Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI Rita BERNARDINIhttps://www.openpolis.it/2015-10-23T00:00:00ZAppello per il Diritto Universale alla Conoscenza2015-10-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it767750<br />
Grazie all’impegno di alcuni (ancora troppo pochi) radicali, stanno arrivando le prime adesioni all’Appello per il diritto universale alla conoscenza e la diffusione della proposta di delibera da sottoporre all’approvazione di consigli comunali, metropolitani e regionali per “<i>sollecitare il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Affari Esteri a fare proprio il progetto per la transizione verso lo Stato di Diritto e il Diritto alla Conoscenza contro la Ragion di Stato e su queste basi candidare sin da subito e pubblicamente l’Italia al posto di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite</i>”.
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<a href="http://www.radicalparty.org/sites/default/files/delibera-stato-diritto-conoscenza-radicalparty.pdf">La proposta di delibera in pdf</a>
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Per questa “opera” militante appena avviata voglio ringraziare pubblicamente Deborah Cianfanelli, Maurizio Bolognetti, Domenico Letizia, Giuseppe Candido, Marco Maria Freddi e Marco Cappato il quale ci ha comunicato di aver raccolto sull’appello le firme di tutti i consiglieri comunali di Milano, a partire da quella del Sindaco Giuliano Pisapia.
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Riusciremo da oggi al Congresso -che inizierà il 29 ottobre a Chianciano- a far esplodere la campagna in tutta Italia? E’ ciò che chiediamo fin dalle prossime ore perché, come ci ricorda Marco Pannella, quel che non ci impegniamo a fare in un fazzoletto ristretto di tempo, difficilmente riusciremo a portarlo a compimento in giorni o mesi.
<p><b>Cosa è possibile fare</b>
<p><b>-</b>sottoscrivere l’appello (<a href="http://www.radicalparty.org/it/content/firma-dichiarazione-roma-stato-diritto-conoscenza">link</a>)
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<b>-</b>inviare l’appello e la <a href="http://www.radicalparty.org/sites/default/files/delibera-stato-diritto-conoscenza-radicalparty.pdf">proposta di delibera</a> ai consiglieri comunali della tua città e al sindaco, oltre che ai consiglieri delle aree metropolitane, ai consiglieri regionali e al Presidente della tua Regione.
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<b>-</b>far firmare l’appello ad altri utilizzando le email e i social network (<a href="http://www.radicalparty.org/it/content/firma-dichiarazione-roma-stato-diritto-conoscenza">link</a>)
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<b>-</b>segnalare firme qualificate di personalità che riesci a convincere a (info@partitoradicale.org)
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<b>-</b>iscriverti al Partito Radicale (<a href="http://www.radicalparty.org/it/donation">link</a>)
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<a href=""http://www.radicali.it/comunicati/20151015/xiv-congresso-radicali-italiani-chianciano-29-ottobre-al-1-novembre-2015"">La lettera che ho inviato</a> ad iscritti e simpatizzanti per convocare il XIV Congresso di Radicali Italiani. Chianciano, 29 ottobre - 1 novembre 2015
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Perché continua il mio sciopero della fame - 35° giorno -2015-04-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it757987<br />
Giorno dopo giorno aumentano (purtroppo) le ragioni del mio sciopero della fame, giunto al 35° giorno. Ad esse si aggiunge l'ennesima sentenza della CEDU che condanna l'Italia per tortura per quanto accaduto nel blitz delle forze dell'ordine alla scuola Diaz nel 2001 e per la mancanza di un quadro normativo sul reato di tortura.
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Inoltre, grazie alla rete di Ristretti Orizzonti sono venuta a conoscenza dell’ennesimo
suicidio in carcere, il 14° nel 2015, stavolta a Piacenza. Una mattanza che non accenna a
diminuire a causa delle condizioni inumane e degradanti di buona parte delle nostre prigioni.
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A questa tragedia umana, si aggiunge la notizia dello smantellamento dell’Alta Sicurezza del carcere Due Palazzi di Padova, uno dei pochi che funziona dal punto di vista del recupero sociale e civile dei detenuti. Lo smembramento dell’AS significa che decine di detenuti che lavorano acquisendo una professionalità o che studiano con profitto (alcuni dei quali sono universitari), verranno presi come pacchi e condotti in altri istituti perdendo così ogni speranza di futuro
reinserimento e/o di recupero.
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Dal DAP, che conferma la notizia, mi si dice che l’operazione sarà fatta con la massima attenzione, che molti detenuti verranno de-classificati e che quindi rimarranno a Padova, che quelli che
lavorano non saranno spostati e che, nel caso siano commessi errori, questi verranno
successivamente rimediati.
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Fatto sta che c’è il forte rischio che il comma 3 dell’articolo 27 della Costituzione - secondo il
quale “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” – diviene sempre più fantomatico, carta straccia nemmeno
riciclabile che umilia lo Stato di diritto.<br />
Debito pubblico italiano: dagli errori agli orrori2014-08-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it722513<br />
Gli errori stratificati del passato, si trasformano per interi popoli in veri e propri orrori. Prendiamo il debito pubblico italiano. Dopo anni di analisi, ammonimenti e proposte, il deputato radicale Marcello Crivellini, ad aprile ‘94, scrisse (in un rapporto) queste semplici parole: “mentre il Debito degli altri Paesi difficilmente supera il 50% del PIL, per l’Italia è più del doppio […] il
valore medio del Debito dei Paesi dell’Europa dei 12, negli ultimi 10 anni, oscilla tra il 50 e il 60% e, se è vero che il problema del Debito è pressante per quasi tutti i maggiori Paesi industrializzati, è anche vero che molti di essi hanno cominciato ad attuare politiche di rientro”.
