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Dichiarazione di Marco Doria

Alla data della dichiarazione: Sindaco  Comune Genova (GE) (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) 


 

«Troppa distanza tra partiti e società civile» - INTERVISTA

  • (14 giugno 2012) - fonte: Redazione micromega-online - inserita il 19 giugno 2012 da 31

    Il “rimescolamento” del panorama politico ha subito una accelerazione esponenziale. Gli stessi temi e problemi che ancora un mese fa potevano dare luogo a scelte interlocutorie esigono oggi decisioni puntuali e immediate, pena l’essere emarginati dall’evoluzione incessante della situazione politica. Oggi i sindaci eletti attraverso primarie e gli esponenti della società civile più rappresentativi di dieci anni di opinione pubblica impegnata contro il regime berlusconiano diventano il punto di riferimento su cui inevitabilmente incombe la responsabilità di chiarire e orientare scelte cruciali. Tra questi, Marco Doria, neosindaco di Genova, al quale abbiamo posto alcune domande sul futuro del centrosinistra.

    Il responso delle ultime elezioni amministrative in Italia è chiarissimo: vince tutto ciò che è recepito dai cittadini come anti-Casta. Il centrosinistra si afferma dove mette in campo idee e volti nuovi, liste civiche, candidature proveniente dalla società civile. Viene addirittura umiliato se si presenta con i vecchi schemi e il personale politico di nomenklatura – vedi Parma. Nelle prossime elezioni politiche il centrosinistra vorrà e/o saprà intercettare la dilagante ondata anti-Casta per metterla al servizio di un progetto di vere riforme? E’ possibile ripetere a livello nazionale esperienze come quelle realizzate a Genova, Napoli, Milano e Cagliari?

    Il discredito che colpisce la “classe politica” non risparmia il centrosinistra. Credo che non ci si possa limitare a un pur necessario cambiamento del “personale politico di nomenklatura”, ma si debba pure procedere a un lavoro profondo sui contenuti e sui linguaggi e gli stili. Sui contenuti affrontando con intelligenza e coraggio i temi del rapporto tra sviluppo e ambiente, tra risanamento dei conti pubblici e difesa e valorizzazione dei servizi pubblici. Sul linguaggio e gli stili evitando ogni forma di demagogia, esprimendosi con assoluta chiarezza (il che non significa certo banalizzare questioni complesse).
    Le esperienze che si realizzano a livello locale – e per quanto riguarda la mia siamo davvero e soltanto all’inizio – mi pare abbiano alcuni denominatori comuni, ma si collocano anche in contesti diversi, spaziali e temporali; ad esempio le elezioni genovesi seguono di un anno quelle tenutesi nelle altre città citate e il quadro complessivo mi pare da allora già assai mutato. Non credo pertanto che si possa pensare a una loro meccanica riproposizione a livello nazionale. Penso invece che sia assolutamente importante che dalle esperienze locali arrivino contributi e stimoli: chi governa le città deve essere in grado di trasmetterli e a livello nazionale i partiti devono essere capaci di recepirli. I fatti diranno se queste capacità –necessarie – ci sono.

    Con quali strumenti? Una o più liste civiche che abbiano nell’alleanza “pari dignità” con le liste di partito? Mera apertura degli attuali partiti a candidati della società civile? Altre ipotesi fin qui non prospettate? Le primarie sono indispensabili solo per la scelta del candidato premier o anche per stabilire l’ordine dei candidati (che con l’attuale legge sono “bloccati”) nelle varie circoscrizioni?

    Non riesco a immaginare, al momento, scenari che non contemplino un ruolo importante dei partiti, quel ruolo che prevede per loro la Costituzione della Repubblica. Penso possa essere decisiva la capacità che i partiti avranno (per quanto mi riguarda direi: “che i partiti del centrosinistra devono avere”) di stabilire rapporti forti con la società civile, con quel va-sto e variegato popolo del centrosinistra innanzi tutto – fatto di cittadini, associazioni, movimenti – capace di esprimere idee, passioni, di condividere valori. Anche in questo caso sottolineo l’importanza di una elaborazione sui contenuti in assenza della quale si rischia un approccio al problema eccessivamente “politicistico”.
    Nessuna chiusura aprioristica a liste civiche, che mi paiono peraltro più adatte a elezioni amministrative locali che politiche nazionali, ma attenzione a non lanciarsi in operazioni magari intellettualmente brillanti ma senza gambe. Più praticabile, in teoria, potrebbe essere l’apertura delle liste dei partiti a esponenti di valore della società civile; in pratica ciò dipenderà dalla maturità e dall’intelligenza dei gruppi dirigenti dei partiti, che dovranno trovare la sintonia con un vento davvero forte. Per quanto riguarda le primarie sono senz’altro efficaci quando chiamano al voto numeri elevati di cittadini (è il caso della scelta, ad esempio, del candidato premier o, in generale, del candidato sindaco); farei attenzione invece quando possa risultare determinante la capacità di controllare pacchetti tutto sommato esigui di voti: ciò rischierebbe di non rappresentare alcun salto di qualità rispetto a una situazione in cui pesano le dinamiche degli apparati.

