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Dichiarazione di Sara CELLI

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Meolo (VE) (Lista di elezione: M5S) 


 

«Spessotto mi ha diffamato»

  • (28 novembre 2017) - fonte: La Nuova di Venezia e Mestre - inserita il 04 dicembre 2017 da 12657
    MEOLO. Caso rimborsi, l’ex vicesindaco di Meolo e consigliere provinciale Diego Cagnato va all’attacco del M5S. Cagnato, assistito dall’avvocato Alegiani, ha presentato alla Procura, per tramite dei carabinieri di Tolmezzo (l’ex vicesindaco adesso risiede in Carnia), una querela per diffamazione nei confronti della parlamentare grillina Arianna Spessotto e della consigliera comunale Sara Celli, sempre del M5S. Cagnato ha annunciato la volontà di avviare un’azione risarcitoria per un danno alla propria immagine che l’ex esponente leghista stima in non meno di centomila euro. Somma che, qualora dovesse essergli riconosciuta dal giudice, Cagnato scrive di voler devolvere in beneficenza. Oggetto della presunta diffamazione sono alcune dichiarazioni rese alla stampa da Spessotto e Celli a commento della notizia che la Corte dei Conti ha imposto a Cagnato un risarcimento di 35 mila euro a favore di Comune e Città Metropolitana per la nota vicenda dei rimborsi spese non dovuti. «Se l’ex vicesindaco di Meolo ha ancora un briciolo di orgoglio e di dignità, dovrebbe rassegnare immediatamente le sue dimissioni dal ruolo di consigliere provinciale che ricopre all’interno della città metropolitana», avevano detto Spessotto e Celli, giudicando inopportuna la sua permanenza sulla poltrona. Ma in realtà è ormai dal giugno del 2014 che Cagnato ha lasciato la politica dopo l’abolizione dell’allora Provincia. «Tale decisione è maturata anche per la vicenda che mi ha coinvolto e nella quale la Corte dei Conti ha ritenuto che dovessi restituire dei rimborsi spesa non dovuti», spiega, «pur ritenendomi innocente, ho accettato la decisione della Giustizia e mi sono ritirato dalla vita politica per evitare le polemiche». Che però sono ricomparse, dopo le dichiarazioni di Spessotto e Celli. «Queste due signore non fanno altro che ribadire che dovrei dimettermi dalla carica di consigliere provinciale, senza nemmeno essersi informate che il sottoscritto non ricopre più da anni detta carica», conclude Cagnato, «ciò che è più grave è che, sostenendo che non ho dignità proprio perché non mi dimetterei, hanno ingenerato la convinzione di un mio comportamento spregevole e riprovevole». Per Cagnato si è trattato di “una palese diffamazione”. Lo stesso Cagnato precisa che la Corte dei Conti lo ha assolto dalla parte di contestazioni riferite al danno da disservizio.
    Fonte: La Nuova di Venezia e Mestre | vai alla pagina
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