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Dichiarazione di Antonio POLITO


 

Quella nota stonata in Parlamento

  • (14 luglio 2011) - fonte: Corriere della Sera - inserita il 14 luglio 2011 da 31

    La prova di arroganza fornita ieri resterà negli annali della Repubblica.

    Fin dai tempi di Azzeccagarbugli, c`è un tipo di avvocato che sta sul gozzo agli italiani. Ma ci vorrebbe un nuovo Manzoni per descrivere la specie professionale che ha proliferato in questi anni, anche a danno dei tanti colleghi che fanno solo e bene il loro mestiere: l`avvocato-parlamentare.

    Arruolati in gran numero in aule legislative che si occupano troppo di processi e di imputati, non paghi di poter scrivere leggi sulle cause che difendono e di essere perciò beneficiati da parcelle di sogno, i principi del foro che militano nel Pdl si sono a poco a poco trasformati in un vero e proprio partito nel partito. Al punto che ieri, mentre tutta Europa, i mercati internazionali, il Quirinale, Palazzo Chigi e il Parlamento senza distinzioni di schieramento chiedevano all`unisono una prova di serietà nazionale con l`approvazione rapida e senza giochetti della manovra finanziaria, eccoli balzare su a minacciare di far cadere il loro governo - e con esso il loro Paese - se dal decreto non saltano le norme di liberalizzazione che minacciano di abolire l`Ordine. Ottenendone ovviamente la «riscrittura».

    Naturalmente tutti hanno diritto a difendere i propri interessi: gli avvocati come i notai, i pensionati come gli operai.

    Solo che mentre queste due ultime categorie non sono rappresentate in Parlamento, le prime due sì, e anche abbondantemente. E dunque usano il proprio mandato elettorale per proteggere il loro interesse di categoria. Il che invece è del tutto illegittimo. Secondo la nostra Costituzione, infatti, gli eletti in Parlamento rappresentano la nazione, non l`Ordine cui sono iscritti. E il ministro La Russa, che prima che ministro della Repubblica si sente avvocato e dunque li difende, su quella Costituzione ha addirittura giurato.

    Già l`avvocato-parlamentare gode di un privilegio che - ha di recente ricordato Franzo Grande Stevens - andrebbe eliminato come in altri Paesi: e cioè può continuare a esercitare anche durante il mandato, cumulando reddito a indennità, e anzi incrementando clientela e affari grazie al fatto di essere «onorevole», mentre accademici e magistrati almeno devono andare in aspettativa. Ma la prova di arroganza fornita ieri nel mezzo di una tempesta che minaccia i ben più miseri stipendi e risparmi di milioni di italiani resterà negli annali della Repubblica, anche perché suona la carica di tutti i corporativismi che hanno fin qui ricattato le maggioranze parlamentari di turno per impedire i processi di liberalizzazione delle professioni.

    Eppure, nonostante tutto, c`è stato ieri qualcuno che ha dato una prova peggiore degli avvocati-parlamentari: e sono i sindaci e i presidenti di Provincia-parlamentari, una quindicina a Montecitorio, che hanno minacciato analogo disastro nazionale pur di non perdere il diritto al cumulo delle cariche e degli emolumenti. Il giorno che ci verrà restituito il diritto di sceglierci i nostri parlamentari, dovremo ricordarci di questo 13 luglio del 2011.

    Fonte: Corriere della Sera | vai alla pagina

    Argomenti: privilegi, pdl, ordini professionali, costi della politica, Costituzione, parlamentari, Parlamento Italiano, stipendificio, operai, doppi incarichi, avvocati | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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