Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI Stefano STEFANIhttps://www.openpolis.it/2012-11-28T00:00:00ZMO: STEFANI AD AMBASCIATORI ARABI, DUE STATI DUE POPOLI2012-11-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it684461(ANSA) - ROMA, 28 NOV - ''Occorre fare ogni sforzo per
realizzare progressi concreti alla soluzione dei due Stati per
due popoli che riflette la comune aspirazione di israeliani e di
palestinesi alla pace. Non possiamo rassegnarci a vivere ancora
le drammatiche giornate di qualche settimana fa, ma dobbiamo far
si' che dal rispetto del cessate il fuoco si torni al piu'
presto al tavolo delle trattative''. Lo afferma il Presidente
della Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati,
Stefano Stefani, dopo aver ricevuto stamane nel suo studio una
rappresentanza del Consiglio degli Ambasciatori arabi a Roma,
guidata dal decano Al-Moraikhi, rappresentante del Qatar.
I diplomatici arabi hanno esposto al Presidente Stefani le
ragioni a favore del riconoscimento dell'Autorita' palestinese
quale Stato osservatore presso le Nazioni Unite.ITALIA-CAMERUN, STEFANI (LN) INCONTRA MINISTRO PIERRE MOUKOKO MBONJO2012-11-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it684417(9Colonne) Roma, 27 nov - La commissione Esteri della Camera, presieduta da
Stefano Stefani, ha incontrato il ministro degli Esteri del Camerun, Pierre
Moukoko Mbonjo, che è in visita in Italia in occasione di una "Country-
presentation". Il ministro camerunense ha esposto ai deputati italiani la
situazione del suo Paese, che ha ricostruito il quadro economico e desidera
aprirsi alla cooperazione internazionale. "L'Italia apprezza in modo
particolare il ruolo del Camerun per la soluzione delle crisi del Sahel e dei
Grandi Laghi- ha dichiarato il presidente Stefani - e sostiene la
responsabilizzazione delle organizzazioni regionali africane che stanno
dimostrando di essere capaci di intervenire". A conclusione dell'incontro,
Stefani ha preso atto con soddisfazione dell'invito formulato alle imprese
italiane dal ministro Moukoko Mbonjo, a nome del presidente del Camerun, a
raddoppiare i loro investimenti in quel paeseIl trasloco del Tribunale "Si potevano evitare disagi" 2012-11-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it656882<br />
“Non è ammissibile che il trasloco verso il nuovo palazzo di giustizia provochi il congelamento delle udienze già fissate in calendario. Stiamo parlando esclusivamente dell’attività del giudice di pace, cosa accadrà quando dovranno essere spostati gli altri uffici da Santa Corona a Borgo Berga?”. Il presidente della commissione Esteri alla Camera, Stefano Stefani, commenta così le conseguenze provocate dall’avvio del trasferimento nel nuovo tribunale della città. “Come sempre, nel gioco dello scarica barile, a rimetterci saranno i vicentini. A chi dice che il congelamento dell’attività giudiziaria cittadina era ampiamente prevedibile dico che era altrettanto atteso e prevedibile il trasloco degli uffici: probabilmente si poteva trovare una soluzione per evitare la chiusura in blocco degli uffici.
<p>È vero che le recenti disposizioni normative del governo non sono andate incontro alle esigenze di chi lavora quotidianamente per assicurare il funzionamento della struttura giudiziaria cittadina, ma è altrettanto vero che per troppo tempo il destino del nuovo tribunale è stato relegato alle ‘colpe’ di Roma”.
<p>Il deputato vicentino, il cui impegno fu determinante per l’ottenimento del finanziamento dell’opera da parte del governo nel 2003, aggiunge:<br />
“Forse non tutti ricordano che lo Stato ha pagato interamente la costruzione del nuovo tribunale e che probabilmente un’azione, anche politica, più determinata e attenta alle esigenze della città avrebbe facilitato l’entrata in funzione del nuovo palazzo di giustizia in tempi più brevi. Lo scarso interesse di chi ha governato la città negli ultimi quattro anni, invece, ha fatto la sua parte. Troppo facile, oggi, allargare le braccia e sostenere che il nuovo tribunale è rimasto chiuso per troppo tempo solo perché Roma non ha spedito in tempo i mobili per arredare gli uffici”.<br />
Dalla Scozia una nuova primavera dei popoli sovrani 2012-10-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it655857Pag 9
La notizia che giunge da Londra sul via libera ufficiale al referendum per l’indipendenza della Scozia non è altro che l’inizio di una nuova primavera, quella dei Popoli sovrani. È il richiamo alla ragione brutalmente sconfitta dagli egoismi dei Vecchi Stati nazionali impantanati dalla tradizionale retorica europeista che, al di là delle esortazioni e dei reiterati appelli al rigore e alla crescita, ha condotto al suicidio collettivo di un progetto di integrazione ritenuto grandioso e rivoluzionario, indispensabile per cavalcare la globalizzazione economica finanziaria e politica ma che, con il tempo, ha rivelato la debolezza delle convinzioni e delle strategie, diventando un mero fantasma a sovranità tedesca.
