Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI Enrico Mussohttps://www.openpolis.it/2012-01-27T00:00:00Z«Un ddl in Senato sul reddito minimo garantito di cittadinanza»2012-01-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646472<br />
«Un provvedimento per contrastare la povertà, garantire un welfare sugli standard europei, e favorire la flessibilità del mercato del lavoro».
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Enrico Musso del Partito liberale italiano insieme ad alcuni esponenti del (PD, UdC, PDL) hanno presentato in Senato il disegno di legge sull’istituzione del reddito minimo garantito “di cittadinanza”.
<p> «Questo istituto – dice Musso – non solo vige attualmente in pressoché tutti i Paesi europei, esclusa la Grecia, ma nei Paesi di più consolidata democrazia è considerato una vera e propria conquista del welfare, immancabilmente legata alla riqualificazione del lavoratore perché capace di assicurargli la soglia minima vitale nel presente e di tornare a essere competitivo nel mercato del lavoro nel futuro.
<p> Indirettamente, incide positivamente sulla flessibilità del mercato del lavoro e può utilmente essere ripreso nell’imminente riforma annunciata dal Governo».
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Nel dettaglio: ogni cittadino italiano residente sul territorio, che abbia compiuto i 18 anni, senza altri redditi, potrà ricevere un reddito mensile minimo garantito, al netto delle imposte, pari a 700 euro se vive da solo, o, se convive, pari alla differenza fra 1.300 euro e il reddito del convivente, o alla differenza fra 1.500 euro e il reddito di due conviventi.
<p>Secondo quanto previsto da Musso nel suo disegno di legge, perde il diritto al reddito di cittadinanza chi abbia rifiutato per tre volte un qualsiasi lavoro o chi per tre volte si sia dimesso o sia stato licenziato, prima di aver lavorato almeno ogni volta per 1.400 ore; inoltre, nessun reddito è garantito a chi abbia un patrimonio finanziario, aziendale o immobiliare superiore ai 20 mila euro.
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«L’obiettivo della legge è garantire che la politica economica sia orientata, da un lato, al contrasto della povertà ed esclusione sociale e, dall’altro, al miglioramento delle condizioni economiche, sociali, culturali e di vita del nostro Paese, col predisporre, in particolare, a favore dei cittadini italiani un reddito sufficiente per una vita decorosa. La riforma del lavoro non può prescindere da una seria pianificazione del welfare, oggi quasi inesistente in Italia, che consenta un’equa applicazione della flessibilità nel lavoro, di cui non debbano fare le spese i cittadini e le loro famiglie».
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Hanno già sottoscritto il disegno di legge i senatori Teresa Armato (Pd), Giuseppe Astore (Gruppo Misto), Maurizio Fistarol (Udc), Elio Lannutti (Idv), Vincenzo Oliva (Autonomie), Massimo Palmizio (Pdl), Luciana Sbarbati (Movimento Repubblicani Europei), Helga Thaler (SVP).<br />
«E ora basta con i senatori on demand. Dirò a Silvio che vado via» - INTERVISTA2010-10-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it547442<br />
"Poca democrazia nel partito"
<p>"Sono fuori posto, me lo dico da me".
<p> <b>Il professor Enrico Musso, docente di Economia applicata a Genova, senatore per volere di Silvio Berlusconi, ha gli incubi.</b>
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"Ho votato no al processo breve, ho appallottolato il testamento biologico, polemizzato sullo scudo fiscale e fatto l'indemoniato quando hanno nominato ministro Brancher".
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<b>E' totalmente fuori posto.</b>
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"Sono qui su indicazione di Berlusconi".
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<b>Lei è un diavoletto, un rovina famiglie.</b>
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"La questione è semplice e perfettamente comprensibile. Se a un tizio che aveva un lavoro e degli interessi lo mandi a Roma ma lo tieni nella nullafacenza, possono accadere due cose"
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<b>La prima delle due.</b>
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"Che il tizio sia totalmente abbelinato".
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<b>Traduca dal genovese.</b>
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"Totalmente rincoglionito. E dunque si pappa la vacanza romana, l'indennità di riguardo e dorme o passeggia. Quando lo chiamano pigia il pulsante. E' il tipico senatore on demand. Non domanda, non fa, non ambisce. Poltrisce".
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<b>Si annoia nella nullafacenza.</b>
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"Oppure il tizio non è totalmente <i>abbelinato</i> e impiega il tempo a leggere le leggi che dovrebbe votare. <br />
Io purtroppo le leggo e se fanno schifo lo dico. Un po' belìn ci sono".
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<b>Berlusconi non l'ha cacciata ancora e non si sa perché.</b>
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"In verità è sempre cordiale con me. Parla d'altro".
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<b>Lasci il Pdl.</b>
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"Ci sto pensando seriamente e da tempo. Gli chiederò un incontro e gli dirò".
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<b>Troverà casa al gruppo misto.</b>
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"Mah, sto valutando. Intanto mi do da fare. Ho depositato una proposta di legge elettorale. Collegi uninominali ma senza il simbolo accanto al nome del singolo candidato".
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<b>Vede che provoca? Berlusconi impegna se stesso anche se si vota a Fiorenzuola. E lei ha vinto grazie al faccione del Capo.</b>
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"Non c'è dubbio. E infatti il mio è un atto di profonda sfiducia nei confronti degli elettori".
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<b>Non solo è un diavolo ma anche un fior di provocatore.</b>
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"La gente dovrebbe capire chi è che vota, informarsi un tantino. Se non ha voglia, stia a casa a sbadigliare".
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<b>Professore, siamo oltre il possibile.</b>
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"La verità ha le spine, ma resta la verità".
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<b>Vuoi vedere che Musso è capace di votare anche un governo tecnico di larghe intese?</b>
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"Possibile. Probabile. A dirla tutta, anche il Pdl non lo vedo fuori da un esecutivo di tal fatta".
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Non esageri.</b>
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"Serpeggia una voglia matta. In tanti sono pronti a fare la birichinata".
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Berlusconi la restituirà presto a Genova, ai suoi affetti.</b>
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"Tornerò alla bici. Almeno tiene in forma". <br />
'Ho votato contro [il mio gruppo] 174 volte perché penso con la mia testa' 2010-06-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it502320«Lo so che faccio girare le balle a Gasparri, ma - tecnicamente parlando - è inevitabile». Mi scusi, senatore Musso? «Se uno legge quel che deve votare è ovvio che, almeno nel cinque per cento dei casi, voti contro. E' fisiologico, se usi la testa». Per questo è il Principe dei Pierini? «Il vice-Principe. C' è un mio collega, senatore del Pdl, Antonio Paravia, che mi batte. Lui si è ribellato 181 volte, io 174. Ma è un sessantenne e conto di raggiungerlo». Secondo il sito Openparlamento.it il genovese Enrico Musso è al secondo posto assoluto nella classifica dei "voti ribelli", cioè quelli espressi dal parlamentare in dissenso rispetto alle indicazioni del gruppo di appartenenza: a metà giugno su un totale di 3.389 voti difformi, 174 portavano la sua firma. «Ma un livello di dissenso del cinque per cento, o giù di lì, a me sembra assolutamente fisiologico. Tecnicamente parlando a volte non riesci proprio a seguire ogni singolo provvedimento e quindi capita a tutti, me compreso, di votare come ti indica il tuo partito. Spesso i parlamentari arrivano in Aula all' ultimo momento e si adeguano a quel che indica il capogruppo. Ma allora, se la logica è quella, ha ragione Berlusconi: trecento senatori sono inutili, quattro capigruppo bastano e avanzano, il Parlamento non serve».