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Dichiarazione di Claudio BRAGAGLIO

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Brescia (BS) (Lista di elezione: PD) 


 

"Legge elettorale e referendum, il partito si esprima"

  • (04 luglio 2011) - fonte: quiBrescia.it - inserita il 06 luglio 2011 da 861

    Egregio direttore,
    sono in campo due diversi quesiti referendari sulla legge elettorale. L'uno di Passigli-Sartori, l'altro di Parisi-Castagnetti. E il Pd finora non s'è pronunciato. Considerata la natura abrogativa del referendum, non è agevole intervenire sul testo legislativo del Porcellum. Ma, dovendolo fare, ci si espone a obiezioni su cui stanno scontrandosi agguerriti legulei dei fronti opposti. Ma è alla sostanza che è necessario mirare.

    Intanto agli scettici va ricordata un’elementare verità.
    La legge elettorale non è una tecnicalità neutra, ma riguarda il funzionamento del cuore stesso della politica. E in Italia è diventata la Bastiglia nella contesa politica. Chi non avverte (o nasconde) questa verità combina guai. Com’è avvenuto in Italia, con l'alterazione degli equilibri degli organi costituzionali dovuta alla "semplice" introduzione d’un sistema maggioritario che rende possibile anche a una forza del 35% dei voti di aver la maggioranza dei parlamentari e quindi di eleggere le cariche costituzionali. E di consentire a un Berlusconi di barricarsi in Parlamento, pur avendo contro più del 60% degli italiani.

    L'innesto d'una legge ipermaggioritaria, per di più a liste bloccate, in una Costituzione proporzionalista non poteva che far nascere in politica un orrendo Minotauro. Quando si avrà la voglia (e il coraggio) di scrivere una storia dell'Ulivo si noterà che i danni più rilevanti sono dovuti anche alla disinvolta poligamia con cui si sono spostate tutte le linee elettorali. E pure le diverse forme di governo - dal parlamentarismo al presidenzialismo – concedendoci anche le più occasionali e trasgressive tentazioni.

    Si troverà, per esempio, che la legge regionale del centro sinistra toscano è la vera madre del Porcellum nazionale. Si scoprirà che il vero detonatore della crisi del '98 non furono tanto le follie di Bertinotti e delle 35 ore, ma la forzatura dell'Ulivo di introdurre il sistema bipartitico (quindi la "morte annunciata" degli alleati), promuovendo i referendum che abolivano la quota proporzionale del 25%. Essi poi non hanno raggiunto il quorum, ma hanno comunque ottenuto il brillante risultato di sfasciare l’Ulivo e di favorire, a fine '99, l’accordo tra Berlusconi e Bossi. E con "diabolica" perseveranza poi, sull’onda dell’accordo del 2007 tra Veltroni e Berlusconi, si è pure ritentata una nuova legge ipermaggioritaria e bipartitica, con il fallimentare referendum elettorale del 2008. Anch'esso, per fortuna, senza quorum. Capolavori, insomma!

    A suo tempo, la contrarietà al Mattarellum era dovuta alla compresenza di due opposti principi: maggioritario secco per il 75% dei seggi e proporzionale puro per il 25%. Ovvero, partiti costretti ad avere nei collegi uninominali un unico candidato comune e nello stesso collegio a differenziarsi per il proporzionale. Con candidature paracadutate per l’Italia, pur di comporre l'alleanza, che ben ci ricordiamo, anche a Brescia. O con esponenti di Rifondazione o dei Verdi, candidati unici per l'Ulivo, in collegi uninominali di tradizione democristiana e venatoria, nella Bassa o sul Garda.

    Oggi tra i sostenitori del Mattarellum vi sono coloro che ne vollero la soppressione con due referendum. Pentiti? Non direi. Se è per eliminare il Porcellum, ovviamente è cosa buona. Ma questo è ciò che ottiene anche la proposta Passigli. Ma ciò che davvero si vuole con il Mattarellum è la rimessa in campo dei collegi uninominali a turno unico. Se è così, questo non va bene, perché ritengo che lo schema bipartitico, indotto da tale sistema, sia stato una delle cause della distruzione dell'Ulivo, che da "alleanza" doveva diventare per forza un "partito unico", imponendo con leggi elettorali la propria "vocazione maggioritaria".

    A mio parere la linea del Pd di Bersani ha modificato proprio questa impostazione, al punto che non la vedrei compatibile con i collegi uninominali a turno unico, tipici d’un rigido sistema bipartitico. Se si guarda al Pd come al punto di coagulo e di tenuta dell'intero centrosinistra, alla possibile alleanza con l'Udc ed un Terzo polo, ad una riarticolazione tra Pdl e Lega, la via d'un bipartitismo per via elettorale è un controsenso. Non a caso la proposta di riforma del Pd prevede giustamente il sistema di collegi a doppio turno (65% dei seggi), con un ampio recupero proporzionale, che renda possibile un bipolarismo pluralistico e non già un bipartitismo.

    In assenza di altre opzioni, come scelta referendaria contro il Porcellum a me sembrerebbe quindi più convincente quella di Passigli. Migliorabile nella logica d'un pluralismo "polarizzato", tra due diverse coalizioni. Logica bipolare, ma non bipartitica. Come peraltro si è realizzata nell'esperienza dei Comuni, in modo da esprimere al meglio la volontà dei cittadini.

    Fonte: quiBrescia.it | vai alla pagina

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