La portata di questo consenso è storica perché, con questo referendum, si materializzano le speranze dell’autodeterminazione dei popoli da sempre rivendicata dalla Lega Nord consapevole dell’inadeguatezza e dell’inadempienza degli Stati Nazionali, ormai divenuti cortina di sfiducia e negligenza sul territorio.
La battaglia indipendentista scozzese, condotta con successo in maniera del tutto democratica, apre la strada ad un nuovo esempio di integrazione ed appartenenza in antitesi alla tendenza europeista di omologare culture, storie, popoli completamente diversi, sotto l’egida di un indiscriminato universalismo.
Il progetto leghista ha sempre mantenute alte l’attenzione e la collaborazione tra aree (Euro-regioni) culturalmente affini perchè è dal dialogo e dalla collaborazione che si deve partire per dare quelle risposte alla globalizzazione, oggi fortemente inquinata e compromessa da una diversità culturale oltre che religiosa che, anziché unire, divide.
Il vento del Nord può, dunque, tornare a soffiare forte sulle coscienze di chi ha sempre creduto ad un progetto di integrazione e cooperazione tra Stati del Nord est. La Mittleuropa di cui si fa portavoce la Lega Nord è, per usare una definizione di Milan Kundera, “una cultura o un destino” che oltrepassa i confini reali per raggiungere orizzonti culturali. L’Unione europea è orfana dei suoi padri ed ha dimostrato di essere incline alle ortodossie e ai catechismi, ad un rigore che ha scalfito le aspirazioni e le istanze dei popoli. Il recente premio Nobel per la pace assegnato all’Unione europea è, a mio avviso, un premio alle intenzioni piuttosto che un’attestazione di valore alla politica estera annodata alla guerra lanciata dai mercati e dalla speculazione finanziaria. Mai come in questo momento è necessario dare slancio ad un nuovo progetto di Europa e seguire l’esempio della Mittleuropa che, nella storia, ha rappresentato un efficace laboratorio di affinità tra le genti da cui si può solo imparare per esorcizzare, una volte per tutte, la ben più “rassicurante” ed elitaria miopia nazionalista.
Stefano Stefani
L'effetto boomerang provocato dalla riforma del titolo V 2012-10-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it655700La riforma del Titolo V della Costituzione- fatta nel 2001 dai partiti di sinistra col deliberato scopo di sottrarre i consensi alla Lega Nord- rischia oggi di rimanere ostaggio di un Governo tecnico politicamente suicida e guidato da una pervicace tendenza centralista e statalista, a danno delle autonomie locali. Si tratta in realtà del tentativo di formalizzare ciò che nella pratica accade ormai da 15 anni, con uno Stato che- trovando titoli giustificativi- continua a legiferare in tutti i campi di competenza delle Regioni. Le accuse all’allegra gestione economica di alcune Regioni è, in parte, un modo tardivo e maldestro per ridurre i propri margini di responsabilità, rivelando così un punto di partenza imbarazzante: la tendenza dello Stato ad archiviare i propri guai ed inadempienze.
Nella riforma del 2001 c’è un difetto strutturale che non è quello di aver largheggiato troppo nel conferire i poteri alle Regioni ma quello di non aver definito chiaramente l’ambito delle competenze e di aver posto sullo stesso piano le Regioni virtuose (in particolare il Nord) e quelle inefficienti. In virtù di questo, a mio avviso, la riforma costituzionale da approvare non risiede nell’assistenzialismo statale che, troppo spesso, si è rivelato un cattivo esempio di efficienza e laboriosità; ma essa deve passare attraverso il riequilibrio di opportuni pesi e contrappesi tra le varie Regioni, responsabilizzando tutti i livelli di Governo e realizzando una fattiva interazione tra cittadini e gestione della cosa pubblica.
È questa l’idea di federalismo a geometrie variabili che la Lega Nord propone di realizzare avvertendo l’urgenza assoluta di riscattare gli elettori da una lunga storia di abusi e furbizie. La retorica populista di questi giorni non fa che riesumare una pericolosa demagogia, più funzionale ad una campagna elettorale che a risolvere i problemi del Paese. Il Sud in questi decenni ha impartito una lezione di sprechi alla quale la Lega continua a rispondere con il progetto di una macro regione del Nord, sotto il segno di quelle eccellenze che hanno dato impulso creativo all’intero indotto economico-industriale del Paese. Non si può continuare a governare notificando soltanto le inerzie altrui, avanzando ipotesi di pronta guarigione senza aver afferrato di che morte sta morendo questo Paese.
E’ tempo di federalismo e chi non lo vuole se ne assuma tutta la responsabilità.
Stefano Stefani
Ma il Pd si preoccupa per gli spendaccioni.2012-09-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it650526<br />
L’aggravarsi della crisi economica non è riuscita a spezzare la catena di campanilismi e di rivendicazioni autoreferenziali che caratterizzano le insoddisfacenti risposte politiche alla questione meridionale. Alla luce dei recenti fatti di malversazione e di piccole operazioni di bottega clientelare di cui si è resa protagonista per molti anni la Sicilia e le Regioni del Sud, mi stupisce leggere tra i punti all’ordine del giorno previsti per questa settimana una mozione del Pd a sostegno delle regioni meridionali, in particolare alla Calabria che, si legge in una nota, “continua la sua lenta marcia di distacco dalle altre realtà regionali, con tutte le conseguenze immaginabili sul piano della coesione territoriale, della fiducia istituzionale, della convivenza civile e della legalità”.
