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Dichiarazione di Andrea AUGELLO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI) 


 

686a Seduta- mozione n. 580.

  • (07 marzo 2012) - fonte: www.senato.it - inserita il 25 marzo 2012 da 18670
    Signor Presidente, colleghi senatori, basta guardare le firme di questa mozione per capire che chi è chiamato ad illustrarla deve avere l'intelligenza di affidarne l'illustrazione al dibattito, perché raramente, forse solo per le missioni internazionali, è capitato che in quest'Aula del Parlamento, e, per la verità, anche nell'altra, vi fossero un così ampio consenso e una così agevole convergenza su temi, come hanno sottolineato gli interventi che mi hanno preceduto, di straordinaria rilevanza. La mozione porta la firma del presidente Gasparri per puro fatto tecnico, perché in realtà è davvero una mozione condivisa da tutti. Non saremmo arrivati a questo risultato senza l'impegno straordinario dei colleghi di altri Gruppi, in particolare del senatore Barbolini, che con me ha condiviso, fin dall'inizio, la possibilità di fare una cosa diversa da quella cui siamo abituati in quest'Aula. Lo dico a me stesso, e non è una critica: una delle stranezze di questa fase della vita politica italiana è avere un Parlamento nel quale molto spesso documenti che dicono cose simili vengono votati separatamente. Questo non era possibile farlo su un tema così grave e importante. E troppo importante è ancora l'occasione del dibattito di oggi, perché è forse la prima volta che in Parlamento riusciamo ad aprire un confronto disarmato da qualsiasi pregiudizio e vocato essenzialmente a rispondere a ragioni di interesse nazionale sulla grande crisi che ha travolto, prima, con i mutui, l'economia degli Stati Uniti e, successivamente, con la crisi dei derivati e, più in generale, delle banche, l'Europa. La stessa criticità che noi viviamo nella zona dell'euro non può essere spiegata semplicemente con i brogli fatti sulla stesura del bilancio da un Governo greco o raccontandoci la favola che è stata provocata dai Paesi che hanno un alto debito. Tutta questa storia passa sotto un'unica rubrica, la crisi di una serie di postulati e di certezze che ci avevano portato ad affrontare in maniera assai baldanzosa la cosiddetta globalizzazione, e le agenzie di rating sono un pezzo di questa crisi, ne sono la spia più evidente. Anche dal punto di vista politico e culturale, la convergenza nell'analisi mette insieme non soltanto quest'Aula del Parlamento ma anche il miglior dibattito che si sta svolgendo nella Commissione europea e nel Parlamento europeo. Sono assolutamente convergenti, infatti, gli argomenti relativi alla fragilità del sistema finanziario internazionale e all'esigenza inderogabile di porre alcuni seri presidi a difesa non soltanto degli Stati sovrani e dei popoli europei ma, più in generale, della costruzione di un avvenire che abbia una qualche solidità dal punto di vista dell'economia reale, oltre che, evidentemente, dell'integrità morale, che è tutt'altro che esclusa dal mondo finanziario e dal mercato. Tale convergenza è la migliore dimostrazione che la crisi ha riportato al palo, almeno in parte, alcune identità e schemi di analisi che precedentemente costituivano luoghi di identità politica. Dunque questa è un'occasione troppo importante per poter cominciare a parlare seriamente degli interessi nazionali degli Stati europei, della costruenda Unione europea e delle storture che bisogna correggere. È stata quindi una scelta di metodo che ci ha portato ad affermare con forza che si dovesse partire da questo argomento per dare un segnale forte, comprensibile, intelligibile anche a livello internazionale, del fatto che il nostro Governo è impegnato in questa azione di grande riforma del sistema finanziario internazionale e che ha alle sue spalle un Parlamento che, al di là delle divisioni tra maggioranza e opposizione e anche delle evidenti divisioni interne alla stessa maggioranza, parla una sola lingua quando si trattano argomenti come la trasparenza, gli interessi nazionali e la tutela dei consumatori. Non farò un elenco delle ragioni per le quali anche nel nostro Paese tale tema, ad esempio con il caso Parmalat, ma anche con altre questioni sviluppatesi collateralmente al fallimento di Lehman Brothers, è ormai sentito dall'opinione pubblica. Fino a qualche anno fa un documento di questo genere sarebbe stato impensabile, e soprattutto quasi nessuno in Italia avrebbe potuto citare anche solo una delle tre agenzie di rating sapendo di cosa parlava. Oggi la situazione è cambiata. C'è una grande aspettativa di trasparenza, e io penso che la strada che si sta imboccando con la riforma del regolamento e della direttiva che disciplinano a livello comunitario le attività delle agenzie di rating sia quella giusta. Purtroppo, però, la stiamo percorrendo con troppa lentezza e con troppi tentennamenti. Questo è il senso, lo scopo di questa mozione, e il metodo che ci siamo imposti di rispettare nell'estendere questo documento all'attenzione dell'Aula e del Governo. (Applausi dal Gruppo PdL).
    Fonte: www.senato.it | vai alla pagina
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