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Dichiarazione di Beatrice DRAGHETTI

Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Provincia Bologna (Partito: Cen-sin)  - Consigliere Provincia Bologna (Lista di elezione: Cen-sin) 


 

Province, l'intervento della presidente Draghetti in Consiglio provinciale dopo la sentenza della Corte costituzionale.

  • (08 luglio 2013) - fonte: sito personale Beatrice Draghetti - inserita il 04 ottobre 2014 da 21
    Nei giorni scorsi, in concomitanza con l'uscita della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimi molti provvedimenti assunti per via di decreto, riguardanti Province e Città Metropolitane, ho fatto una breve dichiarazione a mezzo stampa e mandato una comunicazione ai dipendenti.
    Ritengo opportuno fare un breve intervento al riguardo anche in questo contesto.

    La sentenza, tristemente prevedibile, non solo ha azzerato i percorsi cosiddetti riformatori che hanno coinvolto e sconvolto sotto tanti profili la vita e l'attività delle Province negli ultimi due anni, e nessuno "pagherà mai dazio", ma ha messo drammaticamente in evidenza la superficialità e l'incompetenza dei decisori e dei loro consiglieri.
    La sentenza pone termine a un cammino surreale che, a fronte di un'indispensabile e urgente azione riformatrice dei vari livelli di governo complessiva e unitaria, si e' caratterizzato piuttosto per la supina accondiscendenza alla corrente della cosiddetta antipolitica che, individuando nelle Province il perno del dissesto economico-finanziario del Paese e delle lentezze burocratiche, si è dedicato alla loro estirpazione all'insegna della "fantasia al potere". Ecco quindi, sperimentata immediatamente l'impossibilità della loro abolizione, investire su future Province con funzioni esclusivamente di indirizzo e coordinamento, anzi no con alcune funzioni prese dal passato, anzi accorpandole... e via al percorso per l'istituzione della Città Metropolitana nelle 10 aree al 1/1/14, mentre fioccavano i ricorsi di alcune Province e alcune Regioni
    L'impossibilità di convertire in legge i vari decreti, alla fine del 2012, nei fatti ha stoppato tutto, tutto, compreso il percorso per l'elaborazione degli Statuti delle Città Metropolitane ma lasciando prodigiosamente in vita la meta- Città Metropolitana, continuando almeno dalle nostre parti l'invocazione della sua veloce istituzione senza che chi ne avesse la competenza e la responsabilità muovesse alcunché per preparare e assicurare il passaggio tra Provincia e Città Metropolitana.

    Ciò che si sta profilando all'indomani della sentenza continua a lasciare senza fiato. Il Governo ha già presentato un ddl per abolire la parola Provincia da tutti gli articoli della Costituzione in cui appare e successivamente provvedere con legge ordinaria a risolvere alcune questioni (!!!!), come la collocazione delle funzioni che le morte Province non eserciteranno più, come il commissariamento delle Province in scadenza di mandato nel '12 e nel '13... Ma il ddl all'art.1 prevede anche la soppressione della parola Città Metopolitane dall'art.114 della Costituzione, ente che così viene derubricato da Ente costituzionale a Ente ordinario.
    Con la soppressione del riferimento in Costituzione il legislatore potrà muoversi con maggiore discrezionalità (oggi il Ministro Quagliariello in un'intervista al Messaggero parla di Città Metropolitane come Unioni di comuni vicini alle grandi Città con lo scopo di migliorare i servizi e realizzare risparmi).

    A fronte di tale futuro non posso sottrarmi a qualche considerazione

    - nel sistema dei livelli istituzionali l'esclusivo bersaglio delle Province da abolire viene confermato. Le Città Metropolitane non esistono ancora.

    - si fa strada un'inedita modalità di superamento delle situazioni considerate problematiche: se ne cancella primariamente il nome che le definisce, per evitare l'ostacolo della Costituzione. Suggerisco di fare altrettanto con la parola guerra all'art.11, associazioni segrete all'art.17, riti contrari al buon costume all'art.19, censure all'art.21 e così via.... Senza nome, si sarà fatto un gran passo avanti anche nella sostanza! E suppongo che, appena tolta la parola dalla Costituzione, le Province diventeranno anticostituzionali e allora speriamo che facciano subito (come si dice entro 6 mesi) il resto perché altrimenti sarà un bel problema.

    - vengo appunto al resto, a quello che drammaticamente e' considerato il resto, e cioè la legge che dopo l'eliminazione del nome si occuperà "in maniera piu' fluida" di distribuire le funzioni già delle Province. Se in un sistema, ancorché vetusto come quello delle Istituzioni del nostro territorio, si interviene su una parte, il sistema perde l'equilibrio: e' semplice pensarlo, succede anche per le gambe del tavolo di cucina. Potrà mai essere che si pensi "dopo" a come garantire l'equilibrio di un sistema che l'ha perso intervenendo semplicemente su un punto? Più dignitosamente che non ricorrendo al tavolo di cucina: non usa proprio più neanche al Governo, neanche al Parlamento di pensare prima di agire? Di fare un progetto, un disegno di riforma istituzionale prima di intervenire su una parte? In gioco non è una partita a scacchi: sono i servizi ai cittadini e alla collettività che a seguito della riforma dovrebbero a buon senso migliorare. E' pensabile questo senza un pensiero organico, senza un progetto e scoprire dopo se funziona o no??

    Auspico un sussulto di sapienza istituzionale: nelle mani dei decisori c' e' una parte non irrilevante del benessere futuro personale e collettivo. Vietato moralmente e istituzionalmente il dilettantismo.
    Fonte: sito personale Beatrice Draghetti | vai alla pagina

    Argomenti: città metropolitana, Costituzione, provincia, statuto | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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