<p>Il rilancio del Sud è così importante da dimenticare che un’altra Regione, l’Emilia, nel suo processo di ricostruzione dopo il sisma del 29 maggio, sta ancora aspettando l’elargizione di denaro promesso e non ancora pervenuto, affidandosi così ad una solidarietà privata, proveniente dagli stessi emiliani.
<p>In un momento come questo che impone di adottare una politica di razionalizzazione delle risorse pubbliche ed un controllo maggiore nella gestione economica nazionale e locale, la mozione del Pd appare una scelta temeraria. Perché oltre alla questione meridionale, che da sempre rappresenta un problema finanziario e politico che pesa sulle spalle dei contribuenti, c’è una questione settentrionale che continua ad incassare i duri colpi della vessazione fiscale imposta dal centralismo statale: nonostante la crisi economica, il Nord cresce dello 0,8% e negli ultimi mesi ha fornito un esempio tangibile di buon governo e di efficienza che contribuiscono a ridurre il deficit nazionale.
<p>Al contrario le Regioni del Sud, in particolare la Calabria, restano ferme sulla pagina del comodo diniego e sulla consapevolezza che c’è un rimedio a tutto, compresi vizi e sprechi. Insomma tutto normale, come prima più prima.
<p>I dibattiti di questi giorni sui risultati della riforma del Titolo V della Costituzione, ossia di quella stagione inaugurata nel 2001 e votata al decentramento del potere legislativo destinato alle Regioni, sollevano dei forti dubbi su cosa resti dell’idea regionalista e del progetto federalista leghista osteggiato da mirati propositi anacronistici. Malgrado le promesse di questo progetto federalista, lo Stato continua a legiferare come ha sempre fatto, trovando delle rimediate giustificazioni che gli consentono di intervenire in tutti i campi di competenza delle Regioni, vanificando i fragili tentativi di una presa di conoscenza e di responsabilità.
<p>Al di là di ogni giudizio, il difetto della riforma del Titolo V sta nel non aver chiarito le competenze delle Regioni, rendendo questa materia confusa e contraddittoria e collezionando una marea di sprechi e burocrazie cresciute a dismisura, oltre a porre sullo stesso piano il ruolo delle Regioni virtuose (quelle del Nord) e quello delle Regioni inefficienti (quelle del Sud).
<p>Gli scandali e l’inefficienza del Sud in questi decenni ci hanno dato una lezione che continua ad essere ignorata da chi è deputato a porre rimedio. Non capisco perché, nonostante questi “chiari di luna”, c’è ancora chi continua a sbagliare.
<p>
Stefano Stefani
<p>da La Padania pag. 5<br />
Sardegna, il caos è solo all'inizio 2012-09-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it649707<br />
C’è poco da essere ottimisti quando il Presidente del Consiglio, Mario Monti, spiega ai giornalisti che la crescita in Italia ci sarà l’anno prossimo. Soprattutto quando le ultime rilevazioni Istat sui dati macroeconomici del nostro Paese, sono tutt’altro che entusiasmanti: il Prodotto interno lordo, nonostante fosse previsto in calo, è sceso più di quanto ci si aspettasse, registrando un meno 2,6 per cento. Inoltre uno scivolone nei consumi di queste proporzioni non c’è mai stato nella storia della Repubblica italiana, soltanto il lontano 1930 può essere considerato degno di ricoprire un primato come questo di cui non si può certo andare fieri. In pratica la gente spende meno anche a tavola, diminuendo così l’acquisto di quelli che sono considerati tra i bisogni primari. Figurarsi per i peccati di gola. Ogni acquisto è ben ponderato si compra solo ciò che è veramente indispensabile.
<p>Insomma si tratta di una vera e propria recessione dalla quale sarà difficile uscire e della quale, differentemente dagli annunci quotidiani del nostro Presidente del Consiglio, risulta difficile prevedere la durata. Di certo è possibile constatare gli effetti di questa “grande depressione” dei comportamenti dei consumatori: se si compra memo, si vende meno e dunque si produce meno. È semplicemente un Paese che si morde la coda e che, oltre a registrare un calo del fatturato e la chiusura di ventimila negozi per fine anno, dovrà affrontare quello che, assieme alla questione fiscale, rappresenta il cuore del problema, e cioè l’occupazione.
<p>Mi piacerebbe conoscere il programma di rilancio dell’occupazione del Governo salvifico soprattutto ora che ha preso a battere il sentiero dell’annuncio e delle promesse. Per ora ciò che emerge è un reiterato e diplomatico appello alle parti sociali di stare insieme per creare lavoro con un programma che suona come “aiutati che il ciel ti aiuta”. Insomma la situazione è molto complessa e necessita di una rapida soluzione prima che l’insofferenza nei confronti del sistema politico degeneri in un malessere generalizzato che può sfociare, come nel caso della manifestazione a Roma degli operai dell’Alcoa, in un problema di ordine pubblico che contribuisce a delegittimare coloro che sono deputati a risolvere i problemi.
