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Dichiarazione di Rosy BINDI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD)  - Vicepres. Camera  


 

«Attenti a non colpire i deboli per alcuni 300 euro sono tanti» - INTERVISTA

  • (02 dicembre 2011) - fonte: La Repubblica - Giovanna Casadio - inserita il 02 dicembre 2011 da 31

    «L'incertezza crea allarme, il governo faccia conoscere presto le sue proposte sulle pensioni». Rosy Bindi questa volta pesa le parole. Il momento è delicato, l'Italia si gioca il tutto per tutto. «L'appello all'equità del Pd non significa porre veti a Monti».

    Quindi, presidente Bindi, i Democratici ingoieranno qualsiasi rospo?

    «Non porremo condizioni o ultimatum al governo, costringendolo dentro la gabbia delle nostre richieste. Però lo sosteniamo con le nostre idee e proposte, che avanzeremo in concreto una volta conosciuto il progetto del governo. C'è tanto allarme in giro, prima si conoscono le misure e meglio è. Ci sono lavoratori che pensano di anticipare la pensione per evitare di essere penalizzati».

    Però il Pd pone o no dei paletti?

    «Soprattutto consigliamo al governo il confronto con le forze politiche che devono sostenerlo, e il dialogo con le parti sociali».

    Il ministro Fornero insiste sul fatto che la riforma va fatta in pochi giorni.

    «E vero che il tempo stringe ma non ne occorre molto per un confronto: è un segno di discontinuità rispetto all'esecutivo Berlusconi».

    Ma una riforma delle pensioni è indispensabile? L'Italia non paga una mancata modernizzazione?

    «Monti stesso ha riconosciuto che l'Italia ha fatto una riforma previdenziale forse più seria di altri paesi europei. L'impianto della riforma Dini non può essere sconvolto, e anche se si parla di accelerazione, questa va fatta con gradualità e secondo il metodo degli incentivi e dei disincentivi. La bussola del Pd è l'equità, l'attenzione alle fasce più deboli, alle situazioni più complesse, agli interventi sui privilegi, alla solidarietà tra le generazioni».

    Nel suo partito ci sono due linee: quella della "gauche" che, in un asse con la Cgil, non vuole toccare i 40 anni di contributi come requisito sufficiente per la pensione d'anzianità; l'altra riformista che non vuole sentire parlare di veti. Lei da che parte sta?

    «Da quella di Bersani che non pone veti ma chiede ascolto. Poiché questo non è il nostro governo, bensì l'esecutivo di responsabilità nazionale che sosteniamo, non pretendiamo che Monti faccia quello che faremmo noi al governo. Ma non mancherà il nostro appoggio nell'interesse dell'Italia. E non ci saranno due linee nel Pd, ma una sola».

    Su cosa siete tutti d'accordo?

    «Comprendiamo bene che bisogna fare in fretta riforme strutturali che chiederanno sacrifici a persone che ne hanno fatti tanti. Tutto ciò sarà socialmente sopportabile se la manovra chiede tanto di più a chi possiede tanto di più. Non è accettabile il veto sulla patrimoniale del Pdl. E sullo stop all'aggancio della pensione con l'inflazione, vanno tutelate le fasce più deboli. Perdere 300 euro all'anno per un pensionato che ha intorno ai mille euro al mese, è troppo. E poi attenzione. Ci dev'essere un legame tra le quello che il governo italiano farà lunedì e il consiglio europeo dell'8 e 9 dicembre. Monti non può non agire ma l'azione dell'Italia trova efficacia nelle decisioni che verranno prese a Bruxelles per rilanciare l'Europa, altrimenti non basteranno pensionati e pensionandi a saziare i mercati».

    Il Pd ha paura di regalare consensi alla Lega sulle pensioni?

    «Se avessimo fatto calcoli sul consenso, saremmo andati a votare. Le nostre idee non sono dettate da un tornaconto elettorale, né l'equità è un buon sentimento ma una regola di macro economia. La diseguaglianza e l'impoverimento della popolazione bloccano anche la crescita».

    Fonte: La Repubblica - Giovanna Casadio | vai alla pagina

    Argomenti: pensioni, pd, povertà, Cgil, governo Monti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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