Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI SERGIO CHIAMPARINOhttps://www.openpolis.it/2011-10-29T00:00:00ZIntervento al Big Bang 2011 alla Stazione Leopolda. [Video]2011-10-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it617810<br />
"Se mi permettete lo ringrazio (Matteo Renzi <i>ndr</i>) perché mi ha invitato - come molti altri - senza chiedere giuramenti di fedeltà né ad una corrente né ad un capo-corrente..."<br />
Torino: “Città più sicura se alla polizia locale si lascia lo sfollagente"2011-05-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560317
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«Ritirare gli sfollagente già assegnati – si è lamentato il sindaco – oltre a determinare gravi problemi per la sicurezza operativa dei vigili, sempre più impegnati in servizi di presidio che richiedono più elevati livelli di difesa personale, creerebbe una grave contraddizione fra ciò che si chiede alle polizie locali per la sicurezza urbana e l’impossibilità di usare gli strumenti adeguati».
<p> Chiamparino si è deciso ieri a prendere carta e penna temendo l’applicazione di una recente circolare che esclude appunto dalla dotazione dei vigili «mazzette, sfollagente e altri strumenti simili». <br />
Sicurezza: A Maroni, Lasci sfollagente ai vigili2011-05-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560306<br />
Non toccate gli sfollagente della polizia municipale: è l’invito che il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, rivolge al Ministro dell’interno, Roberto Maroni, dopo la recente circolare del Viminale che esclude dalla dotazione delle polizie locali una serie di strumenti considerati «armi improprie». La circolare, spiega il sindaco, sembra ordinare il ritiro degli sfollagente. Ma questo, «oltre a determinare gravi problemi per la sicurezza operativa degli addetti, sempre più impegnati in servizi di presidio che richiedono più elevati livelli di difesa personale – scrive Chiamparino – creerebbe una grave contraddizione fra ciò che si chiede alle Polizie locali per la sicurezza urbana e l’impossibilità di usare gli strumenti adeguati». Secondo Chiamparino, «per la soluzione del problema» serve «una disciplina chiara» che tenga conto «dei cambiamenti di ruolo e di funzioni» con una modifica di un decreto ministeriale (il 145 del 1987) sulla materia. A Palazzo Civico osservano che molti corpi di polizia locale oggi dispongono di questi strumenti. Nel 2005, infatti, il Ministero degli interni aveva detto al Comune di Milano che lo sfollagente, di cui si precisavano peso e lunghezza, «non era da considerarsi arma ma semplice mezzo tecnico e presidio di difesa». «In sintonia con quella determinazione ministeriale – spiega una nota – la Regione Piemonte, come altre, ne avevano deciso l’assegnazione alle polizie locali». <br />
«Dal governo troppe chiacchiere senza garanzie. Niente campi, non possiamo rischiare rivolte» - INTERVISTA2011-04-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559592<br />
«A Torino ho bloccato tutto. Fino a che non sarà fatta chiarezza la nostra
disponibilità è sospesa. Cota mi ha detto che è disposto ad
accettare clandestini. La demagogia ha le gambe corte».
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La lite con Maroni? «Non mi piace passare per fesso». Sergio Chiamparino fatica
a trattenere la rabbia: «Appena ho detto che Torino era disponibile a fare la sua parte, ad accogliere una parte dei migranti, dalla prefettura sono partiti con i picchetti e le tende. Senza garanzie e senza impegni. Per questo ho bloccato tutto».
<p> <b>Signor sindaco, quali garanzie chiedete?</b>
<p> «Chiediamo che a Torino arrivino profughi e non clandestini da espellere».
<p> <b>Scusi, come si distingue un profugo da un clandestino?</b>
<p> «Lei lo sa? È quel che chiedo anch´io al governo. Sono loro che hanno coniato questa distinzione».
<p><b> Che cosa le ha risposto Maroni?</b>
«Prima assolutamente nulla. Non rispondeva al telefono».
<p> <b>Poi?</b>
<p> «Dopo l´annuncio che avevamo sospeso la disponibilità ad attrezzare l´area, mi ha telefonato».
<p> <b>Quali garanzie le ha offerto?</b>
<p> «Mi ha detto che nel campo di Torino sarebbero stati mandati dei clandestini da espellere».
<p> <b>Non è d´accordo?</b>
<p> «Come si sa io non sono contrario in via di principio ai centri di identificazione ed espulsione. A Torino ne abbiamo uno».
<p> <b>Qual è il problema allora?</b>
<p> «Che nel centro attuale, sistemato in una caserma, ci sono meno di duecento persone e non è sempre facile mantenere l´ordine».
<p> <b>Teme che non sarebbe così nella tendopoli in costruzione?</b>
<p> «Non sarebbe certamente così. È un´idea folle quella di radunare 1.500-2.000 persone sotto le tende e annunciare loro che verranno presto espulsi e rimandati a casa. La rivolta inizierebbe nel giro di cinque minuti e sarebbe incontrollabile».
<p><b>Perché allora lei ha dato la disponibilità?</b>
<p> «Ho accolto l´appello del presidente Napolitano affinché ciascuno faccia la sua parte. Se si tratta di accogliere per un periodo limitato migliaia di persone che fuggono da paesi in guerra, dare loro un posto dove dormire, lavarsi e mangiare, Torino è disponibile. Da un posto così nessuno cerca di fuggire e non si creano problemi di ordine pubblico».
<p> <b>Il ministro l´ha rassicurata?</b>
<p> «Ne parleremo martedì alla riunione della cabina di regia. Nel frattempo la nostra disponibilità è sospesa».
<p> <b>Si è bloccata la costruzione della tendopoli?</b>
<p> «Il ministero ha provato a proseguire ma poi ha desistito. Il prefetto voleva andare avanti ma l´ho convinto a smettere. Non è possibile realizzare una
struttura di quel genere senza l´accordo di tutti. E senza l´acqua e la luce messe dalla città, la tendopoli non sta in piedi».
<p> <b>Qual è la morale di questa storia?</b>
<p> «Che la politica non si fa con le chiacchiere. E nemmeno con la demagogia. Quando si assiste a scene come quelle di questi giorni a Lampedusa bisogna prendere decisioni anche impopolari. Per rispetto di chi rischia la vita attraversando il mare sui gommoni e per rispetto di chi abita in un´isola che non può sopportare il peso di quell´immigrazione».
<p> <b>Chi fa le chiacchiere?</b>
<p> «Quando Maroni mi ha detto che vuole portare a Torino i clandestini gli ho risposto: "Basta convincere il tuo governatore Cota"».
<p> <b>Come ha reagito il ministro?</b>
<p> «Cinque minuti dopo mi ha chiamato Cota per dire che avevo frainteso, che lui non è contrario a far arrivare i clandestini in Piemonte»
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<b>Cota non è contrario a far arrivare in Piemonte i clandestini?</b>
<p> «Così mi ha detto. Evidentemente di fronte ai problemi concreti la demagogia finisce quasi sempre per mostrare le gambe corte».
<p> <b>Le chiacchiere le fa solo la Lega?</b>
<p> «Questo è il momento in cui si misura lo spessore politico, a destra e sinistra. In queste occasioni si distingue tra chi vive di annunci e della politica di corto
respiro, del giorno per giorno, e chi invece è in grado di avere uno scatto guardando al problema generale».
<p> <b>Perché dice «a destra e a sinistra»?</b>
<p> «Perché su questi temi si misura anche la capacità dell´attuale opposizione di fare proposte di governo. Del resto in tutta Europa i temi cruciali dei prossimi anni saranno tre: l´ambiente, lo sviluppo e l´immigrazione. Chiunque
voglia governare deve saper dire qual è la sua proposta su questi punti».