<p>I quattordici feriti alla manifestazione di Roma e l’aggressione al deputato Fassina, costituisce un’avvisaglia di quanto potrebbe succedere se si dovesse continuare a fare orecchie da mercante, se le organizzazioni e le istituzioni continuassero ad ignorare gli appelli della società civile. Le mancate risposte di Monti e dei suoi ministri inaugurano un autunno che si annuncia più che caldo sul piano della contestazione soprattutto alla luce del fatto che in Italia qualcosa cresce. Peccato si tratti di disoccupazione, inflazione e debito pubblico.
<p>
Stefano Stefani<br />
Libia: Conferma grave minaccia radicalismo islamico2012-09-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it649722<br />
''La simbolica coincidenza con l'anniversario dell'attacco alle torri gemelle getta ulteriori ombre sulla gravità della minaccia del radicalismo islamico anti-occidentale in Libia, nonostante le speranze che erano state suscitate dall'esito delle recenti elezioni per l'Assemblea costituente''.
<p>
''Questa vicenda induce a non cullarsi nel facile ottimismo di chi credeva di aver portato la democrazia in Libia con la liquidazione di Gheddafi. Anzi, essa conferma i pericoli insiti nella nuova realtà della cosiddetta primavera araba. E' necessaria una riflessione politica sulla crescente instabilità regionale che la situazione in Libia sta provocando e sulle prospettive bilaterali così rilevanti per la nostra
economia e per la nostra sicurezza''.
<p><i>Con queste parole il Presidente della Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati, on. Stefano Stefani, ha aperto i lavori odierni della Commissione commentando la notizia proveniente da Bengasi sull'attentato alla sede consolare statunitense che è costata la vita non soltanto ad un funzionario ma anche all'ambasciatore Chris Stevens e a due marines</i>. <br />La crisi fa crollare anche il turismo ma le colpe sono politiche2012-09-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it649375<br />
L’Italia sta pagando, forse più di ogni altro Paese, l’attuale situazione di crisi economica. Perché leggere che il turismo italiano ha registrato nei mesi di luglio ed agosto un crollo del fatturato pari al -10%, vuol dire non aver saputo sfruttare al meglio uno dei settori decisivi per la nostra economia, quel richiamo internazionale che ci ha resi tra i più importanti riferimenti culturali al mondo.
<p>
I dati riportati da Federalberghi sottolineano un ritardo tutto italiano in questo campo rispetto agli altri Stati europei, a dimostrazione del fatto che non riusciamo a far tesoro di quanto abbiamo, in termini naturalistici e architettonici, né impariamo a fare cassa al contrario di molti Paesi capaci di valorizzare sassi senza storia. C’è evidentemente una responsabilità politica nel non aver mai posto il settore della cultura nelle dovute priorità senza un progetto di promozione e di valorizzazione dell’Italia all’estero che ci fa scivolare inevitabilmente in posizione subalterna, nonostante le nostre Venezia, Milano, Firenze etc. Il Bel Paese, fucina di lettere, arti e scienza, leader mondiale ancora oggi in decine di settori industriali, patrimonio culturale e paesaggistico, sembra incastrato in un gioco di specchi dal quale non riesce a liberarsi, in una realtà fatta solo di finanza, spread e classe politica senza visione.
<p>Finchè si ignorerà che la cultura è un fattore centrale nel processo di creazione di valore e finchè non esisteranno Governi in grado di capirlo, la crescita sarà solo un mantra da invocare ma difficile da realizzare. È dunque necessaria una cabina di regia capace di fare sistema e di sostenere l’immagine dell’Italia all’estero perché se il Paese saprà sfruttare al meglio l’incredibile potenziale che ha a disposizione, il turismo sarà in grado di creare “fino ad un milione in più di posti di lavoro con una crescita del mercato di oltre 2% all’anno”. Di certo sarebbe opportuno rivedere il sistema di tassazione del turismo visto che la Fiavet (Associazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo) ha registrato un cospicuo calo del turismo d’elite e dei flussi turistici dall’estero, complici le tasse sbarco e sugli yacht che hanno dirottato su altri porti potenziali turisti stranieri. Se l’austerity vacanziera, che ha rinunciato alla tintarella e alle passeggiate in montagna, ha aumentato la distanza da un’idea di crescita e di rilancio, mi auguro che si arrivi al più presto ad una soluzione condivisa che provveda a promuovere il patrimonio culturale e paesaggistico del Paese. E’ necessario ripartire da qui: dai nostri paesaggi, dalle nostre città, dalla nostra storia.<p>
Stefano Stefani
<p>
<i>Da la Padania pag.5</i><br />
La tutela del territorio non deve giustificare proclami che accendono azioni di lotta 2012-09-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it649068<br />
“La legittima richiesta di difesa del territorio non può e non deve giustificare proclami e dichiarazioni che hanno il solo obiettivo di riaccendere azioni di lotta ed esasperare gli animi della cittadinanza.
