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Dichiarazione di Andrea CAUSIN
Sanità in Veneto: 15 anni per non cambiare nulla: un piano sanitario nato morto
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(19 giugno 2012) - fonte: andreacausin.it - inserita il 25 giugno 2012 da 31
Dopo 15 anni, il Consiglio Regionale del Veneto si appresta in queste ore ad approvare il nuovo piano Socio Sanitario. Un documento di programmazione atteso dagli operatori e soprattutto dai cittadini, ma che è destinato a frustrare le aspettative.In 15 anni sono cambiate molte cose.
La popolazione della Regione è cresciuta ma è anche invecchiata, seguendo il trend demografico della vecchia Europa. Il fatto che viviamo di più è sicuramente positivo, tuttavia è ineludibile che l’invecchiamento comporta un maggiore risorso alle strutture sanitarie.
La revisione del Piano Sanitario, che definisce la programmazione del capitolo di spesa più importante della Regione (circa 8 miliardi e mezzo di euro l’anno), accade in un momento in cui il quadro delle risorse a disposizione è in continua contrazione.
Dopo alcuni mesi di dibattito in commissione, di boutade giornalistiche del Presidente e le logiche e innumerevoli controspinte di conservazione la montagna sta per partorire il topolino.
La politica non arretrerà di un millimetro dalla sanità, riservandosi arbitrariamente le nomine dei dirigenti strategici e conseguentemente anche dei primari, secondo criteri che a me francamente sembrano molto distanti da quelli del merito, della competenza e dell’efficacia.
Serviva il coraggio di compiere una riforma vera, che prevedesse la riduzione delle Ulss e che potesse così porre fine a quella parcellizzazione amministrativa, dove si annidano le clientele del consociativismo dei partiti della prima e della seconda repubblica.
C’era il bisogno di mettere mano con decisione alla medicina territoriale, che quando non funziona (e nella maggior parte dei casi purtroppo è così) finisce per congestionare gli ospedali.
C’era il bisogno di dire con onestà che alcune strutture che ci ostiniamo a chiamare “ospedali” devono essere chiuse o riconvertite, per liberare quelle risorse economiche che servono per dare impulso alle strutture di eccellenza.
Il nuovo piano Socio Sanitario sta nascendo “morto” perché tradisce quei principi riformatori che potevano garantire con certezza una prospettiva di crescita della qualità dei servizi.
Ma ciò che viene tradito maggiormente è il principio della libera scelta della persona, che si concretizza nella possibilità di individuare il medico migliore e una struttura di elevata qualità, a scapito di un sistema che vuole conservarsi per mantenere posizioni di privilegio.
Anche se la politica ha mancato l’appuntamento, potremo comunque contare sulla dedizione e passione dei medici, degli infermieri, del personale tecnico e amministrativo, che consente nonostante tutto di garantire un sistema capace di risponde con elevata qualità ai bisogni dei cittadini.
Fonte: andreacausin.it | vai alla pagina » Segnala errori / abusi