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Dichiarazione di Michele Salvati


 

Italia commissariata ma la politica è debole ovunque

  • (09 agosto 2011) - fonte: Il Messaggero - Mario Ajello - inserita il 09 agosto 2011 da 31

    Le letture della crisi sono tante. Si va da quelle strettamente concentrate sull`aspetto finanziario, che è il motore di tutto, a quelle che spaziano sulle conseguenze geopolitiche e su come la bufera in corso sta cambiano i rapporti fra poteri nella democrazia occidentale.

    Professor Michele Salvati, cominciamo da quest`ultimo aspetto: governi e parlamenti contano meno della Banca Centrale Europea?

    «Mi sembra evidente. La politica è debole perché ragiona in maniera troppo locale. Soltanto gli Stati Uniti non lo sono, ma a loro volta sono condizionati da un fattore: ossia l`enorme condizionamento di Wall Street sulla politica americana».

    Lo strapotere di istituzioni non elettive, di tipo finanziario e tecnocratico, non rappresenta una privazione della democrazia?

    «La privazione sta nel fatto che i singoli Stati, da soli, non incidono sul regime economico e finanziario internazionale.
    Ciò è molto grave. L`Europa politica non esiste, tant`è vero che la Bce si e messa d`accordo soltanto con la Merkel e con Sarkozy. E quanto ai vari G7 e G8, sono accordi politici troppo deboli per decidere».

    Quindi, per combattere politicamente il mostro della crisi, dovrebbero cambiare le strutture della democrazia?

    La cosa ideale sarebbe l`esistenza di un governo mondiale. Subito dopo la guerra, per i paesi non comunisti, lo avemmo. Era il governo degli Usa e funzionò benissimo per il mondo occidentale. Poi entrò in crisi».

    Ma come sarebbe fatto, praticamente, il governo mondiale?

    «Ci vorrebbero consessi internazionali con alle spalle la forza convinta e il consenso reale dei principali paesi. Ma lo so che sto sognando. La realtà dice però che non sono state prese misure adeguate contro la crisi proprio perché non esiste un potere politico mondiale che abbia lo stesso perimetro d`intervento di quello nel quale si muovono i capitali finanziari».

    Non crede che questa crisi stia definitivamente segnando la prevalenza di un paese illiberale qual è la Cina, rispetto agli Stati Uniti che fin dai tempi di Alexis de Tocqueville sono un modello di democrazia?

    «A me vanno benissimo gli Usa e male la Cina. Però, dal punto di vista della difesa dei propri interessi nazionali, non farei tante differenze. E poi nessun paese, neanche il più illiberale, è un pazzo scatenato come lo erano la Russia ai tempi di Stalin e la Germania ai tempi di Hitler. La Cina non deve fare troppa paura. O comunque deve fare paura quanto la può fare qualsiasi altro grande paese che ci tiene ai propri interessi nazionali».

    Questa crisi, secondo lei, sta ridisegnando anche lo schema destra-sinistra? Certi politici ed economisti progressisti americani sembrano parlare alla Ronald Reagan che s`infischiava del debito.

    «Ma questo capovolgimento, nei singoli paesi, non lo vedo granché. Da noi la sinistra è contrarissima all`ipotesi di tagliare del 20 per cento tutte le esenzioni fiscali per le famiglie bisognose. Mentre la destra fa le barricate contro l`idea di una patrimoniale».

    Gli economisti di sinistra, che in questi anni predicavano «rigore-rigore-rigore», non le sembrano cambiati?

    «Hanno le mani legate. Si rendono conto che bisogna intervenire con urgenza ma intervenire con un urgenza in modo equo - cioè distribuendo i sacrifici su chi è più in grado di sopportarli - è assai difficile.
    La destra continua a fare la destra, la sinistra continua: a fare la sinistra ma fatica a farla».

    Lei vede un`Italia commissariata?

    «Se il grosso dei traumi della crisi riguarda l`intero sistema economico integrato, i singoli paesi e la loro politica non possono fare molto. Da qui, il commissariamento. E` un termine sgradevole. Ma chi, come l`Italia, ha mal gestito la propria politica economica non può evitare di finire commissariata. Abbiamo speso troppo, le nostre spese sono state superiori alle entrare e così abbiamo ridotto quel confortevole avanzo primario che avevamo raggiunto alla fine degli anni `90».

    L`attuale governo è un problema o è il problema?

    «E` parte del problema e sicuramente non è parte della soluzione».

    Serve un governo tecnico?

    «Vedrei più possibile un governo di centrodestra, perché è il centrodestra che ha vinto le elezioni e quel verdetto non può essere ribaltato, che la sinistra e il resto dell`opposizione possono appoggiare a due condizioni: se la manovra risparmia i ceti più deboli e se il premier non è quello attuale».

    Un governo di emergenza nazionale?

    «Avrebbe il vantaggio di non schierare Berlusconi non perché inviso alle sinistre, ma perché è una persona di cui la comunità internazionale non si fida».

    Fonte: Il Messaggero - Mario Ajello | vai alla pagina

    Argomenti: sinistra, centrodestra, europa, democrazia, cina, BCE-Banca Centrale Europea, capitalismo, crisi finanziaria, Sarkozy, politica economica, crisi economica, governo tecnico, Merkel | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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