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"Siamo sconcertati perché stamattina il governo ha largamente dimostrato assenza di idee"
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(11 agosto 2011) - fonte: Adnkronos.com - inserita il 11 agosto 2011 da 31
"Non può divenire fisiologico che la Bce sostituisca la politica"."Noi abbiamo più di un'idea, ma stiamo ancora aspettando proposte concrete dal governo. Presentino il decreto e noi presenteremo i nostri emendamenti. Abbiamo un elenco di privatizzazioni che possono animare un po' l'economia e anche dalla lotta all'evasione fiscale si può tirar su mica poco".
"Noi non saremmo dovuti arrivare a questo punto, non vi era nessuna ragione perché l'Italia fosse, nella bufera mondiale, la più esposta. Avevamo un'economia che doveva essere rianimata con un po' di crescita".
"Serve una seconda Maastricht, altrimenti ad uno ad uno il mercato ci ammazza tutti"
Fonte: Adnkronos.com | vai alla pagina » Segnala errori / abusi
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Inserito il 13 agosto 2011 da 18670
IRONIA DELLA SORTE...O MONOTONO DISCO INCEPPATO?Ai posteri... Bersani, non ci resta che piangere... Fosse per noi, molti dovrebbero andare in vacanza e non è che i nostri politici si facciano pregare per evitare l’invito. Uno di questi è Pier Luigi Bersani. Pacato uomo delle sinistra. Bersani è persona simpatica, pacata, educata e Crozza è una delle migliori cose che gli è venuta fuori dopo tutti questi anni . Ma perché insiste ancora non ne veniamo a capo. È vero, non abbiamo molto da ridere in questo periodo. Obama perde le stelle sulla bandiera americana e dal famoso "we can" siamo passati a un più mesto "we can go home" (e anche a gambe levate) , la Cina bacchetta l'economia mondiale, la Siria continua il suo Ramadan specialissimo, Gheddafi prende il sole con creme solari francesi e poi una cosa stranissima che accade nel nostro paese e forse sta diventando un'abitudine è quella che la gente che conta si scrive sui giornali. E pensare che è l’epoca del cellulare… Un ministro fa un appello ad un altro ministro , gli economisti sparano bot e default come se fossero al bar e noi gente "comune", ignari dei significati occulti di queste sigle cerchiamo con un gesto lento del capo conferma allo sdegno altrui. Ma poi, dopo questo lungo girovagare di pensieri, arriva lui, Pierluigi Bersani in maniche di camicia, sigaro in bocca che rassicura tutti con il suo slogan preferito "deve andare a casa". Chi? Silvio, ovviamente. Che poi mandando a casa Silvio - ora, non so se vi è chiaro il concetto temporale, stiamo dicendo ora in questo momento , mentre il mondo sta per crollare nelle immense sabbie mobili degli speculatori , l'appello a Bersani è proprio questo: ma ti pare il momento di pensare a Silvio ? Tra un po' non riusciremo a mettere nemmeno la benzina alle auto, la gente si prenderà i soldi dalle banche, il nostro umore andrà in tilt... E la conclusione , perché Bersani non si è fatto mancare nulla, la stacchiamo da un suo manifesto elettorale che è il simbolo di questo suo essere segretario di partito: "un senso a questa storia". Ma la canzone di Vasco (che casca a fagiuolo in questo momento allegro) terminava con "Anche se questa storia un senso non ce l'ha". Appunto, questa sinistra, se non cambia musica un senso non l'avrà mai... Tanto per noi nulla cambia, ci sembra di rivivere la scena del passaggio del film "Non ci resta che piangere": qualunque cosa fai, chiunque tu sia, qualsiasi cosa porti, ogni volta che passi la linea sempre un fiorino avrai da pagare. Appunto: non ci resta che piangere. http://www.fareitalia.com/478_bersani_non_ci_resta__che_piangere__
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Inserito il 12 agosto 2011 da 18670
Sconcerto? Crescita? Magari con la "patrimoniale" stile Amato? Cominciare a rispondere a qualche domanda no? Troppo imbarazzante? ...Ci stia bene On. Bersani!Come Le si augura di seguito... "Bisogna dare atto a Pierluigi Bersani che da quando è scoppiata la cosiddetta questione morale del Pd, la sua linea non è stata quella del silenzio. O meglio: di fronte alle accuse a carico di Tedesco, Pronzato e Penati, sulle prime il segretario è stato muto come un pesce, ma visto il clamore alla fine ha scelto di parlare. Una lunga lettera al Corriere della Sera, un’altra a il Fatto quotidiano, infine una conferenza stampa per annunciare addirittura una class action contro quella da lui definita una macchina del fango, cioè noi. Riconosciamo che il capo del partito democratico non è stato a perder tempo o, per usare il linguaggio colorito che lo ha reso popolare, a smacchiare i leopardi. Pur non essendo stato zitto, il leader del