<p>Il sindaco di Vicenza farebbe meglio a occuparsi dei problemi della sua città, e sono tanti, piuttosto che pensare alle vicende degli altri Comuni”. Così il presidente della Commissione Affari esteri alla Camera, Stefano Stefani, interviene sulla polemica scatenata dalle indiscrezioni di stampa in merito alla costruzione di un centro di addestramento nella caserma Pluto a Longare.
<p> “Ancora una volta abbiamo assistito al teatrino tragicomico che da tempo vede protagonisti Achille Variati e il movimento No Dal Molin. Il primo cittadino si è affrettato a dissociarsi dal blitz messo in scena domenica dagli oppositori, aggiungendo richiami alla legalità. Una presa di posizione inutile, adesso, perché fin dal 2008 ha deciso di sposare la causa del movimento. Lo ha fatto in piena campagna elettorale, esponendosi anche in prima persona quando ha “legalmente” minacciato di volersi mettere davanti alle ruspe per bloccare i lavori di costruzione della nuova base Usa a Vicenza. Salvo poi smentire tutto a mezzo stampa.
<p> Far finta di essere distante dai No Dal Molin solo quando si tagliano le recinzioni, insomma, è fin troppo facile”. E poi ancora: “Variati dica ai cittadini per quanto tempo ancora preferirà assecondare e dare priorità alle bravate del movimento No Dal Molin - conclude Stefani – piuttosto che impegnarsi a risolvere i veri problemi della sua città, messi da parte nei quattro anni del suo mandato”. <p>
<i>Giornale di Vicenza del 4/9/2012 pag 14</i> <br />
In economia conta il territorio 2012-08-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647844<br />
Quando la spesa pubblica è alle stelle e la recessione galoppa ad altissima velocità, sentir parlare di coppie gay e di una nuova patrimoniale come punti fondamentali di un programma politico su cui costruire l’alleanza di centro sinistra, è un progetto a dir poco temerario oltre a non dare le giuste risposte alla dilagante precarietà e arretratezza della situazione italiana. Non è da meno questo Governo che, con la spending review, sembra destinato a creare un’insidiosa cortina fumogena di incertezze che trasforma ogni riforma sostanziale in un laboratorio mutevole e soggetto ad imprevisti, sementite e successive interpretazioni. La Lega che alla retorica del falso socialismo riesumato da convenienze strategiche di corto respiro ha sempre anteposto l’attenzione al territorio e alla gente, si è dissociata ancora una volta da un modo di fare politica che trova la sua misura nel predicare bene e nel razzolare male. Mentre le forze della strana maggioranza invocano i tagli ai costi della politica, la Lega li esegue in casa propria tagliando il 50% dei suoi costi che sarà destinato all’attività politica e al territorio. La fotografia ancora sfuocata del decreto sulla revisione della spesa pubblica la restituiamo al mittente con la richiesta di fare luce su questioni rimaste ancora aperte, come il caso degli esodati.
<p> Che fine hanno fatto gli esodati? Quelle migliaia di persone che si sono all’improvviso ritrovate senza lavoro, con un’età significativamente alta che ne rende molto difficile il reimpiego e al tempo stesso con la prospettiva della pensione che si allontana perché nel frattempo si sono alzati i requisiti minimi di età? Una realtà questa che ad oggi non ha trovato ancora una soluzione, per cui la Lega ha proposto un emendamento che prevede di sostenere gli esodati con i soldi risparmiati tagliando le discutibili disposizioni inserite nella spending review durante l’esame al Senato. Non è una situazione facile e noi della Lega non abbiamo certo la bacchetta magica ma parliamo la lingua dei popoli, a differenza di una politica che negli ultimi tempi si è aggiudicata addirittura il record della pressione fiscale. Sarebbe opportuno che tutti ci provassero, malgrado la crisi e la stanchezza.
