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Dichiarazione di Delia MURER

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Art.1-MDP-LeU) 


 

Riforma Fornero, ecco le modifiche

  • (03 luglio 2014) - fonte: www.deliamurer.it - inserita il 03 luglio 2014 da 862

    E’ stata avviata, a Montecitorio, nell’Aula della Camera dei deputati, la discussione sul testo di legge che contiene una serie di modifiche alla riforma Fornero. Il testo unificato ha come titolo “ Modifica alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico (A.C. 224 ed abbinate”).

    E’ indicato come la proposta sugli esodati, perché risolve, in parte, quella spinosa vicenda. Ma all’interno della Proposta c’è il risultato anche di altri testi di legge che intervengono suvari aspetti del sistema pensionistico, provando a correggerne alcune storture. Tra questi, anche una proposta di legge che ho presentato, la numero 387, che delegava il Governo ad intervenire per allargare l'applicazione di alcune disposizioni in materia di trattamenti pensionistici anche ai settori del pubblico impiego e del lavoro autonomo.

    A questo indirizzo si può consultare un ampio dossier della Camera dei deputati sul tema, in ordine alla proposta in discussione e alle tante sfumature tecniche che una materia così complessa come quella previdenziale presenta. Di seguito pubblichiamo la relazione che la deputata Pd, Marialuisa Gnecchi, ha tenuto in Aula per illustrare il provvedimento.

      MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza.

    Signor Presidente, noi siamo qui, siamo in Aula, con questo provvedimento, che ha avuto un iter significativo in Commissione, ha visto un lavoro molto attento e proficuo all'interno della Commissione lavoro. Noi sappiamo che i comitati degli esodati, che anche oggi sono qui davanti alla Camera a manifestare, si sono anche incontrati con la Presidente, la quale aveva assunto con loro l'impegno di arrivare in Aula il più presto possibile con la proposta che avevamo in Commissione.

      Noi, ovviamente, pensiamo che il termine «esodati» sia un termine molto riduttivo, nel senso che bisogna pensare a tutte le donne e gli uomini che sono stati pesantemente penalizzati dalla manovra Fornero. Noi sappiamo che il provvedimento «salva Italia», nel dicembre del 2011, è arrivato in un momento di grande crisi economica del Paese, tanto da chiamarsi, per l'appunto, «salva Italia». Quello che era difficile da accettare, anche per noi – per noi della Commissione lavoro dell'altra legislatura e per noi che ci occupiamo di lavoro e pensioni anche in questa legislatura – era che la parte più significativa del risparmio fosse stata tutta sulle pensioni. Ovviamente, colgo questa occasione per dire che forse la penalizzazione maggiore l'hanno subita le donne. L'hanno subita le donne perché tutte le donne nate fino al 31 dicembre 1951, nel settore privato e se autonome, potevano andare in pensione a sessant'anni, mentre già quelle nate il 1o gennaio 1952 si sono ritrovate a dover andare in pensione cinque anni dopo.

      Dico cinque anni anche se, apparentemente, la norma prevede una gradualità, ma avendo previsto che il requisito anagrafico dal 1o gennaio 2012 sia 62 anni – e, quindi, nessuna donna aveva la possibilità di compiere due anni nella notte tra il 31 dicembre 2011 e il 1o gennaio 2012 –, tutte si sono ritrovate a rincorrere la possibilità di età per la pensione di vecchiaia e, quindi, tutte si sono ritrovate a dover pagare al debito pubblico, come pagare di tasca propria, cinque anni di mancata pensione. Questo era già successo nel 2009 per le donne del pubblico impiego, però le donne del pubblico impiego, almeno, potevano, comunque, continuare a lavorare.

      Perché dico che chiamare «esodati» le persone che si stanno mobilitando nel Paese dal dicembre del 2011 è riduttivo ? Perché ovviamente la platea è ampia; ho già parlato della platea delle donne, ma si potrebbe ricordare la platea dei disabili che si sono visti anche loro penalizzati, ma potrei dire anche tutte le persone che possono aspirare alla pensione sociale, all'assegno sociale, che si sono viste comunque l'anno in più da attendere per poter riscuotere anche questa prestazione.

      Poi, ovviamente, di grave c’è il fatto che non sono stati tutelati tutti gli accordi firmati prima del 31 dicembre 2011, quindi, accordi di esodo o accordi di mobilità e, quindi, questo è quello che viene chiamato normalmente, l'aver dovuto assistere alla rottura di un patto tra lo Stato e il cittadino.

      Noi, dal primo giorno dopo l'approvazione del decreto cosiddetto salva Italia, abbiamo iniziato a lavorare, lo dico in modo esplicito, per la riduzione del danno. Eravamo arrivati a cinque salvaguardie, quindi, a tutelare 162 mila lavoratori e lavoratrici, però riconosco anch'io – che pur sono stata una di quelle attive nella richiesta di queste salvaguardie – che in queste salvaguardie si sono create tante contraddizioni. Quindi, la nostra proposta di legge in Commissione – che era una proposta di legge alla quale siamo arrivati come testo unico, e quindi con la collaborazione di tutti i gruppi presenti in Commissione lavoro – era la ricerca di superare almeno alcune delle contraddizioni che le cinque salvaguardie hanno portato. La nostra proposta però è stata quantificata dall'INPS e dalla Ragioneria in termini troppo pesanti per poterla affrontare in questo momento. Siamo stati invitati a rinviare la trattazione alla legge di stabilità, per ricercare una soluzione strutturale. Ovviamente, a noi piacerebbe molto una soluzione strutturale, noi siamo convinti, da sempre, che servirebbe una soluzione strutturale, ma servirebbe una soluzione strutturale in generale per la riforma del sistema previdenziale.

