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Dichiarazione di Stefano Boeri

Alla data della dichiarazione: Assessore  Comune Milano (MI) (Partito: PD) 


 

«La riforma del lavoro? Un contentino a Bruxelles» - INTERVISTA

  • (28 agosto 2012) - fonte: Quotidiano.net | Elena Comelli - inserita il 01 settembre 2012 da 31

    Il mercato del lavoro? «È in grave difficoltà», constata il fondatore del sito lavoce.info, economista della Bocconi, direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti. «Siamo arrivati a quasi tre milioni di disoccupati e nei prossimi mesi sicuramente supereremo questa soglia».

    Ma non stiamo andando verso la fine della crisi, come ha detto il premier Monti qualche giorno fa?

    «II mercato del lavoro reagisce sempre con qualche mese di ritardo alle oscillazioni della congiuntura e in Italia dal 2008 a oggi non si è mai ripreso. Stiamo scontando le ripercussioni della seconda fase della recessione, che non è finita, con tassi di disoccupazione elevatissimi fra i giovani e poche prospettive di recuperare in tempi rapidi».

    La riforma del lavoro messa in campo dal governa non aiuta?

    «Non è la riforma a far perdere posti di lavoro, ma la congiuntura negativa. Detto questo, si poteva cercare di ammorbidire un po' i colpi della crisi, mentre la riforma appena varata ha creato nuove ansie che si potevano evitare, fra l'altro in coincidenza con una riforma previdenziale che allunga drasticamente i tempi di pensionamento. Almeno su questo fronte si poteva mantenere più flessibilità, riducendo la pensione a chi decide di smettere di lavorare prima del tempo, ma senza togliergli tutto».

    Il governo ha detto che farà presto delle modifiche...

    «Speriamo. La riforma è servita per dare un contentino a Bruxelles, ma ora va corretta».

    Come?

    «Creando un canale d'ingresso più efficace per i giovani, evitando un'eccessiva segmentazione. Avevamo proposto un contratto unico a tutele progressive, che parta fin da subito come contratto a tempo indeterminato, ma lasci le imprese più libere nei primi tre anni di lavoro, aumentando gradualmente le tutele per il lavoratore. Così le imprese avrebbero il tempo di provare il lavoratore senza legarsi definitivamente, allentando i vincoli dell'articolo 18 senza privare totalmente di tutele i più giovani. Senza una gradualità di questo tipo, le imprese continueranno a non assumere giovani».

    Che fine faranno i lavoratori precari, le finte `partite Iva' che adesso dovrebbero essere assunte?

    «Era giusto intervenire, ma bisognava spingere le imprese ad assumere i precari attraverso percorsi diversi. Ora si rischia di far pagare ai lavoratori le conseguenze negative dei nuovi obblighi imposti alle imprese».

    Fonte: Quotidiano.net | Elena Comelli | vai alla pagina

    Argomenti: giovani, lavoro, disoccupazione, imprese, precari, lavoratori, flessibilità, articolo 18, governo Monti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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