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«Sarebbe questa la destra un po' fascista, ma degli onesti?» - INTERVISTA
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(12 ottobre 2012) - fonte: il Venerdì di Repubblica | Luigi Irdi - inserita il 12 ottobre 2012 da 31
Due anni fa emerse al seguito di Fini con la sua faccia di fascista dal volto umano, dopo aver retto la coda a Silvio Berlusconi per parecchi non trascurabili anni. E sa che, per dire la sua oggi sulla festa Batman-Polverini e sul banchetto dei fondi pubblici di Regioni e Province, un piccolo pegno lo deve pagare.Lei, Granata, il fascista perbene, lei, in fin dei conti, appartiene alla stessa specie...
«Eh no! La specie è degenerata e io non c'entro».
Ah sì? E com'era la specie in origine?
«Era gente, quella della mia destra, che aveva fatto dell'onestà nella pubblica amministrazione un pezzo importante della propria identità politica».
Ma chi? La Polverini? Er Batman?
«Siamo in pieno cupio dissolvi».
Qua tutti cadono dal pero. Ve ne accorgete adesso?
«No. Questa è esattamente una delle ragioni per cui si è rotto il Pdl due anni fa. Fini puntò il dito contro Berlusconi proprio evocando l'onestà e la trasparenza. La legalità».
Bella parola, vero?
«C'è poco da prendere in giro. La destra italiana era così. A parte il mito del personaggio di Paolo Borsellino, nell'album di famiglia della destra c'è il reciproco riconoscimento di Giorgio Almirante da una parte e di Enrico Berlinguer dall'altra. Un riconoscimento dell'integrità delle persone».
Tempi andati, Granata.
«E pensare che per molto tempo, soprattutto al Sud, il Partito comunista e la destra erano riusciti a preservare i gruppi dirigenti dalle pratiche della cattiva politica».
Proviamo a usare le parole giuste. Intende dire dal furto?
«Sì, dal furto».
E ora che è successo? Dall'integrità a Batman sembrerebbe un viaggio lungo.
«I grandi corruttori della destra italiana rimangono Silvio Berlusconi e il berlusconismo».
E ti pareva. Guardi che quando Berlusconi vi ha invitato alla festa, voi missini vi siete precipitati suonando la fanfara.
«Crede che non lo sappia? Lo sbaglio è stato di delegare a lui la rappresentanza della destra italiana accettando quell'orribile espressione riferita a noi: lo sdoganamento della destra. Noi eravamo stati già sdoganati da quarant'anni di opposizione, in Parlamento e nelle piazze».
E invece Berlusconi vi ha ipnotizzato: a me gli occhi...
«L'aspetto più drammatico di questa deriva è che, anche per chi veniva da anni di opposizione, quando poi ci si è trovati ad amministrare è venuta meno la tenuta morale».
Granata, è solo consolatorio pensare che sia tutta colpa di Berlusconi.
«Lo so. Secondo me c'è anche una sorta di rivalsa sociale da parte di chi per tanti anni si è sentito ai margini della società politica. E l'unico modo che trova per rivalersi è di diventare peggio di quelli che abbiamo combattuto per una vita».
Così avete cominciato a rubare.
«Calma. Non tutti e non in tutti i casi. Io ho gestito un miliardo di euro come assessore regionale alla Cultura della Sicilia, ho fatto gare su gare e mai nessuno ha avuto da ridire».
Cioè, è ancora a piede libero.
«Ho governato con quell'attenzione al bene pubblico che è un segno forte della cultura del vecchio Msi».
Ma lei, in Sicilia poi, non si accorgeva dell'arraffa arraffa?
«Certo. L'assalto alla diligenza si percepiva dappertutto».
L'unica che non se ne è accorta, a Roma, è Renata Polverini...
«Polverini vedeva benissimo quello che succedeva all'interno del gruppo del Pdl, ma ha considerato questo costume una prassi normale, come in tutti i consigli regionali».
