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Dichiarazione di Emma BONINO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: La rosa nel pugno)  -  Ministro  Commercio internazionale, Politiche europee (Partito: RnP) 


 

“Lo scandalo del vino? Smettiamo di farci male da soli” - Intervista

  • (07 aprile 2008) - fonte: QN - Alessandro Farruggia - inserita il 08 aprile 2008 da 31

    Ministro Emma Bonino, che il vino di molte cantine fosse adulterato pare un dato di fatto, ma sembra che non vi fossero sostanze pericolose per la salute. Eppure si è scritto il contrario, generando nei consumatori il ricordo e le paure dello scandalo metanolo. Il nostro export ne pagherà un prezzo pesante?
    «Il rischio c’è. Basti ricordare la famosa copertina di Der Spiegel negli anni’70. L’Espresso non avrà la gittata internazionale che ha Der Spiegel, ma una copertina come quella - mi lasci dire - velenosa della scorsa settimana può fare all’immagine del Paese un danno molto più dirompente di quello di uno scoop giornalistico settimanale. Senza contare il danno economico e di immagine per il comparto produttivo: il marchio Brunello e il nostro vino di qualità in generale hanno una reputazione planetaria. Quindi, non c’è da riposare sugli allori: si tratta di un mercato complesso e competitivo a livello mondiale, dove si fa fronte anche ad un’offerta, crescente e qualificata, di nuove produzioni extraeuropee di qualità ulteriormente “alleggerite” dal caro-euro. Insomma, è una batosta mediatica che rischia di danneggiare l’export, in un momento in cui non ce n’era davvero bisogno. E di cui bisognerà contrastare gli effetti con azioni mirate».
    Come si spiega il fatto che la “intossicazione mediatica”sia scoppiata alla vigilia del Vinitaly?
    «Mi lasci dire che trovo questo aspetto della vicenda inquietante, e per certi versi scioccante. In primo luogo, il timing della pubblicazione, in coincidenza con l’apertura di uno dei nostri più prestigiosi eventi fieristici internazionali e dedicato appunto al vino. In secondo luogo, l’assonanza ricercata fra la copertina-choc e la manifestazione di Verona. Terzo, come se non bastasse, una immagine che accomuna al vino altri prodotti dell’agroalimentare nostrano. Sono ovviamente a favore della libertà di stampa e del giornalismo d’inchiesta. Ma assolutamente intollerante verso certe generalizzazioni che fanno planare il sospetto sulla stragrande maggioranza degli operatori seri e onesti invece di concentrarsi sulla inevitabile minoranza di disonesti».
    Le è venuto il sospetto che questa vicenda come quella della mozzarella siano state amplificate ad arte fuori dai confini? Per esempio, per la mozzarella si parlò di volontà di metterci in difficoltà proprio mentre si stava per scegliere la sede dell’Expo...
    «Non amo fare dietrologie, ma se per la mozzarella il caso è scoppiato all’estero (e si è rapidamente chiuso) per il vino mi sembra si tratti, per ora, piuttosto di autolesionismo di cui noi italiani siamo spesso i campioni. Di qui a sperare che i nostri concorrenti non speculino sulle nostre sventure sui mercati esteri, è un’altra storia...».
    Ma nel settore agroalimentare l’Europa della mucca pazza e dei polli alla diossina e gli Stati Uniti della carne agli estrogeni sono davvero meglio dell’Italia? Il sospetto è che sia il contrario.
    «Ha ragione. Ma non è quello il terreno in cui ci interessa competere. Qui non si applicano precetti evangelici: non basta sentirsi al riparo perché nessuno possa scagliare la fatidica prima pietra. Le indagini devono seguire il loro corso, che mi auguro spedito e scevro da criminalizzazioni indebite. Ma voglio essere chiara su tre punti. Primo: adulterare produzioni alimentari è gravissimo. Secondo: chi sbaglia deve pagare, e duramente. Per questo motivo, sarei in favore dell’introduzione di modalità repressive esemplari: inclusa la radiazione da qualsiasi attività produttiva o commerciale, anche per il futuro. Terzo: abbiamo da tempo caratterizzato la nostra produzione agroalimentare sui mercati mondiali con un’immagine forte di qualità e di eccellenza. E’ una sfida che sta pagando. Ma ha un costo chiaro a mio avviso: la tolleranza zero sulle trasgressioni. Se sapremo mostrarci inflessibili nel controllo di qualità, le ricadute di eventuali incidenti di questo tipo saranno perfettamente controllabili».

    Fonte: QN - Alessandro Farruggia | vai alla pagina
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