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Dichiarazione di Ruggiero Mennea

Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Puglia (Lista di elezione: PD) 


 

Un nuovo modello di gestione della cultura a Barletta

  • (01 agosto 2011) - fonte: http://www.ruggieromennea.it/ - inserita il 01 agosto 2011 da 17613
    Credo sia giunto il momento di aprire un confronto non più sull’importanza di investire in cultura a Barletta (sulla quale importanza non vi è alcun dubbio) ma sul modello di gestione della cultura, che va ricordato, oggi è completamente finanziata con denaro pubblico. L’ampiezza delle attività culturali istituzionalizzate nella nostra città non consente più una gestione in economia, come finora successo da parte dell’Amministrazione, applicabile quando modeste risultano le dimensioni o le caratteristiche dei servizi erogati al pubblico (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, art.113) La realizzazione dei nuovi musei, Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” e Museo Civico-Castello, ha cambiato radicalmente l’offerta di fruibilità del patrimonio storico-artistico sia nei confronti della città che del territorio regionale e nazionale. L’esposizione permanente infatti di opere d’arte, accompagnate da eventi espositivi di grande rilevanza scientifica, così come le attività dello spettacolo del Teatro Curci, hanno assegnato al capoluogo un ruolo dominante anche nei servizi culturali e del tempo libero che vanno sempre più qualificati e stabilizzati se si vuole che il processo messo in atto faccia crescere l’offerta di consumo culturale, soddisfacendo al tempo stesso la richiesta da parte dei molti pubblici ancora da identificare e coinvolgere. Barletta dunque ha bisogno di nuovi modelli di gestione a supporto delle potenzialità del proprio ricchissimo e unico patrimonio culturale, modello in grado di superare il vecchio municipalismo e di proiettarsi verso forme di una nuova economia. Per far ciò occorre un radicale cambiamento di visione da parte dei pubblici amministratori perché siano in grado di distinguere le funzioni di indirizzo, di vigilanza, di programmazione e di controllo proprie dell’Ente, dalle modalità di gestione che devono essere stabilite in funzione di una sempre più adeguata qualità dei servizi. Riprendendo il dettato legislativo del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, n. 267, la prospettiva di riorganizzazione del patrimonio culturale (teatro, musei, biblioteca) può trovare nella Fondazione il nuovo e più efficace strumento operativo cui affidare: a) la migliore fruizione da parte del pubblico dei beni culturali, delle attività museali, dello spettacolo; b) l’organizzazione di mostre, nonché di studi, ricerche, iniziative scientifiche, attività produttive, didattiche o divulgative, anche in collaborazione con il sistema scolastico ed universitario e con istituzioni culturali e di ricerca italiane e straniere; c) l’organizzazione di eventi e attività culturali, anche connessi a particolari aspetti dei beni, quali ad esempio, le operazioni di recupero e restauro; d) l’organizzazione di itinerari culturali, individuati mediante la connessione fra beni culturali e ambientali diversi, anche in collaborazione con gli enti e organi competenti per il turismo. Vale la pena ricordare che la Fondazione può svolgere ogni altra attività ausiliaria, connessa, strumentale, complementare, aggiuntiva o comunque utile o solo opportuna al perseguimento delle proprie finalità. A titolo esemplificativo e non esaustivo, la Fondazione può pertanto: a) stipulare con enti pubblici o soggetti privati accordi o contratti di qualsiasi natura e durata utili o anche solo opportuni al perseguimento delle proprie finalità, quali, a titolo esemplificativo, l’acquisto di beni strumentali o servizi, l’assunzione di personale dipendente, l’accensione di mutui o finanziamenti. La gestione dell’intero sistema civico affidata alla Fondazione non intende tuttavia cancellare le singole diverse identità presenti al suo interno. La stessa storia dei Musei civici, la loro diversa natura e identità, la loro parziale eterogeneità – di sede, di missione, di ambito di riferimento, le differenze derivanti dalla diversa condizione in cui si trovano, suggeriscono di costituire un ente che valorizzi le singole identità presenti al suo interno, attuando – soprattutto verso l’esterno – un’accentuata “specializzazione di prodotto” e al tempo stesso un’organica logica di sistema, in grado di realizzare – in tutti i casi in cui sia possibile una politica fortemente unitaria La scelta della fondazione, quale esempio di compartecipazione istituzionale tra pubblico e privato nella cura di attività a rilevanza culturale, non lucrativa in senso soggettivo, trova importanti precedenti, ad esempio nel settore musicale, con le cd.Fondazioni liriche (D.Lgs. n. 134 del 23 aprile 1998), o ancora in autorevoli enti culturali del nostro paese, quali la Società di cultura, La Biennale di Venezia, l’Istituto Nazionale per il dramma antico, la Triennale di Milano, il Museo Nazionale della scienza e della tecnica “Leonardo da Vinci”. Ciò che è necessario fare oggi, quindi, è utilizzare un modello moderno e snello di gestione della cultura che non pesi completamente sulle casse comunali e che dia autonomia alle scelte e ai coinvolgimenti nell’esercizio di tutte le attività culturali, sganciate dal condizionamento asfissiante della politica e con l’obiettivo – soprattutto – di valorizzare risorse umane e talenti della nostra terra. Limitarsi a fare il semplice “impresario” di cartelloni e di mostre non basta più, così come Barletta non può più permettersi di pagare un costo della cultura così esoso di fronte ad un emergenza sociale a cui va data una risposta immediata senza la quale si va incontro ad un “default collettivo
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