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Dichiarazione di Anna FINOCCHIARO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

«Ottimisti sul quorum. E questa volta il governo dovrà dimettersi» - INTERVISTA

  • (06 giugno 2011) - fonte: l'Unità - Simone Collini - inserita il 07 giugno 2011 da 31

    "Si vota su temi vicini alla vita delle persone e che allo stesso tempo definiscono pienamente il profilo politico dell'esecutivo. Ma il referendum resti fuori dalla contesa politica, giusto evitare simboli di partito".

    Né simboli di partito né leader politici sul palco della manifestazione che venerdì a Roma chiude la campagna contro nucleare, privatizzazione dell`acqua e legittimo impedimento? "Va benissimo", dice Anna Finocchiaro. «È giusto che il referendum sia lasciato fuori dalla contesa partitica». Però, dice anche la capogruppo del Pd al Senato ridendosela di chi (leggi Berlusconi) sostiene che il voto amministrativo non ha valore politico, che la consultazione di domenica e lunedì è inutile e che comunque per il governo nulla cambia, "se al referendum gli elettori si esprimeranno in maniera netta contro tre capisaldi dell`azione del governo Berlusconi, ci saranno inevitabilmente delle conseguenze politiche".

    Cioè, il governo si dovrà dimettere?

    «Per noi si sarebbe già dovuto presentare dimissionario. È chiaro che se dopo le amministrative arriverà dagli elettori un altro segnale di richiesta di cambiamento, non potranno continuare a fare finta di niente».

    Però il rischio di non raggiungere il quorum è molto alto, non crede?

    «È vero che non viene raggiunto da 16 anni, ma stavolta sono ottimista».

    Per quale motivo?

    «Intanto, perché si vota su argomenti molto vicini alla vita quotidiana delle persone. E poi perché nucleare, acqua pubblica e legittimo impedimento rappresentano tre caratteristiche che definiscono pienamente il profilo politico del governo Berlusconi. E se tanto mi dà tanto, l`impegno dimostrato alle elezioni amministrative e l`orientamento di voto che ne è emerso dovrebbero confermarsi».

    Questo per la vittoria dei Sì, ma che c`entra con la questione se andranno o meno a votare il 50% più uno degli elettori?

    «Nel voto amministrativo gli italiani hanno riscoperto la vocazione autentica legata all`elezione diretta di sindaci e presidenti di Provincia. L`ho visto anche facendo campagna elettorale, è come se gli elettori, che hanno subito una legge per le politiche che ha tolto loro la possibilità di chiedere conto degli eletti, ora abbiano più voglia di partecipare attivamente alle scelte che li riguardano. E questo si è visto in modo ancora più accentuato ai ballottaggi. Quando Bersani dice che il rimescolamento tra l`elettorato del centrosinistra e quello delle forze moderate c`è già stato allude anche a questo. Gli elettori hanno dimostrato di essere spesso più avanti dei partiti, meno politicisti e più politici. E questo insieme di fattori potrebbe essere determinante per far raggiungere il quorum».

    Potrebbe essere determinante anche la presenza o meno dei quesito sul nucleare, visto che il governo ha presentato un nuovo ricorso alla Corte costituzionale.

    «La Consulta deciderà in totale autonomia e l`accanimento del governo nel tentare di evitare il giudizio popolare sul nucleare la dice lunga sul timore che hanno delle urne. Le furbate comunque non saranno sufficienti a salvare una maggioranza che non c`è più».

    I comitati referendari chiedono di non politicizzare questa battaglia e anche di evitare simboli e leader di partito sul palco della manifestazione che venerdì chiude la campagna.

    «È giusto che il referendum sia lasciato fuori dalla contesa partitica e va benissimo se alla manifestazione si va senza simboli di partito. Dopodiché, se un partito vuole mobilitare i suoi dirigenti, i suoi militanti, i suoi simpatizzanti, direi che non solo è normale ma è un bene per tutti. Soprattutto di fronte a un`informazione che spesso è carente, se non mistificante».

    Giusto non politicizzare, dice, però ha detto anche che se il referendum passa ci saranno conseguenze politiche.

    «Non si tratta di una contraddizione. Se viene bocciata la politica energetica del governo, se viene respinta l`idea che si possano approvare leggi che vanno contro il principio costituzionale che la legge è uguale per tutti, che è il cuore del berlusconismo, non possono non esserci conseguenze politiche».

    Dovesse dimettersi questo governo, quale scenario definisce auspicabile?

    «Se si verificheranno le condizioni per un nuovo governo che cambi la legge elettorale bene, anche se non credo che il Pdl sia nelle condizioni di volerlo e poterlo fare, altrimenti si vada subito al voto. Aggiungo, pensando alla percentuale di parlamentari elette, che noi non dovremmo neanche prendere in considerazione un disegno di riforma elettorale che non abbia al proprio interno un meccanismo chiaro ed efficace di ríequilibrio della rappresentanza».

    Tra le ipotesi post-dimissioni non mette un diverso governo di centrodestra che faccia anche "una manovra economica equa", col Pd che si prenda anche "una quota di responsabilità", per dirla con D`Alema?

    «Prima Berlusconi si dovrebbe togliere di mezzo, è impossibile per il Pdl. Non è nella loro natura farlo».

    Neanche con Alfano segretario?

    «Ma di cosa stiamo parlando? Quello è solo un balletto. Io ancora non ho capito se è già stato nominato, se l`incarico gli verrà ratificato da un organismo democratico, se Berlusconi lo investirà poggiandogli lo spadone sulla spalla. Così come mi fanno ridere ora che parlano di primarie».

    E voi? Dice che siete più credibili ora come alternativa di governo?

    «Non lo dico io, lo dicono i voti e i sondaggi. Il Pd è il più grande partito di opposizione, senza di noi non si va da nessuna parte. Presenteremo un programma di governo e ragioneremo con chi ci sta, cercando con le altre forze consonanze che non lascino angoli bui. Dobbiamo assolutamente evitare di rifare l`Unione. Dobbiamo definire 10 punti programmatici e assumere un impegno di responsabilità».

    E le primarie per scegliere la leadership? Secondo Vendola vanno fatte subito.

    «Le primarie le abbiamo inventate noi, non siamo mai stati contrari, e il nostro candidato ce l`abbiamo. Ma prima dobbiamo lavorare al programma. Nella nostra Repubblica il candidato premier rappresenta un programma, non è il programma che rappresenta il candidato premier».

    Fonte: l'Unità - Simone Collini | vai alla pagina

    Argomenti: legge elettorale, riforma elettorale, corte costituzionale, referendum, pd, Governo Berlusconi, Referendum Abrogativo, alfano, Referendum e Democrazia Diretta, quorum, primarie di coalizione, referendum acqua, simboli di partito, referendum nucleare | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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