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Dichiarazione di Antonio DI PIETRO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) 


 

«La spiegazione del Quirinale non può essere vera» - INTERVISTA

  • (19 giugno 2012) - fonte: il Fatto Quotidiano - Wanda Marra - inserita il 19 giugno 2012 da 31

    Trattativa Stato-Mafia. «Abbiamo bisogno di capire esattamente che cosa è successo e quali livelli di intervento ci sono stati». Presentata un’interrogazione urgente al ministro della Giustizia per chiarire la vicenda.

    Onorevole Di Pietro, che cosa chiederete in questo question time? 

    «Non può essere vera la giustificazione addotta dal Quirinale sabato, ovvero che il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, scrisse quella lettera al Procuratore generale della Cassazione, per manifestare un’esigenza di coordinamento delle indagini. Il destinatario non poteva essere in quel caso il Pg della Cassazione, ma il capo della Direzione nazionale antimafia. Infatti, il primo ha il compito di eseguire indagini disciplinari, non di coordinamento, che viceversa spetta al capo della Dna». 

    Mi scusi, mi sta dicendo che le pressioni potrebbero essere state addirittura più dirette di quanto sembrava finora, e di quanto ha ammesso indirettamente il Quirinale?

    «Questo è un fatto grave. Che ha fatto il Pg della Cassazione quando ha ricevuto la lettera? A chi l’ha trasmessa? E come ci è entrato il capo della Dna? È un fatto grave nel fatto grave». 

    Ma per lei sta diventando un’abitudine attaccare Napolitano.

      «Tutti hanno fatto quadrato intorno alla figura di Napolitano, come se fosse intoccabile, come se fosse illecita qualsiasi ricerca della verità. L’ultima cosa che voglio è denigrare e ingiuriare il Capo dello Stato. Da parte mia nessuno scontro, ma una scelta: è lecito e doveroso da parte delle forze politiche chiedere conto. Stiamo parlando di persone morte ammazzate, di braghe calate rispetto ai mafiosi, di annullamento del carcere duro a circa 200 detenuti». 

    Da cosa partirete nell’interrogazione?

      «Napolitano, o chi ha agito per lui utilizzando il suo nome, ha fatto già il primo atto improprio nel momento in cui ricevendo una lettera si è attivato a favore del richiedente: qualcuno sembra più uguale degli uguali. In questo caso Mancino, che non voleva confrontarsi con Martelli, su questo tema. Ci sono decine di telefonate tra Mancino e il consigliere del Colle Loris D’Ambrosio su questa vicenda. Ci sono trattamenti di riguardo, atteggiamenti di favore». 

    Antonio Ingroia, il coordinatore del pool che indaga sulla trattativa Stato-mafia, ieri, in un’intervista a Repubblica ha detto di non aver subito alcun condizionamento.

    «Una cosa è non essere riuscito a portare a termine le proprie pressioni, un’altra non averci provato». 

    In molti si chiedono però se almeno a certi livelli la trattativa nel tentativo di evitare altre stragi non fosse legittima. Non è d’accordo? 

    «È un altro discorso. Se qualcuno ha agito nei limiti dei suoi mandati, lo stabilirà l’indagine. Quello che trovo inaccettabile è che si sia tentato di sviare l’attività investigativa ricorrendo al Capo dello Stato e che lui si sia attivato in una materia che non lo riguardava». 

    Il Pd, per bocca di Enrico Letta, ha definito la sua una “intollerabile campagna denigratoria” nei confronti di Napolitano. Cosa risponde?

      «È il solito modo per non affrontare le questioni e per giustificarsi. Mi ricorda quando in una discussione qualcuno alza la voce. Non ho attaccato il Capo dello Stato, anzi agisco a tutela della sua funzione».

    Questo sancisce ancora una volta la fine della vostra alleanza con il Pd? 

    «Su questo tema invito i cittadini a riflettere da che parte stare. In uno Stato di diritto è illecito interferire con delle indagini. Non è che io per lisciare il pelo posso far finta di non vederlo. Il compito di un partito politico non è quello di trovare accordi al ribasso per garantirsi uno spazio. Non mi si può chiedere di svendere la storia e l’unità del partito solo per garantirmi la rielezione». 

    Insomma, il divorzio dal Pd è effettivo?

      «Noi siamo l’unica forza politica che cerca di essere coerente. Il Pd si comporta in maniera diversa fuori e dentro il Parlamento: fuori per esempio dice no agli esodati, e poi vota, oppure no alla riforma del lavoro e poi la vota. È davvero assurdo che si chieda a me una giustificazione». 

    Siete pronti ad andare alle elezioni con il Movimento 5 stelle?

    «Ho rispetto del ruolo di denuncia di Grillo. E penso che il giorno dopo le elezioni le nostre battaglie saranno comuni. Ma Grillo ha detto chiaro e tondo che loro andranno da soli alle elezioni: quindi non è a me che deve chiedere, ma a loro».

    Fonte: il Fatto Quotidiano - Wanda Marra | vai alla pagina

    Argomenti: magistratura, pd, presidente Napolitano, collusione, Quirinale, Movimento 5 Stelle, Mafia e Politica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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