<p>Il rapporto si concludeva con la proposta al Governo di “avviare il risanamento reale prevedendo un piano che in due anni fermi la crescita nominale del Debito pubblico, ottenendone la graduale diminuzione in percentuale sul PIL. Ciò significa ottenere il pareggio del Bilancio al lordo degli interessi”. Anche gli strumenti indicati da Crivellini erano tanto semplici quanto necessari:
<p> 1) modifica dell’art. 81 della Costituzione per porre esplicitamente un limite all'accensione di debiti;
<p> 2) misure per conoscere e controllare le voci di spesa, materia oscura esclusivamente appannaggio della “politica consociativa, caratterizzata dalla mancanza di una divisione netta tra maggioranza e opposizione e quindi dalla necessità di accontentare tutti”.
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Era il 1994, 20 anni fa. Allora il debito pubblico era la metà dell’attuale. Il mancato intervento ha fatto sì che l’Italia ha dovuto destinare da allora a oggi il 6% del proprio PIL per pagare gli interessi: 1.650 miliardi!<br />
Cannabis terapeutica: un’associazione a delinquere di stampo “radicale”2014-07-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it722158<br />
Il 25 luglio, assieme a Laura Arconti e Marco Pannella, ispirandomi alla lotta portata avanti dal Cannabis Social Club di Racale (LE) “LapianTiamo”, ho seminato a casa mia semi di cannabis appositamente selezionati per la cura dei malati di sclerosi multipla. Consegnerò il raccolto (presumibilmente a ottobre) ai pazienti che non riescono ad accedere ai farmaci cannabinoidi. Essendo da sempre favorevoli alla legalizzazione delle sostanze stupefacenti, vogliamo – attraverso questa terza disobbedienza civile – che sia reso effettivo l’accesso ai farmaci oggi solo teoricamente consentito dalla legge Livia Turco del 2007.
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Sono solo 60 all’anno in tutta Italia i malati che riescono ad ottenere il Bedrocan (infiorescenze selezionate importate dall’Olanda) attraverso le ASL.<br />
Gli altri malati (pochissimi), se riescono a trovare il medico prescrittore, possono acquistarla presso le farmacie galeniche che, dopo lunga trafila, la vendono al prezzo di 35 euro al grammo! Il che vuol dire, per una persona affetta da sclerosi multipla che ha bisogno dai 2 ai 4 grammi quotidiani, spendere dai 2.100 ai 4.200 euro al mese! L’altra soluzione sempre disponibile e rischiosissima penalmente per chi non riesce a trovare beneficio dai farmaci tradizionali, è rivolgersi al mercato clandestino delle mafie, aperto h/24 che, a 5€ al grammo, ti rifila un prodotto incontrollato e certo non selezionato a fini terapeutici.<br />
Distribuirò marijuana davanti alla Camera - INTERVISTA 2012-09-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648826<br />
<b>Onorevole Rita Bernardini, ho letto che si è dedicata alla coltivazione della marijuana...</b>
<p> Faccia poco lo spiritoso...
<p><b> Guardi, non volevo essere spiritoso: negli anni ho imparato che con voi radicali meno si scherza, meglio è. <br />
La mia domanda era serissima.</b>
<p> Ah ah ah! Ma che dice... comunque, va bene, le spiego: il mio è un gesto di disobbedienza civile. Abbiamo piantato i semi il 18 giugno scorso a Montecitorio, insieme ad alcuni malati di sclerosi multipla. Vogliamo sensibilizzare l'opinione pubblica sull'uso terapeutico dei derivati della cannabis. In Italia è legale, ma le procedure per ottenerla sono complicate. Per i malati è un'odissea che si aggiunge al loro calvario.
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<b>Le sue piante intanto crescono...</b>
<p> Bene e molto velocemente. All'inizio le tenevo in casa, poi mi hanno suggerito di spostarle sul balcone, dove ho persino iniziato a trattarle con l'azoto. No, davvero: sono bellissime, rigogliose.
<p><b>E la legge?</b>
<p> Un'autentica follia: se uno detiene la marijuana per uso personale viene punito con una pena amministrativa, mentre chi la coltiva commette un reato penale e neppure di lieve entità.
<p><b> Quando sarà il momento della raccolta cosa farà?</b>
<p> Oh, bé... organizzeremo un evento davanti alla Camera dei deputati e, lì, consegnerò la marijuana ai malati.
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Caro Saviano, vieni via con me. In cella.2012-08-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648134<br />
Lo chiedo a Roberto Saviano che negli ultimi tempi ci sta (a noi radicali) - ancor di più - sorprendendo positivamente con le sue prese di posizione sulla legalizzazione della marijuana, sulla necessaria riforma della giustizia e sulla condizione illegale delle nostre carceri.
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Vorrei ascoltare, caro Roberto, le tue riflessioni e osservazioni mentre visitiamo cella cella Poggioreale, Regina Coeli, San Vittore, Piazza Lanza, L'Ucciardone o altri istituti penitenziari del Nord, del Centro o del sud Italia, isole comprese. Scegli tu dove andare. Lo facciamo, se vuoi, portandoci appresso la nostra Costituzione, la Convenzione Europea dei diritti dell'uomo, il nostro Ordinamento Penitenziario con il suo regolamento di attuazione. Toccherai con mano e, direi, con e in tutti i sensi, quanto il rispetto di qualsiasi forma di legalità sia bandita nelle nostre carceri, non solo per il "trattamento" cui sono sottoposti i 66.500 detenuti, ma anche per le condizioni di lavoro di tutto il personale.
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È imbarazzante vedere "servitori dello Stato" come i direttori e i comandanti di polizia penitenziaria abbassare gli occhi quando chiediamo quando è stata l'ultima volta che il magistrato di sorveglianza ha visitato le celle e i luoghi di detenzione o quando la MI ha verificato le condizioni igienico-sanitarie e strutturali dell'istituto, cosa che per legge deve fare ogni sei mesi; o quando, entrando in una cella di 7 metri quadrati troviamo un letto a castello a tre piani e chiediamo quante ore al giorno rimangono chiusi in quelle condizioni i detenuti. Tossicodipendenti, malati psichiatrici, persone con gravi patologie che non vengono assistite e curate, un'umanità dolente che in base alle leggi nazionali ed europee sta lì per essere "rieducata" e, in futuro, "reinserita" nella società.
