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Obiettivo precarietà zero
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(17 giugno 2011) - fonte: Europa - Cesare Damiano - inserita il 17 giugno 2011 da 31
La crisi di questi ultimi anni ha sconvolto anche la tradizionale geografia del lavoro autonomo. Il suo progressivo indebolimento sociale ha anche contributo a spostare verso il centrosinistra un orientamento di voto nelle recenti elezioni amministrative.Tra imprenditori, professionisti, lavoratori in proprio, coadiuvanti e soci delle cooperative, collaboratori e lavoratori occasionali, quella degli “autonomi” è una galassia che è sempre più difficile fotografare. E della quale nessuno sembra occuparsi se non, periodicamente, per ragioni fiscali.
Eppure i lavoratori indipendenti (parasubordinati esclusi) rappresentano in Italia il 32,2 per cento della forza lavoro complessiva, il triplo della media europea. Una realtà decisiva, per la nostra economia e per la nostra società, che va tutelata e valorizzata.
E che non a caso sarà al centro dell’attenzione – con la lotta alla precarietà, il sostegno dell’occupazione, il rafforzamento del welfare della Conferenza nazionale sul lavoro del Pd che si apre oggi a Genova. Per forzare l’inerzia del governo il Pd ha presentato, alla camera e al senato (primi firmatari Damiano e Treu), due proposte di legge.
Una sorta di “statuto” del lavoro autonomo, destinato a diventare parte di quel “diritto unico del lavoro” che i democratici puntano a realizzare.
Obiettivo: valorizzare il fattore lavoro attraverso l’individuazione di principi e regole in grado di definire tutele ed incentivi rispondenti alle esigenze comuni, senza annullare le specificità delle diverse categorie di lavoratori.
Gli interventi previsti sono diretti a valorizzare le potenzialità economiche, sociali e professionali degli “autonomi”: ricerca di una maggiore competitività basata sulla qualità del lavoro; maggiori investimenti in formazione, innovazione e sicurezza; diffusione delle tecnologie.Non solo. Altre norme promozionali riguardano l’accesso al credito e agli incentivi previsti dalle varie leggi, ancora discriminanti verso il lavoro autonomo e le micro imprese; la possibilità di partecipare effettivamente agli appalti pubblici; la semplificazione delle procedure; lo sviluppo di forme di previdenza e di assistenza integrative. Oltre all’imposizione della certezza dei termini di pagamento alla pubblica amministrazione, condizione spesso essenziale per la sopravvivenza di migliaia di imprese artigiane e di lavoratori in proprio.
Altri capitoli fondamentali riguardano la protezione del lavoro “autonomo ed economicamente dipendente”, per quei lavoratori che hanno un committente prevalente e la riduzione dell’imposizione fiscale. Secondo le proposte di legge del Pd, l’obiettivo può essere raggiunto attraverso l’incremento delle deduzioni dalla base imponibile stabilita ai fini delle determinazione dell’Irap.
Impegnato com’è sul fronte dei doni e dei condoni, di tutto questo al centrodestra, per dirla con Tremonti, sembra «non fregare un tubo». Il Pd con le sue proposte a precarietà zero intende invertire la rotta, proponendo una discussione e proposte a tutto campo sul lavoro: dipendente, autonomo, parasubordinato e libero professionale. Proposte rivolte soprattutto a chi è più debole nel mercato del lavoro, in particolare i giovani e le donne.
Fonte: Europa - Cesare Damiano | vai alla pagina » Segnala errori / abusi