Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI Sonia ALFANOhttps://www.openpolis.it/2011-11-24T00:00:00ZNo Tav. A Strasburgo un contributo di informazione tecnica col prof. Ponti [video]2011-11-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it622076<br />Negli ultimi anni tutti i governi che si sono alternati alla guida dell'Italia non hanno mai voluto approfondire il punto di vista tecnico ma soprattutto hanno bypassato la consultazione con il popolo [...]. Non conoscono le motivazioni del No alla costruzione di quest'opera assolutamente inutile [...] <br />
In Europa le ragioni dei No Tav2011-11-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it618088<br />
La “Legge di stabilità” è stata approvata e verrà ricordata dai più come l’ultimo atto del Governo Berlusconi IV (speriamo l’ultimo che l’Italia conosca nella sua storia). Scarsa attenzione è stata dedicata ai suoi contenuti.
<p>All’art. 19 della Legge si realizza compiutamente il progetto politico di criminalizzazione del dissenso e di stupro della volontà popolare, con obiettivo la Val di Susa e i comitati pacifici (come dimostra la manifestazione del 23 ottobre scorso) che si oppongono alla costruzione del Tav Torino-Lione.
<p>Le zone dove dovranno sorgere i cantieri, infatti, diventano “aree di interesse strategico nazionale” e chiunque vi si introduca abusivamente ovvero impedisca o ostacoli l’accesso autorizzato a tali aree, è punito con l’arresto da tre mesi a un anno e con un ammenda fino a 309 euro.
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Mi sono fatta promotrice, insieme a Gianni Vattimo, di una lettera ai presidenti delle tre principali istituzioni europee (Barroso, Van Rompuy e Buzek) che è stata sottoscritta da 24 eurodeputati, nella quale si esprime profonda preoccupazione per le conseguenze della militarizzazione di un’intera valle e si chiede di accogliere la richiesta dei cittadini di predisporre studi imparziali riguardo l’analisi costi-benefici dell’opera e di organizzare una delegazione del Parlamento Europeo in loco. Inoltre mercoledì al Parlamento Europeo, a Strasburgo, ho organizzato una conferenza-dibattito dal titolo “Prospettive del Progetto Prioritario TEN-T n.6 (Lione-Torino) tra opposizione popolare e crisi finanziaria ed economica dell’Europa” durante la quale interverranno il Prof. Marco Ponti, il Prof. Sergio Ulgiati e l’Ing. Ivan Cicconi per fornire il loro esperto punto di vista sulla reale utilità dell’opera (diretta streaming a partire dalle 15 su www.soniaalfano.it).
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Nel programma dell’evento è previsto un dibattito, con gli interventi di eurodeputati a favore e contrari al Tav. Purtroppo, devo dirlo con estremo rammarico, i 10 parlamentari Pd-Pdl che a vario titolo si occupano o si sono occupati dell’argomento, hanno tutti declinato l’invito. Allo stesso modo si è comportato il commissario del Governo italiano Mario Virano, anch’egli invitato, anch’egli impegnato. Ovviamente non metto in dubbio l’esistenza degli impegni già presi, ritengo però che, come troppo spesso si è verificato nella lunga vicenda del progetto Lione-Torino, anche stavolta rischia di venir meno un serio confronto politico tra gli argomenti No Tav e quelli pro-Tav.
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Il “senso di responsabilità”, da alcuni evocato come cortina dietro la quale celare tutti quei provvedimenti che nulla hanno a che fare con l’interesse collettivo, dovrebbe imporre proprio in questo delicato momento una riflessione sulla strada da imboccare per il futuro del nostro Paese: cemento, grandi opere, sperperi di denaro pubblico, regali alle mafie, criminalizzazione delle popolazioni locali? <br />
No, grazie. E se i partiti e le coalizioni continueranno a scegliere questo approccio, nessun problema. Io continuerò a scegliere i cittadini. La “ragion di partito” non mi appassiona, è solo un modo per nascondere le proprie responsabilità politiche dietro un simbolo. Il confronto è democrazia, l’interesse da perseguire è quello dei cittadini (e non quello dei partiti).<br />
Bertolaso abbia la decenza di tacere2011-11-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it618087<br />
E’ passato esattamente un anno dal giorno in cui Guido Bertolaso ufficializzò le sue dimissioni da capo del dipartimento di Protezione Civile e da sottosegretario, ma non si è ancora rassegnato: ama stare al centro dell’attenzione e sbagliare, per esempio utilizzando la stampa per difendersi dalle accuse che lo hanno letteralmente travolto per la sua gestione assolutistica, privatistica e personalistica di quel “carrozzone” che è diventata la Protezione Civile dopo il suo arrivo.