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Basti pensare che solo il 15% ha la possibilità di lavorare, peraltro in lavori poco spendibili una volta usciti all'esterno e che anche quel 15% lo fa "a rotazione" per un paio di mesi all'anno. Ad un ragazzo tossicodipendente incontrato nel carcere di Cassino, chiesi: «Ma quando fra qualche anno uscirai di qui, che farai? Mi rispose "ma cosa può fare uno come-me se, uscito di qui e dopo questo "trattamento", ritorno a Scampia dove abito? Lì la droga te la calano con il cestino dai palazzi, è tutto un viavai... un lavoro vero non c'è».
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Ma non è solo questo che, comunque, basterebbe per classificare il nostro Stato come delinquente abituale vista la reiterazione, per decenni, di trattamenti inumani e degradanti nei confronti di persone private della libertà. L'Europa costantemente ci condanna e noi continuiamo ad essere recidivi. Dicevo, non è solo questo. Lo sai quanti detenuti sono costretti in istituti situati a centinaia di chilometri dalle loro famiglie? Oltre ventimila! Non vedono più per mesi e perfino anni i loro congiunti, non fanno più colloqui con mogli, figli minorenni e genitori. Eppure il regolamento penitenziario dispone che particolare attenzione deve essere dedicata ad affrontare la crisi conseguente all'allontanamento del soggetto dal nucleo familiare, a rendere possibile il mantenimento di un valido rapporto con i figli, specie in età minore, e a preparare la famiglia, gli ambienti prossimi di vita e il soggetto stesso al rientro nel contesto sociale. Carta straccia.
<p>Sai perché vorrei fare questa cosa con te che hai l'onestà intellettuale di parlare di "legalizzazione" delle sostanze stupefacenti e di rispetto della legalità? Per chiederti - ma solo al termine della visita rigorosamente a sorpresa e senza preavviso - che fare per interrompere subito il crimine in corso.<br />
I conti della Camera? Impenetrabili2012-04-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626824<br />
In questo periodo tutti si affannano a parlare di trasparenza, ma ciò che è incredibile è il motivo per il quale nessuno - tranne noi radicali - si scandalizzi per la totale mancanza di trasparenza dei conti di un'istituzione importante come la Camera dei Deputati che ha un bilancio di oltre un miliardo di euro all'anno.
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L'attività amministrativa della Camera dei deputati è, infatti, completamente sottratta, in virtù del principio di autonomia degli organi costituzionali, agli ordinari controlli esterni cui sono sottoposte le pubbliche amministrazioni e, con la riforma del R.A.C. (Regolamento di Amministrazione e contabilità), è definitivamente sparita la contabilità analitica, in contrasto con quanto previsto dalla legge 196 del 2009, che ha imposto uno schema contabile uniforme a tutte le pubbliche amministrazioni e a tutti i livelli di governo, e ha previsto l'obbligo di redigere una contabilità analitica come principio fondamentale del coordinamento della finanza pubblica e come strumento di tutela dell'unità economica della Repubblica, ai sensi degli articoli 117 e 120 della Costituzione.
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Una vera e propria "controriforma" che ha visto i soli deputati radicali impegnati in prima fila «contro». Con il sistema contabile così "riformato", il bilancio della Camera continuerà ad essere del tutto opaco e privo di trasparenza, come lo è stato finora, salvo che ora lo è "legittimamente". Inoltre, coerentemente con l'abolizione della contabilità analitica, è stato eliminato anche l'obbligo di utilizzare il sistema contabile per la programmazione e per il controllo dell'attività amministrativa. La programmazione ed il controllo - che è controllo comunque sempre interno all'apparato che vede al vertice il Segretario Generale della Camera - oramai devono fare a meno dell'essenziale strumento rappresentato dal sistema contabile.
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Inoltre, con il nuovo R.A.C. è stato fortemente limitato il diritto di ciascun deputato di accedere alle delibere del Collegio dei Questori e ai contratti stipulati dall'Amministrazione, che costituiva l'unico strumento atto a garantire una certa trasparenza alla gestione. Al suo posto, viene ora pubblicata semestralmente sul sito internet una lista delle spese ordinate, priva però dell'essenziale informazione sulle modalità di scelta del contraente. Così di quante e quali gare faccia la Camera non si sa quasi nulla, anche perché gli stessi bandi non sono più pubblicati nel sito, come avveniva fino a qualche anno fa. Ci si guarda poi bene dal pubblicare le relazioni periodiche del Servizio del controllo amministrativo sui controlli di legittimità e sui controlli di risultato.
<p> Il colmo è costituito dal fatto che a capo del Servizio per il controllo amministrativo c'è... il Segretario Generale, cioè il soggetto da controllare! In queste condizioni il nuovo «controllo di gestione», attribuito al Collegio dei Questori, è acqua fresca, perché è l'Amministrazione che passa al Collegio le poche informazioni che ritiene.
<p>In pratica, il miliardo lo gestisce il Segretario Generale, nominato praticamente a vita, senza alcun vero controllo, né interno né tantomeno esterno, con modalità tra le più opache nell'ambito dell'intero continente europeo.
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La delegazione radicale ha proposto già dal luglio 2011 - nel corso di quel rito inutile e farsesco che si svolge ogni anno e che consiste nell'approvazione da parte dell'Assemblea del Bilancio interno - di prevedere un sistema di accertamento dei conti simile a quello adottato dall'Assemblea nazionale francese, che all'articolo 16 comma 2 del suo regolamento, prevede che in ciascun anno della legislatura l'Assemblea elegga una Commissione speciale di 15 membri, presieduta da un deputato d'opposizione, incaricata di «verificare ed appurare» i conti. Né i Questori né alcun altro membro dell'Ufficio di Presidenza possono farne parte.
