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Dichiarazione di Andrea Riccardi

Alla data della dichiarazione:  Ministro  Cooperazione internazionale e integrazione


 

Discorso per la Cooperazione Internazionale e l'integrazione in occasione della 35esima sessione del Consiglio dei Governatori dell' IFAD

  • (22 febbraio 2012) - fonte: IFAD - inserita il 29 febbraio 2012 da 22161

    Sono onorato di prendere la parola in questo consesso di grande rilievo che manifesta a un’opinione pubblica mondiale spesso distratta, come la lotta alla povertà e alla fame sia un fatto decisivo e una realtà con cui ci si deve misurare costantemente. Non si tratta solo di un’emergenza, ma purtroppo di una drammatica costante della storia del nostro tempo.

    La rapidità dei cambiamenti e le sfide geopolitiche attraggono la nostra attenzione, se non la monopolizzano: i mutamenti impetuosi in Medio Oriente e nel mondo arabo, la tumultuosa trasformazione del continente africano con le sue povertà ma anche le opportunità quali le sue risorse naturali e umane, senza dimenticare il nuovo protagonismo dell’Asia e dell’America latina. Sono tanti i cambiamenti e non si arresteranno. E’ giusto prestare attenzione a tali realtà. Non sarò io a negarlo, per la passione che porto a questo scorrere impetuoso della storia dei nostri giorni.

    Tuttavia, in questo quadro tumultuoso e affascinante, ci sono dei fenomeni da non sottovalutare. Le carestie recenti (Corno d’Africa e Sahel) ricordano perentoriamente che la sicurezza alimentare è una priorità dell’agenda globale. La fame resta una triste, anzi lugubre, compagna della storia dei nostri giorni. Non possiamo dimenticarlo né cancellarlo dall’agenda della nostra azione politica. Molte sono le priorità per i nostri paesi, come l’Italia, stretta da una crisi economica. Ma la sicurezza alimentare, la lotta alla fame, è priorità delle priorità. Infatti – lo ha ribadito il Presidente Monti - la crisi alimentare è più grave di quella finanziaria.

    Sono stato recentemente in Niger, dove ho potuto constatare lo sforzo enorme che un piccolo paese affronta per rispondere alle sfide della fame, delle migrazioni, della pressione fondamentalista, dell’instabilità. Il Presidente del Niger, Mahamadou Issoufou, mi ha detto di non volere che la prossima siccità sia sinonimo di carestia. C’è una forte volontà dei Paesi dell’area di mettere in campo meccanismi sostenibili per garantire la sicurezza alimentare alle loro popolazioni. Sappiamo che per nutrire una popolazione mondiale che raggiungerà 9 miliardi nel 2050, la produzione agricola dovrà crescere del 70 per cento circa. E’ una sfida enorme. E’ un cantiere su cui si deve lavorare fin da adesso! Solo una preveggente azione preventiva permetterà di reggere l’impatto con questa grande domanda alimentare.

    Lotta alla fame vuol dire anche – non dimentichiamolo! - un investimento nella pace. Infatti spesso le carte geografiche della fame e della guerra si sovrappongono in modo impressionante. Sfamare il mondo lo libera dall’inquinamento della guerra. Una recente ricerca dell’IFAD assieme all’International Food Policy Research Institute (IFPRI) ha esaminato il nesso tra sviluppo rurale, sicurezza alimentare e conflitto. La conclusione principale è molto interessante: i conflitti sociali sono più probabili quando i benefici della crescita economica non raggiungono i più poveri. E tale povertà si deve soprattutto all’assenza di investimenti nell’agricoltura. L’agricoltura infatti è il settore della lotta alla povertà per eccellenza. Da molti anni sono convinto che non solo la guerra sia madre di tante povertà, ma che la fame e la povertà siano madri della guerra e della violenza.

    Caro Signor Presidente Nwanze,

    mentre la ringrazio di avermi invitato a prendere la parola in questo consesso, le voglio assicurare che l’Italia guarda con molto interesse al lavoro dell’IFAD. E’ un interesse chiaro del Governo italiano. L’aumento del contributo italiano nella nona ricostituzione delle risorse è un messaggio concreto di fiducia nella vostra Istituzione. E’ un messaggio chiaro, in un tempo in cui purtroppo il nostro Paese ha ridotto le risorse in vari settori di cooperazione.