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In data odierna Il Giornale ha pubblicato una sua lettera indirizzata a Vittorio Feltri: uno scritto intriso di un vittimismo urticante per qualunque cittadino informato e onesto.
<p>L’ex sottosegretario dice che da un anno cerca di essere dimenticato, eppure è lui stesso a cercare le pagine dei giornali (prima il Corriere della Sera, ora il megafono berlusconiano).
<p>Dice soprattutto che i “veleni” politici contro di lui hanno indebolito la Protezione Civile.
In verità le responsabilità del decadimento della Protezione civile “migliore del mondo” sono prima di tutto sue. Ed è opportuno chiarire che quando si dice Protezione civile “migliore del mondo” si intende l’attenta architettura legislativa e l’accurato know-how costruito negli anni antecedenti alla affaristica gestione bertolasiana.
<p> Molti ricorderanno i fringe-benefits del sistema Bertolaso: auto di lusso, arredamenti, ristrutturazioni immobiliari, prostitute. E molti ricorderanno altrettanto bene le stabilizzazioni dei suoi amici che da semplici cittadini furono nominati (e lo sono ancora purtroppo) dirigenti generali della Presidenza del Consiglio dei Ministri pur non avendo alcun requisito richiesto e quel che è peggio, senza aver superato alcuna prova, test, quiz e quant’altro. I famosi 4 amici che lui amava chiamare “squadra”. Uno dei quali è imputato a L’Aquila ma attuale presidente dell’Ispra, un altro messo a parcheggio presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dopo aver fatto i danni come commissario a Pompei, un altro al Servizio Civile e l’ultimo attualmente nelle grazie di Catherine Ashton, “ministro”degli esteri della UE, che sbarcato a Bruxelles sta tentando di fare la stessa operazione, non riuscita in Italia: la protezione civile SpA europea.
<p>Non a caso, aprendo i lavori della seconda giornata della conferenza internazionale su Protezione civile e interventi umanitari a Roma, l’attuale Capo Dipartimento ha testualmente detto: “è necessario aprire un dialogo che non schiacci o snaturi l’identita’ e il ruolo della protezione civile a vantaggio dell’intervento privato, e con esso il ruolo degli Stati“.
<p>Il lupo perde il pelo ma non il vizio.<br />
E che dire poi del fatto che in soli sei anni di gestione Bertolaso il Dipartimento cosiddetto Nazionale (aggettivo che scimmiotta linguaggi militari) è passato senza che ce ne fosse effettiva necessità, da 300 dipendenti ai quasi mille attuali. Settecento persone, alcune assunte per effettivo titolo ma la maggior parte precari d’alto rango. Tra i “contatti” più prestigiosi: la moglie di un sottosegretario, i figli dei generali amici, dei giudici amici e dell’alta borghesia (amica!), alti burocrati dello Stato, capo del personale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e addirittura figlio dell’ex Presidente della Consulta e sindacalisti autonomi, tutti funzionali a lui e al suo perverso disegno di piegare a fini privati una istituzione dello Stato. Un bel regalo a tutti i lavoratori. Un bel regalo perché adesso il Dipartimento è sovraffollato, con un organico tre volte superiore rispetto a quello necessario e quindi, con i tempi che corrono, nell’occhio del mirino per essere sottoposto ad una drastica cura dimagrante.
<p><b>Tutti assunti a tempo indeterminato, con i soldi sottratti ai terremotati abruzzesi (circa 8 milioni di euro)!</b> Una vera e propria macchina del consenso.
