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Dichiarazione di Emma BONINO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD)  - Vicepres. Senato  


 

«Mario ha salvato l'euro con una mossa storica» - INTERVISTA

  • (30 giugno 2012) - fonte: La Stampa - Antonella Rampino - inserita il 30 giugno 2012 da 31

    «Ci sarà molto da vedere in futuro, perché talvolta il diavolo si nasconde nei dettagli, e non bisogna allentare la tensione davanti ai problemi. Ma il vertice è andato bene. Grazie a un’azione molto decisa di Mario Monti che ha trovato una sponda in Rajoy e una mediazione in Hollande. È un risultato per il quale Mario ha lavorato nell’interesse dell’intera Europa, in nome dell’interesse dell’Italia. Se l’esito fosse stato diverso, sarebbe saltato l’euro, poiché l’Italia, come sappiamo è “too big to fail”». Emma Bonino è appena rientrata da Parigi, emozionata perché lì dopo anni ha potuto rivedere a cena una vecchia amica, Aung San Suu Kyi. Chiama Monti «Mario» perché così gli si rivolge abitualmente, da quando erano entrambi colleghi in Europa, membri della Commissione. Bonino, oggi vicepresidente del Senato, offre un’analisi del Consiglio europeo che contiene anche alcuni retroscena.

    Qual è stato il puntodi svolta del vertice, sul cui successo non si scommetteva?

    «Quando Monti ha puntato tutto su due dossier, far fronte all’emergenza e la crescita, invece che su quattro, comprendendo eurobond e il documento Draghi-Van Rompuy-Juncker-Barroso. Per capirci, il problema immediato dell’Italia, e dunque di tutta l’Europa, era fronteggiare i mercati e poter usare i fondi salva-stati se gli spread con il Bund tedesco superano i 300 punti. Un’emergenza, perché non possiamo continuare a finanziarci al 6 per cento, alla quale occorreva far fronte subito. Monti ha sempre detto che, se il Consiglio affrontava solo il tema della crescita e i provvedimenti a medio termine come i project bond e le rinforzate munizioni della Bei, l’euro saltava. Per farlo capire ai colleghi europei ha parlato, già nel suo intervento a Montecitorio, della necessità di misure d’emergenza e di stabilizzazione dei mercati, dicendo che si sarebbe fermato a Bruxelles fino alla riapertura dei mercati lunedì, ben oltre la fine del vertice».

    Una drammatizzazione, alla quale poi è seguito un diktat: niente tobin tax, che tra l’altro è scomparsa dalle cronache, senza misure anti-spread.

    «Esattamente. Poi, nella cena con Merkel a Parigi, Hollande ha dato il via libera, ma solo ai provvedimenti della crescita. Troppo poco: quando Monti è arrivato a Bruxelles si è ritrovato con il dossier sulla stabilizzazione dei mercati vuoto. Lo zero assoluto. E lì ha preso la decisione storica: far valere il veto».

    Eterogenesi dei fini, per una volta l’aborrito meccanismo decisionale all’unanimità ha portato al risultato migliore?

    «È la prima volta nell’intera storia dell’Europa che l’Italia ha posto il veto. E Mario l’ha fatto perché, a latere, stava intanto procedendo il negoziato che poi ha portato al documento sulle misure di emergenza. Monti avrebbe voluto un automatismo nell’intervento del Fondo salvastati, la mediazione ha portato alla decisione che invece il governo debba farne richiesta. Ma ha ottenuto in cambio, ed è moltissimo, che non ci sia l’intervento automatico della troika e del Fondo Monetario. Monti ha avuto successo perché ha fatto capire che salvando l’Italia si salvava l’Europa. E perché aveva un progetto, un disegno complessivo. Il documento Draghi-Van Rompuy-Juncker-Barroso va verso la modifica dei trattati e l’Unione politica nel mediolungo termine».

    Merkel ha perso? O semplicemente Italia e Francia, cambiate le rispettive leadership, sono tornate a giocare un ruolo in un’Europa che non è più a guida solitaria e tedesca?

    «L’Europa ha vissuto una lunga crisi. E abbiamo sempre detto che non era economica, ma di governance e di leadership».

    Fronteggiata l’emergenza, i provvedimenti sulla crescita saranno efficaci?

    «La crescita si vedrà in tempi medio-lunghi, del resto per usare i project-bond occorrono anzitutto...i progetti. Non sappiamo, vedremo, se il Fondo salvastati basterà per le emergenze di Spagna e Irlanda oltre che nostre. E ci sono da affinare tutte le misure all’Ecofin di luglio. Vedremo se i mercati continueranno a reagire bene come oggi. Ma intanto, è stato dato un segnale forte: l’Europa c’è. E ha anche una visione politica».

    Fonte: La Stampa - Antonella Rampino | vai alla pagina

    Argomenti: economia, UE, europa, emergenza, euro, Merkel, fondo salva stati | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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