<p>Superfluo dire che l'ordine del giorno radicale, che chiedeva per la Camera controlli simili a quelli dell'Assemblea nazionale francese, è stato sonoramente bocciato. Ci riproveremo quest'anno cercando di abbattere quel muro impenetrabile di omertà che siamo riusciti solo parzialmente a scalfire con l'ottenimento due anni fa della lista dei fornitori e consulenti (e i contratti), messa immediatamente in internet sui siti radicali. Era la prima volta che accadeva nella storia di Montecitorio. Un successo che, come detto in precedenza, è stato prontamente ridimensionato e depotenziato. La casta più potente vuole continuare ad agire indisturbata senza rendere conto né ai deputati, né ai cittadini tutti. <br />
«Noi Radicali pronti a votare con il governo» - INTERVISTA2011-11-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it617927<br />
<i>Torna la fiducia, e tornano in ballo, clamorosamente, con i boatos del Transatlantico, i voti dei Radicali. Secondo Radio Montecitorio, quando Denis Vcrdini dice "Abbiamo 320 voti", già fa conto sul loro appoggio. "Berlusconi li ha già acquisiti": sibila affilato Pasquale Laurito detto "velina rossa", seduto su di un divanetto. Così intercettare Rita Bernardini, la pasionaria di Torre Argentina alla buvette è un modo per capire se si riprodurrà il thrilling sui voti dei Radicali. La Bernardini è dimagrita ("I digiuni aiutano"), è serena (“Ormai con tutte le balle che scrivete su di noi..."), ma non smentisce. Anzi: "Se il governo si dovesse presentare con un emendamento che contiene la traduzione legislativa di tutti i punti contenuti nella lettera del governo all'Europa, la domanda è un'altra: perché mai non dovremmo votarlo?".</i>
<p><b>Magari perché i vostri elettori si potrebbero imbestialire, visto che vi hanno votato per fare opposizione nelle liste del Pd.</b>
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Ci sono tanti diversi problemi in quello che dici.<br />
Potremmo iniziare con il dire che gli elettori radicali si potrebbero imbestialire, visto quello che hanno dovuto mandare giù.
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<b>Ti riferisci al 2008?</b>
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(Sorride) Mi riferisco a una serie di fatti politici che si sono verificati a partire dal 1976 in poi, a dire il vero...
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<b>Parti da Adamo ed Eva?</b>
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Ma se vogliamo stare ai più recenti, ti ricordo che noi non abbiamo potuto presentare la nostra lista, come invece è stato consentito a Di Pietro.
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<b>Se vi foste presentati da soli quanto avreste preso?</b>
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Non è la domanda giusta.<br />
Saremmo stati eletti sicuramente, perché nella coalizione viene ammessa alla ripartizione dei seggi la prima lista che non supera il 4%. <br />
Dopo Di Pietro, che lo ha superato, c'eravamo noi.
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<b>Non mi dirai che dissentite ora perché vi hanno dato sei seggi nelle liste del Pd nel 2008!</b>
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Dico che la gente si dimentica tante cose.
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<b>Ad esempio?</b>
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Che i nostri elettori all'epoca hanno dovuto mandare giù un inspiegabile veto alla candidatura di Marco Pannella! <br />
Che subito dopo si è detto no anche a Sergio D'Elia!
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<b>Ma tutto questo precede l'inizio della legislatura.
Lo sapevate quando vi siete "sposati" con Veltroni.</b>
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Non tutti sanno che c'era stato un patto, anche dopo il voto, con il Pd, per promuovere le nostre battaglie parlamentari. <br />
Solo un anno fa eravamo d'accordo con Bersani a presentare proposte di legge sulla flessibilizzazione del mercato del lavoro e sui diritti civili.
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<b>
E come è andata a finire?</b>
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Tutto dimenticato! <br />
Pensa che con Bersani non ci sono stati più contatti nemmeno dopo quello che è successo nell'ultima fiducia. Non ci ha chiamato!
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<b>Forse non voleva a litigare.</b>
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Bè, fa male. Quando siamo andati a cena da Berlusconi, pochi giorni fa...
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<b>Ahi, ahi!</b>
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Quando siamo andati a cena da lui, Marco ha parlato per mezz'ora elencando tutte le riforme liberali che lui ha promesso e non ha mai realizzato, in questi 17 anni. Sai cosa ha detto Berlusconi?
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<b>No, dimmelo tu.</b>
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Nulla. È rimasto in silenzio perché non c'era nulla da obiettare. <br />
Erano i punti su cui avevamo stretto l'alleanza elettorale fra il 1994 e il 1996, nella speranza di fare la rivoluzione liberale di cui questo paese ha bisogno.
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<b>Ma quindi perché mai Berlusconi dovrebbe essere credibile se le ripropone ora?</b>
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Appunto. <br />
Anzi, mi preoccupa di più sapere i numeri degli altri, i suoi ce li ha davvero.
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<b>Nulla è certo.</b>
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Tranne una cosa. Quello che è scritto nella lettera all'Europa, penso alla possibilità di licenziare e alla flessibilità del mercato del lavoro, o alle pensioni, è quello che noi inascoltati chiediamo da anni. Se fosse la volta buona non capisco perché, proprio noi che abbiamo fatto i referendum dieci anni fa per realizzare queste riforme, proprio noi dovremmo opporci.
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<b>Ma allora avete già deciso!</b>
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Non abbiamo deciso nulla. Prima vediamo il testo, poi decideremo cosa fare. <br />
Come sono abituati a fare i Radicali: sempre e solo nel merito.<br />
Ingiusta Detenzione2011-05-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560879<br />
«Giuliano Pisapia potrebbe essere finalmente risarcito per l'errore giudiziario subito più di 30 anni fa». Ne ha parlato ieri la Radicale Rita Bernardini illustrando alla camera la proposta di legge che introduce la retroattività nel risarcimento per ingiusta detenzione, finora concessa solo dal 1989 in poi. Con la retroattività proposta da due ddl depositati alla camera e uno al senato dai Radicali e dall'Udc, potrebbero essere risarciti anche le 4300, vittime di errori giudiziari commessi prima di quella data.<br />
Immigrazione. A Mineo nuovo fallimento di Maroni2011-05-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560423<br />
Doveva essere un modello di eccellenza, non arriva neanche il telefono. Esposto alla Corte dei conti.