<p> <b>Alla fine con Maroni avete chiarito?</b>
<p> «Ho capito che non era in malafede ma non ci sto a fare la parte di quello che
accetta di accogliere persone in difficoltà per poi scoprire che si vuol fare un centro di espulsione a cielo aperto».<br />
«La gente dimostra che vuole riprendersi le istituzioni» - INTERVISTA2011-03-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559163<br />
<b>Sindaco Chiamparino, è vero che si è commosso?</b>
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«Le parole di Napolitano mi hanno emozionato. Il riconoscimento del Presidente della Repubblica, di questo Presidente - insieme con quello dei tanti torinesi che in questi giorni mi fermano per ringraziarmi - è la migliore gratificazione possibile a dieci anni da sindaco».
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<b>Rivolgendosi a lei Napolitano ha richiamato al «senso di umiltà che deve guidare chi assolve doveri istituzionali importanti».</b>
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«Ha ragione. Prima, però, ha detto un’altra cosa che condivido e mi riguarda in prima persona».
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<b>Quale?</b>
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«È stato giusto imporre il vincolo dei due mandati ai sindaci. A volte scatta qualcosa che va oltre l’amministrazione. È un rapporto di identificazione con i cittadini. Spesso è virtuoso, ma può anche diventare vizioso. Ecco perché servono forme di bilanciamento».
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<b>Ha ragione chi ha fischiato il governatore del Piemonte Cota?</b>
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«Il suo discorso è storicamente ineccepibile, rivendica un frammento del Risorgimento che ha avuto rilevanza. Quel che non capisco è il meccanismo che porta lui e altri suoi colleghi di partito a non partecipare alle celebrazioni, o esserci soltanto per dovere di firma. A suscitare le critiche è la sensazione che si voglia disertare una festa che sta coinvolgendo tutta l’Italia».
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<b>Insomma, bene il federalismo ma non chi lo torce in chiave anti unitaria?</b>
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«Sì. Anch’io sono convinto che sia importante riprendere il filone federalista, ma contrapporlo al processo di unificazione del Paese è incomprensibile. La verità è che il senso patriottico è più radicato di quel che si pensi. Troppi credono che l’orgoglio di essere italiani emerga solo quando gioca la nazionale di calcio».
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<b>Pochi però avevano previsto un risveglio così tumultuoso dello spirito d’appartenenza. Lei sì. Cosa gliel’aveva fatto pensare?</b>
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«Gli italiani ci stanno lanciando un messaggio: le istituzioni sono roba nostra. Vogliono essere protagonisti. Riappropriarsi delle istituzioni. Ecco perché fischiano chi non si fa coinvolgere in questa riscoperta della coesione nazionale. Qui, almeno secondo me, non siamo di fronte a una critica a questo governo, ma a un sentimento trasversale che ci chiede di recuperare il senso profondo delle istituzioni, che è quello di rappresentare tutti».
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<b>L’umiltà invocata dal Capo dello Stato è anche un monito a chi amministra la cosa pubblica?</b>
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«È un richiamo a chi governa, a qualsiasi livello, perché recuperi il rapporto logoro, se non frantumato, con i cittadini. E lo faccia con l’umiltà dell’ascolto e la sobrietà del lavoro, che sono poi le virtù che la gente apprezza di più».
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<b>Si può ripartire dai sindaci? Sono i politici più popolari. E l’affetto che la circonda in questi giorni lo dimostra.</b>
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«Forse è perché siamo quelli che ci mettono la faccia, i rappresentanti più vicini dello Stato, quelli che indossano la fascia tricolore e da sempre rappresentano al tempo stesso la diversità e l’unità del Paese».
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<b>Diversità e unità: Torino è invasa di bambini che sventolano il tricolore. Molti non sono nati in Italia. Cosa significa?</b>
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«Che la sfida da vincere è dentro le scuole, tra questi bambini che si sentono italiani. Non possiamo permetterci di farli sentire diversi. Magari qualche loro parente commette reati, non vuole integrarsi, ma è una situazione transitoria, prima o poi si esaurirà. Questi bambini, invece, si sentono italiani; se non li mettiamo nelle condizioni di esserlo per davvero potrebbero sviluppare sentimenti di rancore. La vera sfida per l’Italia è riconoscere loro quel che gli spetta. Altrimenti si produrrà una grave frattura sociale».
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Federalismo, i Comuni bocciano il decreto2011-01-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557264<br />
Il testo del decreto sul fisco municipale contiene al suo interno ”molte incertezze su numerosi punti fondamentali per la vita dei Comuni italiani. Così non va assolutamente e preghiamo il Governo di apportare gli opportuni chiarimenti quanto prima”: è il parere del presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, secondo il quale ”il provvedimento licenziato dal ministro Calderoli e ora all’attenzione della commissione Bicamerale per il federalismo è dominato da confusione e incertezza, che probabilmente sono il prodotto dell’attuale fase politica che Governo e Parlamento stanno vivendo”.
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Il leader dell’Anci si è detto disponibile all’apertura di una fase di interlocuzione in conferenza unificata. Se però – ha avvertito – il Governo dovesse dire ‘no’ a questa ipotesi, preferendo il solo iter parlamentare, ”allora l’Anci non si schiererebbe per evitare inaccettabili torsioni politiche”.
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Il decreto sul fisco municipale ”ha fra l’altro un grave torto: ledere in sostanza l’autonomia dei comuni”, dice Chiamparino, secondo il quale le problematiche del provvedimento riguardano sia la disciplina transitoria che quella a regime.
Per la prima, secondo il presidente dell’Anci, il testo non contiene ”quelle risposte in materia di autonomia più volte richieste dall’Anci, che potevano consentire di recuperare anche se parzialmente i tagli alle risorse prodotti nel 2010, come lo sblocco dell’addizionale Irpef, il contributo di soggiorno e la devoluzione dell’incremento di gettito dei tributi immobiliari attribuiti ai comuni”.
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Per quanto concerne invece la parte a regime, il testo ”contiene ancora troppe incertezze sui tempi e sui valori e ciò non consente una piena valutazione degli effetti che le nuove norme potranno provocare sul territorio”.
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Da ultimo il presidente dell’Anci ha rilevato la totale mancanza di ”una regolamentazione della perequazione, da cui dipende la tenuta dell’assetto complessivo così come definito dalla legge 42”.<br />
Fiat «Temo il voto dei carrozzieri» - INTERVISTA2011-01-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it556956<br />
Si sente forte per il sondaggio del Sole 24 ore che lo colloca al secondo posto dopo Renzi tra i sindaci più amati con il 66% di consensi. È contento di essere arrivato alla fine dei suoi 10 anni di governo di Torino («4 mesi all'alba») con la coscienza «a posto». Chissà quale sarebbe il consenso tra i 5.300 operai che domani e venerdì voteranno sul diktat di Marchionne e che lui invita a mettere la croce sul sì. Con Sergio Chiamparino chi scrive ha un'antica amicizia che può giustificare il tono poco formale dell'intervista.
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<b>Torino città operaia, di Gramsci e dei consigli, si ritrova con un sindaco uscente e uno che potrebbe entrare (Piero Fassino) in rotta di collisione con la Fiom e quel che rappresenta. Bell'affare.</b>
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La Fiom non è il «nucleo storico» della classe operaia a Mirafiori ma una minoranza, mi pare il 15% in Carrozzeria (è il 22% e glie lo ricordiamo, ndr). Io sindaco rappresento l'80%, se devo risponderti provocatoriamente, non una piccola parte ma l'interesse generale. Voi predicatori della sinistra che verrà parlate di ricatto di Marchionne, ma io e te abbiamo un'età e ci ricordiamo molti passaggi. Per esempio gli accordi del '92-'93 a colpi di biglie e carciofi, con Trentin contestato che firma l'accordo e si dimette. Io, con Treu e Tarantini la svolta l'avrei fatta molto prima, nell'84, ai tempi della scala mobile. Invece i duri si opponevano a ogni cambiamento delle relazioni industriali. Se si fosse cambiato prima le cose sarebbero andate meglio e l'Italia sarebbe più vicina alla Germania che alla Grecia. Oggi di nuovo i duri della Fiom, per calcolo politico, si oppongono ai cambiamenti,ripetono gli stessi errori. Votare sì darebbe forza per battersi in fabbrica sul versante sindacale e in Parlamento su quello legislativo per migliorare l'accordo. Se vincesse il no precipieteremmo in un Limbo senza certezze e prospettive.
