Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI ROBERTO TURETTAhttps://www.openpolis.it/2012-08-31T00:00:00ZMarghera Estate Village: addio?2012-08-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it656258<br />
Domenica 26 agosto è calato il sipario sul Marghera Estate Village. Ma, a mio avviso, a chiudersi non è stata solo la 14. edizione ma tutta la manifestazione. Alla luce dell’accordo extragiudiziale con il quale gli operatori dell’associazione culturale Village e l’Amministrazione Comunale hanno accettato il ricatto degli operatori commerciali di rinunciare a proporre la manifestazione nell’area verde – di proprietà comunale – in cambio del ritiro delle denunce (peraltro andate a vuoto per due anni di seguito senza esito…) e alla luce delle oggettive criticità già verificate in anni di ricerca, infatti, Marghera Estate Village è definitivamente persa.
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Sono certo che, dalla prossima estate, molti rimpiangeranno l’assenza di questa manifestazione. Sicuramente ripetitivo – ma, proprio per questo, garanzia di presenza rassicurante e sicura scelta serale estiva in città e non solo –, il Village ha resistito per tutti questi anni per tanti motivi, così come per questi stessi motivi altre manifestazioni o festival hanno fatto flop e riscontrato criticità insuperabili, anche se magari godevano di “foraggiamenti”, anche pubblici.
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<b>Il Marghera Estate Village</b>, invece, virtuoso esempio di realizzazione di una manifestazione pubblica tramite l’imprenditoria privata, ha potuto dribblare concorrenza, crisi economica, oltre al rischio di “passare di moda” perché era diventato la piazza della città, il luogo di ritrovo (spesso a prescindere da chi calcava il palco). <br />
Ed una piazza è fatta da persone e luoghi. Perciò, e non bisogna farne una tragedia perché tutto cambia, dico che la manifestazione non potrà più essere proposta. Senza i parcheggi, senza le aree attrezzate nell'area verde del Parco Commerciale Panorama (realizzati a suon di investimenti degli operatori del Village con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale), senza la viabilità di quest’area urbana ma comunque relativamente fuori dal contesto abitativo, la manifestazione NON potrà più esistere, anche perché la gente non potrà più riconoscerla in altri contesti.
<p> Bisogna mettere in conto che a Marghera – e forse in tutta la terraferma - è impossibile trovare una realtà che riproduca positivamente caratteristiche similari di adattabilità per simili kermesse.<br />
Non bisogna farne una tragedia, dicevo. Tutto cambia, figuriamoci un festival in più o uno in meno.<br />
Ma, a questo punto, una riflessione è doveroso farla.
La città perde una manifestazione consolidata per accondiscendere al ricatto di alcuni operatori commerciali. Non entro nel merito delle motivazioni (se non nella paura di perdere o nella voglia di evitare rotture di scatole) ma, mentre da cittadino posso prendere atto della volontà dell’associazione culturale Village di non proseguire nell’incertezza e nello stress del domani, mi è assolutamente incomprensibile il harakiri del Comune di Venezia.
<p> Ancora una volta, si dimostra il limite di un’amministrazione che non soppesa a dovere il guaio di creare un gravissimo precedente. Mai come in questo caso è stato evidente che basta trovare un privato disposto a spendere qualche decina di migliaia di euro in avvocati (peraltro senza aver mai vinto la causa…) e a minacciare nel proseguimento della causa legale perché il Comune faccia marcia indietro. Ma come si può rinunciare a fare attività all’interno di un’area comunale? Come è possibile che un Comune, che si confronta in Tribunale su migliaia di altre cause ben più onerose, abbia paura di confrontarsi in questa bazzecola?<br />
La risposta è duplice: o il Comune ha smesso di credere in questa manifestazione e trova più comodo chiamarsi fuori da eventuali responsabilità, oppure, all’interno dell’amministrazione, qualcuno ha lavorato affinchè, fra l’ennesimo superfluo park scambiatore che arriverà fra meno di un anno, proprio nell'area del Village, e l’accondiscendenza a certi operatori commerciali ed immobiliari, si potesse mettere in discussione l’interesse pubblico… Magari senza pensare che, fra un paio d’anni, ci sarà un ulteriore walzer di operatori della media e grande distribuzione per cui quell’area sarà ancor più ridimensionata rispetto a quella di Auchan.