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Quanto successo a Mineo, con l'esasperazione dei 2000 rifugiati abbandonati da mesi in un non luogo, è l'ennesimo fallimento di Roberto Maroni. Il 2 aprile, dopo esserci recati in visita ispettiva a Mineo, denunciammo da subito la folle scelta del Ministro dell'interno di trasferirvi i richiedenti asilo provenienti da altri Cara, costringendoli così a interrompere le loro procedure di asilo e i processi di integrazione già avviati.
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Quaranta giorni dopo, la Commissione che deve trattare le procedure non è ancora operativa, ne si hanno certezze su quando lo sarà. Il Ministero si nasconde dietro "problemi logistici e di personale" che erano noti da tempo: a noi bastarono poche ore per capire che le Commissioni non si sarebbero insediate, visto che non era possibile far arrivare al Centro linee telefoniche nè internet.
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Maroni, che parlò di Mineo come un modello d'eccellenza, farebbe bene a provare un po' di vergogna e ad ammettere che la sua propaganda produce solo clandestinità e sofferenza.
Ora come allora chiediamo l'immediato ritorno nelle strutture originarie dei rifugiati che sono a Mineo e il ripristino dei percorsi d’integrazione nell’ambito dello SPrAR (sistema di protezione e assistenza rifugiati).
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Nelle prossime ore presenteremo un esposto alla Corte dei Conti per accertare se, come avevamo previsto, la gestione emergenziale svincolata dalle leggi ha fatto di Mineo, con i suoi 20 milioni di euro di costi per il solo 2011, l’ennesimo affare per holding paramilitari, cooperative clientelari e signori del cemento, scelti dal Commissario straordinario senza bandi pubblici, nè un reale piano dei servizi da gestire.<br />
I conti non tornano, Alfano lo sa2011-03-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559193<br />
Il Ministro della Giustizia Angelino Alfano continua a sbandierare in televisione i grandi successi
riportati sul fronte delle carceri senza aver dovuto far ricorso a provvedimenti di clemenza. E, per il futuro, preannuncia altri grandi successi con il cosiddetto «piano carceri» che con l’iperbolico stanziamento di 670 milioni produrrà nel giro di un paio di anni 9.700 posti in più nelle patrie galere, per un costo di 70.000 euro a posto letto.
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Fatto sta che adesso di posti ne mancano 23.000 e la popolazione detenuta è destinata ad aumentare perché anche con la legge n. 199, svuotata dei suoi buoni contenuti iniziali che noi radicali abbiamo sollecitato e sostenuto, le carceri continuano a riempirsi, seppure a ritmo meno incalzante che nel passato.
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Questi conti il ministro li conosce, così come sa perfettamente che mancando già oggi il personale di ogni tipo, non saprebbe chi mettere a governare i nuovi istituti. Poiché conosce i conti, si giustifica affermando che tutto si risolverebbe mandando i detenuti stranieri a scontare la pena nel loro paese. Ma nessuna giustificazione viene avanzata (cosa potrebbe dire il ministro?) di fronte allo stato di totale illegalità delle nostre patrie galere.
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Alfano si legga la sentenza della Corte Costituzionale tedesca che ha obbligato le autorità penitenziarie del Paese a rilasciare un detenuto qualora non siano in grado di assicurare una prigionia rispettosa dei diritti umani fondamentali. E in Germania non c’è sovraffollamento visto che i detenuti occupano il 90 per cento dello spazio a disposizione... in Italia siamo al 150 per cento.
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La realtà che noi radicali conosciamo bene andando costantemente a visitare le carceri è molto diversa. Tutta la comunità penitenziaria è sottoposta a un tale stress di costanti violazioni di elementari diritti umani che è ogni giorno di più al collasso. Agenti costretti a controllare da soli più sezioni di decine di detenuti i quali sono costretti a vivere in spazi così ristretti da sembrare polli allevati in batteria. Detenuti che nel 90 per cento dei casi non possono lavorare, studiare, svolgere attività trattamentali perché sono stati drasticamente tagliati i già carenti fondi a ciò destinati. Detenuti che non vengono curati, che in molti casi vivono lontani da figli, mogli e genitori; detenuti che nel 30 per cento dei casi sono tossicodipendenti e nel 20 per cento soffrono di patologie psichiatriche.
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Mentre trascorrono inesorabili i giorni con il loro triste carico di suicidi, morti improvvise, atti di autolesionismo, aggressioni, si costruiscono nuove carceri e, intanto, quelle già esistenti vanno in malora anche dal punto di vista strutturale perché anche il capitolo di spesa destinato alla manutenzione è stato ulteriormente decurtato.
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Quanto agli stranieri che il ministro invita «a farsi pagare vitto e alloggio dai loro paesi di origine», continuano ad arrivarmi lettere di detenuti che documentano che questi «rimpatri», nella realtà dei fatti, sono impediti proprio dalle istituzioni italiane.
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Solo pochi giorni fa un detenuto rumeno mi ha fatto sapere che da mesi aspetta di salire su un aereo, avendo completato tutte le pratiche necessarie per il trasferimento in base in alla Convenzione di Strasburgo: «Il magistrato di sorveglianza dice che la mia pratica è già pronta, ma non ci sono soldi per trasferirmi in Romania, il mio paese natale dove ci sono i miei figli che non vedo da 3 anni e 2 mesi per motivi economici e di lontananza». E aggiunge: «Sono pronto a pagare subito le mie spese di trasferimento, perché perdendo tempo qui in Italia ho spese lo stesso per mantenere il mio regime carcerario».