<p>E poi anche a Napoli (emergenza rifiuti: per la quale Bertolaso, commissario straordinario, è stato iscritto nel registro degli indagati per traffico illecito di rifiuti e truffa ai danni dello Stato) e alla Maddalena (il famigerato G8 degli appalti truccati: Bertolaso è stato rinviato a giudizio per il reato di corruzione) una pioggia di incarichi per parenti e amici. Ovviamente tutte assunzioni tramite ordinanza di protezione civile e mai per concorso.
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Oggi, quindi, bisogna chiedersi e nello stesso tempo far sapere alcune cose: la prima, perchè nella lettera inviata al Giornale Bertolaso lamenta le modifiche intervenute con il decreto milleproroghe, se la responsabilità è unicamente della sua gestione fatta di sperperi (per esempio i Grandi Eventi festosi), di provvedimenti ad personam (vedi le assunzioni di amici e parenti tramite apposita ordinanza) e di privilegi acquisiti sulla pelle di terremotati e alluvionati?
<p>Perché non dice per una volta una verità: per esempio che lui è andato via ma al Dipartimento tutti i dirigenti di prima e seconda fascia sono gli stessi che ha nominato lui con i metodi di cui sopra, amici suoi fedelissimi che stanno portando la protezione civile in un vicolo cieco anche sul piano operativo come abbiamo visto appunto in questi giorni. Dirigenti fideizzati e affiliati a lui?
<p> Anzi, a pensarci bene, qui si pone un problema d’ordine democratico: chi è questa gente che senza credenziali e senza concorso è stata messa a dirigere una struttura così delicata? Chi è? Cosa fa lì? A chi risponde? E può questa gente impostare linee guida che mettano sotto botta i sindaci legittimamente eletti dal popolo? Stia zitto Bertolaso e si vergogni: di danni ne ha fatti tanti, tantissimi, come il suo ex capo. <br />
Ho invitato quindi la Commissione petizioni ad inviare quanto prima una delegazione parlamentare in Val di Susa per sincerarsi di quanto sta accadendo e per ascoltare la popolazione locale.2011-07-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it589776I No-Tav d’Europa
In molti, in questi giorni, stanno provando, senza sosta, a far circolare un sillogismo facile quanto devastante e ingeneroso: poichè ci sono stati incidenti durante la manifestazione in Val di Susa, allora tutti i manifestanti sono violenti, dunque chi difende i manifestanti difende i violenti, dunque è violento a sua volta. In ogni altro Paese un giornale, una tv, un politico che dicesse o provasse anche solo ad abbozzare un simile ragionamento, sarebbe travolto dalle pernacchie e perderebbe, per sempre, credibilità. Basta semplicemente guardare i video e le foto di domenica scorsa, a Chiomonte, per rendersi conto della bellezza di quelle 60 mila persone e dell’imbecillità di poche centinaia di estremisti contestati e zittiti dallo stesso popolo No-Tav.
E’ per questa ragione, per tutelare proprio il popolo No-Tav, che ho reputato opportuno portare in Europa le loro richieste e i loro appelli. Anzi, le nostre. Per questo ho usato il mio one minute speech per ricordare a tutti i colleghi e al presidente che il Tav in Val di Susa non si farà mai, per il semplice fatto che è da folli pensare che si possa militarizzare un territorio per 20 anni per realizzare un’opera (sostanzialmente inutile e fondamentalmente devastante). Inoltre le scadenze temporali poste dalla Commissione per l’erogazione del contributo europeo pari a 662 milioni di euro sono tutte scadute, e non si capisce perchè l’Italia e soltanto l’Italia possa godere di privilegi che non vengono assegnati ad altri Stati membri.
Ho invitato quindi la Commissione petizioni ad inviare quanto prima una delegazione parlamentare in Val di Susa per sincerarsi di quanto sta accadendo e per ascoltare la popolazione locale.
