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Dichiarazione di Graziano DELRIO

Alla data della dichiarazione: Sindaco  Comune Reggio nell'Emilia (RE) (Partito: PD)  - Consigliere  Consiglio Comunale Reggio nell'Emilia (RE) (Lista di elezione: Cen-sin) 


 

«Non arriveremo a smontare i servizi» - INTERVISTA

  • (31 luglio 2012) - fonte: l'Unità - Laura Matteucci - inserita il 31 luglio 2012 da 31

    «Per noi il senso di responsabilità è davvero vicino all'esaurimento. Dal 2007 tagliati 20 miliardi di trasferimenti. Paragonano mele con pere. Ha vinto la fretta di recuperare risorse. Ma noi non vogliamo più fare da bancomat, dobbiamo pensare alle comunità».

    «Non arriveremo a smontare il sistema dei servizi, questo è certo». Mentre il Senato vota la fiducia alla spending review di Monti e del supercommissario Enrico Bondi, a bocciarla senza (più) appello è il presidente dell'Anci, l'Associazione dei Comuni, e sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio.

    Che significa, presidente?

    «Lo Stato sta riducendo il welfare, ci lascia le comunità in ginocchio, tra una crisi pesantissima e una mancanza di liquidità mai vista, e a noi continuano a ridurre i trasferimenti dicendo "arrangiatevi". Perché i Comuni sono da sempre il bancomat dello Stato. Con questa spending review si fa un enorme passo indietro, e noi non siamo disposti a seguirla fino allo smantellamento dei servizi alle comunità. Giovedì avremo la riunione dell'ufficio di presidenza, analizzeremo la questione del gettito Imu, che per molti Comuni è stato inferiore alle attese, e valuteremo il quadro complessivo della situazione. Che, posso già dire, appare insostenibile».

    Gli aggiustamenti delle ultime settimane non hanno migliorato la vostra situazione? Si è parlato di 800 milioni che i Comuni possono utilizzare.

    «Non sono soldi in più per i Comuni, ma già presenti nelle nostre casse, che verranno sbloccati attraverso il meccanismo del Patto di stabilità verticale con le Regioni e destinati a pagare, almeno in parte, i debiti contratti con le imprese. Per i Comuni non cambia assolutamente nulla, insomma. La buona notizia semmai riguarda le imprese. Noi stiamo sempre aspettando di venire aiutati a fare investimenti, come chiediamo da tempo. Ma su questo, cioè sulla revisione del Patto di stabilità interno, ancora non c'è nulla».

    Ricapitoliamo: qual è l'entità del tagli prospettati?

    «Due miliardi in poco più di 15 mesi, 500 milioni solo quest'anno, a quattro mesi dalla chiusura dei bilanci. Dal 2007 ad oggi abbiamo dato 20 miliardi, che alla fine di questa ennesima manovra saranno 22. E anche questi ultimi sono tagli lineari, perché operati sui trasferimenti, basati su astruse teorie di virtuali sprechi fatti dai Comuni. Esempio: Milano spenderebbe 15 volte più della Regione Campania, ma il conteggio non tiene conto dei servizi erogati. Altro esempio: Venezia risulta pagare oltre 3 mila euro ad abitante per le consulenze, mentre Roma ne spenderebbe 8. Peccato che nel secondo caso non rientrino le spese per gli assistenti sociali. Morale: stanno paragonando le mele con le pere, stanno basando il provvedimento su dati totalmente inaffidabili, nonostante l'Anci ne abbia fornito altri, corretti, che avrebbero potuto evitare errori macroscopici. Il problema è che i tagli lineari finiranno per penalizzare i Comuni virtuosi, quelli che i tagli ai cosiddetti sprechi li hanno già fatti e sono ormai arrivati all'osso, e lasceranno indenni tutti gli altri. Basti dire che questa è la nona manovra "antisprechi": evidentemente, con questo metodo non si arriva a nulla. Noi abbiamo fatto parecchie controproposte costruttive a Bondi, che lui stesso ha giudicato apprezzabili, dopodiché però ci siamo ritrovati al punto di partenza».

    Qualche esempio di controproposta?

    «Chiamare tutte le assicurazioni che hanno contratti in essere con i Comuni, annunciando per questi uno sconto del 20%. Lo stesso provvedimento si può prendere con le banche, o per l'acquisto di beni e servizi. Solo di spese postali, quelle per le notifiche delle multe, utilizzando i costi standard si potrebbero risparmiare 20 milioni l'anno».

    Perché nessuna proposta è stata accettata, almeno per l'anno prossimo?

    «Perché ha vinto la fretta di recuperare risorse per evitare l'aumento dell'Iva e quant'altro. E perché i Comuni sono il Bancomat dello Stato: quando c'è bisogno di soldi subito, è da noi che vengono a batter cassa. Nei ministeri, per dire, i risparmi partiranno nel 2013, mica da quest'anno. Come se noi non dovessimo erogare servizi per la comunità. Eppure, i nostri Comuni sono in gran parte virtuosi: i costi di funzionamento di Milano, ad esempio, sono inferiori rispetto a quelli di un comune tedesco di pari dimensioni».

    Però siamo al voto di fiducia in Senato: le possibilità di modifica sono praticamente nulle.

    «Io speravo che con gli ultimi passaggi - penso al gettito Imu interamente restituito ai Comuni nel 2013 o alla normativa sulle città metropolitane - ci fossimo avviati sulla strada di una vera alleanza tra i corpi della Repubblica per efficientare la spesa ed offrire servizi migliori. Invece con questa spending review si fa un enorme passo indietro. Se non verrà accompagnata da correzioni, sull'Imu e sul Patto di stabilità in particolare, se non si aprirà la stagione della piena autonomia finanziaria e si vorrà invece proseguire con le decisioni della Ragioneria centrale che decreta su beni e servizi che nemmeno conosce, per noi il senso di responsabilità è davvero vicino all'esaurimento».

    Fonte: l'Unità - Laura Matteucci | vai alla pagina

    Argomenti: welfare, anci, tagli, spesa pubblica, comuni, senato, patto di stabilità, voto di fiducia, IMU, governo Monti, spending review | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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