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Dichiarazione di Roberto CASSINELLI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) 


 

“La norma ammazza-blog? Ecco come l’ho uccisa” - INTERVISTA

  • (07 ottobre 2011) - fonte: giornalettismo.com - Daniele Minotti - inserita il 11 ottobre 2011 da 31

    Il racconto all’avvocato Daniele Minotti l’iter che ha portato alla modifica del comma 29 nel Ddl intercettazioni. Roberto Cassinelli del Popolo delle Libertà è l’onorevole che, insieme a Rao (Udc) e Zaccaria (Pd), ha presentato l’emendamento che, per ora, “salva” i blog dall’obbligo di rettifica. In questo colloquio con Giornalettismo racconta come sono andate le cose.

    Anzitutto, quello che credo interessi ai più: si può confidare nell’approvazione del suo emendamento? In quali tempi?

    L’emendamento in Commissione ha raccolto il sostegno di tutte le forze parlamentari, con l’esclusione dell’Italia dei valori. Pertanto, si può ragionevolmente pensare che in Assemblea non ci si discosti dal voto della Commissione. Quanto alla tempistica, credo che la prossima settimana potrebbe essere decisiva per il voto sul ddl intercettazioni.

    Alcuni ritengono – ed io sono tra questi - che il testo originario, cioè quello facente riferimento generico ai “siti informatici”, non fosse applicabile, indistintamente, a tutte le realtà, ma soltanto alla “stampa” vera e propria, con tanto di registrazione, direttore, redazione, ecc. Ciò in considerazione della collocazione all’interno della l. 47/48 appunto sulla stampa. Cosa pensa di questa interpretazione?

    Che può essere condivisa, ma non è l’unica: ciò significa che il dettato normativo del ddl, così com’è, lascia spazio a troppi dubbi.

    Perché, dunque, ha inteso presentare l’emendamento?

    Per evitare interpretazioni giurisprudenziali di senso opposto a quella poc’anzi illustrata. Già in passato abbiamo potuto appurare che i giudici, quando si tratta di tratta di internet, si consentono un ampio margine di manovra. È un rischio che il mio emendamento vuole scongiurare.

    Sui media vi è molta confusione, anche relativamente al testo da Lei presentato, forse a causa di una Sua prima proposta formulata due anni fa e decisamente più gravosa rispetto a quella odierna. Può spiegarci gli effetti pratici della Sua nuova ipotesi di modifica?

    L’obbligo di rettifica on-line varrà solo ed esclusivamente per le testate giornalistiche registrate. Tutti gli altri siti internet non dovranno preoccuparsene.

    E’ noto a tutti i caso di Carlo Ruta, lo storico siciliano condannato, anche in appello, per stampa clandestina in relazione al suo blog. Vi è il pericolo che altri siti possano essere riconosciuti stampa, pur senza essere registrati, e sottoposti alla disciplina della rettifica con le conseguenze di legge?

    Tempo fa proposi di modificare la legge sulla stampa al fine di chiarire definitivamente che solo i siti delle testate giornalistiche, o i veri e propri quotidiani on-line, debbono essere considerati stampa e quindi registrati presso il Tribunale. La mia proposta di legge giace nel 2008 presso la Commissione cultura della Camera, senza che sia ancora stata esaminata. La sentenza del Tribunale di Modica, alla quale la domanda fa riferimento, dimostra che il problema esiste e va affrontato. C’è da dire pure, però, che il noto caso di Carlo Ruta è finora l’unico in un’Italia che conta un enorme numero di siti web gestiti amatorialmente.

    Fonte: giornalettismo.com - Daniele Minotti | vai alla pagina

    Argomenti: censura, internet, blog, Libertà di stampa, Stampa, web, libertà di espressione, emendamento, ddl intercettazioni | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 11 ottobre 2011 da 31
    Cassinelli dice che il caso del blog di Carlo Ruta, condannato per stampa clandestina, è l'unico in Italia. "Condannarne uno per spaventarne cento?" commenta un lettore di giornalettismo.com. Ma potremmo rileggere ciò che scrisse Assange su Wikileaks, riguardo la censura sul web in Italia. Secondo il fondatore di Wikileaks, che espose nomi e numero di siti censurati, in Italia la censura su internet viene praticata oscurando i siti con l'accusa di pedofilia da parte della G.d.F. Assange, che poi subì una denuncia per molestie sessuali ancora da accertare, non fu comunque 'incastrato' come pedofilo. Quindi lo si può, per certo, ritenere esente da questa sporca faccenda. Chiarito e tornando al punto, cosa scrisse Assange? Diede l'indirizzo di 100 siti italiani oscurati a causa dell'infamante accusa e poi vagliò quanti, su 100, fossero realmente responsabili dell'ignobile reato. E scoprì che 85 erano stati oscurati per la giusta applicazione della legge, ma 15 non presentavano alcuna forma di reati sessuali. Questi 15 erano stati oscurati perchè 'scomodi' per qualche ragione politica. Ma poichè questi dovevano scagionarsi da una delle peggiori accuse qual è la pedofilia, non potevano e non avevano sufficienti appigli legali per fare ricorso (senza contare il tempo e le spese per dimostrare le proprie ragioni in due differenti processi penali). Altri metodi per censurare, anche senza oscurare e ricorrere per vie legali, sono ben conosciuti dai blogger italiani con qualche conoscenza informatica. Ad esempio, da qualche anno, pare aver preso piede l'inserimento di software maligno nel blog scomodo, per poi segnalarlo ai principali motori di ricerca. Il blogger si accorgerà della cosa a trappola già scattata. Questo per dire che a legge fatta, restano comunque molti bug entro cui può sbizzarirsi il censore alla faccia delle belle parole e delle libertà di espressione ed informazione sancite dalla Costituzione.

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