E, infine, c’è la bandiera. Quella bandiera, quella del popolo No-Tav, che mi regalarono proprio quei meravigliosi e pacifici attivisti quando andai in Val di Susa, il 7 novembre del 2009, in occasione dell’“avvicendamento” tra Angnoletto e me come parlamentare europeo di riferimento. L’ho tenuta in mano, aiutata dal collega e amico Gianni Vattimo, durante tutto il mio intervento. Perchè quella bandiera non appartiene ai violenti, ai black bloc, ai lanciatori di pietre. Quella è la bandiera della coscienza civile, della rivolta non violenta, di un intero popolo che vuole dire la sua su un’opera costosissima che servirà soltanto a riempire le già grondanti tasche di lobby e cricche.
Quella è anche la mia bandiera. No Tav, no mafia.E il dopo Berlusconi?2010-12-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548721<br />
Bisogna essere limpidi ed evitare i giri di parole e i voli pindarici, perchè questo Paese non ha certo bisogno di ulteriori “carinerie” o di fiabe cui abboccare ingenuamente. Anch’io, è chiaro, voglio che Berlusconi sparisca dal panorama politico e porti con sè tutti i disastri, le figuracce che ci ha fatto fare, le barzellette antisemite, i festini a luci rosse, le offese a donne, operai e studenti.
<p> Ma non basta tirare fuori Berlusconi dal calderone politico per ridare all’Italia una speranza concreta. L’esigenza vera è che tutti coloro che si sono sempre opposti al berlusconismo presentino al Paese un’alternativa con tanto di programma; credo che un listone composto da Fli, Udc, Pd, Idv e Sel sarebbe solo una volgare ammucchiata politica, non una coalizione di governo che possa presentare un programma condiviso e garantire un rinnovamento reale.
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Ben vengano gli alleati, anche diversi, anche in qualche modo distanti su qualche punto, ma solo ed esclusivamente se si rema nella stessa direzione. Se il programma della politica si riduce alla cacciata di Berlusconi non ci sto.
<p> L’obiettivo deve essere sì cacciare Berlusconi, ma bisogna essere pronti anche a ricostruire quello che il ciclone berlusconiano, in quasi vent’anni, ha distrutto.
Liberarsi di Berlusconi, annientare il berlusconismo, costruire l’alternativa.
<p>In questi mesi ho sentito parlare di alleanze, di apparentamenti, di coalizioni. Ma nessuno che abbia detto chiaramente cosa vuol fare dopo. Che si fa dopo? Ci accomodiamo in poltrona e facciamo la terza Repubblica? Cacciamo via le cricche del bunga bunga e la “nuova” casta porterà in auge le sue?
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Io stessa l’ho detto tantissime volte: bisogna essere tutti uniti come durante la Resistenza partigiana, quando i cattolici si unirono ai comunisti e loro ai liberali, ai socialisti e ai monarchici, con la partecipazione persino degli anarchici. Ma questo succederà solo e soltanto se sarà indispensabile, nel caso in cui la crisi democratica fosse talmente grave da richiederlo: di qui a “governare” insieme per due anni ce ne passa.
<p> Qualche giorno fa FLI ha votato la “contro-riforma” Gelmini. Come si fa a stare insieme in Parlamento se poi una riforma sulla quale Italia dei Valori ha fatto fuoco e fiamme viene serenamente approvata dai finiani? Cosa possiamo fare insieme? Votare la sfiducia a Mister B., certo, quello sì.
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E poi, scusate, ma i tempi sono cambiati e bisogna prenderne atto. Io non me la sento di fare un “Comitato di Liberazione Nazionale” con il condannato per mafia Cuffaro, reo anche lui dell’obbligata sudditanza siciliana alla mafia. Non me la sento di essere amica degli amici. Io credo ancora nell’opportunità di formare una famiglia allargata, che riunisca tutte le forze progressiste politicamente attive.
<p> Penso ad un quadro e ci vedo dipinto il Movimento Cinque Stelle con l’Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà e quella parte del Pd che non ricordi troppo la volentieri “dimenticata” Dc. Insomma, non uno di quei quadri che ritrovi in soffitta dopo anni e anni, ma un’opera nuova e moderna.
