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Dichiarazione di Davide Barillari

Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Lazio (Lista di elezione: M5S) 


 

INTERVENTO SU MOZIONE CAMPAGNA SENZATOMICA

  • (27 aprile 2015) - fonte: Lazio5stelle - inserita il 28 aprile 2015 da 28947
    Esiste un accordo segreto con gli Stati Uniti che risale alla Guerra Fredda e che sarebbe stato rinnovato nel 2001, che permette la presenza in Italia di un numero imprecisato di ordigni nucleari. Il nome in codice del progetto di difesa nucleare è “Stone Axe” (Ascia di Pietra). Un inchiesta di Panorama del 2013 affermava che il Pentagono stava per investire 11 miliardi di dollari per ammodernare 200 ordigni nucleari B61 presenti in Europa. Nel rapporto “Us nuclear weapons in Europe” redatto nel 2005 dall’analista statunitense Hans Kristensen del Natural Resources Defence Council di Washington, si parla di 90 testate allocate in Italia. La guerra fredda per alcuni militari e alcuni rappresentanti governativi non e' mai finita. Bisogna sapere che il principio della “condivisione nucleare” è frutto delle riflessioni che seguirono alla riunificazione della Germania e che dovevano dare un nuovo ordine ai rapporti di forza tra le potenze nel dopo-Guerra Fredda. Scrive Kristensen nel febbraio 2005: “I piani d'attacco della NATO prevedono il lancio eventuale di B-61 contro obiettivi in Russia o in Paesi del Medio Oriente come Siria e Iran”. Quindi la presenza di armi nucleari in Italia non non solo un deterrente, ma sono un'ipotesi vera e propria nel caso dovessero realmente servire. Oggi servono a mantenere un peso strategico rilevante negli equilibri internazionali, soprattutto verso il medioriente. La notizia apparsa sul Guardian, riguarda il rinnovo di questi 90 ordigni nucleari italiani...che debbono essere manutenuti e riadattati, per poterli utilizzare come armi teleguidate montate sui cacciabombardieri F-35, proprio quei costosissimi aerei che il governo italiano Monti-Letta-Renzi ha recentemente acquistato dagli USA e che rientrano nell’imponente programma “Joint Strike Fighter”. Se la notizia del rinnovo degli ordigni nucleari fosse vera, sarebbe non solo la conferma implicita della presenza di tali armi nucleari in Europa ma smentirebbe quanto dichiarato da Obama nel 2010, all’epoca in cui ribadì che non avrebbe più sviluppato nuove armi. Del resto, come si legge in un file classificato come “confidenziale” dell’ambasciata USA e diretto al Dipartimento di Stato a Berlino l’11 novembre 2009, “il ritiro delle armi nucleari dalla Germania e forse da Belgio e Olanda potrebbe rendere politicamente molto difficile per la Turchia mantenere il suo arsenale, essendo ancora convinta della sua necessità”. Dunque, pare di capire, la posizione NATO è la seguente: finché in Medio Oriente ci sarà la minaccia iraniana, le bombe in Europa per il momento restano. Ma torniamo alle bombe nucleari presenti in Italia. Dove sono e quante sono. Un'inchiesta dell'Espresso del 2014 afferma che 20 sono nella base americana di Ghedi, e 50 nel bunker di Aviano. Cioe' caccia italiani pronti al decollo per andare all'attacco con bombe nucleari sotto le ali. Una ricerca della Fas, Federation of American Scientists , documenta come l'Italia custodisca il numero più alto di armi nucleari statunitensi schierate in Europa: 70 ordigni su un totale di 180. E siamo gli unici con due basi atomiche: due primati che comportano spese pesanti a carico del governo di Roma: spese che, a 25 anni dalla fine della Guerra fredda e degli incubi nucleari, appaiono ingiustificabili. Eppure le forze armate italiane sono fiere di essere al fianco della potenza Usa nella missione atomica, tanto da aver festeggiato da poco le “nozze d'oro” di questa alleanza: i 50 anni dell'arrivo delle testate nucleari a Ghedi. Un anniversario celebrato con tanto di torta alla panna con le bandierine e una targa commemorativa che loda queste armi terribili “per avere protetto le nazioni libere del mondo”. MA ufficialmente, questo arsenale in Italia non esiste: né il governo di Washington né quello di Roma hanno mai ammesso la loro presenza. Il riserbo che, però, circonda questi armamenti presenti sul suolo italiano è un classico segreto di Pulcinella. 2 prove: la presenza del 704esimo Squadrone Munitions Support (Munss). Il Munss non sarebbe presente nella base se non ci fossero armi nucleari. La presenza di alcuni speciali veicoli Nato fotografati dai satelliti: in gergo si chiamano “Nato Weapons Maintenance Trucks” (WMTs). Un'immagine satellitare, fornita da Digital Globe attraverso Google Earth, mostra uno di questi camion Wmt parcheggiato vicino gli alloggiamenti del 704esimo Squadrone Munss a Ghedi in data 12 marzo 2014. Foto simili alle stesse del 2009 con stessi camion perfettamente visibili. La potenza delle bombe nucleari italiane? Una potenza di 11 volte la carica dell'atomica che distrusse Hiroshima nel 1945. Il costo ? Dopo cinquant'anni di silenzio non e' ancora stato affrontato dal Parlamento: l'Italia «si fa carico della presenza nella base di Ghedi del 704esimo Squadrone Munss, dell'aggiornamento delle misure di sicurezza necessarie per proteggere le armi, dell'addestramento dei piloti e del mantenimento degli aerei Tornado che devono attenersi a rigorose procedure di certificazione per essere idonei alle missioni nucleari. E inoltre ci si aspetta che il costo nella messa in sicurezza delle bombe B-61 nelle basi europee aumenti più del doppio nei prossimi anni (fino a 154 milioni di dollari) per assicurare gli aumentati livelli di sicurezza richiesti dall'immagazzinamento delle armi nucleari americane». Ma e' legittimo che queste bombe nucleari siano sul territorio italiano ? l'Italia e gli Stati Uniti hanno firmato il Trattato di non proliferazione, che impone di “non ricevere armi nucleari o il controllo diretto o indiretto di esse da nessuno”. È vero che le armi nucleari sono arrivate a Ghedi nel 1963, in un periodo precedente al Trattato di non proliferazione. Oggi però questo accordo è una pietra fondante della comunità internazionale: come si può conciliare con quello che avviene a Ghedi? E per ultimo, e nessuno ne parla ma...esistono pericoli per la popolazione italiana legati alla presenza di queste armi nella basi di Ghedi e Aviano? segreto militare. Concludendo, nella targa commemorativa che celebra il 50esimo anniversario, le armi di Ghedi vengono celebrate, seppure senza menzionarle, per “aver protetto le nazioni libere del mondo” anche dopo la fine della Guerra fredda. Le armi nucleari italiane vengono oggi mantenute come arma di ricatto verso i paesi non allineati del medioriente. La sfida migliore per dimostrare che l'Italia promuove davvero la pace e il disarmo, sarebbe iniziare a smantellare...partendo proprio dalle 70 bombe pronte a partire da Ghedi e Aviano.
    Fonte: Lazio5stelle | vai alla pagina
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