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Prima di accusare questi detenuti di rifiutare quello che è un loro diritto, il ministro dovrebbe sincerarsi che lo stesso diritto, rivendicato, sia rispettato. Magari distribuendo le risorse economiche sulla base delle priorità reali e non per provvedimenti spot, o «piani» di costruzione di nuove carceri che probabilmente rendono bene in televisione ma non risolvono il dramma della disumana (e incostituzionale) situazione delle carceri italiane.<br />
«Buttano i soldi e gli uffici sono vuoti» - INTERVISTA2010-12-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it549315<br />
«A Palazzo Marini? Ci sono stata un paio di volte. Sì, lì avrei un ufficio a disposizione. Mi trovo meglio però al partito perché almeno lì non soffro di solitudine».<br />
A parlare non è un peone qualsiasi. Bensì Rita Bernardini la radicale che, insieme con Amedeo Laboccetta (Pdl), per prima ha sollevato il problema del caro affitti che pesa sulle casse di Montecitorio. Un impegno economico salato (46 milioni di euro solo quest'anno) per trovare un adeguato ufficio a tutti i parlamentari.<br />
Per arrivare a ottenere i documenti relativi ai contratti con le società che forniscono servizi alla Camera dei deputati la Bernardini ha iniziato ben due volte lo sciopero della fame. Strumento di lotta politica congeniale ai radicali.
<p> <b>Grazie allo sciopero della fame è riuscita a piegare la resistenza del Palazzo.</b>
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<p> «La prima volta l'ho terminato il 2 febbraio scorso quando grazie a una lettera del presidente Fini sono riuscita a farmi dare dal Segretariato generale i primi documenti».
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<b>Un gesto di apertura da parte dell'istituzione.</b>
<p> «Mica vero. Se non tiravamo fuori il codicillo del Regolamento amministrativo della Camera dei deputati, non credo che il presidente Fini ci avrebbe dato l'ok».
<p> <b>Come si dice, obtorto collo...</b>
<p> «Le regole sono regole e vanno rispettate e fatte rispettare. Anche se intorno a noi Radicali non abbiamo constatato un clima di aperta adesione alla battaglia per la trasparenza».
<p> <b>Perché c'è stato bisogno di un secondo sciopero della fame a giugno?</b>
<p> «In verità l'ho solo annunciato. La minaccia però è servita a ottenere anche i documenti relativi ai contratti dettagliati con la Milano 90 per gli affitti e per la ristorazione».
<p> <b>Perché tanta attenzione sugli uffici di Palazzo Marini?</b>
<p>«Innanzitutto perché sono poco o punto utilizzati dai parlamentari. E poi perché oggettivamente gli affitti sono esosi. Per non parlare del ruolo degli addetti della Milano 90 che affiancano gli assistenti parlamentari nel loro lavoro».
<p><b>Intanto avete vinto una prima battaglia. Siete riusciti a far votare dall'aula la rescissione del primo contratto con Scarpellini.</b>
<p> «Una vittoria di Pirro. La rescissione anticipa soltanto di un paio d'anni la scadenza naturale del contratto. Il risparmio sarà poca cosa. È però un primo passo. Direi una questione di principio. Prima ci dicono che i deputati hanno diritto ad avere tutti i documenti che riguardano l'amministrazione della Camera. Poi però siamo costretti a ricorrere a forme di protesta come lo sciopero della fame per difendere questo diritto. La rescissione del "Marini 1" e la consegna dei contratti con i fornitori
di Montecitorio sono i primi passi. Speriamo non gli unici».
<p><b>Ritiene manchi trasparenza nella gestione dell'amministrazione di Montecitorio?</b>
<p> «Mi sono accorta fin dal primo giorno da deputata che dentro Montecitorio la consuetudine è molto più efficace del rispetto delle più elementari regole di imparzialità. Un esempio? Quando ti sottoponi alle fotografie di rito per i documenti identificativi da parlamentare vieni avvicinato dai funzionari della Banca di Napoli, che vanta l'unico sportello che opera dentro Montecitorio».
<p> <b>Che male c'è a fare pubblicità al proprio istituto di credito?</b>
<p> «Nessuno. Però è l'unico sportello. Quindi niente confronti, niente mercato. Niente gare. Almeno fino a quest'anno. Non è una cosa di poco conto. L'istituto gestisce non solo i soldi dei parlamentari. Ma anche quelli di chi alla Camera ci lavora, giornalisti compresi. Per non parlare degli ex onorevoli con le loro pensioni. E senza trascurare il fatto che da lì passano anche i fondi per finanziare il lavoro dei gruppi parlamentari. <br />
Non è una cifra di poco conto».<br />
Giustizia: al congresso dell'Anm ci sono riforme di cui è vietato parlare2010-11-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548351<br />
"Da tempo noi Radicali manifestiamo le più profonde preoccupazioni per l’oblio in cui, dopo tanto discutere, è caduta la riforma organica della giustizia. Sul punto non possiamo far altro che ribadire la nostra posizione, ossia che tale riforma è indispensabile per uscire dalla crisi della giustizia, che è colpita da una caduta di qualità e dall’inefficienza.
<p> Nella sua relazione odierna il dott. Palamara ha parlato principalmente di cattivo funzionamento della giustizia e di mancanza di risorse, senza minimamente affrontare temi altrettanto importanti quali quelli rappresentati dalla separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, dalla riforma del CSM, da una nuova disciplina dell’azione penale, dal drastico ridimensionamento dei magistrati che, “fuori ruolo”, operano nelle istituzione politiche con un potere esorbitante, dalla riforma dei codici e dalla razionalizzazione delle risorse; tutte questioni, checché ne dica l'ANM, che vanno seriamente e tempestivamente rimesse all’ordine del giorno per definire e deliberare un nuovo “sistema giustizia” che dia al Paese una giustizia giusta ed efficiente.
<p>Si tratta delle proposte contenute nella mozione sulla giustizia presentata dai deputati radicali all’inizio di questa legislatura, poi approvata dalla Camera dei Deputati nell’ormai lontano gennaio 2009. Da allora Governo e maggioranza si sono assunti la responsabilità politica di non aver tentato in alcun modo di trasformare i punti contenuti in quella mozione in concreti progetti di cambiamento.
<p>Il tempo degli annunci è quindi terminato, e poiché la riforma della giustizia va fatta non per ragioni “punitive” nei confronti della magistratura, ma perché il Paese ne ha urgente bisogno, noi radicali non possiamo far altro che confermare tutta la nostra determinazione a contribuire nel modo più consapevole a questa grande riforma, in un confronto costruttivo, ma non dispersivo né subalterno a chi, come il sindacato delle toghe, ancora pervicacemente vi si oppone. Occorre una volta per tutte che il Governo rompa gli indugi avviando la fase delle riforme concrete e che su questi temi il PD si apra finalmente ad un confronto senza posizioni pregiudiziali.
