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Dichiarazione di Franco MIRABELLI

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

Riforme costituzionali: questo è il tempo di farle, per questo siamo eletti non per difendere l’esistente

  • (16 luglio 2014) - fonte: AreaDem - inserita il 17 luglio 2014 da 15492
    “Sono un parlamentare che, candidato in Lombardia a queste elezioni che ci hanno eletto, ha fatto campagna elettorale, insieme ai suoi colleghi, impegnandosi per il superamento del bicameralismo perfetto, per cambiare una parte del sistema istituzionale e per riformare la Parte II della Costituzione. Sono un parlamentare che ha fatto, con il proprio partito e il proprio segretario, l'ultima campagna elettorale (quella per le europee), chiedendo un voto anche per dare forza ad un progetto riformatore che comprendeva la creazione di un Senato rappresentativo delle Regioni e delle autonomie locali. Voglio ricordare queste cose non per rivendicare automatismi improbabili o un risultato elettorale, ma per dire che da tempo non consideriamo intoccabile la Parte II della Costituzione e che chi sostiene che questa discussione è un capriccio, improvvisamente messo in campo dal Governo per una strana vocazione autoritaria, un'arma di distrazione di massa, non ha ragione. Stiamo discutendo di una riforma che abbiamo detto necessaria e che da 30 anni si cerca di fare e si cerca di farla per il Paese. Non è una volontà decisionista dire che è ora di fare; che questo è il tempo di fare; che questo è il tempo di fare le riforme; che forse questa è l'ultima occasione che abbiamo. Questo è il tempo e non ne avremo altro. Infatti, di una cosa sono convinto: in questo Paese la democrazia non è messa in pericolo dalle riforme costituzionali, ma sarà in pericolo se le riforme non le facciamo, se non si faranno. Lo dico ai colleghi dei Gruppi SEL e Movimento 5 Stelle: la nostra democrazia non sta bene, non è in salute come sembra da qualche intervento. La distanza tra politica e cittadini, la perdita di credibilità delle istituzioni, la sfiducia che la crisi ha aggravato: sono questi i rischi che corre la nostra democrazia. Li stiamo già correndo e le riforme sono un'opportunità per invertire la tendenza, per ridare forza alle nostre istituzioni”.

    Lo ha affermato il senatore del PD Franco Mirabelli, intervenendo in Aula al Senato durante la discussione sul disegno di legge per le riforme costituzionali.

    “Ha ragione chi dice che il malaffare, la corruzione e l'eccessivo peso che i partiti hanno assunto in questi anni sono tra le ragioni della crisi del sistema politico e democratico in questo Paese. Ma tutto ciò non può farci nascondere che il tema è che le istituzioni non funzionano come dovrebbero e appaiono lontane e distanti dai problemi concreti delle persone, del loro presente e del loro futuro, soprattutto oggi che siamo in un tempo di crisi. Per questo – ha proseguito Mirabelli - servono le riforme. Per dare risposte a ciò, per rinnovare gli strumenti della democrazia, per ridare credibilità, dimostrare che si sa cambiare davvero, guardando alle esigenze del Paese. Serve cambiare per ridare forza alla nostra democrazia. D'altra parte gli stessi Costituenti avevano previsto che la Costituzione poteva e doveva adeguarsi nel tempo ai mutamenti”.

