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Dichiarazione di Franco MIRABELLI
La più grande esperienza politica di governo che c’era al Nord e che era quella di Formigoni è in crisi
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(22 aprile 2012) - fonte: Associazione Democratici per Milano - inserita il 11 maggio 2012 da 15492
«Il primo dato è che il Presidente Formigoni che governa la Lombardia ormai da diciassette anni vive una situazione evidente di crisi morale che sta investendo il suo governo, sta investendo la Regione Lombardia e sta investendo la sua giunta.
La crisi morale è segnata da molte inchieste riguardanti più fronti (a partire da quello sanitario) ma, soprattutto, è segnata dal fatto che molti assessori o ex assessori delle diverse giunte Formigoni sono stati investiti da procedimenti giudiziari; alcuni sono stati arrestati, alcuni sono stati già condannati. È evidente che, di fronte a questa crisi morale, rifugiarsi nel tentativo di definire il tutto come “questioni che riguardano i singoli” e “vicende personali” non regge più». Così Franco Mirabelli, consigliere regionale Pd della Lombardia ha aperto il suo intervento al Circolo Pd Prato-Bicocca di Milano.«Inoltre, questa crisi morale dice due cose: innanzitutto che, in questi anni, il Presidente della Regione non ha saputo scegliersi gli assessori; poi che il sistema della Lombardia che ha costruito Roberto Formigoni è un sistema poco trasparente e in cui latitano i controlli, come è evidente dalla vicenda del San Raffaele. Vicenda, questa, in cui ci sono stati problemi seri di controlli, è mancata la trasparenza e ci sono tutti i limiti e tutti i problemi legati al fatto che si è consolidato un sistema di potere governato dalla stessa persona ormai da diciassette anni e, quindi, ci troviamo di fronte alla questione - che poneva anche Pisapia - della necessità di prevedere un ricambio ai vertici di organi istituzionali come la Regione Lombardia che è la Terza Assemblea Legislativa del Paese ma è anche un colosso dal punto di vista esecutivo che controlla e determina moltissime politiche su settori fondamentali, dall’urbanistica alla sanità alla casa». – ha proseguito il consigliere Pd - «Il fatto che non ci sia mai un ricambio è chiaro che non ha aiutato ad avere trasparenza. Così come è chiaro che la crisi morale sia profondamente legata al sistema di potere che si è costruito e consolidato in questi anni e che ha trasformato anche la funzione della Regione. L’istituzione regionale, infatti, dovrebbe essere soprattutto una istituzione legislativa ma, in realtà, Formigoni è riuscito a trasformare la Regione Lombardia in un ente che fa le leggi e poi le governa e le gestisce. Si fanno le leggi sulla casa e sull’urbanistica e poi c’è Infrastrutture Lombarde, società che è controllata dalla Regione, che occupa ampie zone di questo mercato; si fanno le leggi sulla crescita e lo sviluppo economico e poi c’è Finlombarda, che è lo strumento per finanziare una parte importante di questi percorsi; si fanno le leggi sulla sanità e poi c’è la gestione diretta della sanità da parte della giunta e il controllo assoluto del governo del sistema».
«Questo tentativo di costruire un apparato chiuso, organizzato, impermeabile e fortemente centralista perché controllato tutto da Formigoni è emerso chiaramente nelle vicende di cui leggiamo in questi giorni sui giornali. Così come negli ultimi tempi, ci siamo visti approvare – con il nostro voto contrario, leggi che rispetto ad una serie di società regionali e non solo attribuiscono a Formigoni e alla giunta regionale il potere di controllo. Il Pio Albergo Trivulzio, ad esempio, il cui presidente e il consiglio di amministrazione hanno sempre avuto un ruolo di direzione, oggi, dopo l’approvazione della legge sulle ASP che è stata votata recentemente – in cui si dice che non governa più il consiglio di amministrazione (che è stato svuotato), ma governa il direttore, il quale è nominato dalla Regione – si trova, come molte altre società, sotto il controllo regionale. Questa stessa situazione è successa e sta succedendo anche su Arpa, Lombardia Informatica ecc., che sono società in cui gli organismi di controllo e di indirizzo sono stati completamente svuotati e tutto il potere viene attribuito ad un direttore che è nominato direttamente dalla giunta, esattamente sul modello del sistema sanitario. È evidente, quindi, - ha ribadito Mirabelli - che dentro a tutto questo vi è una mancanza di trasparenza e che tutto viene riportato dentro ad una mania assoluta di controllo e di centralismo regionale. Questa certamente non è sussidiarietà ma è l’idea di mettere le mani su tutto e determinare tutto quello che riguarda pezzi importanti dell’economia lombarda, quali l’urbanistica, la casa e la sanità».
«La crisi morale è, comunque, fortemente legata ad una crisi politica. – ha proseguito Franco Mirabelli - È ormai evidente che Formigoni è prigioniero di un’alleanza che non ha più idee, non è capace di indicare un progetto per la Lombardia, e che non è più neanche in grado di difendere il sistema che ha creato ma quest’ultimo punto, però, è diventato la priorità su cui tutto si concentra. Formigoni, quindi - che per una lunga fase ci ha anche sfidato sul terreno dell’innovazione, è sempre stato l’uomo che, nel centrodestra, ha dimostrato di capire la necessità di aprirsi alla società, ha avuto sempre l’ambizione di coinvolgere mondi riformisti - oggi, invece, è chiuso nella difesa del suo sistema e del suo potere, con un’alleanza che non è in grado di andare oltre la spartizione dei posti all’interno del sistema di potere e dello scambio politico. Lo dimostra anche il fatto che la legge sulle ASP, che dà a Formigoni la possibilità di nominare il direttore direttamente, è stata discussa e votata nello stesso giorno in cui è stata data alla Lega la possibilità di votare l’ennesima legge “manifesto” e incostituzionale che impedirebbe di aprire kebab. In Regione, quindi, funziona che la Lega porta a casa posti e leggi “manifesto” e Formigoni consolida il suo sistema di potere».