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<b>Invece Marchionne te le dà? Nell'accordo è chiaro quel che gli operai perdono, diritti, qualità del lavoro, dignità, libertà sindacale, mentre sugli investimenti non ci sono numeri, né impegni definiti.</b>
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Prima dell'attuazione del piano passeranno 18 mesi, utilizzabili per porre rimedi sul versante della rappresentanza. L'appesantimento delle condizioni di lavoro andrebbe di pari passo con gli investimenti: ti pare che la Fiat possa fare la Newco senza investimenti? Ammetto che invece il progetto Fabbrica Italia è più aleatorio. Ma questa è una ragione in più per votare sì per un sindacato lungimirante, per avere titolo per migliorare l'accordo. Tu citi Gramsci e io ti ricordo uno scritto di Garavini del '55, in cui diceva: il padrone vuole fregarci? Allora noi firmiamo per fermare il piano del capitale.
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<b>Non solo la Fiom ha torto, ma è anche l'unica parte in causa ad aver torto. Dici che è il sindacato dei veti quando, Fiat a parte, firma accordi in tutte le fabbriche.</b>
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Conosco bene la Fiom, e non è un caso che intervenga anche su questioni non sindacali come in Val di Susa contro la Tav. Non condivido i suoi veti. Del resto, anche nel 2009 non firmò il contratto e non si può dire che la colpa fosse della Fiat.
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<b>Furono Federmeccanica, Fim e Uilm a disdire il contratto unitario</b>
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E la Fiom non firmò. Inoltre, gestire una multinazionale non è uno scherzo: i ricatti ce li pone la globalizzazione non Marchionne che ci trasferisce il mondo com'è, brutture comprese.
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<b>Marchionne ha detto: il piano è mio, lo gestisco io. Aggiunge che se gli operai non si piegano se ne va da Torino. Ci sarebbe di che rispondergli per le rime, visto che come Enti locali avete sborsato un sacco di soldi su Mirafiori.</b>
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Nel 2005 dicemmo: questo è l'ultimo atto per salvare Mirafiori, il prossimo tocca ai sindacati.
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<b>Profetico. Quale esito prevedi per il referendum di Mirafiori?</b>
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Non capisco chi diffonde ottimismi a piene mani e non sono sicuro del risultato positivo per i sì. Quegli operai sono stati sempre contro i cambiamenti, anche in occasione di accordi unitari. Lo so anch'io, mica solo Landini, che appesantire le condizioni di lavoro non è piacevole. Ma pensare di continuare così, in un mondo cambiato, è privo di logica. Il gioco prima o poi finisce.
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<b>Il gioco? Alla catena? Insisto che le tue critiche sono indirizzate solo contro la Fiom a cui, in caso di vittoria dei sì, verrebbe negata ogni pratica sindacale. E a tutti gli operai è negato il diritto di eleggersi i propri rappresentanti.</b>
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È lo Statuto dei lavoratori a non escludere questa possibilità. Ci sono 18 mesi per intervenire, anche a livello legislativo e c'è una proposta firmata da Ichino e molti altri che va in questa direzione. Marchionne sbaglia quando tenta di trasferire in Italia un sistema di relazioni industriali di tipo Usa, meglio sarebbe guardare con attenzione il sistema partecipativo tedesco. Il suo progetto Fabbrica Italia è fumoso, ma la colpa è anche del governo che non ha una politica industriale.
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<b>Vuoi spiegare ai «predicatori della sinistra che verrà» quale altra sinistra hai in testa?</b>
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In Italia c'è una sinistra dei veti che non porta da nessuna parte, ma è forte e condiziona il Pd. Io penso a una sinistra coerentemente riformista. E che non passi il tempo a contrattare accordi con Fini e Casini.
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<b>Con Marchionne invece sì?</b>
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Certo, con Marchionne sì.
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<b>Perché non convochi un consiglio comunale aperto sulla Fiat?</b>
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Non compete al sindaco ma al consiglio. E io penso che i consigli aperti non servano a niente.
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<b>E domani (oggi per chi legge) non andrai alla fiaccolata Fiom...</b>
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Sono a Roma. La fiaccolata conferma il braccio di ferro politico della Fiom, tra la sinistra dei veti e il resto della città.
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Fiat: Invito a votare sì al referendum su Mirafiori2010-12-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it549029<br />
Un vero e proprio appello arriva invece da Sergio Chiamparino, sindaco di Torino: ”Invito a votare sì al referendum su Mirafiori – dice – perché lo scenario alternativo sarebbe di grande criticità per la città e per il Piemonte”.
<p> Il sindaco di Torino ha partecipato alla riunione delle segreterie piemontese e torinese convocata per approfondire l’accordo su Mirafiori, siglato da Fim, Uilm, Ugl e Fismic, e non dalla Fiom.
<p>”Mi auguro, sollecito e auspico che i sindacati recuperino il tema della garanzia di rappresentanze per tutti, come ha detto Bonanni, e avviino un tavolo confederale”.<br />
«Linea in crisi, senza programma democratici subalterni al terzo polo» - INTERVISTA2010-12-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548868<br />
Il nostro leader ritrovi la vocazione maggioritaria solo così potrà sfidare Berlusconi.
<p>«Il Pd maggioritario di Veltroni e quello delle alleanze di D'Alema dovrebbero capire che sono le due metà della stessa noce: senza la capacità di parlare al paese non sei neanche forte per stringere alleanze»: Sergio Chiamparino chiede al Pd di cambiar strada. Il sindaco di Torino avverte: Bersani può essere lo sfidante di Berlusconi «a condizione che sappia farlo».
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<b>Come dice Bersani, la linea non cambia: avanti con Udc e Fli?</b>
<p> «Se significa che non bisogna farsi attirare dal gorgo dell'alleanza con Di Pietro e pezzi della sinistra, sono d'accordo. Ma non si può non vedere come la linea del rapporto con il terzo polo sia quanto meno in sofferenza».
<p> <b>Per Bersani Berlusconi ha ottenuto una vittoria di Pirro mentre l'opposizione è cresciuta.</b>
<p> «Ha ragione, quella di Berlusconi è una vittoria numerica. Ma è un dato numerico anche quello dell'opposizione. Politicamente, sono due sconfitte».
<p> <b>Perché anche per l'opposizione?</b>
<p> «Uno dei punti emersi con nitidezza è che, al di là delle compravendite individuali, mancava una sufficiente chiarezza politico programmatica che facesse pensare, in caso di elezioni, alla possibilità di una aggregazione vincente. E non si può ignorare che, sia Fini sia Casini, hanno piantato paletti molto solidi per chiarire che la loro partita si gioca nel centrodestra».
<p> <b>Come può allora il Pd costruire uno schieramento vincente?</b>
<p> «Mentre la sinistra che cerca un richiamo identitario vede in Vendola un punto di riferimento, chi guarda ad un soggetto che possa offrire un progetto credibile per la maggioranza del paese non trova risposta. Il Pd maggioritario di Veltroni e quello delle alleanze di D'Alema dovrebbero capire che sono le due metà della stessa noce: senza la capacità di offrire al paese un programma non sei neanche forte per stringere alleanze».