      Noi abbiamo anche in Commissione una proposta a prima firma Damiano, che vede come relatrice Renata Polverini, sulla flessibilità in uscita, abbiamo anche proposte sulla pensione di vecchiaia delle donne, abbiamo anche proposte rispetto al riconoscimento di lavori usuranti o, comunque, al riconoscimento delle categorie che si sono viste allungare troppo il tempo di attesa per la pensione, come i macchinisti, oppure, ancora, le correzioni come per «quota 96», che è la famosa situazione del personale della scuola, per cui non è stato considerato l'anno scolastico ma l'anno solare. In sostanza, noi abbiamo tante proposte e, in effetti, riconosciamo al Ministro Poletti – e, quindi, lo diciamo al sottosegretario che è qui presente e gli chiediamo di riportarlo al Ministro Poletti – di averci dato la disponibilità ad affrontare, insieme, la possibilità di discussione di una riforma strutturale (quindi, non solo per le salvaguardie), che tenga conto, anche, del fatto che la crisi dal 1o gennaio del 2012 è andata avanti.

      Lavoratori e lavoratrici sono ancora stati licenziati; lavoratori e lavoratrici sono ancora andati in mobilità, sono ancora stati incentivati all'esodo, e quindi sappiamo che la situazione è grave anche per tutti i lavoratori e le lavoratrici che si sono trovati in difficoltà dopo il 1o gennaio 2012.

      Quindi, noi siamo per una soluzione strutturale, ma siamo anche per riuscire a garantire realmente, a tutte le persone che secondo noi devono essere salvaguardate, una salvaguardia reale. Pertanto noi vogliamo proseguire con questi due obiettivi e quindi su queste due strade parallele. L'emendamento proposto dal Governo, sostitutivo della nostra proposta, è praticamente un emendamento che prevede lo spostamento, per perfezionare i requisiti alla decorrenza del trattamento pensionistico, dal 6 gennaio 2015 al 6 gennaio 2016. Questa è sicuramente una cosa positiva, che dà sicurezza e certezza a tutte le persone che stavano con ansia attendendo di vedere il proprio periodo di decorrenza del trattamento incluso nelle salvaguardia, e abbiamo aggiunto i lavoratori che sono cessati dal 2007 e dal 2011 con contratto a tempo determinato. Ciò perché, con grande lavoro, dal dicembre 2011 abbiamo continuato a dire che non ci poteva essere differenza tra un lavoratore di una piccola azienda licenziato e che non aveva avuto né esodo né mobilità né nessun ammortizzatore sociale, che non era salvaguardato, e un lavoratore con una salvaguardia perché in mobilità e/o esodato, quindi uscito con esodo.

      Noi volevamo riuscire a tener conto di tutti questi lavoratori, poi, invece, si sono tutelati solo i lavoratori che uscivano da un contratto a tempo indeterminato. Ma noi sappiamo che dal 2007 al 2011 un lavoratore o una lavoratrice accettavano qualunque contratto, anche a tempo determinato, pur di lavorare, quindi in questa salvaguardia includiamo anche i lavoratori e le lavoratrici cessati da contratto a tempo determinato, perché riconosciamo e pensiamo che siano i lavoratori e le lavoratrici deboli che andavano comunque tutelati. Arriviamo a 32.100 persone in più, però la stragrande maggioranza delle risorse viene dai risparmi della seconda e della quinta salvaguardia, perché erano stati stimati in eccesso 40 mila mobilitati nella seconda salvaguardia.

      Inoltre, sono state aggiunte delle risorse in più dal Ministero del lavoro. È una quota minima, ma è vi una quota da parte del Ministero del lavoro dal Fondo occupazione, che il Governo si è impegnato a restituire al Fondo occupazione in legge di stabilità, e che comunque avrebbe riguardato il 2015. Quindi, stiamo tranquilli – e questa è la conferma che dovrebbe rassicurare tutte le persone che hanno avuto la salvaguardia e che stanno aspettando una salvaguardia – che il fondo degli 11 miliardi 600 milioni di euro che abbiamo ottenuto per le salvaguardie rimane tutto a disposizione solo delle salvaguardie.

      Questa è la conferma che per noi è importante sottolineare. Abbiamo ottenuto questo comma 235 della legge n. 228 del 2012, che già lo diceva e lo prevedeva; abbiamo avuto conferma del significato di quel Fondo, perché in quel Fondo sono andati i 500 milioni dell'armonizzazione del comma 18 dell'articolo 24 della manovra Fornero, ma questa è l'ulteriore conferma che deve dare tranquillità ai lavoratori.

      Quindi, solo da questo punto di vista, noi abbiamo accettato l'emendamento sostitutivo del Governo perché è un passo avanti; non è tutto quello che volevamo, perché ovviamente noi confermiamo che la nostra proposta di legge, e il testo unico al quale eravamo arrivati era più completo, però è un passo in avanti. Quindi, questo passo in avanti noi lo vogliamo sottolineare, lo vogliamo apprezzare; non siamo completamente soddisfatti, i colleghi degli altri gruppi ovviamente hanno ripresentato in Commissione e ripresentano qui in Aula gli emendamenti che ricalcano la nostra proposta di legge, quindi il Partito Democratico e i partiti di maggioranza si ritrovano costretti – ovviamente – a bocciare gli emendamenti che pure avevano condiviso in Commissione sul testo, però è chiaro – lo vogliamo sottolineare – che è un passo avanti, che a 32.100 persone garantiamo comunque la tranquillità di avere la pensione, e quindi da questo punto di vista ci dichiariamo soddisfatti.

    Fonte: www.deliamurer.it | vai alla pagina

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