    Ma – vorrei aggiungere - l’opinione pubblica italiana guarda con grande interesse alla qualità dell’azione dell’IFAD. Credo che vi sarete accorti di questo, vivendo in Italia.

    Il vostro ruolo a sostegno dei piccoli agricoltori dei paesi in via di sviluppo è tra le risposte più efficaci alla lotta contra la fame. Infatti, coinvolge i quattro quinti dei veri protagonisti della lotta contro fame e povertà. Tra i protagonisti penso in particolare alle donne. E’ felice la scelta dell’ONU, che ha dedicato l’8 marzo di quest’anno al ruolo delle donne nelle campagne. Esse hanno enormi potenzialità nel far cambiare la storia di questo mondo agricolo.

    In questo cantiere si combatte quotidianamente e concretamente per evitare le catastrofi di cui solo alla fine si accorge la pubblica opinione.

    L’IFAD ha mantenuto fede alla sua missione anche in anni in cui il sostegno ai piccoli contadini è diminuito. La sua “doppia natura” è una qualità particolare: un valore aggiunto, perché combina l’esperienza e la competenza delle istituzioni finanziarie internazionali con l’inclusività delle agenzie delle Nazioni Unite.

    L’Italia ha sottoscritto, in ambito G20, un importante piano d’azione sulla volatilità dei prezzi alimentari e sull’agricoltura. E’ fondamentale agire in modo tempestivo per mitigare le fluttuazioni dei prezzi alimentari che causano fame, malnutrizione e instabilità sociale in molti paesi. Ma la politica non è solo agire nell’immediato. Non ci si può restringere all’emergenza. Tante volte i pompieri arrivano tardi, quando l’incendio ha bruciato tante vite umane. E talvolta gli incendi non si possono spegnere.

    Bisogna lavorare sul medio e lungo periodo! L’IFAD si qualifica sempre più come uno dei principali attori per la sicurezza alimentare, aumentando la produttività agricola e, non ultimo, individuando i modi per accrescere i redditi della popolazione rurale. Ha di mira infatti anche le attività non agricole. Occorre, in tante parti del mondo, creare impiego per le donne e i giovani che non hanno altra soluzione che migrare verso le città.

    In questo senso è necessario un pensiero sul futuro del mondo rurale in cui si forgino nuove relazioni tra città e campagna.

    Il mio punto di vista non è quello di un esperto di agricoltura o di sviluppo rurale, ma il punto di vista di chi ha dedicato la maggior parte della sua vita alla comprensione della condizione umana e al riscatto di chi è considerato periferico.

    Per me l’IFAD è una riserva preziosa per l’umanità, perché alimenta una visione in un tempo in cui spesso procediamo nella nebbia e senza visione del futuro. Questa è la visione: dare ai poveri del mondo rurale la possibilità di accedere a più benessere e sicurezza alimentare.

    E’ insomma far vivere milioni di donne e di uomini; far rivivere il mondo rurale, evitando la desertificazione umana delle campagne (sì, c’è anche una desertificazione di questo tipo!).

    Come Ministro dell’Integrazione, trovo di grande interesse quelle iniziative dell’IFAD che orientano le rimesse degli immigrati (investimenti della diaspora) verso la lotta contro la povertà rurale. Le rimesse sono infatti la più grande risorsa di cooperazione nel mondo. Mi sono impegnato a operare per una riduzione delle imposte sulle rimesse in considerazione della loro importante ricaduta in tante aree del mondo.

    L’agricoltura può rappresentare una via d’uscita sostenibile dalla povertà per molti piccoli contadini e allevatori. Ma essi hanno bisogno di accesso a una sufficiente quantità di acqua. Hanno bisogno di certezze relativamente alla proprietà o all’uso della terra; necessitano di denaro o prestiti per acquistare fertilizzanti e attrezzi agricoli. Hanno bisogno di mercati che funzionano. Quando sono senza terra hanno bisogno di un impiego che permetta loro di vivere. L’assenza di tali condizioni li fa affogare nel circolo vizioso della povertà. La morte per fame o la malnutrizione ne sono la conseguenza più tragica.