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<b>Partire dal cosa e non dal con chi?</b>
<p> «Si dice "non c'è alternativa senza il Pd": è vero ma è aritmetica, non politica, e tradisce una subalternità di fatto. È la traduzione per il XXI secolo del "non c'è lotta non c'è conquista senza il grande partito comunista". Non possiamo correre dietro a tutti. Andiamo da Fiom, Uil, Confindustria a fare il tifo per quel che dicono, non a proporci. Scommetto che su Marchionne finirà come per la scala mobile nell'84: tra dieci anni ci sarà chi dirà che "aveva ragione chi diceva"... Ma fra dieci anni saremo tutti politicamente morti».
<p> <b>Perché l'Udc dovrebbe allearsi con il Pd?</b>
<p> «Io penso che l'Udc abbia molte più carte da giocare nel centrodestra. Quindi per creare un'alleanza stabile bisognerebbe esser molto più forti. Sono convinto che oggi un partito che presentasse al paese una ricetta per tornare a crescere, avrebbe davanti una prateria. Allora sì che una forza come l'Udc potrebbe considerare conveniente l'alleanza e vincere difficoltà che però non vanne dimenticate: è pensabile per un partito a vocazione maggioritaria non porsi problemi eticamente sensibili come le coppie di fatto o il fine vita?».
<p> <b>II Pd può fare a meno del rapporto con Vendola?</b>
<p>«Vendola fa la sua narrazione muovendo da fondamenti identitari della sinistra, con intuizioni moderne per esempio sul ruolo della persona. Noi dovremmo farlo da presupposti diversi: se scavi, sotto la narrazione di Vendola c'è un discorso di redistribuzione delle risorse e non di crescita delle forze produttive».
<p> <b>Ma Vendola, per il Pd, è un avversario o un alleato?</b>
<p> «Un potenziale alleato se sapremo reggere il timone di una proposta forte e maggioritaria».
<p> <b>Bersani è il leader giusto per costruirla e battere Berlusconi?</b>
<p> «Non ne faccio una questione di leadership. Lo può essere, a condizione che costruisca quella piattaforma che parli al paese. Per capirci, non Varese: quando di un'assemblea nessuno ricorda che c'è stata non ha lasciato molto...».
<p> <b>Le elezioni sono vicine, c'è tempo?</b>
<p> «Diciamocelo, in una situazione normale, di fronte ad una non maggioranza di tre voti, l'opposizione chiederebbe di andare a votare. Tutto questo naturalmente accelera l'esigenza di definire quel profilo di forza maggioritaria.<br />
Ci provi l'attuale gruppo dirigente ma non nascondiamoci dietro al dito di dire che questo c'è». <br />
«Servono primarie aperte». - INTERVISTA2010-09-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it506306<br />
"Guardare solo dentro il Pd è una scelta debole"
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<b>Sergio Chiamparino, che idea si è fatto della ricetta di D’Alema?</b>
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«Lavorare per il rafforzamento del Pd solo all’interno è una scelta debole. Bisogna aprirsi, e le primarie dovrebbero essere proprio quel grande momento di confronto di cui c’è bisogno».
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<b>D’Alema sostiene che le primarie sono inutili: il candidato c’è, è Bersani che ha vinto il congresso.</b>
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«Capisco le ragioni del congresso, ma valgono per chi vi ha partecipato, non per chi dall’esterno guarda a noi con un misto di speranza e paura: la speranza che il Pd possa cambiare e la paura che invece resti tutto così com’è».
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<b>Il partito è da buttare?</b>
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«No. Però, piaccia o no, nel pieno della crisi del centrodestra restiamo incollati al 25%».
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<b>Stessa diagnosi di D’Alema, che però vede nel discorso di Bersani l’inizio della riscossa. Lei no?</b>
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«È la ricetta che non mi convince: l’idea che tutto si risolva con soluzioni interne. Il Pd è nato come forza innovatrice. La logica interna rischia di far coincidere il partito con quel che resta del Pci più una fetta dell’ex sinistra democristiana, radicato soprattutto al centro Italia che poi va alla ricerca di alleanze che gli consentano di vincere. Il problema è che così, anche se si vince, lo si fa da posizioni subalterne, facendosi dettare le condizioni dagli altri».
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<b>Come se ne esce? Con la candidatura esterna auspicata da Veltroni?</b>
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«Innanzitutto evitando di dire che per portare avanti le proprie istanze sia necessario sfidare il segretario. È inutile riaprire la discussione sul congresso. Serve un’operazione politico-programmatica che aiuti ad aprirci a chi guarda con interesse, ma anche disillusione, al Pd, così da dare vita al Nuovo Ulivo».
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<b>Con un candidato che non sia Bersani?</b>
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«Il punto non è Bersani. È possibile che alla fine il candidato più forte risulti lui. Ma, ripeto, servono primarie aperte, così che tutte le istanze possano venire a galla. Solo così costruiremo una coalizione che non sia solo la somma dei partiti che la compongono».<br />
«Il 'nuovo Ulivo' di Bersani? Somiglia troppo all'Unione»2010-09-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it505923<br />
Nessun ticket con Vendola, alchimia politicista.
<p>Sergio Chiamparino parla di Nichi Vendola in vista delle prossime elezioni. "Noi dobbiamo costruire un soggetto che rappresenti l'alternativa alla destra. E mica possiamo partire dal ticket, che è un'alchimia politicista", afferma il sindaco di Torino in un'intervista al 'Riformista'.
<p>Insomma, "per ora" nessun ticket con Vendola, "certo, se poi durante il cammino si trovassero dei punti in comune, why not?".
<p> L'idea che il segretario del Pd Pierluigi Bersani ha del 'nuovo Ulivo', secondo Chiamparino, "assomiglia troppo all'Unione. Come dimostra la scelta di tirare nuovamente in ballo Diliberto e Ferrero".
<p> Chiamparino commenta anche le inchieste giornalistiche relative alle consulenze ai famigliari di politici della maggioranza del Piemonte. <br />
"La Lega ha ormai preso tutte le cattive abitudini della prima repubblica". <br />
«Tremonti ha fatto per mesi belle interviste sul carico fiscale. Nella manovra di tutto questo non c’è nulla» - INTERVISTA2010-05-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it500794<br />
«I comuni pronti ai sacrifici ma dateci riforme vere»<br />
«La prima modifica da fare e sul patto di stabilità Siamo consapevoli dei tagli ai costi della politica, ma così si colpiscono le politiche sociali. Il ministro la smetta di trattarci come scolaretti. Se la Lega pensa che la manovra anticipi il federalismo, prende una cantonata: gli enti locali fanno solo da server allo Stato centralizzato».
<p>«La manovra non è in discussione, ma il maestro Tremonti smetta di trattarci come scolaretti. Siamo disposti a fare sacrifici, ma la riforma sia radicale» Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, Presidente Anci, esponente del Partito Democratico ragiona insieme al Riformista sulla Finanziaria varata dal governo di centro destra. Una manovra economica dove al momento – secondo Chiamparino, che ieri mattina ha presieduto il direttivo dell’Anci a Roma - «non c’è certezza di cifre, cosa che la dice già lunga sul carattere dell’operazione: affannoso da una parte e raffazzonato dall’altra». E sul fatto che sia un provvedimento pro Lega Nord, racconta un’indiscrezione raccolta in ambienti del Carroccio. «Un collega leghista, di cui non voglio fare il nome, mi ha detto testualmente: se questa è una manovra pro Lega allora mi auguro che la Lega alle elezioni perda sempre»
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<b>Cosa non la convince della Finanziaria targata Tremonti?</b>
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Nel giro di due ore, i comuni si sono visti appioppare 200 milioni di euro in più ogni anno e rispetto a sabato scorso, le cifre sono raddoppiate.