<p>
Stefano Stefani<br />
Imprese , lo stato ancora non paga.2012-07-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647438<br />
A maggio avevamo lasciato l’Italia con l’immagine di una ragazzina che abbracciava suo padre per impedirgli di impiccarsi e di replicare la tragica sequenza di suicidi che stava dilaniando un intero Paese e mortificando l’espressione più visibile della fantasia e della voglia di costruire del mondo imprenditoriale. Sempre a maggio, esattamente il 22, iniziava il valzer delle promesse, rinviate e congelate nei buoni propositi di questo Governo. Mentre il fatturato cala, la fiducia nel futuro gli va dietro, soprattutto quando a distanza di due mesi ciò che Palazzo Chigi aveva bollato come indiscutibile priorità “per aggredire i 60 e gli 80 miliardi da restituire alle imprese private dal centro alla periferia” si è rivelata, in realtà, un’allucinazione di palazzo o forse una bolla mediatica di breve periodo. Il tempo di approvare ben quattro decreti legislativi sullo sblocco dei pagamenti alle imprese da parte della Pubblica Amministrazione e dimenticare subito dopo di applicarli, perchè evidentemente tornare a dare respiro al nostro sistema imprenditoriale non è in fondo una priorità per il Governo dei banchieri che sta forgiando un’epoca ed una cultura nella prioritaria rispondenza a criteri della Banca e della Finanza. Come non è suo interesse preoccuparsi delle conseguenze che questo ritardo sta causando alle aziende che, oggi più che mai, hanno bisogno di liquidità per far ripartire quell’indotto produttivo delle piccole medie imprese che sono il fiore all’occhiello dell’economia italiana. Due aziende su tre sostengono che la situazione è peggiorata e una su due è convinta che non migliorerà a breve. I 20/30 miliardi che già da quest’anno sarebbero stati destinati alle aziende avrebbero garantito una tregua a quegli imprenditori alla canna del gas che devono vedersela con il mancato pagamento da parte dei committenti e con il peso delle tasse che continua a schiacciarli. La crescita e la sostenibilità sono diventati i simboli prevalenti del programma di Governo. Il fatto che ora vistosamente vacillino non mi stupisce affatto perché si è caduti nel paradosso di penalizzare proprio il settore che, specialmente nel Nordest, è stato simbolo del miracolo economico. Voler ora assegnare dei nuovi compiti a casa quando restano “congelate” le soluzioni ad altri problemi è un espediente tecnico di basso profilo utilizzato per eludere le scelte. Perché invece il punto è proprio questo, le scelte e la necessità di compierle.
<p>
Stefano Stefani
<p>La Padania pag. 8<br />
A Grilli. Contro la crisi vincere la sfida politica della speculazione2012-07-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647447
<br />L'unica strada è quella indicata dalla Lega, Europa dei popoli.
"Dobbiamo vincere, ancor prima della sfida economica, quella politica lanciata dai mercati e dalla speculazione finanziaria. Possiamo discutere quanto vogliamo
sulla moneta unica e sulle strategie di intervento per salvarla, ma una moneta non sorretta da quella unificazione politica che anche il ministro Grilli ha invocato durante la sua audizione, non ha alcuna possibilità di riuscita. L'unica via di uscita è quella indicata dalla Lega Nord: e cioè l'Europa dei popoli".
<p>
Sono queste le parole che il Presidente della Commissione Affari
esteri della Camera dei Deputati, Stefano Stefani, ha espresso a
conclusione dell'audizione del Ministro dell'economia Grilli su
Fiscal Compact e Fondo Salva Stati davanti le Commissioni
riunite Esteri, Bilancio e Affari dell'Unione europea.
<p>
"Il rinvio imposto dalla Germania sull'attuazione dei
trattati rischia inoltre di lasciare l'Italia sguarnita di
fronte ad un possibile attacco dei mercati sul debito sovrano in
pieno agosto", ha concluso Stefani.<br />
Quel "carisma" di Monti acchiappa-evasori che senza essere eletto getta il paese sul lastrico 2012-07-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646570<br />
<br />
A sentir loro, i tecnici, il carisma di Mario Monti sarebbe stato così consistente da convincere in modo straordinario gli evasori fiscali a preferire lui ai “risparmi” nascosti all’erario. Eh già, perché se fino a qualche mese fa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, vantava un recupero di 13 miliardi di imposte dimenticando gli 11,5 miliardi recuperati nel 2011 dal precedente Governo, il Ministro per lo Sviluppo Economico, Corrado Passera, ha sempre rivendicato con orgoglio il lavoro dei tecnici sottolineando, con una certa modestia, una sostanziale differenza rispetto al passato: e cioè, i tecnici hanno fatto più dei politici.
<p>Sicuramente hanno ridotto il Paese sul lastrico ed hanno inabissato speranze e soluzioni. Ma, ancor di più, sono riusciti- almeno in parte- a conquistare il silenzio di alcuni giornali, più interessati a convenienze di corto respiro piuttosto che intingere l’inchiostro tra le righe della critica e della pubblica opinione soprattutto quando queste minacciano di denunciare comportamenti non proprio consoni alla politica di rigore ed austerità che il Governo dei tecnici si è cucita addosso.
La notizia dell’indagine aperta dalla Procura di Biella su una “dichiarazione fraudolenta” in merito ad alcune operazioni di arbitraggio fiscale internazionale compiute tra il 2006 e il 2007 dall’attuale Ministro per lo Sviluppo economico, non solo è passata sotto silenzio o in maniera marginale da parte dei principali quotidiani nazionali ma ha lasciato indifferenti anche gli esponenti della strana maggioranza rassicurata, nei giorni precedenti, da una puntualizzazione del Presidente del Consiglio Monti secondo cui nessuna indagine risultava in corso sul Ministro.
<p>Saremmo stati tutti più tranquilli se dalla Procura di Biella fosse arrivata una sonora smentita in merito. Ed invece tutto tace come nelle più antiche tradizioni linguistiche dove il silenzio ha il valore amaro della conferma.
Se così fosse sarebbe opportuno che la cattedra dello sviluppo e della crescita fosse assegnata a persone più competenti e seriamente interessati alla cosa pubblica e non a chi ha approfittato di un destino crudele per conquistare terreno nell’arena politica ed accumulare credito tra quei partiti alla ricerca di una qualsivoglia legittimazione popolare.