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Ecco, lo so, il M5S dirà che IdV deve chiarire la propria posizione sulla TAV e Vendola deve chiarire quella sugli inceneritori. E io dico che il M5S deve trovare gli spazi e i tempi per parlare di grandi temi quali l’immigrazione, la scuola, la cultura, la lotta alla criminalità organizzata, i diritti civili, i diritti umani. Insieme lo possiamo fare. Se non si crede in questo, allora lasceremo che il cosiddetto “terzo polo” prenda in mano tutto, e lo farà senza tener conto dei cittadini.
<p> Non è vero, come vuol far credere qualcuno, che ho dimenticato i tempi in cui ero candidata alla presidenza della Regione Sicilia, anzi, ricordo quella magnifica esperienza con malinconia.
<p> Se uno vale uno, allora il M5S si esprima con un sondaggio in rete: mettete ai voti la mia proposta, parlatene. Mettiamo da parte le differenze, che sono davvero piccole, e dialoghiamo.
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Solo un progetto politico forte e innovativo può fare da onda d’urto e permettere al Paese di voltare pagina. Ognuno di noi dovrà rinunciare alle proprie manie di protagonismo, ma ne vale la pena, perchè il risultato sarebbe quello di sconvolgere il sistema con nuove energie, nuovi contenuti e soprattutto un nuovo modo di fare politica.
<p>Il MoVimento, cui sarebbe garantita la possibilità di introdurre i cosiddetti “cittadini con l’elmetto” anche nel Parlamento nazionale, contribuirebbe in maniera decisiva al tanto agognato rinnovamento di contenuti di quei soggetti politici che fino ad oggi hanno fatto opposizione in modo palesemente fallimentare. IdV, SEL e quella parte “buona” del PD, troverebbero finalmente gli spunti per valorizzare le loro energie e le loro capacità politiche in una coalizione seriamente democratica e partecipativa nella quale si recupererebbero finalmente il senso dello Stato, il valore del cittadino e l’importanza della volontà popolare.
<p> Ritroviamo il dialogo, cerchiamolo, facciamo uno sforzo in più se veramente vogliamo rimanere a galla. Io sono pronta, già da oggi, a stilare insieme un programma condiviso e costruttivo. Ma se volete aspettiamo il 14 dicembre.
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Centrali a carbone? No, grazie! 2010-11-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548461Mercoledì scorso durante la plenaria svoltasi a Strasburgo il Parlamento Europeo ha discusso e votato una risoluzione relativa alla strategia energetica europea per il periodo 2011-2020. La relazione iniziale, preparata dalla eurodeputata del PPE Kolarska-Bobinska, presentava una struttura nel suo complesso positiva ma vari punti, alcuni dei quali sono stati purtroppo approvati, sono fortemente discutibili.Uno di questi, quello che siamo riusciti ad escludere dalla risoluzione del Parlamento Europeo per una manciata di voti, riguardava il richiamo alla possibilità di sovvenzionare con aiuti pubblici sia le miniere di carbone che la costruzione di centrali elettriche a carbone, per le quali invece l’UE ha ormai imposto delle forte restrizioni. Con i due paragrafi 32 e 52 si voleva aprire uno spazio per una possibile deroga a favore del carbone, la fonte di energia “sporca” per definizione, ormai sorpassata e che, nonostante l’innovazione – più terminologica che effettiva – del “carbone pulito”, ovunque nel mondo si procede a smantellare.
Per questa ragione sono intervenuta nel dibattito e ho segnalato l’inadeguatezza di un siffatto riferimento nella risoluzione sulla politica energetica europea del prossimo decennio. A tal proposito è stata fatta richiesta di un voto separato nominale su questi due paragrafi che, come già scritto, per fortuna sono stati eliminati dalla posizione finale del Parlamento Europeo.
Nel mio intervento, inoltre, ho posto l’accento su alcuni riferimenti al nucleare come una fonte energetica pulita, a basse emissioni di carbonio e poco costosa. Come ho detto in aula, chi parla in questa maniera del nucleare evidentemente non conosce nulla dell’argomento. Purtroppo nella relazione finale permangono dei paragrafi contro i quali ho votato ed in particolare il 69 nel quale si dichiara che ”la ricerca sulla fusione nucleare come futura fonte di energia debba proseguire, nell’osservanza dei principi di bilancio”.
