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Dichiarazione di Giuseppe BORTOLUSSI

Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Altro) 


 

Nel 2012 chiudono 1000 imprese al giorno

  • (01 novembre 2012) - fonte: CGIA Mestre - inserita il 01 novembre 2012 da 31

    Anche se quelle nate sono più numerose di quelle cessate, nei primi 9 mesi di quest'anno sono poco più di 279.000 le imprese che hanno chiuso i battenti: praticamente 1.033 al giorno. E' quanto segnala l'Ufficio studi della Cgia di Mestre secondo il quale "a impensierire" è il fatto che, nonostante il saldo sia positivo e pari a quasi a 20.000 imprese, «ad aprire siano aziende con dimensioni occupazionali molto contenute, mentre quelle che chiudono sono quasi sempre delle attività strutturate con diversi lavoratori alle loro dipendenze. Prova ne sia che il tasso di disoccupazione sta crescendo in maniera preoccupante».

    Un sistema fragile

    «Nonostante il saldo della nati-mortalità delle aziende sia positivo - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - dobbiamo ricordare che molte persone hanno aperto un'attività in questi ultimi anni di crisi, non perché in possesso di una spiccata vocazione imprenditoriale, bensì dalla necessità di costruirsi un futuro occupazionale dopo esser stati allontanati dalle aziende in cui prestavano servizio come lavoratori dipendenti. Questa dinamicità del sistema è un segnale positivo, ma non sufficiente a tranquillizzarci. Se entro i primi 5 anni di vita il 50% delle aziende muore per mancanza di credito, per un fisco troppo esoso e per una burocrazia che spesso non lascia respiro, c'è il pericolo che la tenuta di buona parte di questi neoimprenditori, figli della difficoltà economica che stiamo vivendo, sia inferiore a quella di coloro che hanno avviato un'attività prima dell'avvento della crisi».

    Aprire per necessità

    «In passato la decisione di aprire la partita iva maturava dopo molti anni di esperienza lavorativa come dipendente: non a caso oltre il 50% dei piccoli imprenditori proviene da una esperienza come lavoratore subordinato. Spesso gli investimenti realizzati per aprire una impresa erano il frutto dei risparmi del neoimprenditore e della sua famiglia. Ora, difficilmente ciò avviene: si apre per necessità, perché magari il posto di lavoro non c'é più e quindi bisogna inventarsi una nuova opportunità lavorativa a scapito delle motivazioni, della preparazione professionale e della capacità organizzativa».

    Artigiani addio

    I dati riferiti all'artigianato sono ancor più preoccupanti:
    negli ultimi tre anni il saldo nazionale della mortalità delle aziende di questo settore ha sempre segno negativo: -15.914 nel 2009, -5.064 nel 2010 e -6.317 nel 2011. Nei primi tre mesi del 2012 (ultimo dato disponibile) il saldo ha toccato la punta massima di -15.226: i settori più in difficoltà sono quelli delle costruzioni, le attività manifatturiere e i servizi alla persona.

    Fonte: CGIA Mestre | vai alla pagina

    Argomenti: burocrazia, disoccupazione, imprese, artigianato, PMI, crisi economica, futuro, Accesso al Credito, CGIA Mestre | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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