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Dichiarazione di Dario FRANCESCHINI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Chiusa l'emergenza. Nessun patto con il Pdl» - INTERVISTA

  • (16 luglio 2012) - fonte: Il Messaggero - Carlo Fusi - inserita il 16 luglio 2012 da 31

    Pier Luigi Bersani s'é arrabbiato: «Le nostre beghe non sono il Paese», ha ammonito. Primarie, legge elettorale, diritti dei gay: ancora una volta il Pd non riesce a dare di sé un'immagine unitaria. E il Pdl irride: come possono candidarsi a guidare il Paese? Il capogruppo dei Democratici alla Camera, non si scompone: «Accuse inconsistenti. E' ovvio che l'attenzione sia concentrata sui provvedimenti economico-finanziari per mettere in sicurezza il Paese.
    Ma é altrettanto ovvio che in un partito pluralista si discuta anche di temi che hanno grande rilevanza sociale. Le due cose non sono e non possono essere alternative».

    Resta che la divaricazione più forte é avvenuta sui diritti delle coppie gay. Perché la proposta firmata dalla Concia e da altri non é stata messa in votazione?

    «A parte qualche eccesso, fisiologico in una riunione di mille persone, il risultato finale é stata l'approvazione di un documento frutto di un lungo lavoro, molto importante e molto avanzato sul riconoscimento delle unioni civili. Poi c'era chi voleva qualcosa di più e chi voleva qualcosa di meno. E' la bellezza di un partito plurale».

    Non é forse vero che ancora una volta viene a galla l'eterna spaccatura nel Pd in due anime, una laica e l'altra più legata ai valori cattolici, e che una sintesi non é possibile?

    «II documento approvato, mi pare con cinque astensioni, é proprio il prodotto di quella sintesi di cui parla lei. Guardi, lo dico come uno che viene dai Popolari: considero un atto dovuto il riconoscimento dei diritti alle unioni civili, alle coppie di fatto sia etero sia omossessuali. Non si puo più girare la testa dall'altra parte. E il documento finale approvato nel modo che ho detto afferma proprio questo principio».

    Intanto Beppe Grillo prende spunto per attaccarvi ancora una volta con grande durezza.

    «Grillo raccoglie qualsiasi umore negativo per raggranellare consenso. La politica è un'altra cosa».

    Il governo si prepara ad una estate bollente sui mercati. Le chiedo: quando Bersani afferma che il Pd é leale con il premier e avrebbe fatto le stesse riforme ma in maniera diversa, non è un modo per prendere le distanze senza volerlo ammettere?

    «Per nulla. Noi abbiamo voluto il governo Monti, abbiamo scelto responsabilmente di farlo nascere quando avremmo potuto imboccare la via più egoistica di andare al voto subito e vincere. L'abbiamo fatto perché il Paese aveva bisogno di una fase di salvataggio. Quello di Monti non é il governo di centrosinistra o dei progressisti; bisogna rispettare il vincolo di alleanza con forze che sono nostre avversarie e torneranno ad esserlo nella prossima primavera. Del resto sarebbe un errore madornale affermare che quando governeremo noi cambieremo tutto, per i mercati rappresenterebbe un segnale devastante. Mettiamola così: proseguiremo sulla base del lavoro che sta facendo Monti che noi sosteniamo e condividiamo, naturalmente avendo maggiore sensibilità su redistribuzione del reddito, equità sociale, tutela delle fasce più deboli».

    Siamo arrivati al nodo politico vero. Sia Fini che Casini hanno affermato che il governo del dopo Monti potrà nascere solo all'interno delle forze che adesso sostengono il premier. Lei condivide questa impostazione?

    «Francamente non capisco che senso abbia inventarsi questo riferimento, visto che il governo Monti è sostonuto anche dal Pdl...».

    Infatti: la strettoia delle alleanze per il governo che verrà é questa. Il Pd ci sta o no?

    «...e invece noi con il Pdl, chiusa la fase dell'emergenza, non avremo più nulla a che fare, saremo avversari. Da oramai almeno due anni la nostra proposta é quella di un'alleanza tra progressisti e moderati, alternativa alle destre. Questa alleanza progressisti-moderati resta sui tappeto qualsiasi sarà il meccanismo elettorale, che ne prescinde. Sarà dichiarata prima, se rimane il vincolo attuale contenuto nel Porcellum, sarà fatta dopo se la riforma elettorale libererà dal vincolo di coalizione; se ci sarà doppio turno verrà definita tra il primo voto e il ballottaggio».

    Maggioranza che, dunque, prescinde dal centrodestra.

    «Noi parliamo di un'alleanza del nostro campo con Casini e le altre forze moderate; non di una sostituzione delle forze alla nostra sinistra con l'Udc. A questo schema non ci staremmo. E comunque assolutamemte nessun accordo con il Pdl. Non ci sarà; loro saranno i nostri avversari»

    Il Pdl sostiene che siete impauriti dal ritorno in campo di Berlusconi. E' cosi?

    «Berlusconi sa che perderà le elezioni e quindi preferisce gestire controllandola, la sconfitta. Vuole supervisionare le liste, scegliere i gruppi dirigenti e comunque rimanere nella prossima legislatura, l'interlocutore obbligato per chi avrà vinto. Ha molti interessi da difendere, questa é la ragione della sua ricandidatura».

    Riforma elettorale. Quanto pesa il macigno preferenze, sulle quali voi siete divisi?

    «La nostra posizione unanime é per il doppio turno di collegio».

    Che però è minoranza e non passa. Dunque?

    «Dunque serve un compromesso. Che però non può essere il ritorno delle preferenze. Non possiamo essere un Paese senza memoria. L'ultima volta che alle politiche si é votato con le preferenze era il 1992: da lì sono partite gran parte delle inchieste di Tangentopoli. Le preferenze fanno lievitare per i candidati fino ad un milione di euro i costi delle campagne elettorali, riaprendo le porte all'inquinamento e alla corruzione. E' impossibile tornare a quell'epoca».

    E come replica ad Enrico Letta, che del Pd é vicesegretario, il quale ricorda che le preferenze ci sono per le elezioni comunali, per le Europee e cosi via?

    «Sono sempre su piccole circoscrizioni; nelle regionali l'ambito è quello della provincia. Per le Europee il discorso è completamente diverso e non comparabile. Ci sarà pure una ragione se né in Inghilterra, né in Francia, né in Spagna, né in Germania si vota con la preferenze. Ci sono liste bloccate o collegi uninominali. Sarebbe giusto rifletterci».

    Ma é immaginabile che sulle preferenze si infranga la possibilità di modificare il Porcellum, come accusa il centrodestra?

    «Il discorso va rovesciato. Sono loro che devono dirci perché non accettano i collegi uninominali».

    Fonte: Il Messaggero - Carlo Fusi | vai alla pagina

    Argomenti: diritti gay minoranze, legge elettorale, elezioni, Berlusconi, riforma elettorale, unioni civili, diritti civili, alleanze, pd, preferenze, Grillo Beppe, coppie omosessuali, porcellum, liste bloccate, primarie, elezioni politiche 2013, Uninominale, governo Monti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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