La relazione presenta altri passaggi controversi come il riferimento alle energie “non convenzionali”, la cui dubbia definizione mi ha lasciato perplessa (anche su questo ho votato contro) o quello, ben nascosto, agli inceneritori nel paragrafo 87 in cui si afferma che il Parlamento Europeo “ritiene che la riqualificazione termica degli edifici e il riciclaggio dei materiali e dell’energia derivanti dai rifiuti urbani e industriali possano produrre notevoli vantaggi per i consumatori”.
Ritengo che questi riferimenti abbiano compromesso una relazione nel suo complesso buona che richiama la centralità delle energie rinnovabili e l’importanza del risparmio e dell’efficienza energetica e degli obiettivi che i singoli Stati membri devono raggiungere entro il 2020 (con un paragrafo che apre alla possibilità di abbattere le emissioni del 30% piuttosto che del 20% entro il 2020). Molto interessanti anche gli spunti relativi ad una fiscalità per i prodotti energetici che sia collegata ai danni che questi fanno sull’ambiente e quelli sulle possibilità offerte dalle ICT per l’ottimizzazione nel consumo dell’energia.La centrale a biomasse di Russi (Ravenna): energia rinnovabile? 2010-11-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548151Uno di questi progetti riguarda la costruzione di una enorme centrale a combustione di biomassa legnosa da 30MW elettrici a Russi, in sostituzione dello zuccherificio Eridania. L’accordo di riconversione, siglato da Powercrop srl, gli enti locali, i sindacati e la Eridania spa prevede che le 270.000 tonnellate annue necessarie per alimentare siffatto impianto sarebbero reperite entro un raggio di 70 km dalla centrale stessa. Il tutto, evidentemente, irrealizzabile poiché non si tratta di quantità ottenibili da semplici scarti agricoli ma che si dovrebbe procedere ad una piantumazione ad hoc, sconveniente per il territorio locale che vive anche di un’agricoltura di qualità.
Sembra che la società Powercrop voglia far leva su un decreto ministeriale di quest’anno (che maliziosamente potrebbe sembrare scritto ad impresam!) e ampliare il raggio di provenienza del materiale combustibile fino a 300 km, compromettendo la tracciabilità dello stesso e col rischio che l’iniziale centrale a combustione di biomassa legnosa, già fortemente rischiosa per la salute della popolazione vista la dimensione e la vicinanza al centro abitato, si trasformi sostanzialmente in un inceneritore di rifiuti.
Il tutto in una zona in cui la qualità dell’aria è già fortemente compromessa, come dimostrano il piano di risanamento della qualità dell’aria della Provincia di Ravenna e le statistiche epidemiologiche.
Riassumendo si tratta di un impianto che ha un bilancio energetico negativo e che mette a serio rischio la salute delle persone che vivono a Russi e nei territori circostanti, oltre a comprometterne l’economia agricola di qualità ivi presente.
C’è in piedi un ricorso al TAR e la Regione Emilia Romagna ha per due volte negato il via libera alla Powercrop. Dietro segnalazione del Comitato “Articolo 32” e di Paola Miani, cui va il mio ringraziamento per la tenacia e il senso civico con cui stanno difendendo da anni il loro territorio, ho presentato un’interrogazione alla Commissione Europea.«A cena con Schifani? Io non ci sto»2010-10-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it546636<br />
Come anticipato ieri, il presidente dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia Angelino Alfano per chiedere il motivo della presenza del Procuratore Capo di Palermo Francesco Messineo alla cena di sabato scorso a cui erano presenti lo stesso Ministro, il Presidente del Senato Renato Schifani (a quanto pare indagato dalla Procura diretta da Messineo per concorso esterno in associazione mafiosa), il Prefetto ed il Questore di Palermo, il Presidente della Corte d’Appello ed il Presidente del Tribunale di Palermo.
