi, giustizia, immigrazione, economia, come stare in Europa e nel mondo: temi sui quali non sempre la sinistra ha dato risposte e se le ha date non sono state sempre convincenti. Per questo l’alternativa radicale è attuale e credibile. Da noi, ormai, non esiste legge politica o economica che non venga infranta. Eppure sembra che l’opposizione non percepisca quanto la situazione sia grave. Tutto finisce per tradursi in quella che Hannah Arendt ha chiamato la banalità dei male».

    E quindi, quale formula?

    «Non spallate, né scorciatoie, vedi il Terzo polo, come fu a suo tempo la Lega costola della sinistra o ultimamente il compagno Fini. Dobbiamo attrezzarci a battere Berlusconi alla scadenza naturale, lasciando fare alla politica il suo corso, facendo opposizione in Parlamento, tallonando senza requie governo e maggioranza in commissione come in aula. Gutta cavat lapidem, non bisogna mai dimenticarlo».

    Alberto Asor Rosa ha invocato l’esercito. Rosy Bindi l’Aventino...

    «Quando a Milano assessori e consiglieri comunali di destra e di sinistra siedono nei cda delle aziende pubbliche, quando ottenere l’anagrafe degli incarichi pubblici diventa impossibile, quando non c’è trasparenza, perché mai la signora Maria o la signora Amelia dovrebbero appassionarsi di nuovo alla politica? Naturalmente la malattia endemica della politica italiana viene da lontano, vedi Mani pulite. Berlusconi ne è stato frutto e anche potentissimo acceleratore. La mia sarà pure un’ossessione einaudiana, ma la democrazia è legalità e la vera rivoluzione può essere solo questa».

    La scelta della leadership è prioritaria? Al tempo, venne individuato Romano Prodi. Poi arrivò il resto.

    «Si vagheggia di governi di decantazione (Veltroni-Pisanu) o tecnici, di comitati di liberazione nazionale, di angeli esterni come Luca di Montezemolo. Bah. C’è un segretario, Pier Luigi Bersani, dunque... La verità è che il Pd ha un problema di leadership ma anche troppe posizioni diverse che lasciano spazio ai Di Pietro, Vendola, rottamatori, grillini... Ci si dovrebbe concentrare su una politica nuova, non discutere a vuoto sulla leadership in termini di autoflagellazione».

    Forse il collante per tenere radicali, vendoliani, anime cattoliche, è proprio un leader condiviso e autorevole.

    «Il leader non è secondario. Ma viene dopo. Non sottovaluto il carisma, purché rappresenti qualcosa. Mario Draghi, per esempio, è simbolo di serietà e non è nemmeno noioso. Se va alla Bce lascerà un grande vuoto e mi preoccupa molto chi lo riempirà. Ma non ci sono formule magiche per unire. Basterebbe la volontà. Gandhi sosteneva che prima si è derisi, poi combattuti e alla fine si vince. Ma li vedo ancora tesi a trovare il deus ex machina, la spallata o un giudice qualunque, soluzioni solo perdenti».

    Quando dice “noi” e poi “li” a chi si riferisce?

    «"Noi" è noi radicali. "Li", sono loro, il Pd. Sa, trovo veramente stupefacente che non ci sia nessun contatto politico tra noi e loro. Ho provato tante volte a rincorrere Bersani, a stabilire una comunicazione. Nulla. Eppure facciamo un lavoro parlamentare che tutti riconoscono serio non servile ma certo leale. Quando dissento, informo Anna Finocchiaro "Presento quest’emendamento, questa mozione". Ma non siamo stati mai oggetto di consultazione o di rapporto. Evidentemente ritengono poco interessante il nostro contributo politico».

    Eppure il Pd con Antonio Di Pietro...

    «Forse con "loro" valgono solo i rapporti di forza, che dire: tanti auguri. Fu Veltroni nel 2006 a dare l’apparentamento all’Idv, se no la storia sarebbe stata diversa..».

    Il mistero Bonino. II consenso su di lei è notevole e trasversale, anche a livello Internazionale. È donna ed è una risorsa, eppure...

    «Eppure. Non so nemmeno io perché. Prendiamo la Rai. Per "Ballarò" non esisto. C’è, invece, una compagnia di giro di una ventina di persone: Di Pietro, Bindi, Castelli, La Russa, Fitto sono loro a essere sempre invitati. Sono grata, invece a Fabio Fazio che mi ha resuscitata a " Vieni via con me" e a "Che tempo che fa". E non è che gli ascolti in tv non mi premino, anzi. Forse la ragione sta nel mio essere non organica e non rispettosa di certe ortodossie. So che alla sinistra non piaccio perché non voglio battere Berlusconi sul bunga bunga. Per me la condizione femminile è ben più complicata e articolata. Preferisco dimostrare che il premier non sa governare e non ne ha azzeccata una».

    Secondo molti, il problema è il cordone ombelicale con Marco Pannella.

    «Per carità di Dio: la famiglia radicale è sacra. L’altro giorno in aereo un signore mi sommerge di apprezzamenti: come ho fatto bene da ministro del Commercio, etc etc. Poi come molti sbotta: "E però Pannella digiuna di nuovo". E io: "Le fa qualche danno? No. Ne condivide le ragioni? Sì. E allora perché la irrita l’azione di un signore che accetta la derisione e il peso di un digiuno in nome di un’idea? Non sarà che è questo a metterla in difficoltà?". Risposta: "Non ci ho mai pensato, mi irrita e basta". Credo che il clima del Paese, e la brutalità in giro, rendano queste forme di protesta non violenta insopportabili».

    Come i referendum, a quanto pare. Qualunque cosa pur di bloccarli.

    «La storia dei tradimenti referendari ha una lunga tradizione. Quelli vinti sono stati ignorati. Una cinquantina non sono stati ammessi dalla Corte costituzionale. Per cinque volte si è andati alle elezioni anticipate per evitarli. Berlusconi è l’ottimo allievo dei maestri dei passato: moratoria sul nucleare, inserimento della norma sulla acqua nel dl sviluppo...».

    In un dibattito D’Alema ha detto che il ventre del Paese ha sempre partorito i Berlusconi.

    «Penso che avesse invece ragione Leonardo Sciascia. Sosteneva che l’Italia non vede l’ora di essere governata. E che non esiste Paese più paziente, capace di mettersi in fila di fronte a un qualunque servizio che naturalmente non funziona. C’è piuttosto per molti una grave responsabilità di non governo e non è che la sinistra al governo sia stata così brillante.
    Non voglio tirare in ballo il caso della Campania ma insomma...».

    Intanto lo spettro è che dopo il presidente Napolitano, al Quirinale arrivi il Cavaliere.

    «Veramente andrei io al Quirinale. Perché no? Anzi, perché no, lo so. Non faccio parte di "noi"».

    Noi chi, questa volta?

    «"Noi" nel complesso».

    Fonte: l'Espresso - Denise Pardo | vai alla pagina

    Argomenti: referendum, pd, Rai, D'Alema, Presidente della Repubblica, televisione, informazione pubblica, Lista Bonino – Pannella, elezioni comune di milano, alternativa politica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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