<p>L’auspicio è che la politica torni ad affermare il proprio ruolo e il proprio dovere nel rinnovamento di una fondamentale realtà istituzionale e sociale del nostro Paese".<br />
Signor Presidente del Consiglio, si faccia un giro nelle carceri italiane...2010-10-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it507370<br />
<i>Quello che segue è il testo stenografico dell’intervento di Rita Bernardini ieri, alla Camera dei Deputati, nel corso del dibattito sulla fiducia.</i>
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Signor presidente, signor Presidente del Consiglio, su una cosa sicuramente lei ha la ragione, della sua parte: il baratro in cui rischia di precipitare la politica, la democrazia e il Paese non è esclusiva responsabilità del suo Governo.
<p>È un sessantennio che la nostra Costituzione, le leggi, i voti referendari sono offesi, feriti, traditi. Lei oggi ha parlato di quella riforma della giustizia che il popolo italiano, da ventisei anni, con la valanga di «sì» al referendum Tortora, ha detto di volere. Eppure, da allora ad oggi, nulla è accaduto.
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Peggio, quel voto è stato tradito. Ventisei anni, e ne sono passati dieci, da quando lei, signor Presidente, invitò gli italiani a disertare le urne e il voto referendario sulla giustizia «giusta» perché quelle riforme le avrebbe fatte il suo Governo. In questi dieci anni lei ha governato per otto anni, ma quelle riforme, delle quali oggi ha riparlato nel suo intervento non sono state nemmeno presentate, tanto meno calendarizzate.
<p>Lei ha citato anche l'articolo 27 della Costituzione: «(...) Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato (...)».
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Negli ultimi cinque giorni, signor Presidente, quattro ragazzi fra i ventidue e i ventisette anni si sono suicidati. Le faccio una proposta, venga con la delegazione radicale a visitare l'Ucciardone, Poggioreale, la Dozza o San Vittore, nella sua città; si renderà conto di quanto inadeguate siano le proposte del suo Governo. Vedrà, le verrà il desiderio di intervenire, se non altro per senso di umanità, se non per il rispetto della nostra legge fondamentale.<br />
Sono 72 i deputati con i redditi online. 558 deputati non hanno firmato.2010-09-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it507240<br />
I redditi dei deputati online? Adelante Pedro con juicio, scriverebbe Manzoni. Più di un anno fa, infatti, i deputati Radicali erano riusciti a far approvare dalla Camera un ordine del giorno che impegnava Montecitorio a rendere fruibili sul suo sito Internet tutte le informazioni relative alla condizione economica e patrimoniale dei deputati. <br />
I questori avevano però negato per motivi "di privacy" la pubblicazione. A quel punto era stato chiesto ai deputati di superare l'obiezione firmando una liberatoria. All'appello hanno risposto in 72 di tutti i gruppi (con la benedizione del presidente della Camera Fini). <br />
"È una prima vittoria" dicono ora i radicali Bernardini e Staderini. Ma 558 deputati non hanno firmato.
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Droga: il fondamentalismo di Berlusconi è un regalo alle mafie2010-09-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it505933Quella di Berlusconi è una proposta fascista, oggettivamente complice delle mafie di tutto il mondo. Arroccarsi sul fondamentalismo proibizionista significa mettere fuori legge per le loro scelte individuali centinaia di milioni di cittadini, regalando potere e miliardi alla criminalità. E’ vero il contrario. Sempre più stati nel mondo, ivi compresa l’Italia, sono destabilizzati dall’immensa ricchezza garantita alle mafie dal proibizionismo.
No Taleban, no Berluskhan!Omicidio Vassallo: fondamentale antiproibizionismo sulle droghe per sottrarre denaro alle mafie2010-09-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it505935L'incapacità della classe politica di arrestare la distruzione dello Stato di diritto e della legalità rende il Mezzogiorno terreno fertile per bande di criminalità organizzata e politica che avvelenano il territorio e la vita civile. Più che le parole, occorre togliere alle mafie gli immensi guadagni garantiti dal proibizionismo sulle droghe e riformare la politica con l'anagrafe pubblica degli eletti e una legge elettorale uninominale che rimetta al centro la personaCarceri «Istituti affollati e tagli alla spesa. Il governo ha fallito» - INTERVISTA 2010-08-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504319<br />
Morti sospette, sovraffollamento, suicidi, baby detenuti innocenti in cella al seguito delle madri. I mali delle carceri non guariscono, anzi. Da Poggio Reale a San Vittore dall'Ucciardone a Secondigliano e Sulmona, i numeri raccontano i fallimenti del sistema carcerario italiano. Pochi soldi, poco personale, troppi detenuti.
«Molte madri di carcerati morti durante la detenzione, ci hanno chiamato dopo il caso Cucchi per chiederci di indagare sulla fine dei loro figli» dice Rita Bernardini, deputata radicale eletta nelle liste del Pd. Contro i mali della prigione, per un carcere più umano, da oggi e fino a domenica, 200 parlamentari e consiglieri regionali italiani ispezionano 216 istituti penitenziari in tutta la Penisola. Aderiscono alla seconda edizione dell'iniziativa dei radicali "Ferragosto in carcere". Rita Bernardini sarà in sei istituti siciliani.
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<b>Qual è la più grave pecca da parte delle istituzioni?</b>
<p> «Lo Stato che va contro la Costituzione contravvenendo all'articolo 27, che dice che il carcere deve rieducare. In Italia invece l'80 per cento dei detenuti quando esce torna a delinquere. Questo per via delle condizioni disumane di detenzione. Questa legislatura ha delle colpe: i tagli sulla spesa per detenuto, coi costi giornalieri di mantenimento calati di tre euro in due anni (da 10, 80 a 7, 80 euro), l'approvazione di leggi affolla carceri e lo svuotamento del ddl Alfano sulle pene preventive: scritto dal ministro dopo un nostro sciopero della fame, ad ora è lettera morta».