Mi faccia capire. Pagarsi la rata del mutuo con i soldi della Regione è una prassi consolidata?
«La prassi consolidata è la trasparenza zero. Quella del mutuo è delinquenza allo stato puro. Il fatto è che io vedo con le mani nella marmellata gente che come me, ex missini antagonisti, in passato manifestavano qui fuori dalla Camera contro i partiti della prima Repubblica».
Non vorrà ora dire che era meglio prima?
«Quei vecchi partiti, in confronto all'aria di oggi, erano cattedrali di trasparenza e di correttezza. E lo dico io che sono stato vicesegretario nazionale del Fronte della gioventù. Allora era politica, oggi è una corsa all'ascensore sociale».
Certo che per uno come Fiorito-Er Batman, prendere le scale normali è dura.
«Fiorito? Quello è un coatto ed è sempre stato un coatto. Bisognerebbe chiedere a coloro che lo hanno frequentato come mai gli hanno dato fiducia. È stato assistente parlamentare dell'ex ministro Adolfo Urso, è stato nei giri che contano. È incredibile. Ma basta guardarlo in faccia».
Berlusconi dice oggi che la causa del tracollo del Pdl è colpa della destra arraffona, dei Fiorito che hanno inquinato la purezza liberale del suo partito.
«È paradossale. Leggo interviste di Francesco Storace e Teodoro Buontempo che dicono che è tutta colpa di Fini. Roba da matti. E invece è proprio nella rottura di Fini con Berlusconi che riemerge una forza morale».
Scusi se sono un po' pedante, ma ricordiamoci sempre che riemerge dopo una pennichella di sedici anni.
«D'accordo. Ma noi di Futuro e libertà abbiamo rotto proprio sulla legalità. Sul tentativo di distruggere lo strumento di indagine delle intercettazioni telefoniche, sul tentativo di neutralizzare la giustizia».
Si può anche ricordare, oggi che si denuncia il caso del direttore del Giornale, che l'allora maggioranza voleva il carcere per i giornalisti che pubblicavano le intercettazioni.
«È vero. È stata Giulia Bongiorno a scongiurare questa assurdità. La stessa destra che in questi anni ha votato per salvare dal carcere Cosentino e compagnia è la stessa che è portata a giustificare Fiorito».
Una destra mutante.
«La spiegazione, banalissima, è che un certo modello di berlusconiano rampante è diventato rapidamente un rampantismo de noantri, un social climber alla vaccinara. Il campionato mondiale di chi è più becero».
E ora?
«Ora, secondo me, si apre uno spazio importante per una destra davvero repubblicana, legalitaria, pulita, trasparente e onesta. Una destra che si ispira a personaggi come Paolo Borsellino e Giorgio Ambrosoli».
Volete distinguervi, ma per gli elettori che differenza c'è tra la sua destra e, per dire, quella di Gasparri?
«C'è una differenza radicale nella visione del mondo, se posso usare questa espressione, forse un po' esagerata, per uno come Gasparri».
Effettivamente... Ma dica la differenza.
«Il modo di esistere e il linguaggio. Quello di Gasparri corrisponde all'essenza del berlusconismo, più propaganda che politica. Oggi gli attacchi più violenti alla Procura di Palermo che indaga sulla trattativa Stato-mafia, vengono dagli ambienti ex missini. Hanno dimenticato che noi indossavano la maglietta con su scritto: Meglio un giorno da Borsellino che cento da Ciancimino».
Smemorati.
«Davvero. Per me è doloroso pensare che molti di quelli che sono stati con me a volantinare davanti alle scuole, magari anche a dare e prendere botte per le proprie idee, siano finiti a votare in Parlamento che Ruby Rubacuori era davvero la nipote di Mubarak. Sono arrivati a tradire tutto ciò per cui ci siamo battuti da giovani».
Che ci vuol fare, onorevole Granata: si nasce incendiari e si muore pompieri...
Fonte: il Venerdì di Repubblica | Luigi Irdi | vai alla pagina » Segnala errori / abusi