maggior partito d’opposizione sulle questioni sollevate dalle inchieste della magistratura in realtà non ha detto quasi niente. Di certo non è entrato nel merito della faccenda che riguarda uno dei suoi uomini di fiducia, quel Filippo Penati che fino a meno di un anno fa era il capo della sua segreteria, dopo essere stato il coordinatore nazionale della mozione che lo portò al vertice del Pd. Bersani ha detto che il Pd ha le mani pulite e non ha nulla da nascondere? Bene, ne siamo lieti. Ci permetta allora di porgli alcune domande atte a chiarire ancor meglio le vicende e le accuse che riguardano l’ex vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia. Lo facciamo nel modo più chiaro possibile, sperando che il desiderio di approfondire una delle più controverse operazioni in cui Penati è coinvolto non ottenga in risposta una nuova minaccia di querele. Ovviamente ci riferiamo al discusso acquisto del 15 per cento della Serravalle, la società autostradale che la provincia di Milano guidata da Penati comprò sei anni fa, regalando a un imprenditore privato, Marcellino Gavio, un utile netto di quasi 180 milioni di euro. L’aggettivo discusso lo usiamo non per spirito di polemica, ma perché effettivamente la decisione all’epoca suscitò molte polemiche e anche una denuncia: innanzi tutto perché alcuni giudicarono il prezzo esorbitante, eppoi in quanto quasi contestualmente Gavio partecipò con 50 milioni alla scalata dell’Unipol a Bnl, quella che, per intenderci, fece dire all’allora segretario Ds Piero Fassino: «Abbiamo una banca!» Ma veniamo alle domande. 1 - Innanzitutto gradiremmo sapere, a distanza di quasi sei anni, come giudica quell’operazione. È convinto che sia stata una buona scelta usare i soldi della provincia di Milano per comprare le azioni di Gavio? Non sarebbe stato meglio, ed economicamente più conveniente, acquistare quelle detenute dal comune di Milano, che pure erano in vendita? 2 - Come è noto Gavio aveva comprato meno di due anni prima quelle stesse azioni a 2,9 euro. Penati le comprò, indebitando la provincia, a quasi 9. Lei che è stato ministro delle Attività produttive e si picca di capirne di economia, a distanza di anni il prezzo pagato dal suo ex capo della segreteria politica come lo giudica? Equo? 3 - È mai stato a conoscenza che Banca Intesa aveva fissato il valore di quelle azioni a un massimo di 5 euro? 4 - Prima della decisione della provincia di comprare il 15 per cento della Serravalle lei ne discusse mai con Penati? Partecipò a incontri con l’ex presidente della provincia e un consulente a lui vicino? 5 - Nel corso degli anni, le è mai venuta la curiosità di chiedere a quello che poi sarebbe diventato il coordinatore della mozione che le fece vincere il congresso del Pd perché avesse cambiato idea su Gavio? Cioè perché dopo aver dichiarato che l’imprenditore era un «ostacolo alla legalità in Serravalle» (Corriere della Sera di ieri) decise di comprare le azioni a 8,973 euro? 6 - Quando lei decise di nominare Penati coordinatore della mozione congressuale, ci fu qualcuno che la sconsigliò? 7 - Quando Penati si dimise da capo della sua segreteria a causa della sconfitta di Stefano Boeri alle primarie di Milano, non le parve strana quella decisione, dato che Penati non aveva una diretta responsabilità nella scelta di Boeri e non aveva alcun ruolo ufficiale nella scelta dell’architetto come candidato del Pd? Perché dimettersi se nessuno quelle dimissioni le aveva richieste? 8 - Le risulta che Bruno Binasco, ossia il braccio destro di Marcellino Gavio oltre che l’uomo accusato di aver pagato 2 milioni all’intermediario di Penati, abbia finanziato in passato i Ds con contributi in chiaro? O che lo abbia fatto lo stesso Gavio? 9 - Le risulta che Binasco, Gavio o società a loro riconducibili abbiano dato contributi in chiaro a fondazioni vicine a esponenti dei Ds prima e del Pd poi? 10 - Tralasciando eventuali aspetti penali, che non è detto esistano e sui quali comunque tocca alla magistratura esprimersi, non le pare che ci sia un conflitto di interessi tra il partito, i suoi finanziatori e gli amministratori, che da Gavio e soci comprarono le azioni? Lei forse dirà che le nostre sono domande provocatorie. Ci creda, non è così. Abbiamo solo cercato di mettere in fila alcune questioni, utilizzando voci e indiscrezioni che girano a Milano. Non conoscendone però il fondamento abbiamo pensato che l’unico a poterci illuminare fosse proprio lei. In nome dei propositi di trasparenza e onestà da lei stesso enunciati. Restiamo in attesa delle sue risposte. Ci stia bene." http://www.libero-news.it/news/793257/Le-dieci-domande-a-Bersani-che-parla-e-non-risponde.html
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