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Dichiarazione di Pier Luigi BERSANI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Hanno divorziato dai cittadini e il governo è alla paralisi. Pd pronto alla sfida del voto» - INTERVISTA

  • (14 giugno 2011) - fonte: La Repubblica - Goffredo De Marchis - inserita il 14 giugno 2011 da 31

    Impossibile la riforma elettorale col Pdl»

    Segretario Bersani, dopo i successi delle amministrative e dei referendum lei chiede le dimissioni di Berlusconi. Sapendo bene che lui non le darà mai. Non avete un`altra strada da indicare per uscire da questa fase?

    «Mi fanno una domanda e io rispondo. Chiedete le dimissioni del premier? Sì. Ma vorrei chiarire che non le chiediamo dopo il referendum e il voto nelle città. Il referendum e le amministrative sono successivi a una richiesta che facciamo da un anno e mezzo».

    ll voto di ieri non cambia niente?

    «Cambia moltissimo. C`erano un milione di ragioni per mandare a casa il governo prima del referendum. Il voto di ieri ha messo un ulteriore carico di 90 sulla loro crisi. E vedo che emerge una certa consapevolezza: nei commenti che vengono da alcuni leghisti, nei giudizi del Sir, l`agenzia della Cei. E’ arrivata con chiarezza la conferma che serve un altro passo, una svolta. Il centrodestra dovrebbe prendere atto di una vicenda che nasce come crisi politica di una maggioranza che non è più quella uscita dalle urne, si trasforma nella paralisi conclamata dell`azione di governo e, dopo i quesiti, dimostra il palese distacco tra opinione pubblica ed esecutivo. Hanno divorziato dai cittadini. Guardando i risultati stavolta non ho po tuto fare a meno di ridere, per quanto ce l`abbia messa tutta».

    Dopo le amministrative disse: o riforma elettorale per andare a votare in poche settimane o elezioni anticipate. C`è ancora spazio per la prima ipotesi?

    «Aveva poche chance prima, ne ha poche adesso. Perché dall`altro lato non c`è ancora nessuno che abbia immaginato un percorso alternativo, che si sia posto l`esigenza di come uscire da questa crisi. Credo sia largamente più probabile un confronto elettorale anticipato. Ma dev`essere sempre certificata la disponibilità del Pd a considerare l`ipotesi di una riforma elettorale».

    Il suo pessimismo significa che gli incontri con la Lega sono andati male?

    «La nostra esigenza non è avere diplomazie di alcun genere. Il primo partito del Paese, e noi siamo il primo partito, se dice “questa legge non mi va” deve rispondere alla domanda “quale altra legge vorresti”. Questo fa il Pd. Abbiamo una proposta e non l`abbiamo incardinata in Parlamento per aprire un confronto con tutte le forze di opposizione».

    E ancora valida la parola d`ordine “fuori Berlusconi dopo di che un`altra soluzione, anche dentro il Pdl, va bene”, rilanciata da D`Alema?

    «Penso che un governo che metta mano alla legge elettorale con Berlusconi in maggioranza, cioè con il Pdl, sia praticamente impossibile. Il premier considera il Porcellum la legge migliore del mondo. Come può essere disponibile a modificarla?».

    Sempre sicuro che per offrire un`alternativa agli elettori non sia utile indicare a breve il leader della coalizione?

    «Nella direzione del Pd c`è stato un apprezzamento unanime per il percorso che ho disegnato. Dobbiamo inserire nella nostra proposta messaggi che rendano evidente come vogliamo superare Berlusconi: andare anche oltre l`ubriacatura e la malattia. In tutte le democrazie del mondo il processo segue queste tappe: progetto, unità di una coalizione e scelta della leadership. Pensare di premettere il nome di una persona alla chiarezza su progetto e persone che si impegnano intorno ad esso significa rimanere con un piede nell`idea berlusconiana. Che ha provocato molti guai».

    Il voto di ieri dice qualcosa in più delle urne amministrative?

    «In più c’è la forza della società civile, di un`opinione pubblica che si esprime su tre questioni specifiche. La prima responsabilità di chi ha dato una mano a questo straordinario movimento è tradurre in politiche positive l`esito del voto. Mettendo nero su bianco un piano energetico, avviando la discussione su una legge che governi il ciclo dell`acqua, insistendo sulle nostre proposte di miglioramento del sistema giustizia. L`onda si è rafforzata, è un altro segno di riscossa civica che va oltre il perimetro del centrosinistra. La metà dell’elettorato di centrodestra ha votato i quesiti. Uscire dalla palude è un’esigenza nostra ma anche degli elettori di Berlusconi».

    Si aspetta sorprese da Pontida?

    «Puoi stare con uno che vince anche se perdi tu. Puoi stare con uno che perde se vinci tu. Ma se lui perde e tu perdi va avviata una riflessione. A Pontida dovrebbero parlare di questo».

    Lei chiede le dimissioni del governo, Di Pietro frena. Saprete gestire i successi?

    «Capisco Di Pietro. Ripeto: le dimissioni le chiedevo un anno fa senza legare l`ora X né al referendum né alle amministrative. Può starci la paura di nuove divisioni a sinistra visti i precedenti. Ma non è questo il caso: abbiamo gestito gli ultimi voti con grande sintonia».

    Lei si sente un po’ Papa straniero perché è un politico atipico. Vuoi dire che un altro leader non avrebbe messo la faccia su un quorum tanto rischioso?

    «Anche».

    Ma la sua scuola è antica.

    «Mi sento atipico nel senso che credo molto poco negli aspetti politicisti. Mi fido di quello che succede nel profondo del Paese, non mi appassiono alle cose di breve periodo. La politica per me si gioca sulla tenuta, non è solo comunicazione. Deve partire dalle ragioni più sentite dai cittadini che sono intelligenti e sanno quando è il momento di cambiare. I vezzi della politica nel piccolo cabotaggio mi impressionano poco».

    Fonte: La Repubblica - Goffredo De Marchis | vai alla pagina

    Argomenti: legge elettorale, centrodestra, riforma elettorale, referendum, pdl, pd, Lega Nord, Governo Berlusconi IV, porcellum, crisi politica, politica italiana, legittimo impedimento, referendum acqua, Amministrative 2011, referendum nucleare, Referendum 2011 | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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