«È evidente che non è qui che la Lombardia trova la forza e le idee per uscire dalla crisi, mantenendo la sua forte capacità di competitività con le altre grandi regioni europee. E questo avviene perché non c’è più la spinta propulsiva, ma anche perché è evidente che c’è uno schiacciamento assoluto sul contingente. Formigoni, oggi, non può far altro che difendere una situazione indifendibile e, il tutto, dentro ad un clima di regolamenti di conti interni alle forze della maggioranza. Personalmente, ho trovato incredibile che, dopo le inchieste e le vicende che sono emerse, ci sia stata una reazione duplice: da una parte una difesa aprioristica con la denuncia di Formigoni di un complotto; dall’altra parte, però, politicamente, il tutto si è tradotto non in costruzioni di leggi più efficaci per controllare e per dare trasparenza, ma in due rimpasti di giunta, da cui sono uscite figure o chiacchierate adesso o che avrebbero potuto essere chiacchierate in futuro (non tutte, alcune sono rimaste). Oltretutto, il rimpasto non è servito per rinnovarsi ma perché c’è alle porte una sentenza della Corte di Cassazione che avrebbe imposto a Formigoni di mettere altre donne in giunta per rispettare il principio di parità.
Tutto questo, quindi, si è fatto con una logica che sta dentro a regolamenti di conti interni e ai singoli partiti. Si è aperto un grande regolamento di conti dentro la Lega e, quindi, si è punito chi stava nel cerchio magico. Dopo il congresso del Pdl vinto da Formigoni e Mantovani si è aperto un regolamento di conti anche lì ed è stato buttato fuori Maullo che aveva sostituito Podestà. Ai cittadini lombardi di questo non importa nulla e non è questa la logica che può portare a fare della Regione Lombardia uno degli strumenti utili uscire dalla crisi e per dare risposte urgenti ai cittadini.» - ha affermato Mirabelli, segnalando che «Questa è la ragione per cui noi stiamo chiedendo le dimissioni di Formigoni. Non sono solo la questione morale e le inchieste, ma è evidente che non ci sono più le condizioni per governare la Lombardia guardando al futuro. Il rischio è che si pregiudichi il futuro, perché c’è una costrizione a stare sul contingente. Il Partito Democratico sta denunciando questa situazione da tempo, sta facendo opposizione in aula, cercando di impedire l’approvazione di leggi che si stanno facendo. Adesso c’è l’idea che la Regione Lombardia sia ferma e bloccata ma in realtà si stanno facendo leggi molto preoccupanti, con poche eccezioni. Le ultime due leggi che sono state fatte - quella sul piano casa e quella sulla crescita e lo sviluppo - sono leggi che ripropongono un modello di sviluppo per la Lombardia che guarda solo ad alcuni interessi, che ha in mente il fatto che, in Lombardia, l’unica cosa che si può fare è dare finanziamenti a pioggia a chiunque (senza selezionare, senza avere un’idea di quali sono le priorità economiche, i settori su cui fare crescere la regione e senza un’idea della necessità di premiare chi fa innovazione e ricerca e che, quindi, va a creare spazi nuovi per l’occupazione e per il mercato), ma poi propone il vecchio modello per cui tutto è speculativo. Per cui in Regione Lombardia si continua a cercare il modo per derogare a norme per consentire di consumare altro suolo per costruire altro, per consentire di costruire lungo i tracciati delle nuove autostrade regionali. L’idea è quella la Regione Lombardia - a chi acquista il patrimonio del sistema regionale lombardo – nel tentativo di valorizzarlo e quindi venderlo, può promettere che ne verrà cambiata la destinazione d’uso, che si potrà derogare alle norme urbanistiche previste, magari aumentando le volumetrie».«C’è alla base un’idea, quindi, che è il contrario della nostra, secondo cui si deve arrivare a premiare la qualità sia nella produzione, sia nella valorizzazione di ciò che la Lombardia ha.
Dobbiamo avere chiaro che il tema oggi non è solo milanese o lombardo ma è che la più grande esperienza politica di governo che c’era al Nord e che era quella di Formigoni è in crisi, la Lega sta implodendo e, allora, dobbiamo sapere che le due forze che hanno cercato di raccogliere e cavalcare le domande che questa parte particolare del Paese mette in campo, oggi sono in difficoltà. Si è creato un vuoto. Le domande di sburocratizzazione, sviluppo e tante altre cose che sono particolari in questa parte del Paese restano tutte in campo. Noi abbiamo l’occasione di dire basta, smettiamo di inseguire altri, smettiamo di ragionare su “questione settentrionale” o altro e mettiamoci a proporre, da qui, ciò che dentro ad un progetto di cambiamento nazionale possa consentire al centrosinistra di rispondere ai problemi del Nord. Lo facciamo con le idee e con le pratiche amministrative Abbiamo una grande opportunità, dobbiamo sapercela giocare perché altrimenti, in politica, i vuoti qualcun altro rischia di riempirli. L’ultima volta li ha riempiti Berlusconi, questa volta cerchiamo di evitare che, tra l’antipolitica che è ripresa o altro, non esca fuori qualche altra figura del destino che riconsegni questo Paese al populismo e a quell’anomalia che ci ha portato fino a qui» - ha concluso Mirabelli.Video dell’intervento di Franco Mirabelli
Fonte: Associazione Democratici per Milano | vai alla pagina » Segnala errori / abusi