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<b>Ovvero?</b>
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Siamo passati da 800 a 1500 milioni per il 2011, da 1500 a 2200 per il 2012. Lo abbiamo scoperto ieri mattina. Siamo disposti ad accettare una parte dei tagli, a condizione che si modifichi il patto di stabilità.
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<b>Cosa rischiano gli enti locali?</b>
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Già il solo patto, avrebbe portato i comuni in disavanzo di amministrazione. Se il governo non torna indietro, se il dibattito non cambia queste cifre, i comuni scoppiano. Le cifre devono tornare e essere quelle iniziali anche perché non scordiamoci che i 4 miliardi e mezzo a carico delle Regioni per ciascun anno ricadranno poi sulle nostre spalle.
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<b>Anche il governatore Formigoni ha mostrato più di una perplessità.</b>
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E’ ovvio. I tagli andranno a colpire la sanità e il trasporto pubblico: colpiranno le politiche sociali.
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<b>A danno dei cittadini?</b>
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Alla fine, cumulando, non è difficile prevederlo.
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<b>Quali saranno le vostre prossime mosse?</b>
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Bisogna tornare al tavolo dove eravamo rimasti sabato. Siamo perfettamente responsabilizzati sui tagli ai costi della politica, ma facciamo sì che questa manovra cambi veramente le cose e abbia una linea di riforma.
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<b>E se non cambiassero i parametri attuali di spesa?</b>
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Diremo no senza condizioni.
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<b>Ci sono punti della manovra che condivide?</b>
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La parte normativa tratta su questioni su cui siamo d’accordo, come sul fatto che si debbano colpire le società municipalizzate. Ma Tremonti continua a trattarci come scolaretti: un maestro che poi ti mette in penitenza se non svolgi bene il compitino.
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<b>Il Partito democratico è aperto al dialogo in parlamento?</b>
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Rispettiamo lo spirito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: serve un patto di responsabilità nazionale.
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<b>Quindi nessun pregiudizio nell’aula di Montecitorio?</b>
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Sia chiaro: noi non mettiamo in discussione la necessità della manovra. Mettiamo in discussione soprattutto un fatto: la quantità dei sacrifici richiesta a comuni e regioni non è sostenibile per le nostre politiche.
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<b>Sull’abolizione delle dieci province c’è ancora poca chiarezza.</b>
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Sono più dei manifestini, dei piccoli segnali, non si va a toccare la sostanza del problema. E’ un continuo tira e molla. Prima per essere politically correct, si è tutti contro, poi invece si è a favore. Io sono a favore delle riforme, ma si deve cambiare registro.
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<b>Lei cosa propone?</b>
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Da tempo sostengo di avviare una trasformazione, rendendole associazioni di comuni per il controllo su area vasta. I comuni potrebbero delegare a un organismo le competenze che attualmente spettano alle province.
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<b>Rispetto alla parte fiscale della Finanziaria?</b>
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Tremonti ha fatto per mesi belle interviste sul fatto che bisognava spostare il carico fiscale dalle persone alle cose, da chi investiva a chi patrimonializzava. Di tutto questo non c’è nulla. Bisogna dare credibilità a una manovra, per innescare dei processi di riforma. La sostenibilità deve esserci non solo nel breve periodo, ma nel medio.
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<b>E’ una manovra economica Pro Lega?</b>
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Diceva oggi un collega leghista:«Se questa è una manovra mi auguro che la Lega Nord perda sempre».
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<b>In che senso?</b>
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Credo pensasse a Roma.
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<b>Eppure i leghisti sostengono che aprirà le porte al federalismo fiscale.</b>
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Stanno prendendo una cantonata. Di federalista non c’è niente. Sulle case cosiddette fantasma, dove bisognava responsabilizzare i comuni, è l’esatto opposto. Si centralizza tutto nelle agenzie territoriali, mentre i comuni diventano dei server dello Stato centralizzato, su argomenti importanti come condoni o regolarizzazioni.
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<b>Il suo auspicio?</b>
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Siamo disposti a fare sacrifici, ma la riforma sia radicale. Togliamo questi aspetti dal dibattito, che oscillano tra l’opportunismo e la demagogia.
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<b>E’ il governo di Tremonti o di Berlusconi?</b>
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Se guardiamo alla manovra è il governo di Tremonti, ma se guardiamo al carattere un po’ affannoso e rafforzato, è quello di Berlusconi, che fino all’ultimo ha negato che l’Italia fosse a rischio di una crisi.
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Approvati dalla giunta comunale contributi e finanziamenti.2009-12-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it475206<br />
Nella sua riunione di stamani la Giunta Comunale ha deciso una serie di finanziamenti e contributi, resi possibili dalle risorse derivanti dall’accordo per la vendita di 5 immobili comunali che sarà sottoscritto domani per un valore di circa 35 milioni di euro. Una parte delle risorse in arrivo sarà utilizzata per erogare i fondi di dotazione ed i contributi approvati.
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Alla Fondazione per le Attività Musicali andrà un fondo di dotazione di 2 milioni e 900 mila euro, a Turismo Torino e Provincia 1 milione e mezzo, alla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura 500 mila euro, alle attività editoriali dell’Archivio Storico del Comune 250 mila, all’organizzazione di Euroscience Open Forum 150 mila, all’Associazione Torino Capitale Europea 130 mila ed alla Fondazione Camillo Cavour 100 mila. Contributi minori per l’allestimento della corte medioevale di Palazzo Madama da destinare a fini espositivi (82 mila e 500 euro), per l’Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro, dell’Impresa e dei Diritti Sociali (20 mila euro) e per il Centro Studi “Primo Levi” (10 mila euro). (e.v.)<br />
«Rinuncio alle primarie. Incompatibile con il ruolo di sindaco»2009-06-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391760 <br />
«Come fin dall'inizio avevo temuto, sono stati sufficienti due giorni di ritorno all' attività amministrativa piena come sindaco per rendermi conto che una campagna elettorale fatta come necessario sarebbe incompatibile con l'impegno quotidiano che richiede una città come Torino, senza contare la presidenza dell'Anci a cui sono stato chiamato in modo unanime da tutta l'Associazione». Così Sergio Chiamparino commenta la decisione di non concorrere alla segreteria del Pd.
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LA DECISIONE - «Ho riflettuto a lungo sulla proposta di candidarmi alla segreteria del Partito Democratico - aggiunge - che mi è stata fatta da parecchi amici e dirigenti, che stimo e che ringrazio non solo per il rispetto dovuto a queste persone, ma anche perché mi pare vi sia effettivamente un problema di insufficienza nello schema congressuale che si va delineando».
