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Dichiarazione di Renato BRUNETTA
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro PA e innovazione (Partito: PdL)
SPORT D’ESTATE: TIRO AL BRUNETTA, MA INTANTO SOLO LUI ASSUME I “CRETINI”
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(30 luglio 2011) - fonte: LIBERO-NEWS.IT - inserita il 30 luglio 2011 da 18670
Fra le novità più rilevanti di questa estate dobbiamo registrare la nascita di un nuovo sport nazionale: il tiro al Brunetta. L’ultima competizione in ordine di tempo si è svolta mercoledì sera nel corso di un festival a Viterbo, dove il ministro per la Pubblica amministrazione doveva essere intervistato dal direttore del Tempo, Mario Sechi. Non appena ha attaccato a parlare, dal folto pubblico sono spuntati contestatori fischianti e urlanti. Brunetta, col consueto sorrisetto, ha risposto come si conveniva: «Non vi rendete conto di quanto siete disperati e disgraziati. Voi non lavorate, siete dei poveretti. Ho il consenso di milioni di persone e posso anche tollerare qualche cretino che vuole nascondersi». Quelli proseguivano a sbraitare e lui, di pietra: «Non mi turba per nulla, ogni cosa che fate dimostra la vostra cretineria». Questa risposta è la miglior fotografia possibile di Renato Brunetta, il motivo per cui da ministro amatissimo da una parte degli italiani per la sua battaglia contro gli sprechi è diventato odiatissimo da altri. La ragione è che Brunetta risponde. Quando, durante un’assemblea milanese di "Libertà e giustizia" il giurista di Repubblica, Gustavo Zagrebelsky, fu interrotto da un berciante contestatore, non mosse nemmeno il labbro. Aspettò che il mattoide fosse trascinato via dalla sicurezza, accompagnando con lo sguardo il tragitto del poveretto sollevato di peso dai bodyguard. Si trincerò dietro uno sdegnato silenzio, un po’ indignato e un po’ sorpreso che qualcuno avesse osato interrompere il suo augusto discorso. Brunetta invece s’incazza. Come ama ripetere, viene da una famiglia umile, suo padre era un venditore ambulante a Venezia. Renato ha lavorato, e parecchio, ci tiene a rivendicarlo. È popolare anche nell’ira. «Ho il vaffa facile», ha detto in un’intervista. Per questo lo accusano di essere arrogante, invece è tutto l’opposto: è pronto a misurarsi sullo stesso terreno degli avversari. Massimo D’Alema, che definì Brunetta «energumeno tascabile», si nasconde dietro le battutine sferzanti, ma quando qualcuno lo mette alle strette gorgoglia come una ciminiera e s’imbufalisce. Renato invece sfodera il sorrisetto e sfancula. È un combattente questo ministro, anche quando fa e dice stronzate ha un piglio guascone. L’Italia è piena di politicanti col doppio incarico, i quali promettono di mollare la poltrona, si cimentano nelle più strampalate acrobazie retoriche per giustificarsi e al contempo conservare le cadrebbe multiple. Brunetta, all’opposto, si candidò a sindaco di Venezia sbandierando che avrebbe tenuto anche il posto al vertice del suo dicastero: avrebbe lavorato il doppio, che problema c’era? Forse fu una smargiassata, e infatti alle elezioni lo trombarono, non senza un pizzico di compiacimento da parte dei suoi alleati. Ma lui era già pronto a tornare in sella. E che dire di quando un gruppuscolo di precari infuriati cercò di sabotare il suo matrimonio con l’amata Titti? Brunetta mica si mise a frignare, piuttosto gliela mise in quel posto: lo aspettavano a Ravello con gli striscioni, ma lui aveva anticipato in gran segreto l’orario delle nozze. Furbizie da faina. Anche a molti del centrodestra Renato sta sui cosiddetti. Perfino Giulio Tremonti fu ripreso da una telecamera malandrina mentre sibilava all’indirizzo del collega, durante la presentazione della manovra: «È proprio un cretino», e il Fatto il giorno seguente titolò con gran godimento: "È ufficiale, Brunetta è cretino". Ma il ministro mica se la prese. Abbracciò Giulio e dichiarò ai giornali che si trattava di ordinaria amministrazione, era stato «un accidente, nel senso filosofico del termine», e il cretino in senso filosofico rimane una delle più grandi invenzioni del secolo, se Brunetta non ha vinto il Nobel - come dice - perché si è dato alla politica, beh, dovrebbero concederglielo per questa geniale creazione retorica. C’è un altro motivo per cui Brunetta rimane insopportabile ad amici e nemici. Lo spiega Francesco Merlo, livoroso editorialista di Repubblica, in un libro appena uscito e intitolato "Brunetta il fantuttone" (Aliberti editore). Si tratta di una raccolta dei più feroci articoli che il Merlo in questione ha dedicato al ministro (di cui sono accluse le pungenti repliche). Nel tentativo di assomigliare a Travaglio, Merlo colleziona insulti: «È tutta qui la storia di Brunetta», scrive, «è la storia di un rancore. È un bene deteriorato dalla bile. È un vino inacidito. È un’acqua avvelenata». Poi battute sulla scarsa altezza e sul risentimento che ne deriverebbe, come a dire con De Andrè che Brunetta è una carogna di sicuro perché ha il cuore troppo vicino... lo sapete. Ma alla fine dei conti questo libriccino è il più straordinario inno che si potesse dedicare al ministro. Dice Merlo: «In questo senso è peggio dei mascalzoni: ci crede». Ecco la qualità che fa incazzare tutti: Brunetta ci crede, nella sua fede è persino ingenuo e forse scontenta gli altri politici più scafati e meno convinti. Conosce il valore del lavoro, non a caso invita chi si lamenta ad andare a "raccogliere le mele". A sinistra si arrabbiano con lui per la sua fede indefessa, per l’ostinazione con cui combatte le sue guerre a rischio di rovinarsi il fegato. La verità è che, dopo tutto, Brunetta ha ragione. E lo sa, dunque quando si scontra con un Paese che non vuole cambiare, con i giovani precari che difendono un posto fisso inesistente e i privilegi della casta pubblica, perde la trebisonda e dichiara cose poco gentili. Ma come si fa a negare che fosse sacrosanta la sua battaglia contro il "culturame", i registi che arraffano soldi pubblici per girare film assurdi? Con che entusiasmo diceva al collega Bondi: «Vai Sandro, taglia!». Come si fa a non avercela con i fannulloni mezze maniche? Sì, forse è una generalizzazione sgradevole, ma vivvaddio sincera. «Voi siete l’Italia peggiore», ha detto il ministro a un gruppetto di precari (sempre loro) che voleva contestarlo durante un convegno. Sembrò un’uscita tremenda, poi si scoprì che la signorina precaria a cui Brunetta tolse la parola - il video ormai è un feticcio su internet - era Maurizia Russo Spena, figlia di Giovanni, deputato comunista per diverse era geologiche e dunque stipendiato lautamente dagli italiani. A uno possono anche girare le balle. Tanto più che il governo di centrodestra, nonostante gli insulti, ha regolarizzato più precari nella pubblica amministrazione e nella scuola (65mila e oltre a settembre, per dire) dei vari governi progressisti. Questo perché, dopo tutto, Brunetta ci crede. E la cosa fa incazzare molti, soprattutto lo stesso Brunetta.
Fonte: LIBERO-NEWS.IT | vai alla pagina » Segnala errori / abusi