    Pierluigi Bersani ha più volte ribadito di ritenere che il candidato premier “naturale” del centrosinistra sia il segretario del più grande partito della coalizione, cioè egli stesso. Come giudichi questa prospettiva? Un nome “fuori dai partiti” non potrebbe essere una scelta molto più efficace per dare una risposata alla domanda di cambiamento che sale dal Paese?

    Il fatto che il candidato premier “naturale” del centrosinistra possa essere il leader del più grande partito della coalizione rimanda senz’altro a una logica condivisibile. Guardando alle altre esperienze europee – penso a paesi quali Francia, Germania, Regno Unito – è normale considerare il leader del partito socialista, socialdemocratico o laburista come il candidato premier (o presidente nel caso francese) naturale dello schieramento progressista. In Italia si sconta però un deficit di legittimazione di fronte all’opinione pubblica.

    La scelta del candidato premier andrebbe affidata alle primarie o potrebbe avvenire tramite un accordo tra i vertici dei partiti della coalizione? Nel caso di primarie, consideri essenziale che siano effettivamente “aperte”, cioè vi possano partecipare anche più candidati di un partito accanto a candidati senza partito, tutti a titolo personale e con modalità che garantiscano eguali chance?

    Ritengo che primarie aperte agli elettori della coalizione siano la strada oggi preferibile per individuare il candidato premier. Alle primarie dovrebbero poter partecipare candidate/i capaci di raccogliere, per potersi presentare, un congruo numero certificato di firme, onde evitare una eccessiva frammentazione delle candidature. Trattandosi comunque di una procedura democratica non riterrei improprio che un partito possa proporre e quindi sostenere un suo candidato.

    Appoggeresti un candidato che venga da un partito o un candidato della società civile?

    Per quanto mi riguarda non riesco adesso a dire se appoggerei, in tale scenario, un candidato che venga da un partito o un candidato della società civile. Dovrei prima conoscere di chi si tratta, valutarne le proposte e la visione della società. In generale, mentre registro con forte preoccupazione la distanza – troppa – tra partiti e “società civile”, non credo che serva dare per scontata questa contrapposizione; ritengo invece che si debba fare ogni sforzo per superarla, o quantomeno ridurla in modo significativo. Solo così mi pare possa esserci un prospettiva positiva per il centrosinistra, per la quale sono disposto, nei limiti delle mie possibilità e funzioni, a impegnarmi.

    Quale dovrebbe essere la configurazione del centro-sinistra, la “foto di Vasto” allargata alla società civile e ai tanti movimenti di lotta e di opinione cui ha dato vita, o un’alleanza con i “moderati” intesi sia come forze tradizionali (Casini, ecc.) sia come movimento di Montezemolo, di alcuni ministri “tecnici” o analoghe iniziative?

    Penso che il centrosinistra non possa prescindere dalla “foto di Vasto”, che non deve però essere intesa come una gabbia né come un insieme autosufficiente. Accanto a Partito Democratico, Italia dei Valori e Sinistra Ecologia e Libertà fanno parte a pieno titolo del mondo del centrosinistra parti della società civile e tanti movimenti che dovrebbero trovare adeguata rappresentanza nelle candidature. Torno però ancora una volta al tema dei contenuti. Su di essi bisogna lavorare nella chiarezza e con la necessaria capacità di comprendere, tutti, le ragioni degli altri; egualmente mi sembra però necessario partire dalla convinzione che un mondo nuovo come quello in cui ci muoviamo ci propone delle sfide che ci costringono a un robusto rinnovamento delle nostre categorie interpretative e dei nostri schemi mentali (ma non del sistema dei valori ideali). Se il centrosinistra fosse capace di un lavoro programmatico progettuale di respiro, convincente, non sarei affatto preoccupato dall’interlocuzione con segmenti politici più “moderati” o con “tecnici” schematicamente riconducibili a un’area più centrista.

    Fonte: Redazione micromega-online | vai alla pagina

    Argomenti: centrosinistra, partiti, candidati, movimenti, liste civiche, società civile, Bersani, coalizione centrosinistra, sindaco di Genova, elezioni amministrative 2012 | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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