    “Il lavoro dei relatori e della Commissione insieme al Governo ci ha consegnato un testo che condivido in gran parte, che disegna un assetto istituzionale coerente con la discussione avvenuta in questo Senato e fuori da qui, che tiene conto della questione che molti hanno sventolato in quest'Aula delle garanzie, degli equilibri istituzionali, dei pesi e contrappesi. Si supera il bicameralismo perfetto e si crea una Camera sola che dà la fiducia, eletta direttamente dai cittadini. – ha spiegato Mirabelli, entrando nel merito delle norme contenute nel disegno di legge - Un Senato che rappresenta - questo è importante - i territori, le Regioni e i Comuni, a cui vengono conferite funzioni chiare e importanti dal testo licenziato in Commissione. Un Senato che deve rappresentare le Regioni e i Comuni e per questo si compone di rappresentanti eletti su base proporzionale da questi enti; non nominati, ma eletti dai consiglieri regionali, i quali a loro volta sono eletti in tutte le Regioni con le preferenze. Non dobbiamo nasconderci, che è giusto e naturale che una diversa legittimazione sia legata alla diversa natura e funzione che attribuiamo alle due Camere, secondo una revisione del Titolo V utile a superare i limiti dell'attuale testo e a ridurre i contenziosi, che però - come rischiava di fare il primo testo del Governo - non svuota, ma anzi valorizza le Regioni e gli enti locali. Certo ci sono questioni aperte. Da molti è stata posta con forza la questione di un'elezione del Presidente della Repubblica che non sia legata all'eventuale elezione maggioritaria della Camera. È stata fatta una scelta utile da parte della Commissione, quella di stabilire maggioranze qualificate per le prime votazioni. Forse non basta. Io sono uno dei firmatari dell'emendamento del senatore Gotor che propone di estendere ai Parlamentari europei la platea per l'elezione del Presidente della Repubblica, il che garantirebbe un maggior equilibrio, essendo anche i parlamentari europei eletti con il sistema proporzionale. Ciò che trovo anacronistico però - lo voglio dire a Corradino Mineo ma anche ad altri - è che non si può parlare da una parte di pericoli autoritari e poi pensare all'elezione diretta di un Presidente di garanzia, come già hanno detto in molti. Poi penso che ci sia un tema su cui ancora lavorare che è quello della rappresentanza. Dico una cosa chiara: penso che sia giusta la soluzione che si è trovata sul referendum abrogativo e che dia più forza a questo strumento. Vorrei ricordare dare a tutti che stiamo intervenendo su un istituto, quello del referendum abrogativo, che è in crisi e non perché sono troppe o troppo poche le firme da raccogliere, ma perché, prevedendo la necessità del 50 per cento di votazione del corpo elettorale, questo strumento viene svuotato. È stato svuotato in questi anni: lo strumento del non voto e del far mancare il quorum è diventato uno strumento decisivo che ha impedito l'espressione vera dei cittadini. E la proposta che viene fatta dalla Commissione su questo, introducendo una percentuale rispetto a coloro che sono andati a votare nelle ultime elezioni, dà la possibilità e creerà le condizioni perché i referendum ed i referendum abrogativi che si faranno in questo Paese saranno veri e nessuno potrà più giocare sul non mandare al voto le persone. L'Assemblea può intervenire ancora e forse può intervenire ancora e meglio per dare più efficacia alle proposte di iniziativa popolare. E ancora - e insisto, perché voglio tranquillizzare tutti - personalmente credo e la mia parte politica pensa che il referendum confermativo per le riforme costituzionali debba diventare una norma e non essere legato alla percentuale di parlamentari che voteranno questo disegno di legge e quindi credo che questa riforma andrà sottoposta a referendum confermativo anche qualora raggiungesse i due terzi dei voti nelle Camere”.

    Tornando al dibattito politico che si è svolto in Aula, Mirabelli ha affermato: “Non voglio ergermi a giudice di questa discussione, però avrei preferito una discussione in quest'Aula incentrata maggiormente sul merito e meno sulle dietrologie. Credo che questo avrebbe meritato e meriti il lavoro svolto dalla Commissione, dai relatori e la responsabilità che abbiamo verso il Paese. Davvero credo che in questa discussione stiano emergendo - lo dico soprattutto agli amici e compagni di Sinistra Ecologia e Libertà - semplificazioni e confusioni che hanno spesso condizionato negativamente la vita del Paese e pesato sulla storia della sinistra italiana. Ci sono dei non detti su cui credo sia giusto fare chiarezza, non detti che sottendono questa discussione e che vanno esplicitati. Perché si ha paura di un sistema che produce stabilità tra un'elezione e l'altra? La stabilità in molti interventi non sembra un'opportunità per il Paese, ma viene definita fame di potere. Perché spaventa se attorno ad un progetto come quello del Presidente del Consiglio si raccoglie un consenso vasto? A quel punto scatta subito l'allarme. Se tanti elettori non la pensano come me e votano Renzi non significa che ci sia un regime. Credo sia sbagliata l'idea per cui la democrazia si difende non cambiando nulla o, peggio, che stabilità, governabilità e consenso diventano un insulto, un problema, che il caos e la ingovernabilità diventano la garanzia della democrazia. Se no, non c'è democrazia. Questa idea è un problema drammatico per il Paese, che ha segnato la discussione di questo Paese. Miglioriamo ancora questo testo, ma non dobbiamo avere paura di cambiare. Guardate colleghi, i cittadini non ci perdoneranno se tra di noi prevarrà la voglia di difendere l'esistente anziché assumerci fino in fondo la responsabilità di cambiare”.

    “Nessuno di noi, neppure voi, cari colleghi del Movimento 5 Stelle, è stato eletto per difendere l'esistente. Perché questo proponete. Non sarà una riforma dei Regolamenti parlamentari per impedire l'ostruzionismo delle opposizioni a risolvere i problemi del Paese. E se volete difendere la democrazia, imparate da ciò che ha detto la senatrice Cattaneo: imparate a rispettare gli altri, le loro opinioni, quelli che non la pensano come voi e, soprattutto, le persone in quanto tali. Lavoriamo ancora nei prossimi giorni in quest'Aula, ma questo è il tempo delle riforme. E, caro Minzolini, di tempo non ce n'è più, non per i fantasiosi disegni di Renzi che lei descrive, ma perché se non facciamo le riforme - e questo ne è il tempo - saranno i cittadini a cacciarci tutti, a breve. E questa volta senza appello!”, ha concluso Mirabelli.

    Video dell'intervento di Franco Mirabelli
    Fonte: AreaDem | vai alla pagina

    Argomenti: partito democratico, referendum, riforme, Costituzione, senato, cambiamento | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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