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Dichiarazione di Claudio CECCHINI


 

Vogliamo mettere la "giustizia sociale" come presupposto della crescita?

  • (02 febbraio 2013) - fonte: Ufficio Stampa di Caudio Cecchini - inserita il 07 febbraio 2013 da 22726
    Le riforme e la crescita: per il centro studi della Confindustria, che ha pubblicato nei giorni scorsi un’analisi e una serie di indicazioni per il futuro governo, le priorità della prossima maggioranza devono essere queste. Partendo da una base che veda “un quadro che infonda fiducia nel futuro e orienti favorevolmente verso la spesa le decisioni di consumatori e imprenditori”. Ognuno fa il suo mestiere, ed è chiaro che gli industriali spingano per una ripresa economica che dia ossigeno alle imprese, in profonda crisi in questi anni di recessione. A me, però, vengono spontanee alcune considerazioni, non alternative, ma quantomeno dissonanti da un’acritica esaltazione della crescita come obiettivo unico e indiscutibile. Lasciamo da parte, in questo articolo, le riforme. Richiedono una complessa riflessione a parte. Ma sulla crescita e sulla spesa bisogna che cominciamo a parlare di quali consumi possiamo permetterci. Quelli di beni durevoli, di largo consumo, beni voluttuari, di lusso, legati al benessere alla persona, a basso consumo energetico, beni riciclabili dopo l’uso, importati, o prodotti a kilometro zero, eccetera? La varietà è ampia. E non sono solo considerazioni di carattere economico (si potrebbe dire, lasciamo che sia il mercato a decidere … ), ma anche di carattere politico perché se si ritengono efficaci incentivazione o defiscalizzazione per orientare in un certo senso piuttosto che in un altro la strada della produzione prima e del consumo poi, allora bisogna che la politica faccia le sue scelte. A tutti i livelli: nazionale e locale. E io penso che i parametri delle scelte devono essere chiari: qualità della vita e impatto ambientale; risparmio energetico; alta intensità di lavoro umano e quindi di occupazione. Questi sono i criteri che possono orientarci per il “modello” di consumo (e quindi di crescita) che vogliamo. Seconda considerazione: ma quale fiducia possiamo ricostruire per una fondata ripresa dei consumi, se oltre 8 milioni di persone vivono in condizioni di povertà e tante altre rischiano di cadervi per imprevisti o infortuni? Sono soggetti che vivono ai margini del processo produttivo e di consumo e quel che è peggio spesso anche di un decente tessuto umano e sociale di convivenza civile. Mancano in molti casi dei diritti minimi di assistenza, di cura, di accompagnamento nelle malattie, di percorsi formativi, persino delle utenze dei servizi minimi essenziali. Sono tanti, sono troppi. E stanno sempre peggio. Le scelte fatte dai precedenti governi che hanno determinato un taglio alle politiche sociali del 75 per cento dei fondi, portandoli alla misera cifra 70 milioni di ero nell’ultimo anno dai 923 di cinque anni fa (che pure erano insufficienti per coprire tante esigenze) sono un monito severissimo. Considero questa una priorità imprescindibile da cui partire. Perché non è solo una questione di “giustizia sociale” e di umanità. E anche un obiettivo fondamentale per poter parlare di crescita effettiva nell’equità: famiglie, persone, bambini, che senza un percorso di equità e accompagnamento saranno sempre cittadini di serie B. Ma noi, lo crediamo con forza, vogliamo che la nostra democrazia abbia solo cittadini di serie A. E senza retrocessioni.
    Fonte: Ufficio Stampa di Caudio Cecchini | vai alla pagina
    Argomenti: crescita, /argomento/3242, giustizia sociale, claudio cecchini | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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