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BERSANI - Il sindaco di Torino aveva promesso di sciogliere la riserva su una sua eventuale corsa alla leadership solo dopo aver ascoltato le «motivazioni» degli altri candidati. Intantoil sindaco mercoledì pomeriggio dovrebbe stare in platea a Roma ad ascoltare Pierluigi Bersani in occasione della presentazione ufficiale della candidatura dell'esponente del Pd alla segreteria. Non è escluso, poi, che possa incontrare il segretario del Pd Dario Franceschini alla sede del partito.<br />
«Franceschini resti, assurdo cambiare. L' Idv? Solo una sbornia» - INTERVISTA2009-06-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391493<br />
«Dario ha mostrato valore. Di Pietro si rassegni, non ci accoderemo a lui»
<p><b>Sindaco Sergio Chiamparino, ma quanti amici ha nel campo avverso...</b><br />
«La logica del molti nemici molto onore mi suscita ricordi per niente belli...».<br />
<b>Meglio molti amici molto amore.</b><br />
«Evidentemente mi apprezzano per il mio lavoro... Sa, sono anche presidente facente funzioni dell’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni italiani».<br />
<b>Il ministro leghista Calderoli è arrivato a proporla come prossimo leader del Pd. La imbarazza?</b><br />
«Non mi imbarazza, ma è un’eventualità che non considero per niente».<br />
<b>Non sono maturi i tempi?</b><br />
«Non vedo il problema della leadership del Pd, né penso possa essere indicata da dirigenti di altri partiti».<br />
<b>Delude i suoi estimatori.</b><br />
«Faccio già un lavoro difficile, e vorrei portarlo a termine fino al 2011. Sempre che l’esperienza all’Anci non continui anche dopo...».<br />
<b>Ammirevole l’understatement.</b><br />
«No, guardi, non mi tira in ballo. Secondo me quest’ansia di cambiare il segretario è del tutto fuori luogo. Se il Pd tutto sommato ha retto, se la base del progetto non è stata scardinata, lo dobbiamo al lavoro di Franceschini. Non capisco perché si debba partire dal presupposto che lui sia in partenza».<br />
<b>Piuttosto «in scadenza», l’ha gridato lui stesso ai quattro venti.</b><br />
«Di lui non si può dire male».<br />
<b>Forse quella gaffe sul premier cattivo educatore se la poteva risparmiare.</b><br />
«Ha usato un’espressione che poteva essere fraintesa... Visti i risultati elettorali, non mi pare però che abbia contato tanto».<br />
<b>Segretario che regge non si cambia.</b><br />
«Dico che Franceschini sta dimostrando il suo valore sul campo. Spetterà semmai al suo antagonista l’onere della prova, quando ci sarà il congresso. Guai all’unanimismo di facciata, però credo che un’altra candidatura avrà senso soltanto se si indica un percorso alternativo. Per ora il presupposto non può essere il cambio del leader: siamo il primo partito riformatore d’Europa».<br />
<b>Sì, alla corsa del gambero.</b><br />
«Sarà pure la corsa del gambero, ma siamo i più forti in un trend europeo nel quale la sinistra certo non trionfa. La verità, invece, è che Berlusconi ha perso: lo sfondamento non c’è stato, anzi il Pdl ha dovuto subire l’erosione della Lega».<br />
<b>Voi quella di Di Pietro.</b><br />
«Sì, c’è stata una redistribuzione del voto all’interno degli schieramenti, e qui in Piemonte forte è stata anche l’erosione da parte dei Radicali. L’Italia si conferma non bipartitica, ma bipolare, checché ne dica Casini... spazio al centro non ce n’è. La sfida sarà appunto quella di ricomporre il quadro».<br />
<b>Se il Pd soggiaceva a un Di Pietro con il 4 per cento, figuriamoci ora che ha l’8.</b><br />
«Di Pietro ha saputo intercettare una vena populista e le paure che nei periodi di crisi agitano la società. Aumenta il suo potere di negoziazione, ma da questo a farci la concorrenza corrono mille miglia... Non è che noi ci accodiamo dietro a Di Pietro, e scusi il bisticcio».<br />
<b>Il bisticcio sarà tra voi e lui.</b><br />
«Perché? Nostro compito sarà quello di ricondurre Di Pietro a una forma d’opposizione che costruisca l’alternativa a Berlusconi, e non sia fatta solo di antiberlusconismo».<br />
<b>Veramente Di Pietro vuole fare le cose in grande: ha lanciato un’«opa» ostile nei confronti del Pd.</b><br />
«Nessuno può lanciarci un’opa, capisco che Di Pietro fosse tentato, ma non vedo come possa riuscirci».<br />
<b>Magari andando al suo traino si è fatto il suo gioco.</b><br />
«Cosa fatta capo ha, inutile rivangare. Sono stati fatti errori, ma anche cose giuste...».<br />
<b>Intanto Di Pietro vi tratta da pari a pari: già detta le regole di un nuovo centrosinistra.</b><br />
«Capisco che una sera uno s’entusiasmi, ma poi la mattina dopo la sbornia passa. Arriva il momento nel quale occorre rispondere nei fatti, sulle cose concrete, assumendo le responsabilità di una forza di governo».<br />
<b>A tale proposito, se Vendola bussasse alla porta del convento, dovreste aprirgli?</b><br />
«Non penso ad annessioni, ma certo lui è un presidente di Regione che ha già accettato di confrontarsi con le responsabilità governative. Per me non ci sarebbe alcun problema...».<br />
<b>Per Rutelli e la Binetti sì. Prenderebbe in squadra anche i Verdi, che vanno fortissimo dappertutto, ma che in Italia sono talmente scoraggiati da non presentarsi neppure da soli?</b><br />
«Non posso dire io se debbano restare autonomi o entrare nel Pd. Penso che barriere non debbano essere poste nei confronti di nessuno, se accetta il pluralismo e la logica della responsabilità. Dico a tutti, per primo a me stesso, che non bisogna cadere prigionieri del breve periodo: nutre illusioni pericolose, ma la storia è lunga, molto lunga...».<br />
«L' astensione parla al Nord ma ora subito l' autonomia fiscale» - INTERVISTA2009-01-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388413<br />
«Ma quale credito nei confronti del Carroccio. Smettiamola con questi tatticismi politici, la gente non li capisce più, discutiamo di cose concrete. Votare contro questo federalismo, solo perché è stato proposto dagli altri, sarebbe stato incomprensibile». Il sindaco di Torino e ministro ombra del Pd, Sergio Chiamparino, sostiene la linea dell' astensione scelta dal partito di Veltroni al Senato sul federalismo fiscale.<br />
<b> Ma non è imbarazzante, per una forza di opposizione, ricevere gli apprezzamenti di Bossi e Calderoli?</b><br />
«In un Paese normale no. Questo è il primo caso in cui si è aperto un dialogo tra maggioranza e minoranza e va dato atto a Calderoli di non aver rifiutato il confronto. E poi, votando contro, si sarebbe lasciata alla Lega Nord una prateria grande come tutta la pianura padana in cui scorrazzare liberamente. Chi come me crede nel federalismo sarebbe rimasto tagliato fuori da qualsiasi iniziativa politica».<br />
<b> Così però si torna al tatticismo politico: mi astengo, così rubo la scena alla Lega. Non le pare?</b><br />
«No, perché quella del Pd è stata una scelta nel merito. Si è partiti dal testo della Lombardia, localistico e profondamente ingiusto perché il senso era "chi ha tiene e usa, chi non ha si arrangi". Si è arrivati ad un disegno di legge rivisto per i due terzi, salvaguardando il Sud, grazie al contributo del Pd e di rappresentanti istituzionali come Anci e Upi. Un testo che in buona parte ricalca la bozza Prodi-Padoa Schioppa. Come si faceva a dire di no?».<br />
<b> L' Udc ha tirato fuori un buon argomento: mancanza di certezze sui fondi necessari. Questione su cui anche lei ha puntato il dito, attaccando il ministro Tremonti per primo. Ha cambiato opinione?</b><br />
«No, sono convinto che la posizione di Tremonti sia imbarazzante: in pratica ha fatto scena muta. Ma Casini usa la copertura finanziaria solo come pretesto. Così accontenta il suo elettorato, concentrato in Sicilia, Regione che dal federalismo non ci guadagna, anzi, ci perde. E poi soddisfa gli impiegati pubblici, bacino vicino all' Udc, quelli che vivono del centralismo statale e non vogliono che venga messo in crisi».<br />
<b> Meglio astenersi, insomma, per accontentare il Nord.</b><br />
«No, per portare a casa un risultato. Se ci sono dei temi su cui c' è convergenza, perché votare contro? L' Udc ha sempre detto no, il loro voto lo si comprende. Il no del Pd non avrebbe avuto senso in questa fase. Se poi non si risolveranno questioni come la copertura finanziaria e gli impegni di Tremonti nei successivi passaggi, l' astensione dei democratici si potrebbe trasformare in un no. Ma sarebbe sempre una posizione di merito».<br />
<b> Quali altre questioni devono essere risolte?</b><br />
«C'è un' emergenza e bisogna fare in fretta: i Comuni muoiono senza una tassa autonoma. Non si può aspettare il 2012. Bisogna che venga individuato un rimedio subito, anche provvisorio, come un trasferimento garantito pari all'Ici. Va poi discusso il bicameralismo e una carta delle autonomie perché non si possono definire i principi di finanziamento degli enti senza delineare le loro funzioni, evitando strabismi politici sulle città metropolitane che devono nascere intorno ai comuni capoluogo e non alle Province».<br />
«Senza una linea comune sul testamento biologico il Pd non è più un partito» - INTERVISTA2009-01-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388348<br />
C’è una sola premessa da fare. Stavolta, dice Sergio Chiamparino, «della polemica politica non mi frega un bel nulla». Anche perché, mai come stavolta, «tutti fanno finta di non sapere che c’è una sentenza della Cassazione». Una sentenza, aggiunge, «che va rispettata soprattutto perché, in assenza di una legge, è l’unico riferimento normativo che abbiamo».
