Ti trovi in Home  » Politici  » Alberto Brambilla  » «La riforma della Fornero ha creato solo disoccupati» - INTERVISTA

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Alberto Brambilla


 

«La riforma della Fornero ha creato solo disoccupati» - INTERVISTA

  • (06 agosto 2012) - fonte: il Giornale - Fabrizio de Feo - inserita il 07 agosto 2012 da 31

    «Il ministro Fornero? Un Ufo che non conosce il Paese». Alberto Brambilla, docente alla Cattolica, già sottosegretario al Welfare e tra i massimi esperti italiani di pensioni, si è recentemente dimesso dalla presidenza del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale.

    Professore, il ministro Fornero rivendica la riforma del lavoro e propone redistribuzione del carico fiscale a favore dei più deboli e reddito minimo. Cosa ne pensa?

    «Mi sembra di risentire Livia Turco. Io sono convinto che il prossimo governo dovrà rimettere mano alla riforma quando a gennaio si misureranno i livelli occupazionali e ci si renderà conto del fallimento di queste misure. La speranza è che nel frattempo non vengano fatti altri danni perché così si porta il Paese alla morte».

    Lei è davvero convinto che il lavoro calerà?

    «Sì, perché la riforma è completamente scollata dalla realtà del Paese. In un mondo dove siamo tutti precari che senso ha puntare tutto sul solo lavoro a tempo determinato, togliere i contratti a progetto e banalizzare i lavori a chiamata rendendoli possibili fino ai 25 anni o sopra i 55? Oppure ritenere una partita Iva vera se dichiara più di 18mila euro? Si rende conto che se dopo due anni si è costretti a licenziare bisogna pagare tra le 15 e le 22 mensilità? Oggi pmi, artigiani, commercianti e liberi professionisti non sanno come chiudere il mese, non l'anno. Queste rigidità non esistono in nessun altro Paese. A ciò bisogna aggiungere l'ulteriore incremento dei contributi che renderanno ancor meno competitivo il lavoro».

    Il ministro ribatte che le organizzazioni internazionali hanno apprezzato la riforma.

    «Ma figuriamoci, non l'hanno neppure letta. Del resto il testo è illeggibile per qualsiasi persona normale, è tutta un rimando ad altre leggi».

    Qual è allora la ratio della riforma?

    «La riforma è fondata sulla teoria, è condizionata in negativo dal sindacato e rovescia l'assunto della riforma Treu che partiva dal presupposto che se qualcuno deve lavorare, meglio che sia in regola per breve tempo piuttosto che in nero. Oggi invece in università siamo persino in difficoltà ad assumere i tutors per i master».

    Il resto del governo, però, ha sostenuto questa riforma.

    «Io stimo alcuni ministri ma penso che le iniziative della Fornero rischino di rovinare l'ottimo lavoro che stanno facendo Monti, Moavero e Passera. Credo che fidandosi delle credenziali abbiano inizialmente lasciato fare».

    Prevede modifiche in corsa?

    «Sì, per esempio con il decreto Sviluppo si è iniziato a smontare alcune parti della riforma».

    Fornero auspica redistribuzione del carico fiscale e salario minimo. Cosa ne pensa?

    «Evidentemente non sa a cosa si riferisce. Nel 2010, la spesa totale dello Stato è stata di circa 800 miliardi di cui 400 redistribuiti per pensioni, assistenza e sanità. Lo Stato ha speso per ciascuno dei 60 milioni di abitanti 13.330 euro. Ebbene abbiamo i primi 14 milioni di contribuenti che dichiarano fino a 10mila euro e la metà di loro non arriva a 5mila euro. Togliamo pure i 5,3 milioni di pensionati. Restano 8,7 milioni di soggetti che pagano un'imposta di 121 euro l'anno. Questo vuol dire che, tenendo conto della sola spesa sanitaria, più di 20 milioni di abitanti presentano una spesa di 40 miliardi che deve essere finanziata totalmente da altri contributori. I secondi 13 milioni di abitanti che dichiarano tra 10mila e 20mila euro hanno la metà della spesa sanitaria finanziata da altri. E anche quelli tra 20 e 40mila sono ancora sotto la spesa statale pro capite».

    Quindi la redistribuzione è impossibile?

    «Vuol dire che il 7,2% dei contribuenti (che paga oltre il 45% dell'intera Irpef) finanzia tutti gli altri. Pensare di inasprire le tasse su di loro per ridurre il carico sugli altri o dare ulteriori prestazioni assistenziali, vorrebbe dire metterci al limite della democrazia e prossimi all'esproprio».

    Fonte: il Giornale - Fabrizio de Feo | vai alla pagina

    Argomenti: pensioni, lavoro, tasse, irpef, pressione fiscale, governo Monti, fornero, riforma lavoro | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato