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«La spesa dei ministeri diminuirà di tredici miliardi»
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(23 aprile 2012) - fonte: Il Messaggero - Diodato Pirone - inserita il 24 aprile 2012 da 31
«Scribacchio». Risponde al cellulare, sobriamente, il ministro-professore Piero Giarda. Poco dopo l’ora di pranzo sta già lavorando all’attesissimo rapporto sulla spending review, cioè sulla revisione voce per voce della spesa pubblica. Rapporto che - conferma - presenterà al consiglio dei ministri per la fine del mese. Giarda è l'uomo cui Mario Monti ha affidato la missione impossibile di comprimere la spesa pubblica italiana. Attenzione, comprimere e non tagliare. Perché i tagli si fanno sulle voci che crescono. Ma adesso siamo entrati in un’altra fase: le spese ora devono diminuire in cifra assoluta, anche se il Pil tornerà a crescere.Tutto scritto. Quali cifre sta limando professore? Giarda questa volta non si sottrae. «E’ tutto scritto nel Def, Documento di Economia e Finanza», ricorda. Eccoli, finalmente, i numeri veri sul taglio della spesa pubblica. La tabella sul Conto economico delle amministrazioni centrali parla chiaro: la spesa corrente quest’anno dovrà scendere di 10 miliardi passando da 352 a 342 miliardi. Nel 2013 lo stesso comparto è in ulteriore dimagrimento a quota 339 miliardi. In tutto fanno 13 miliardi in due anni. Poco rispetto all'incremento delle tasse? Il prof non raccoglie. Del resto, il calo previsto di tutte le voci della spesa corrente è netto: rispetto al 2011 le uscite per gli stipendi dei dipendenti pubblici (sempre solo delle amministrazioni centrali, quindi non degli ospedali o dei Comuni) scenderanno di 1,5 miliardi su 95, tantissimo; i trasferimenti complessivi calano di quasi 10 miliardi; i consumi intermedi (dall’acquisto delle penne agli appalti) viaggiano su una riduzione assoluta di 3,5 miliardi.
Due anni decisivi.I dati 2013 hanno un doppio valore non solo per la riduzione in sé ma anche perché il governo prevede per l’anno prossimo un aumento del Pil che - inflazione compresa - dovrebbe salire di una quarantina di miliardi. Insomma già nel 2013 - l’anno dello storico pareggio di bilancio - la spesa pubblica corrente delle amministrazioni centrali (cui andranno aggiunti gli interventi sulle periferie) inciderà meno sul Pil.
«L’ulteriore salto di qualità che l’Italia sta perseguendo sulla spesa deve ancora essere interamente percepito nella sua portata», dice Giarda. Che spiega: «Vent’anni fa, ai tempi dei miei primi incarichi di governo, la spesa pubblica corrente, escludendo pensioni e interessi che hanno una propria dinamica, cresceva in termini reali del 2/2,5% l’anno. Negli ultimi anni i governi hanno imparato a gestirla meglio e la crescita si è fermata. Il suo peso sul Pil non è più aumentato. Ora si tratta di farla scendere in senso assoluto».
Le resistenze. Obiettivo difficilissimo. «Quando si tratterà di passare dai progetti ai fatti occorrerà una vera e propria task force», dice il professore, che nelle scorse settimane ha parlato con il premier Mario Monti dei mille nodi che dovranno essere sciolti. Incontri che hanno fatto parlare di resistenze da parte dei ministeri (e dei ministri) sulla cui pelle i tagli andranno ad incidere. «Per quanto mi riguarda ho avuto collaborazione piena - ci tiene a sottolineare Giarda – dai Ministri e dalle strutture ministeriali. E non lo dico per diplomazia perché è ovvio che su questa materia convivono anche opinioni legittimamente diverse. Tuttavia da parte di tutti c’è la consapevolezza che la riduzione della spesa è un passaggio ineludibile». Per questo Anna Maria Cancellieri, agli Interni, ha messo in piedi una struttura che sta facendo quelle che in gergo sono state chiamate «autovalutazioni». In pratica il ministero si interroga sulla qualità della spesa dei suoi uffici (le Prefetture sono da anni nel mirino). Lavoro delicato visto che si tratta di infilare le mani nella divisione dei compiti e nelle gelosie dei nostri sei corpi di polizia. «Analogo discorso vale per il ministero della Giustizia», sottolinea Giarda. Ed è noto che il Guardasigilli, Paola Severino, sta lavorando alla chiusura di una piccola miriade di tribunali minori, la Difesa punta a ridurre il personale (ma è tiepida sull'eliminazione di alcune indennità riconosciute ai militari) e gli Esteri dovrebbero ridefinire la rete degli uffici e le retribuzioni riconosciute al personale all’estero.
Gli incontri. Un lavoro certosino. «Che io sto seguendo per la mia parte - assicura Giarda - Incontrando per ora le amministrazioni centrali». L’ultimo vertice, di pochi giorni fa, con il top management dell’amministrazione penitenziaria nella monastica cornice dei benedettini di Subiaco. Risultati? Tutto top secret. L’ultimo interesse di Giarda è quello di accendere focolai di tensione.
Ma non è un mistero che siano tornate a galla ipotesi alle quali avevano lavorato negli anni Novanta le squadre tecniche di Sabino Cassese e Franco Bassanini: l’ufficio unico provinciale (dove raggruppare le sedi periferiche di varie amministrazioni per migliorare il servizio e ridurre le spese e gli affitti); l’eliminazione di doppi servizi - e carriere - nelle forze dell’ordine; lo snellimento a tutti i livelli di strutture e di dirigenti; l’introduzione di criteri manageriale nella gestione delle strutture pubbliche. «Ma nessuno si attenda miracoli - si schermisce Giarda - Per ora sto lavorando a fissare la strategia, fatta di comportamenti e regole». Poi si passerà ai fatti. E qui dovrà dire la sua Mario Monti.
Fonte: Il Messaggero - Diodato Pirone | vai alla pagina » Segnala errori / abusi