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Il sindaco di Torino, dirigente nazionale del Pd e ministro ombra del Federalismo, affida a quest’intervista al Riformista la sua posizione sul caso Englaro («Sono d’accordo con la scelta della Bresso»), sul testamento biologico («A mio avviso, è necessario») e sul comportamento del suo partito, che sul tema ha deciso di non decidere. «Su una questione come questa - dice Chiamparino - il Pd ha il dovere di arrivare a un punto di compromesso, a una posizione unitaria. Se non lo facciamo, vorrà dire che non siamo un partito ma, più semplicemente, un gruppo di amici che stanno insieme».
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<b>Sindaco, Mercedes Bresso ha dichiarato la disponibilità del Piemonte ad accogliere Eluana.</b><br />
lo sono perfettamente d’accordo con questa scelta. Ripeto: c’è una sentenza della Cassazione ed è nostro dovere rispettarla e farla attuare. Tutto il resto è polemica politica, una strumentalizzazione di cui, soprattutto in questo caso, bisognerebbe fare a meno.
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<b>Il ministro Sacconi però insiste, nega di tenere «sotto scacco» le strutture ospedaliere private. Lei che ne pensa?</b><br />
Chi fa il ministro ha il compito di far rispettare le leggi. E in assenza di una legge, il pronunciamento della Cassazione è l’unico riferimento normativo che abbiamo. Di conseguenza, la scelta del Piemonte sopperisce a una «mancanza» di Sacconi.<br />
<b>Lei è favorevole a una legge sul testamento biologico?</b><br />
Tanto per citare l’esempio di Eluana, credo che il padre Beppino sia l’unico, autentico, interprete della volontà della figlia. A mio avviso, andare in questa direzione è moralmente giusto ed eticamente corretto.<br />
<b>I gruppi parlamentari dei Pd, però, sul caso specifico hanno scelto di non scegliere. La discussione dell’altro giorno si è conclusa senza una votazione finale...</b><br />
Su questioni eticamente sensibili un partito non deve imporre nulla. Ma il pensiero della maggioranza deve essere tradotto in un atto politico.<br />
<b>In che senso?</b><br />
Nel senso che una maggioranza non può imporre al mio amico Bobba (esponente teodem, ndr) di pensarla allo stesso modo. Ma di fronte a temi che sono sempre più centrali per il paese, e il testamento biologico lo è, non si può scegliere non scegliere. Se il Pd non ha ancora prodotto una posizione comune su questo terreno... beh, è arrivato il momento di recuperare.<br />
<b>Molti dei cattolici dei Pd, però, si appellano alla «libertà di coscienza».</b><br />
Io capisco la libertà di coscienza nel caso in cui, ad esempio, si discuta di un ordine del giorno sull’eutanasia; tra l’altro, credo che anch’io sarei contrario. Ma qui parliamo di un’altra cosa: nel momento in cui il Parlamento si prepara ad affrontare il tema del fine vita, il Pd ha il dovere di maturare una posizione comune. Sennò significa che non siamo un partito ma solo un gruppo di amici. Il testamento biologico è diventato un tema cruciale, sul quale noi dobbiamo essere in grado di trovare un punto di mediazione, di elaborare un nostro testo, di presentare proposte di legge.<br />
<b>Detta così, il «testamento biologico» sembra un argomento perfetto per la conferenza programmatica che il Pd si prepara ad affrontare. O sbaglio?</b><br />
Tutt’altro. Guardi che la conferenza programmatica del Pd non e soltanto la sommatoria delle nostre ricette per gli imprenditori, gli insegnanti, gli operaie via dicendo. In quella sede si discuterà anche di ambiente, dal nucleare agli ogm. Per questo la questione dei «confini della vita» può e deve essere affrontata nella conferenza programmatica. Più che altro, mi stupirei se non fosse così...
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Alitalia. «Una porcheria: il rimedio viene dal mercato» - INTERVISTA2009-01-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it384933<br />
L’unica soluzione dopo «questa porcheria fatta fin dall’inizio», è reimmettere «un po’ di mercato laddove è stato tolto». Ovvero: liberalizzare le rotte. «Farebbe bene a tutti i cittadini italiani, e anche alla rete degli aeroporti del Nord». La pensa così Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e esponente del governo ombra del Pd. Lui a via Bellerio non c’era (altri esponenti di enti locali sì).<br />
<b>Avrebbe voluto esserci?</b><br />
Non mi hanno invitato. Anche lo avessero fatto, non mi sarei presentato. Vado solo nei luoghi istituzionali, cioè a Palazzo Chigi.
Palazzo Grazioni?
Lì men che meno.<br />
<b>La Lega torna a vestire i panni del partito di lotta.</b><br />
Alla Lega andrebbe ricordato che è stata lei ad appoggiare una delle peggiori operazioni di politica industriale che la storia ricordi. I cittadini costretti ad accollarsi i debiti non solo di Alitalia, ma anche di Air One. In più, una ventina di imprenditori che sicuramente non usciranno a mani vuote: se Air France subentrerà si faranno pagare bene. E alla fine si è tornati ai francesi, proprio quelli che il premier indicava come i nostri peggiori competitori. Diceva: ci porteranno via i turisti. Ora verrebbe da chiedere: e i turisti?.<br />
<b>Lei ci crede alla storia dei turisti sottratti dalla linea aerea?</b><br />
Ma vogliamo scherzare? I turisti non vengono in Italia perché l’offerta è scadente, non certo per via degli aerei.<br />
<b>Lei dunque chiede che decida il mercato?</b><br />
La politica deve certamente intervenire in questioni come queste. Ma un conto è farlo per accompagnare o influenzare tendenze del mercato, altro conto è assumere atteggiamenti così campanilistici, senza una visione d’insieme, come quelli che si stanno vedendo.<br />
<b>
Oggi si chiede la liberalizzazione, ma è stato appena introdotto un monopolio, quello tra Roma e Milano.</b><br />
Sì, e questo la dice lunga anche sul coraggio degli imprenditori. Con la situazione attuale i cittadini italiani pagheranno di più il servizio. Tutti: quelli del nord, del centro e del sud. Ecco perché serve liberalizzare.<br />
<b>Al nord vogliono Malpensa.</b><br />
I cittadini vogliono un servizio che funzioni. Che sia a Malpensa o altrove. D’altronde Milano non può pretendere di avere tre aeroporti internazionali. Inoltre leggo che Lufthansa sta già sviluppando molto Vienna per il traffico verso est. Non credo che abbia ancora risorse per sviluppare un altro hub vicino. Che si aprano gli slot, e ognuno competa per quel che sa fare. Questo consente a ognuno di giocare le proprie carte, al di fuori di schemi localistici. Non ripetiamo gli errori del passato, che ci hanno portato alla situazione attuale, così dispersiva, proprio perché si è seguita una logica di politica localistica.<br />
<b>Come prevede finirà l’incontro Berlusconi-Bossi?</b><br />
Con un comunicato-camomilla. Se vuole le anticipo il testo: non permetteremo ai francesi di abbandonare il nord, faremo di tutto per salvare Malpensa, e bla, bla, bla...<br />
<b>Alla fine di questa partita, si arriverà alla liberalizzazione?</b><br />
Prevedo di no, sono pessimista. Il fatto è che questo governo non ha mai lavorato per il mercato. Non comincerà a farlo ora.
