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Dichiarazione di Giuseppe BORTOLUSSI

Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Altro) 


 

L’INTERVENTO

  • (02 ottobre 2012) - fonte: CGIA Mestre - inserita il 02 ottobre 2012 da 31

    Dopo aver perso le speranze che il federalismo fiscale raggiunga la sua definitiva attuazione in questa ultima parte della legislatura, arriva in questi giorni una notizia che forse ridà un po’ di speranza ai Sindaci. La legge di Stabilità, che dovrà essere approvata entro la metà di ottobre, potrebbe modificare l’attuale assetto dell’Imu con l’intento di far tornare l’imposta sugli immobili alla sua definizione originaria, vale a dire quella di tributo esclusivamente municipale. In buona sostanza, il Governo sta lavorando affinché il 50% degli incassi dell’Imu sulle seconde case e su tutti gli altri fabbricati ad esclusione della prima abitazione finisca nelle casse comunali.

    Quest’anno il gettito totale proveniente dall’applicazione dell’imposta sulle abitazioni non principali e sui fabbricati produttivi dovrebbe attestarsi attorno ai 16,8 miliardi di euro. Di questi, 8,4 miliardi rimarranno ai Sindaci (che incassano il 50% dell’aliquota base e l’intero ammontare dell’eventuale gettito proveniente all’aumento dell’aliquota), mentre l’altra metà andrà allo Stato. L’obbiettivo della legge di Stabilità è che questi ultimi finiscano direttamente nelle casse municipali, anche se va ricordato che le amministrazioni locali subiranno un corrispondente taglio dei trasferimenti statali al fondo di riequilibrio.

    Anche se apparentemente sembra una partita di giro, in realtà sappiamo benissimo che molto spesso non è così. Una cosa è ricevere direttamente i soldi dai contribuenti, altra cosa è invece incassarli con la tempistica e le modalità proprie di uno Stato centrale ancora lento e poco efficiente. Avviato nella prima fase di questa legislatura, il federalismo fiscale è una riforma che dovrebbe essere ripresa in mano e portata a totale compimento. Invece, prima di cancellarla dalla sua agenda politica, il Governo Monti ne ha modificato un tassello importante: l’Imu. È così cambiata sia la metodologia di applicazione, sia l’entrata in vigore (anticipata di un anno), con l’effetto di favorire, in grande misura, le casse dello Stato centrale a svantaggio di quelle dei Comuni. Risultato: obbiettivo originario completamente rovesciato, con buona pace di coloro che auspicavano in tempi brevi la realizzazione di un nuovo rapporto tra il fisco e i contribuenti.

    Premesso che qualsiasi comparazione tra Paesi diversi è estremamente difficile, voglio segnalare uno studio di qualche tempo fa realizzato dall’Unioncamere del Veneto che, per l’occasione, ha coniato l’indice di funzionamento standardizzato. Questo indicatore individua il costo della Pubblica amministrazione a parità di spesa decentrata. Grazie a ciò è stato possibile misurare una sorta di “grado di efficienza” della macchina pubblica dei vari Paesi europei presi in esame. Il risultato emerso da questa analisi ci dice che gli Stati federali hanno costi di funzionamento minori (0,564 contro una media UE pari a 1,000) di quelli registrati dai principali Paesi unitari (0,948). E’ un dato non di poco conto che ci evidenzia come l’avvicinamento dei centri di spesa ai cittadini faccia bene agli uni, attraverso la riduzione e il miglioramento della qualità della spesa, ed agli altri, abbassando le tasse ai contribuenti.

    Fonte: CGIA Mestre | vai alla pagina

    Argomenti: pubblica amministrazione, tasse, spesa pubblica, federalismo fiscale, comuni, IMU, legge di stabilità, governo Monti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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