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Dichiarazione di Rosy BINDI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD)  - Vicepres. Camera  


 

I diritti civili, tema centrale

  • (17 luglio 2012) - fonte: la Repubblica - inserita il 17 luglio 2012 da 4110

    Caro direttore,
    per il Pd i diritti civili non sono affatto un frutto proibito, come pensa Adriano Sofri. Al contrario, sono un tema centrale della nostra identità culturale e politica. E mi sembra doveroso, anche se per punti schematici, ristabilire la realtà dei fatti sul nostro dibattito interno.

    1) Il Comitato diritti, istituito dall’Assemblea nazionale, aveva un mandato circoscritto e chiaro. Il nostro compito non era quello di surrogare la discussione nelle sedi di partito ma fornire un meditato contributo di cultura politica.

    2) Abbiamo lavorato per un anno e mezzo sapendo di dover elaborare un documento di principi. Non dovevamo fare un elenco di proposte di legge o stilare il manifesto della prossima campagna elettorale.

    3) Il documento conclusivo è stato licenziato con un consenso generale e alcuni distinguo su questo o quel punto, ma con l’accordo che vi fossero le condizioni per consegnarlo al segretario. Non tutti hanno partecipato con la stessa dedizione, ma tutti coloro che hanno suggerito modifiche hanno trovato ascolto. Per tutti si è trattato dí un “lavoro serio”, di un oggettivo “passo avanti” che aveva registrato “larghe convergenze”.

    4) D’intesa con il segretario, l’odg dell’Assemblea prevedeva l’approvazione del nostro documento, come per tutti i documenti sul progetto del Pd.

    5) Alla vigilia dell’Assemblea, alcuni membri del Comitato hanno scritto un testo concepito come integrativo che tuttavia è stato interpretato, anche da Sofri, come alternativo nel merito e nel metodo. Vi figuravano questioni che non erano state discusse (modifica della Legge 40) o non rientravano nel nostro mandato (rappresentanza sindacale). Si riformulavano affermazioni ampiamente motivate (unitarietà dei diritti sociali, civili e politici).

    6) Non è vero che si sarebbe convenuto (e comunque non sarebbe stato corretto) di mettere sullo stesso piano i due documenti, l’uno lungamente discusso e licenziato da tutti, l’altro stilato poche ore prima senza che i membri del Comitato avessero avuto modo di conoscerlo e di discuterlo. E neanche i sette firmatari hanno mai avanzato la richiesta.

    7) Sofri chiama “cavilli” quelle che io chiamo regole e che funzionano in tutte le assemblee deliberative. Per le regole non c’è un momento giusto e uno sbagliato. Altrimenti non sarebbero regole. Noi le abbiamo rispettate. Abbiamo votato il documento, tenendo conto del contributo nel quale si registravano i distinguo, e rinviando alla Direzione e ai Gruppi parlamentari gli impegni programmatici e le iniziative legislative. E non sono stati votati gli ordini del giorno che contraddicevano ciò che 700 persone avevano appena approvato, con 38 voti contrari.

    I temi affrontati non sono riconducibili alla questione cattolica e trascendono la discriminante laici-cattolici. Ma chi fa politica e come il Pd si candida a governare l’Italia anche per superare un insostenibile bipolarismo etico, ha il dovere di interpellare tutte le coscienze. Tanto più quando si propone una larga alleanza tra progressisti e moderati per ricostruire il Paese, dopo un lungo degrado materiale e morale. Non è politicismo, non è spirito compromissorio, ma cultura di governo e senso dello Stato inteso, alla stregua dei Costituenti, come casa comune. L’opposto degli ideologismi e del giacobinismo.

    Fonte: la Repubblica | vai alla pagina

    Argomenti: diritti civili, legge 40, pd, campagna elettorale, congresso pd, elezioni politiche 2013 | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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