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«I vertici Pd? Distanti e inadeguati» - INTERVISTA2009-01-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383574<br />«Sbagliato non condannare politicamente la gestione della vicenda rifiuti in Campania. Il problema etica esiste. Ce l'ha pure Di Pietro, che ha dimostrato che la raccomandazione non è mai morta».<br />
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<b>Sindaco Chiamparino, nel Pd si è aperto l’ultimo fronte. Dopo la querelle sul fatto che il partito è stato a lungo schiacciato sulle posizioni di Di Pietro e il dibattito sulla questione morale, ci si mette anche il presidente della Provincia di Trento Dellai. Dice che il Pd è «un partito socialista dove la cultura del popolarismo è sparita». Cosa ne pensa?</b><br />
«Socialista? Potessi rispondere con una battuta direi “magari!”».
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<b>Non è d’accordo?</b><br />
«Guardi, penso che Dellai abbia voluto dare due messaggi. Da una parte, forte del successo elettorale, cerca di spostare il baricentro del Pd più al centro. E dall’altra sottolinea la necessità di una vera autonomia territoriale rispetto ai vertici centrali del partito».<br />
<b>Un suo pallino da tempo...</b><br />
«Credo sia arrivato il momento di uscire dagli schemi politici del ’900. Serve grande attenzione per il territorio e su questo punto ci misureremo a breve, quando si riunirà il coordinamento del Nord».<br />
<b>Cosa si aspetta?</b><br />
«Capiremo se è possibile avere un’autonomia reale rispetto ai vertici centrali che sentiamo distanti e inadeguati oppure se il coordinamento non sarà altro che un altro livello interno al Pd per trasmettere le direttive che arrivano dal centro».<br />
<b>Si dice che Veltroni non ne sia entusiasta perché perderebbe potere sul partito...</b><br />
«Questo non lo so. Di certo, la nostra esigenza è reale e per ora nessuno si propone scissioni nel Pd».<br />
<b>
E nella stessa direzione va l’idea di un direttorio che affianchi il segretario?</b><br />
«Continuo a pensare che sia la via da seguire per gestire la delicata fase delle elezioni. Un direttorio che si affianchi ai leader storici del partito così da conciliare la massima autonomia sul territorio (sui programmi e sulle alleanze, vedi Dellai) e la massima unità a livello centrale (dando l’immagine di un partito che lavora in una sola direzione per tutto il Paese).<br />
<b>Non sarà che si vuole commissariare Veltroni?</b><br />
«Assolutamente no. Da una parte c’è una leadership individuale come quella di Berlusconi che ha le sue peculiarità, dalla nostra c’è invece l’esigenza di una leadership collettiva».<br />
<b>
Dellai dice che il Pd è troppo a sinistra, altri sostengono che è schiacciato su Di Pietro. Faticate a trovare una vostra identità?</b><br />
«Non mi pare che siamo così appiattiti su Di Pietro, al di là di quel che ripete come un mantra Berlusconi. Certo, delle incertezze le abbiamo avute. Anche perché da dopo le elezioni l’Idv non ha mai mantenuto gli impegni presi, a differenza nostra. Ma bisogna uscire dallo schema per cui l’alternativa al centro è Di Pietro perché c’è tutta un’area culturale di sinistra (dal sindacato alla sinistra radicale) che è ben più importante dell’Idv. Il punto è che è arrivato il momento che il Pd trovi un suo profilo autonomo».<br />
<b>Le inchieste giudiziarie potevano essere un’occasione. Ma siete andati in ordine sparso, prima difendendo la magistratura e ora prendendone le distanze...</b><br />
«Ci siamo trascinati dietro l’immagine del partito schiacciato sulle posizioni della magistratura qualsiasi cosa accada. Un errore, perché rispettare i giudici non vuol dire non poter discutere».<br />
<b>Cosa si sarebbe aspettato dai vertici del Pd?</b><br />
«Una netta distinzione fin dall’inizio tra l’aspetto giudiziario e quello dell’etica pubblica. Nel primo caso, con procedimenti in corso, è necessario il massimo del garantismo. Nel secondo, invece, pur non trattandosi di comportamenti delittuosi bisogna condannare il malcostume di intrecci affaristici poco trasparenti o atteggiamenti spregiudicati».<br />
<b>Un esempio?</b><br />
«La vicenda della Campania, dove un’intera comunità non è riuscita a smaltire i rifiuti. Sul fronte giudiziario bisogna aspettare la conclusione delle inchieste, ma è impossibile non dare un giudizio politico netto, a cominciare dagli stessi interessati. Serve una svolta chiara e comprensibile all’opinione pubblica».<br />
<b>Bassolino è rimasto al suo posto, la Iervolino si prepara a un rimpasto. Pensa che sia «comprensibile» per l’opinione pubblica?</b><br />
«Mi pare una sfida molto difficile, ma è giusto che ognuno si assuma le sue responsabilità. Se la Iervolino si sente in grado di poter dare un segnale di forte rinnovamento in questo modo, vada avanti e aspetteremo i fatti. È chiaro che con un fallimento le responsabilità diventeranno ancora più grandi».<br />
<b>
Che idea si è fatto delle inchieste che hanno coinvolto il Pd negli ultimi mesi?</b><br />
«Quello che è successo a Pescara con lo stesso giudice che su D’Alfonso ha cambiato parere nel giro di una settimana è surreale e mi ha fatto correre un brivido sulla schiena. E anche su Del Turco aspetterei, non escludo qualche clamoroso errore giudiziario. Poi ci sono anche casi indubbiamente da verificare e che sono il sintomo di un problema di etica pubblica che non riguarda solo il Pd».<br />
<b>
Per esempio?</b><br />
«È così trasversale che c’è dentro anche un partito ipergiustizialista come quello di Di Pietro. Che ha dimostrato come l’italianissima raccomandazione non sia mai morta».<br />
Lascio il governo-ombra: E' inadeguato2008-12-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383101<br />
"Rischiamo che dopo le europee ognuno vada per conto suo" <br />
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Roma - Sergio Chiamparino lascia l'incarico di ministro delle riforme nel governo-ombra del Pd. Il sindaco di Torino lo annuncia parlando alla direzione del partito e spiegando che il governo-ombra si è rivelato uno "strumento inadeguato".<br />
Dice Chiamparino: "Di qui alle elezioni europee dobbiamo trovare un assetto politico, un coordinamento che senza dietrologie di commissariamenti, dia il segnale della presenza del Pd e anche dell'impegno per superare le correnti. Per questo io rimetto al segretario il mio incarico di ministro ombra''.<br />
Chiamparino lancia anche un allarme sulla tenuta del partito: "Vedo il rischio che non solo perdiamo le elezioni, ma soprattutto che, fatte le elezioni, ognuno vada per conto suo". <br />