<p>
Non è pensando al proprio sviluppo che si fa crescere un Paese. Non è il sospetto di aver truffato il fisco per milioni di euro che accresce la credibilità ed il senso di responsabilità. Se fino a non molto tempo fa la soglia che separa il tecnico di passaggio dal politico di professione ha aperto la corsa delle possibili alleanze, oggi apre una breccia sulla necessità di chiarezza ed onestà di cui questo Governo, sin dalle sue prime battute, è stato deficitario. La parola, dunque, passa ai cittadini perché prima di qualsiasi alleanza, di qualsiasi sentenza, una democrazia rappresentativa corretta e competente si fa con i voti del popolo. E questi, il Governo, ancora non li ha.
<p>
Stefano Stefani<br />
Siria/ Delegazione missione Esteri Camera in visita ad Ankara2012-06-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646425<br />
La crisi siriana è stata al centro della
visita che una delegazione della Commissione Affari esteri della
Camera dei Deputati, guidata dal Presidente Stefano Stefani e
composta dagli onorevoli La Malfa e Galli, sta effettuando in
questi giorni ad Ankara.
<p>
"La Turchia sta svolgendo un ruolo fondamentale ed insostituibile
nelle crisi internazionali ed in particolare in Medio Oriente- ha
dichiarato il Presidente Stefani, a conclusione dell'incontro con
la Commissione esteri della Grande Assemblea nazionale turca-
Ribadisco la solidarietà e la vicinanza dell'Italia per
l'abbattimento dell'aereo turco da parte siriana, assicurando
pieno appoggio ad ogni decisione che possa essere assunta in sede
Nato oppure Onu".
<p>
I colloqui si sono sviluppati anche su altri temi regionali, come
la questione dei rapporti con l'Iran, sollevata dall'on. La
Malfa, e le relazioni con l'Unione europea, richiamate dall'on.
Galli, anche con riferimento alla realizzazione di condizioni
democratiche a Damasco.<br />
Sul 41 bis la giustizia in scacco 2012-06-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646235<br />
Si dice che la storia si ripete sempre due volte: prima in tragedia, dopo in farsa. Questa volta, però, sta succedendo di assistere alla spiacevole replica di vedere, a distanza di vent’anni, la cancellazione del 41 bis ad un boss mafioso, Antonio Troia, condannato all’ergastolo per la strage di Capaci e per omicidi vari. Sembra quasi un omaggio alla memoria di Scalfaro che nel lontano 1992 guidò l’inquietante impresa di revocare il 41 bis ai capicosca. La storia che si ripete, dunque, ed è tutt’altro che una farsa, perché c’è poco da ridere di fronte all’attacco sistematico alla memoria di grandi uomini, come Falcone, che hanno lasciato sul concetto di giustizia e di lotta alla mafia le loro impronte digitali.<br />
Le stesse che i giudici del Tribunale di Sorveglianza di Roma hanno deciso di cancellare, facendo cadere anche l’ultimo velo di ipocrisia giudiziaria incapace di provare sensibilità istituzionale oltre che umana. Dopotutto che importanza ha se Troia è stato il custode dell’esplosione che il 23 maggio del 1992 ha fatto saltare in aria la vettura con a bordo Falcone, la moglie e le sue guardie del corpo?
<p> A cosa serve ricordare che la persona “anziana e malata” di oggi sia stato l’appoggio logistico per la realizzazione del piano di morte del giudice Falcone? Evidentemente questo non è bastato a prorogare il carcere duro al guardiano del tritolo della stage di Capaci. Lo stesso che oggi, settantasettenne, è riuscito ad intenerire i giudici che lo considerano “persona malata e sottoposta a rigoroso regime penitenziario”. A pare mio la decisione di revocare il 41 bis a Troia non rappresenta soltanto un segnale pericoloso per la sicurezza del cittadino bensì uno dei più vergognosi assalti alla diligenza che va ad allungare la lista della già ignobile storia dell’italica giustizia nella lotta alla mafia. Se la società italiana, come dice qualcuno, è riuscita in qualche modo a sviluppare gli anticorpi necessari ad “abbattere”, o quanto meno ad arginare la paura di denunciare, la patologia mafiosa, la giustizia italiana sembra condannata all’eterno ritorno di un passato che non si ripresenta mai allo stesso modo ma, come in questo caso, può diventare più minaccioso, sicuro di trovare sempre aperte le porte del garantismo e dell’indulgenza. Se questo è il presupposto per il nostro futuro bisogna stare molto attenti perché esso dipenderà innanzitutto da noi.
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Stefano Stefani<br />
Cristiani. Manca una strategia d'azione per sostenere le minoranze2012-06-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646237<br />
"Senza risposte concrete ed un'articolata strategia di azione anche le migliori intenzioni rischiano di apparire vuote ed effimere".
<p>Questo è il commento del Presidente della Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati, on.Stefano Stefani, a margine dell'Audizione sui recenti sviluppi della situazione in Africa del Ministro degli Affari esteri, Terzi di Sant'Agata, davanti le Commissioni esteri di Camera e Senato.
