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Dichiarazione di Andrea BOSSI

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Casalpusterlengo (LO) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) 


 

La vicenda Pantaeco

  • (29 luglio 2011) - fonte: Facebook, note di Andrea Bossi - inserita il 10 aprile 2013 da 20747
    La vicenda Pantaeco prende le mosse nel mese di Aprile 2011, quando l’Arpa aveva disposto la chiusura dell’intero sito evidenziando la necessità di realizzare opere di mitigazione ambientale, interventi di messa in sicurezza del sito anche per scongiurare i rischi di inquinamento delle falde acquifere. Il Tar ha poi deciso il 14 giugno di far ripartire momentaneamente e parzialmente l’attività della Pantaeco: con decreto urgente il tribunale amministrativo di Milano ha sospeso la determina della provincia di Lodi con cui veniva bloccato l’impianto di separazione e l’attività della discarica. Questo è stato un provvedimento cautelare che cercava di tutelare momentaneamente gli interessi economici dell’azienda sino al 5 di luglio, quando la camera di consiglio si sarebbe dovuta riunire per valutare tutta la documentazione inerente al caso. Il provvedimento amministrativo ha subito però una sospensiva a causa del sequestro della discarica disposto dalla Procura di Milano. La vicenda rientrava all’interno di un filone di indagine che coinvolgeva anche l’antimafia lombarda e che riguardava illeciti contestati a Pantaeco nel periodo 2007/2010. La società casalina avrebbe stoccato 181mila metri cubi, circa 52mila tonnellate, di rifiuti in più rispetto ai quantitativi autorizzati. Inoltre, l’assenza di alcune caratteristiche tecniche del sito avrebbero comportato sversamenti di liquidi di residuo dei rifiuti nel terreno, con rischio di inquinamento della falde. In attesa di avere notizie dalla procura, il Tar, in data 21 luglio, ha confermato l’ordinanza di chiusura intera del sito per motivazioni inerenti alla sicurezza e alla tutela ambientale, confermando di fatto il provvedimento iniziale di Arpa e Provincia. Come si può apprendere da questa breve cronistoria, la questione appare spinosa; i reati contestati sono gravi e le problematiche ambientali innescate non sono da sottovalutare. In questa fase occorre appoggiare lavoro della magistratura per poter acquisire tutte le conoscenze necessarie affinché sia ripristinata la condizione di legalità e regolarità. Su questo non si possono accettare reticenze dato che sappiamo tutti i forti rischi di infiltrazioni malavitose che si celano dietro al mercato dei rifiuti nel nord Italia. La discarica gestita dalla Pantaeco non è più operativa da mesi e l’attività svolta dalla società locale è quella di cernita e smistamento dei rifiuti, tuttavia, tra le motivazioni che hanno spinto la procura al sequestro del sito c’è il rischio che Pantaeco possa reiterare il reato di traffico e conferimento illecito dei rifiuti. Fermo restando il perseguimento della legalità, vi è però un’altra problematicità che è emersa in questi mesi che è quella dell’occupazione. A pagarne il prezzo più significativo sono stati i lavoratori che hanno dovuto convivere con l’insicurezza di perdere il posto di lavoro senza avere alternative e con il ritardo nella corresponsione degli stipendi. Stiamo parlando di 60 persone (30 dipendenti diretti Pantaeco e 30 provenienti dalla cooperativa Arcolaio). Alla fine del mese scorso è stata pagata la mensilità di maggio ma, quella di giugno, resta ancora scoperta. La riapertura del sito promossa dal Tar, è stata solo un piccolo tampone nell’emorragia delle perdite, poiché la Pantaeco ha ripreso a lavorare solo al 30% del suo potenziale (con anche la non semplice presenza di lavoro arretrato da smaltire. Le difficoltà economiche della società specializzata nei rifiuti hanno ostacolato la corretta corresponsione del dovuto all'Arcolaio che così ha interrotto il pagamento degli stipendi ai suoi 30 dipendenti. Questi 30 operai sono oggi gravati da circa 3 mesi di stipendi arretrati non pagati. Le dispute legali non possono però far passare in secondo piano la vicenda occupazionale. Non per prendere le difese di una società rispetto agli enti statali ma per riguardo e sollecitudine nei confronti dei lavoratori. La condotta della Provincia e del Comune di Casale durante questi mesi sono stati tutt'altro che esenti da osservazioni. Il Presidente della Provincia Foroni non ha mai risposto all'invito dei lavoratori Pantaeco per un incontro, il suo vice Pedrazzini si è destreggiato in un gioco di promesse di riapertura totale e di atti finalizzati a sbloccare la situazione mai mantenute che non hanno fatto altro che far crescere speranze poi rapidamente fugate. L'amministrazione di Casale, seppur a conoscenza dei fatti, non si è mai fatta viva, comportandosi da semplice spettatore passivo. Non erano necessari atti pubblici eclatanti ma era sufficiente mostrare un minimo di attenzione e di empatia verso le difficoltà attraversate dai lavoratori. Casale ha già subito duri colpi sul piano occupazionale negli ultimi anni e, un'amministrazione attenta e responsabile, non dovrebbe esimersi dal porsi al fianco di chi oggi cerca di salvaguardare il suo posto di lavoro. Sulle opere di sicurezza da realizzare e sulla condivisione dell’iter processuale della Procura milanese nessuno (giustamente) solleva dei dubbi, se sussistono delle situazioni di irregolarità è opportuno sanarle e sanzionare chi ha delle colpe, ma ciò non giustifica il lassismo delle istituzioni locali nei confronti dei lavoratori. di fronte a certe circostanze sorge spontaneo chiedersi come possano i lavoratori aderire strutture sociali incapaci di risolvere i problemi elementari della vita e come possano avere fiducia in una società nella quale il valore del lavoro è continuamente spinto verso i margini dell'insicurezza e dell'insufficienza. Per questo motivo nel corso dell’ultimo consiglio comunale con un interpellanza ho chiesto e ottenuto l'impegno del comune ad indire, dopo le vacanze un tavolo tecnico sul lavoro. Un tavolo di studio delle dinamiche occupazionali e di proposta positiva per il nostro territorio. Questa “commissione” avrà come primo obiettivo la cura e l'attenzione verso i 60 dipendenti Pantaeco che rischiano il posto, al fine di sondare la possibilità di una loro ricollocazione alternativa nel mercato del lavoro. A questo tavolo, oltre a noi consiglieri dovranno partecipare la provincia, i sindacati, le associazioni di categoria nonché i tecnici dell’ufficio ecologia, perché, nella mia idea di studio delle dinamiche occupazionali al fine di elaborare proposte amministrative propositive, non si possono sottovalutare le incombenze di sostenibilità ambientale. Andrea Bossi (Consigliere comunale per Casale Democratica)
    Fonte: Facebook, note di Andrea Bossi | vai alla pagina
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