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Dichiarazione di Franco MIRABELLI
Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Lombardia (Gruppo: PD)
Il tema dell'accesso alla casa è molto più ampio rispetto ai pochi che hanno diritto alla casa popolare
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(22 giugno 2012) - fonte: YouTube - inserita il 25 luglio 2012 da 15492
Intervenendo in un dibattito sulle politiche dell’abitare nel corso della Festa Democratica di Cinisello Balsamo, il consigliere regionale del Pd, Franco Mirabelli ha ricordato che già da prima dello scoppio della crisi, dal punto di vista dell’abitazione, si viveva una fase di grande difficoltà, in cui gran parte dei lavoratori dipendenti (circa 70% dei cittadini che in provincia di Milano guadagnano meno di 1.500 euro al mese) non aveva accesso alla casa, né sul mercato della vendita, né sul mercato dell’affitto. Il tema dell’accesso alla casa, quindi, secondo Mirabelli, è un tema più ampio e che coinvolge molte più persone di quelle che – per redditi molto bassi – hanno diritto alla casa popolare, perché ci sono altre fasce di reddito intermedie che non hanno alcuna possibilità. La crisi ha, indubbiamente, aggravato il problema secondo il consigliere regionale, in quanto si è creata una vera e propria emergenza abitativa, perché anche chi era riuscito a comprare la casa, oggi, fa molta fatica a continuare a pagare il mutuo, così come chi vive in affitto fa fatica a pagarlo. “Non c’è più la rete di protezione che in parte era garantita dal Fondo Sostegno Affitti perché non ci sono più soldi pubblici e tutto questo sta portando ad una crisi che riguarda chi cerca casa ma anche le imprese che costruiscono casa”, ha sottolineato Mirabelli, evidenziando che “Il mercato edilizio è il 19% del Pil della Lombardia. Oggi è tutto fermo, non vengono nemmeno ritirati i permessi a costruire perché poi le case non si vendono”. Le ricette che ha usato il settore pubblico anni fa per affrontare questo tema non sono più valide oggi, per Mirabelli, il quale ha ricordato anche che al momento non ci sono risorse pubbliche: “Il bilancio triennale dell’edilizia sociale pubblica in Lombardia quest’anno potrà contare su 150 milioni di euro, quello precedente contava su 600 milioni di euro e quello ancora prima su un miliardo e mezzo di euro. Le risorse pubbliche, quindi, sono venute a mancare. La conseguenza di questo è che i quartieri popolari non saranno più come li abbiamo conosciuti e c’è il rischio che si trasformino in ghetti e che siano soggetti ad un degrado rapido”. Anche per questo motivo, secondo il consigliere regionale Pd, oggi, la priorità diventa il tema dell’housing sociale, in cui si mettono insieme pubblico e privato e, in questo contesto, la cooperazione diventa una grande risorsa. “A Milano e provincia e in una parte del Piemonte la cooperazione è stata l’unica risposta a chi voleva una casa in affitto a canoni accessibili”, ha ricordato Mirabelli.
Venendo al compito della Regione Lombardia, Franco Mirabelli ha segnalato alcuni provvedimenti riguardanti la casa: “Il pubblico non ha soldi e ci mette le aree standard per costruire progetti di housing sociale. Le leggi garantiscono anche gli operatori che assegnano case in affitto a canoni contenuti garantendo alcuni criteri di efficienza energetica. Ci sono poi incentivi per il riuso di edifici di terziario vuoti, affinché vengano trasformati, cambiandone anche la destinazione d’uso, in modo da evitare un ulteriore consumo di suolo”.
Sul tema delle case popolari, Mirabelli ha affermato che devono essere un’opportunità per persone che vivono serie difficoltà economiche e, quando queste vengono superate, si deve aiutare queste persone a passare ad un’altra casa. “Il problema è che queste persone non trovano casa sul mercato e il 92% di chi vive in case popolari in Milano e provincia è ancora dentro i parametri per cui ha ottenuto questo alloggio e, spesso, si tratta di anziani soli”, ha ricordato Mirabelli. “Non penso che una casa popolare possa essere tramandata di padre in figlio, però, è impensabile che chi ha un reddito di 24 mila euro debba abbandonare la casa popolare”, ha affermato Mirabelli, rivendicando la battaglia fatta per innalzare la soglia al limite di 34 mila euro, con la possibilità ai gestori di non applicarlo e di applicare a queste persone canoni più alti (che, oltretutto, consentirebbero anche maggiori entrate nelle casse di Aler, da sempre a corto di risorse). Per Mirabelli, questo è un punto importante in quanto “Chi ha redditi così finirebbe in mezzo alla strada perché non ha altre possibilità né di affitto né di vendita, inoltre, mandando via persone con un reddito meno basso rispetto agli altri inquilini si provocherebbe un aggravarsi della situazione delle case popolari perché verrebbero condannate ad essere ancora di più luoghi di emarginazione”. Sempre nel tentativo di limitare il degrado e di non lasciare alloggi vuoti, il consigliere Pd ha sottolineato che, grazie ad una delibera, oggi è possibile scalare le graduatorie per assegnare alloggi troppo piccoli per famiglie, ad altre persone anziane e giovani soli. Un problema, invece, che, secondo Mirabelli, è un ulteriore effetto della crisi economica che ha prodotto l’aumento della morosità delle case popolari, diventata del 40% “perché anche se non è alto l’affitto poi sono alte le spese e, sulle pensioni minime, incidono moltissimo”: “Al di là di una quota di illegalità – ha precisato il consigliere regionale – c’è, infatti, anche una quota di persone che non ce la fanno economicamente”. Critico su Aler Mirabelli ha definito l’ente gestore troppo lento nel suo apparato burocratico e che sarebbe da riformare in modo consistente, anche orientandolo verso l’housing sociale, anche perché – ha ribadito il consigliere – “I ritardi delle politiche pubbliche sommati alla crisi stanno provocando un disastro”.
Infine, Mirabelli ha evidenziato che oggi “C’è bisogno di un cambio culturale, non solo perché sono cambiate le domande ma perché sono impossibili le risposte di prima. Dalla crisi non si esce come ci si è entrati. Non ci saranno gli stessi modelli di consumo. Bisogna ripensare complessivamente anche le politiche dell’abitare”. “Oggi, pensare che l’obiettivo per un lavoratore precario possa essere l’acquisto della casa è sbagliato ed è sbagliato che questo diventi un sogno”, ha ribadito il consigliere Pd, chiarendo che “Si deve ragionare come si ragiona in tutta Europa, pensando ad un Paese in cui le case di proprietà non sono l’80% ma il 30-40%, pensando anche ad una mobilità lavorativa da una città all’altra”. Secondo Mirabelli, quindi, “Bisogna sapere che la priorità è l’affitto, bisogna dare case in affitto e su questo bisogna riconvertire tutte le politiche”.
Video dell’intervento di Franco Mirabelli alla Festa Pd di Cinisello.
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