    Per questo, è necessaria una politica ambiziosa, non solo capace di risvegliarsi in qualche emergenza. E’ necessaria una visione per gli anni futuri. E sono lieto di passare poi il testimone a Bill Gates che ci aiuterà a immaginare un mondo in cui gli investimenti nell’agricoltura potranno ridurre sensibilmente la povertà.

    Nella mia qualità di Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione della Repubblica Italiana, considero prioritario, per il mio Paese, forgiare una cultura politica nuova nell’aiuto allo sviluppo. Abbiamo avuto e viviamo tempi non facili. In questi tempi siamo tentati di chiuderci in noi stessi, magari dicendo: “siamo impoveriti e in crisi, non c’è spazio per guardare al resto del mondo!”. Al contrario sono convinto che, proprio in momenti difficili, un Paese come l’Italia deve ascrivere la cooperazione nella sua visione del futuro, per vivere responsabilmente la globalizzazione. Questa è la mia lotta quotidiana.

    Per essere credibili di fronte a noi stessi e non solo di fronte al mondo, dobbiamo investire di più, sia in termini di risorse sia di idee. Faremo del nostro meglio, per incrementare le risorse. Ma l’Italia come secondo donatore dell’IFAD può dire di aver fatto la sua parte. Non faremo mancare il nostro contributo di idee. Vorrei citare solo alcuni tra i settori in cui è possibile fare di più e meglio: le innovazioni tecnologiche che possono migliorare l’alimentazione, lo sviluppo dell’associazionismo tra i produttori agricoli, il sostegno agli “Stati fragili” (in quest’ultimo caso, l’agricoltura rappresenta una realtà vitale).

    L’appuntamento dell’Esposizione Universale Milano 2015, dedicata al tema “nutrire il pianeta, energia per la vita”, coincide con la scadenza del raggiungimento degli obiettivi del millennio. Rappresenta un momento ideale di sintesi delle iniziative in corso per il dimezzamento del numero degli affamati. Vorrei attrarre la vostra attenzione su questo importante appuntamento!

    La fame non è solo un problema umanitario. Non affrontare questo problema sarebbe un errore economico gravissimo. Se non si proteggono i bambini nei momenti critici della crescita e dello sviluppo, si può distruggere un'intera generazione: ciò avrà tanti effetti negativi, tra cui il ritardo dello sviluppo economico di un Paese per decenni. Così come è assurdo immaginare che possa venire rimessa in moto una dinamica economica quando la maggioranza dei lavoratori è denutrita, o ancor peggio è strangolata dal binomio malnutrizione-AIDS.

    La protezione di livelli minimi di nutrizione è un obiettivo centrale delle politiche di un Paese in via di sviluppo. Mentre mi avvio alla conclusione, vorrei richiamare il vostro interesse sulla necessità di promuovere la condizione giuridica, ovvero i diritti delle popolazioni rurali: registrazione allo stato civile soprattutto, ma anche proprietà della terra e accesso al credito. Si inizia con il diritto ad esistere (registrazione allo stato civile, che spesso manca per i bambini) che permette il dispiegamento via via di altri diritti e in ultima analisi, il diritto a una vita dignitosa, libera dalla povertà e dalla fame.

    Il focus dell’IFAD sull’accesso all’acqua potabile, in vista dell’importante vertice di Marsiglia, assume particolare rilevanza. Pensiamo di non lasciare sola la Banca Africana di Sviluppo nel suo sforzo di favorire l’accesso all’acqua potabile in Africa. Come romano, credo che la vostra presenza ricordi alla città di Roma la sua vocazione universale. Permettetemi di citare lo storico Theodor Mommsen: “A Roma non si sta senza avere dei propositi cosmopoliti”. Voi rappresentate un grande proposito cosmopolita.

    Il mio auspicio è che questa città e l’Italia tutta possa interagire meglio con quel mondo cosmopolita e globalizzato che voi rappresentate, e fare la sua parte per riscattare il destino dell’umanità.

    Fonte: IFAD | vai alla pagina

    Argomenti: africa, povertà, Expo 2015, globalizzazione, /argomento/3242, fame, IFAD | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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