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Vedete, forse non è grave perdere il Marghera Estate Village, sicuramente altre manifestazioni riempiranno le nostre estati, è però gravissimo che il Comune di Venezia abbia scelto di rinunciare a qualsiasi possibile iniziativa in un’ area di sua proprietà fino al 2015. E, avendo visto come vanno queste cose, anche oltre…<br />
Non si può più rimandare il nodo della governance e della manutenzione della città.2007-12-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357223 <br />
Sfogliando il piano investimenti del bilancio di previsione 2008, la prima cosa che balza agli occhi è la sfilza di soggetti che, a diverso titolo, sono destinati a realizzare opere tramite autofinanziamento (diretto o indiretto), comunque a carico delle casse comunali.<br />
In primis, ovviamente, la direzione Progettazione ed Esecuzione Lavori dei Lavori Pubblici, quindi le diverse direzioni delle Municipalità, INSULA per la manutenzione e le opere diffuse in Centro Storico, Edilvenezia – patrimonio residenziale ed altro - , ASM – piste ciclabili, parcheggi, strade e marciapiedi -, ARTI – manutenzioni ed opere scolastiche -, PMV – tram e relative opere d’arredo, nuovi piazzali e imbarcaderi a Venezia e Lido -, VESTA – manutenzione verde e scoperti scolastici.<br />
Si tratta di otto soggetti che organizzano le opere e la manutenzione della nostra città, indebitando ora direttamente il Comune di Venezia (Direzione LL.PP. e Municipalità), ora indirettamente sempre il Comune (perché le società faranno il mutuo ma le esposizioni le paga e le garantisce di fatto sempre l’Amministrazione Comunale. E tutto questo a dispetto degli infiniti discorsi su quanto Venezia spenda da sempre al di sopra delle sue possibilità, tanto più ora, da quando la stragrande maggioranza dei fondi per la Legge Speciale vengono drenati dal Mo.SE.<br />
Mai come adesso è necessario che la politica faccia una scelta definitiva e che permetta a questa città di uscire da questo cul de sac nel quale ci siamo cacciati. Con trasferimenti dallo Stato diminuiti, con alienazioni di beni ormai allo stadio terminale, con l’impossibilità di aumentare gli introiti da oneri di urbanizzazione senza controllare a dovere la tenuta idraulica della nostra città, con il patto di stabilità da rispettare è assolutamente improrogabile risolvere questo nodo fondamentale per ridare fiato all’azione amministrativa.<br />
Diverse società nate in epoche di “vacche grasse” (ma siamo sicuri che fossero nate solo per quello?) ora rispondono all’esigenza di dribblare l’indebitamento diretto che non è più possibile oltre una certa soglia con il patto di stabilità, ma, allo stesso tempo, ipotecano spese strutturali ed aspettative di professionalità che, in questo contesto, cominciano a minare il sistema: di fatto il sistema Venezia è prossimo al collasso.<br />
Ovviamente la prima esigenza è ricalibrare la spesa in base alle effettive possibilità e non in base alle aspettative, anche a costo di sviluppare in modo sempre più innovativo i progetti di finanza ed altre tipologie di sinergie coi privati, ma ormai - e comincia ad essere già tardi - è soprattutto necessario razionalizzare le risorse comunali e delle società coinvolte nella Governance per stabilire “chi fa cosa” e, se è il caso, che qualcuno non faccia più il doppione di quello che può fare benissimo un altro – magari unico – soggetto.<br />
Sia chiaro, il problema non è la solita paranoia di qualche Consiglio di Amministrazione da sfoltire. Quello a cui bisogna porre attenzione è proprio la tenuta di un sistema endemico che disordinatamente non può proseguire a fare indebitare l’Amministrazione Comunale, avendo società che si strutturano con personale che poi, legittimamente , arriva ad avere aspettative di garanzia similari a quelle dei dipendenti del Comune con prerogative di stipendio da mercato privato e che, alla fine, magari rischiano di far costare le opere e le manutenzioni ancor più di quanto non costerebbero con la gestione diretta.<br />
Ci sentiamo ripetere, ormai da molto tempo, che l’Amministrazione Comunale sta procedendo a ridurre il numero di società tramite fusioni/incorporazioni, ma questo segnale stride e va sicuramente in contraddizione con l’elenco degli enti che intervengono nel bilancio: c’è da fare una scelta, politicamente dolorosa e in controtendenza rispetto alle aspettative di qualcuno, sulla programmazione e sul controllo tecnico da parte dell’Amministrazione Comunale che deve decidere se queste vanno delegate alle Municipalità o restano – interamente – in mano alla direzione dei Lavori Pubblici. Così come non è ammissibile l’uso contemporaneo di diverse teste che, in piena reciproca autonomia e poco integrandosi, creano contraddizioni insite nella macchina comunale come sta accadendo fra i LL.PP. e la viabilità. Le contraddizioni dei ruoli personali e politici dei livelli istituzionali non può continuare a minare la macchina amministrativa e tecnica. <br />
Va decisa, una volta per tutta, quale strategia operativa dare per le manutenzioni e le opere al sistema di governance di cui Venezia è dotata.
Proseguire senza queste scelte, ad oltre metà di questo mandato amministrativo, significa condannare la città ad un futuro di immobilismo.<br />
Figuriamoci se poi cominciamo ad alzare lo sguardo dalle manutenzioni e dalle opere e ragioniamo sui servizi! Basti pensare ai costi che dovrà (farci) affrontare Venis per l’investimento nel WI-FI, a quelli di AMES per i servizi socio-educativi, ecc.…<br />
Insomma o ci si ferma a pensare e decidere subito o, presto, - ma, a quanto pare sta già accadendo, - ci verrà presentato un conto troppo salato, anche per una città come Venezia dove per certi politici “i soldi non sono un problema”!
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Roberto Turetta -
Consigliere Comunale PD
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