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Statualizzare il 17 marzo e l'inno d'Italia
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(08 novembre 2012) - fonte: www.senato.it - inserita il 09 novembre 2012 da 18670
Signora Presidente, a nome del Gruppo di Coesione Nazionale, annuncio un voto favorevole al disegno di legge in esame in Aula e agli altri che probabilmente verranno assorbiti. Per nostra tradizione e convinzione - lo dico personalmente con orgoglio, da destra - non possiamo che essere favorevoli al fatto che una legge statualizzi quello che da tanti anni appare come il comune sentire. Questo vale sia per la data del 17 marzo che per l'inno nazionale che va insegnato a scuola e che va riportato all'importanza che non gli è stata sufficientemente data in tutti questi anni. E si è ben visto come sia il 2 giugno che il 17 marzo - che viene ricordato da un paio di anni - abbiano rappresentato un momento di importante aggregazione per tutti gli italiani. E con il termine "tutti" intendo riferirmi anche a coloro che italiani non sono, ma si sentono tali.Oggi abbiamo sentito tanti riferimenti al passato e qualcuno al presente. Provo a sforzarmi in poche righe a ricordare il modello di Italia che ci prefiguriamo per il futuro. Credo che i due passaggi di oggi siano molto importanti nell'ottica del futuro di questa Nazione.
A mio parere, la questione fondante di riconoscere statualmente la Giornata dell'Unità d'Italia e il suo inno nazionale, pensando proprio in quell'ottica europea globale con la quale dobbiamo confrontarci tutti i giorni nel bene e nel male, è un passaggio fondamentale che rappresenta proprio nelle fondamenta la soluzione di tutti gli altri problemi. Come possiamo pensare altrimenti di accogliere fino in fondo ed integrare milioni di nuovi italiani che sempre più popolano l'Italia? Come pensiamo di poter noi stessi, e non solo noi, entrare a pieno titolo nella casa comune europea? Guardando al progresso e ovviamente agli scenari futuri.
Ma tale ottica è possibile solo con una sana e consolidata memoria del nostro passato, peraltro nemmeno troppo remoto. Celebrare tutti coloro che hanno saputo vedere o si sono affidati a chi proponeva un Paese unito per gli italiani è indispensabile per noi chiamati a farci carico di altri popoli e a condividere con altri decisioni riguardanti il nostro popolo.
L'Italia unita è un traguardo di cui godiamo tutti i giorni, nel quotidiano, nel piccolo delle nostre famiglie. Finalmente da due anni abbiamo un momento per ricordare coloro che hanno costruito un'unica grande ed accogliente casa per l'Italia. Sono quindi benvenute tutte le iniziative nelle scuole per insegnare, non solo a chi ha il passaporto italiano, ma anche a chi per ora non lo ha ma lo avrà, come è stato costruito il nostro Paese.
In tal modo avremo persone con la cognizione di saper valutare la nostra storia repubblicana più recente, ma anche quella più vecchia, monarchica, e le sue norme costituzionali, che sono il cardine fondamentale su cui dobbiamo anche ripensare la possibilità di dare ai futuri italiani il passaporto di questo Paese.
Ha ragione il senatore Grillo, che ha presentato un disegno di legge, quando prima ha ricordato che siamo una anomalia rispetto a tutte le democrazie europee, e non solo europee. Nelle Costituzioni di tutti i Paesi democratici l'inno nazionale è statuito. Noi rappresentiamo una eccezione.
Siamo ancora ancorati ad un decreto provvisorio del dopoguerra. Nella Costituzione non è previsto l'inno. Anch'io per tre legislature ho presentato un disegno di legge costituzionale per inserire a pieno titolo il riferimento all'inno di Mameli nella Costituzione italiana - già c'è la nostra bandiera tricolore - al pari di tutti gli altri Paesi che lo hanno già fatto.
Anche in questa legislatura ho presentato un disegno di legge e stranamente continua a mancare un riferimento all'inno che contraddistingue la nostra Nazione.
La collega che mi ha preceduto penso sottovaluti questo momento, ritenendolo una perdita di tempo per fatti scontati. Abbiamo però visto, nel corso del dibattito svolto sia ieri che oggi, che tante situazioni qui non sono scontate.
La senatrice Mariapia Garavaglia ha giustamente detto di essere davvero onorata di fare la relatrice del provvedimento al nostro esame. Va però ricordato che siamo in pesantissimo ritardo.
Dopo decenni dalla nascita di questa Repubblica stiamo facendo cose banali, per assurdo, ma davvero importanti, perché sono il fondamento della Costituzione di tutte le Repubbliche o Stati democratici. L'insegnamento dell'inno nazionale e l'individuazione di una data fondamentale per l'unità sono elementi presenti in tutte le altre democrazie.
Davanti ad esse non facciamo sicuramente una bella figura, se osservano quanto stiamo oggi facendo. Non è però tempo perso, perché stiamo sanando un vulnus, un vuoto che andava colmato. Debbo anche riconoscere che lo stiamo facendo durante un Governo tecnico, fatto assurdo e persino anomalo.
Probabilmente solo con questo Governo si è riusciti a ricucire, da destra a sinistra, questo strappo. Pertanto, salutiamo con favore una legge che va in questa direzione e ci auguriamo che presto si possa dire che l'inno d'Italia esiste ed è costituzionalmente il canto degli italiani, quindi previsto in Costituzione. Non sarà quindi solo per tradizione che si canta l'inno di Mameli di Novaro, che ci rappresenta tutti.
Non sono poi da trascurare gli altri dettami previsti nella proposta che hanno già approvato i colleghi deputati. Cittadinanza e Costituzione sono i valori fondanti - come ho detto anche prima - in cui si riconoscono dal punto di vista civile gli appartenenti ad uno Stato democratico. Ed è importante soprattutto che i nostri figli li conoscano, sia quelli italiani d'origine - lo ripeto - che quelli che non lo sono e lo diventeranno.
Cittadinanza e Costituzione sono i due valori da conoscere per essere italiani a pieno titolo. L'idea politica che ho sempre abbracciato fin da quando ero ragazzino mi ha sempre trasmesso l'importanza di questi valori; è curioso che solo ora si riesca a compiere questo passaggio.
Mi si potrà far notare che probabilmente, decenni fa, questi valori venivano trasmessi in automatico e non era perciò necessario istituzionalizzare un loro insegnamento. Probabilmente è proprio così. Oggigiorno tuttavia assistiamo ad un impoverimento generalizzato di tali valori ed è improcrastinabile invertire questa rotta, anche e soprattutto iniziando dalle scuole, e questa proposta normativa pare andare ad operare nell'ambito migliore, appunto: quello della scuola, nella sua sacralità di funzione.
Per questi motivi annuncio il voto favorevole del nostro Gruppo a questo disegno di legge.
Fonte: www.senato.it | vai alla pagina » Segnala errori / abusi