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"Bisogna puntare sull'impegno dell'Unione europea e degli altri partner internazionali per garantire il rispetto dei diritti umani ed arginare il fenomeno del terrorismo. Perché è proprio questo che sta mancando: e cioè il sostegno delle organizzazioni internazionali nella tutela delle minoranze religiose, in particolare quella cristiana che, domenica scorsa, di fronte a questa gravissima assenza, ha
deciso di dare seguito ad un'azione di linciaggio senza esclusione di colpi, senza risparmiare chi, innocente, ha avuto la sventura di finire tra le grinfie di una vendetta contro la sistematicità degli attacchi ai luoghi di culto. Bisogna agire
in fretta prima che sia troppo tardi, prima che si ripeta il macabro rituale di morte domenicale a cui abbiamo, sino ad ora, passivamente assistito".<br />
Italia - San Marino: "Bene la modifica alla convenzione"2012-06-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646236<br />
"La firma del protocollo di modifica alla Convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e San Marino ha finalmente ristabilito le condizioni politiche ed
economiche per rilanciare le relazioni bilaterali".
<p>Con queste parole il Presidente della Commissione Affari esteri della
Camera dei Deputati, Stefano Stefani, ha commentato la risposta ricevuta dal Governo ad un'interrogazione da lui firmata che è stata svolta oggi.
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"Questo risultato rassicura gli imprenditori ed i lavoratori transfrontalieri ed il frutto dell'intensa cooperazione portata avanti dalle Commissione esteri dei Parlamenti dei due Paesi. La prospettiva della cancellazione di San Marino dalla 'lista nera' dell'Ocse avrà certamente ripercussioni positive sull'economia locale. Confido pertanto in un celere iter di ratifica dell'Accordo appena siglato".<br />
Incontro alla Camera con l'Ambasciatore dell' Armenia 2012-06-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646116<br />
Il Presidente della Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati, on. Stefano Stefani, ha ricevuto nel pomeriggio nel suo ufficio a Montecitorio l’Ambasciatore di Armenia in Italia, Rouben Karapetian, che lo ha aggiornato sulle recenti elezioni parlamentari svoltesi nel Paese caucasico e sulla situazione regionale.
<p>“Il perdurare della crisi del Nagorno- Karabah provoca gravi svantaggi ad entrambe le parti, sia agli armeni che agli azeri- ha sottolineato il Presidente Stefani a conclusione dell’incontro- Sarebbe, quindi, nell’interesse di tutti impegnarsi maggiormente per trovare una soluzione condivisa con il concorso della Comunità internazionale”. <br />
Governo tecnico stregato dal voto di fiducia, l'oligarchia non sopporta più le Camere 2012-06-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646097<br />
Soltanto qualche mese fa il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva ben sottolineato come il profluvio di voti di fiducia attuato da questo esecutivo fosse non soltanto ingestibile ma “provocherebbe un’inaccettabile compressione delle prerogative delle Camere”. Eppure, con buona pace dei reiterati appelli del Capo dello Stato ad evitare il facile ricorso alla fiducia, sembrerebbe che questo Governo non riesca a sottrarsi alle sue lusinghiere sirene ma mostri, in realtà, una spiccata sensibilità al canto deciso e risoluto di questo strumento politico adoperato come arma di efficienza ed efficacia della sua azione, nonostante una maggioranza bipartisan dai numeri quasi bulgari.
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A prescindere dalla decisione che prenderà questa settimana in merito al decreto legge sulla corruzione nella pubblica amministrazione, lo spettro del ricorso all’ennesimo voto di fiducia, al giro di boa dopo il ventesimo per l’esattezza, si fa sempre più concreto e ciò che in questi giorni è balzato immediatamente agli occhi è che non solo la tecnostruttura ha sostituito i corridoi e le Aule del Parlamento ma che a quest’ultimo resti ben poco da fare se non assistere ad un attacco sistematico alla sua istituzione che, oggi, sembra relegata in un ruolo secondario di indirizzo e controllo.
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Lungi dal voler dare lezioni a chi è sempre stato abituato a salire in cattedra, è tempo che il Presidente del Consiglio si assuma le sue responsabilità in merito alla capacità di governare e di svolgere la funzione dialettica di armonizzare i diversi punti di vista di una grande maggioranza, ormai assoggettata ad un’oligarchia decisionale. In virtù di queste prerogative, il tentativo del Governo di dribblare le Camere, sottraendosi al confronto parlamentare, e procedere alla graduale esautorazione del Parlamento nel momento più difficile del nostro Paese, può risultare pericoloso per la democrazia rappresentativa e merita, perciò, un’adeguata riflessione a livello politico.
<p>Agitare inopportunamente lo spettro della Grecia, ed ora della Spagna, all’interno di una strategia comunicativa attivata soltanto per tappare la bocca a chi, dentro e fuori il Parlamento, vuole arginare l’azione suicida di questo Esecutivo, è inopportuno e si allontana dall’impegno e dalla passione necessari a disinnescare la frustrazione ed il malcontento. Evidentemente queste virtù sono di difficile reperibilità in questi mesi nella classe politica dirigente lusingata e spesso appagata da ben altre sirene.
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Stefano Stefani<br />