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<b>Cosa servirebbe contro il sovraffollamento e contro la recidività?</b>
<p> «Pene alternative alle detenzione che significa dare la possibilità ai carcerati di lavorare: in Italia hanno l'opportunità di farlo solo 15mila detenuti, in Francia lo fanno in 250mila e in Gran Bretagna in 300mila, tanto per descrivere la nostra arretratezza. Poi servono norme contro la carcerazione preventiva da approvare forti di un dato: che il 50% dei carcerati in via preventiva viene poi dichiarato innocente».
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<b>Il senatore Marcello Dell'Utri visiterà il carcere di Como e l'ex sottosegretario Nicola Cosentino quello di Secondigliano. Che ne pensa della loro adesione?</b>
<p> «Attraverso le commissioni giustizia abbiamo invitato tutti i parlamentari ad aderire, nessuno si è opposto a che invitassimo anche Dell'Utri e Cosentino e io dico grazie anche a loro due per aver aderito. I parlamentari hanno l'importante prerogativa di ispezionare le carceri e loro due non l'hanno persa».<br />
Gli sprechi della Camera: «In 13 anni spesi 586 milioni di euro in affitti»2010-08-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504213<br />
I radicali denunciano gli sprechi della Camera.
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Per Marco Pannella è la storia di «un gruppo di amici, alcuni stanno alla Camera dei deputati e altri in una società immobiliare, la Milano 90 srl ».<br />
Il sodalizio, accusa il leader radicale, sarebbe nato e cresciuto sugli immobili. Al punto da confezionare «un cadeau» da 586 milioni di euro che la Camera ha pagato, a partire dal 1997, per l'affitto, la pulizia e il servizio mensa di palazzi, tutti nelle vicinanze di Montecitorio, tra Fontana di Trevi, via del Tritone e piazza San Silvestro.
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Edifici che ospitano gli uffici dei deputati, delle loro segretarie e porta-borse. Se della vicenda adesso si torna a parlare (ne avevano già scritto Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo ne La Casta), lo si deve all'insistenza di Rita Bemardini, parlamentare radicale, che da due anni preme per avere la documentazione di contratti e rogiti.<br />
E anche, indirettamente, al presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha messo online tutte le spese che sostiene Montecitorio, da quelle immobiliari ai 590 mila euro l'anno pagati per i corsi d'inglese o gli 810 mila euro per cancelleria, calcolatrici, taglierine e lavagne magnetiche.
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La storia del «cadeau» comincia nel 1997, quando Montecitorio decide di allargarsi, mettendosi alla ricerca di fabbricati prestigiosi. La scelta, nel periodo in cui è presidente della Camera Luciano Violante, cade su quattro stabili nei dintorni di Fontana di Trevi. <br />
A farsi avanti è il costruttore Sergio Scarpellini, solide-amicizie bipartisan, proprietario di una della maggiori scuderie italiane e di un immenso patrimonio immobiliare nella Capitale che bussa per proporre i suoi palazzi a due passi da Montecitorio.
<p>A dire il vero i primi edifici che offre ancora non sono suoi, anche se l'imprenditore è a un passo dalla conclusione dell'affare. In effetti li sta ancora trattando con gli allora proprietari (tra cui Telecom ed Enel), e questo lo si capisce anche da quel che c'è scritto nel contratto d'affitto stipulato per il primo immobile, tra via del Tritone e via del Pozzetto. <br />
E che Rita Bernardini è riuscita a farsi consegnare.
La deputata radicale, ieri alla conferenza stampa per la presentazione del dossier ha scandito ad alta voce le parole dell'accordo:
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«Premesso che la Milano 90 srl ha in corso di acquisizione la proprietà e disponibilità del compendio immobiliare al rione Trevi-Colonna..». <br />
Poi, seduta accanto a Pannella, tronca bruscamente la lettura e condude: «Insomma, quando viene firmato il contratto Scarpellini ancora non ha gli immobili».
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Però quel corposo contratto che stringe in mano, della durata di 9 anni rinnovabili per altri 9, valore 12 miliardi annui delle vecchie lire, consente al costruttore di presentarsi in banca e ottenere i mutui necessari agli acquisti.
<p>«Per quanto è dato sapere sintetizza Marco Pannella, gli amici estendono il patto e sottoscrivono i nuovi contratti relativamente a quattro nuovi immobili, sempre nelle vicinanze di Montecitorio».
<p>Il totale sborsato è di 334 milioni di euro, che avrebbero consentito l'acquisto degli edifici, «con il risparmio di qualche lira o di qualche centesimo», osserva Bemardini.
<p>Nel 2007 la Camera prova a rescindere il contratto, ma le clausole sono studiate in modo tale che il tribunale civile di Roma, interpellato per un arbitrato, finisce per dare ragione alla «Milano 90».
<p>Non basta: i servizi aggiuntivi di pulizie, portierato e mensa «tutti finiti alla stessa società, senza bando», conteggiano meticolosi i radicali, costano all'erario «un totale di 222 milioni di euro».<br />
Notte di Capodanno nel carcere di Padova.2009-12-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it475066<br />
Rita Bernardini e Marco Pannella hanno annunciato che intendono passare la notte di Capodanno con la comunità penitenziaria, con la polizia penitenziaria, il personale amministrativo eventualmente presente e i detenuti della Casa di Reclusione "due palazzi" di Padova, dove saranno accompagnati anche da alcuni altri militanti della stessa loro causa.
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Rita Bernardini e Marco Pannella hanno dichiarato:
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"Quando eventi umanamente indegni e assolutamente illegali sono sempre più in grave corso di compimento, è non solo diritto ma dovere e obbligo di cittadini degni di questo nome essere coerenti e far essere il loro paese coerente con la letterale insopportabilità di tale situazione. E magari fare anche l'impossibile perché umanità e Legge vengano reintegrate e tornino a regnare in un paese che fu civile e che deve tornare ad esserlo".<br />