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Un cocktail istituzionale di altissimo livello. Un’occasione conviviale che ho definito senza remore “cena degli orrori”. Già, perchè io come Antonio Di Pietro ritengo inopportuno che il procuratore capo sieda allo stesso tavolo dell’indagato per mafia, qualunque sia l’argomento del loro colloquiare. Lo ritengo inopportuno perchè così si abbattono le necessarie barriere e si svilisce il ruolo del magistrato, a maggior ragione durante una cena: è inaccettabile.
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Al procuratore Messineo, che non si è giustificato ma ha solo precisato che si trattava di una semplice occasione “mondana”, verrebbe da chiedere se ha mai visto Antonio Ingroia o Antonino Di Matteo (giusto per citare due esempi) partecipare a cene mondane con i loro indagati. A Palermo la vita del magistrato onesto è per forza di cose una vita sacrificata, solitaria.
<p> I magistrati ‘evitano’ di partecipare a cene mondane proprio per aggirare il rischio di ritrovarsi a tavola con personaggi discutibili che possano minare la credibilità della procura o delle inchieste. Addirittura, spesso, i magistrati si limitano nel costruire amicizie per paura di incappare in gravi errori di valutazione. Insomma, una vita “bunkerata”.
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Messineo, invece, pare essere certo di aver fatto la cosa giusta. Io ritengo che questa sua condotta sia un rischio, non solo per le indagini portate avanti dalla procura tra mille difficoltà e impedimenti, ma anche per la sicurezza dei suoi sostituti, che, dopo essere stati colpiti dalle parole del neo-attore teatrale Giuseppe Ayala sull’eccessiva spesa per le scorte, adesso dall’esterno vengono anche visti come ‘abbandonati dal proprio capo’.
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Questa mattina poi, sfogliando il Fatto Quotidiano, ho potuto scorgere le non-dichiarazioni di due parlamentari: Luigi Zanda (Partito Democratico) e Fabio Granata (Futuro e Libertà per l’Italia).
<p>Il primo si è limitato a dire che non è necessario un suo commento sulla vicenda perchè ‘stiamo parlando di una cena ufficiale’, smentendo di fatto il procuratore Messineo, che aveva invece parlato di ‘occasione mondana’, e lasciando ad altri l’onere di chiedere chiarezza. Il secondo, invece, ritiene eccessive le mie preoccupazioni (sono l’unico esponente politico, insieme a Di Pietro, ad aver stigmatizzato l’accaduto), precisando che Messineo e Schifani sono entrambi palermitani e facendo un piccolo accenno, piuttosto banale a mio avviso, al rischio che i due abbiano potuto parlare delle indagini in corso.
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Insomma sia Zanda che Granata preferiscono non esporsi, e con stile castigato rispondono a mezze parole evitando di assumersi la responsabilità politica di condannare condotte ambigue.
<p>Granata, dicevo, giustifica il tutto facendo riferimento alle origini palermitane dei due protagonisti principali della vicenda. Se questo è il metro di giudizio da utilizzare, allora avremmo potuto giustificare Messineo anche se fosse andato a cena, paradossalmente, con Bernardo Provenzano: pure lui è palermitano. <br />
E poi Granata, che ultimamente pare abbia riscoperto i valori della democrazia e della questione morale, dimentica le parole di Paolo Borsellino:
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<i>“L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato quindi quel politico è un uomo onesto.</i> <br />
<i>E no, questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però siccome dalle indagini sono emersi altri fatti del genere altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica”.</i>
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Se Paolo Borsellino è un martire nella cui onestà e integrità morale crediamo tutti tanto da difenderla a spada tratta ad ogni occasione, come si può dimenticare un discorso così preciso e denso di significato?
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Questa vicenda non può passare sotto silenzio, va chiarita e alla svelta. Perchè c’è un Paese che aspetta giustizia da troppo tempo, un Paese che soffre, che vuole riscattarsi, che deve essere risarcito per il troppo sangue versato. E ora non si può tollerare che nessuno chieda conto dell’accaduto.
<p>Non un’agenzia stampa, non una replica, non una ripresa dai valorosi Corriere e Repubblica che forse non digeriscono il buco giornalistico. Va davvero tutto bene per tutti? Per me no, e con gentilezza pongo ancora la mia domanda al Procuratore Messineo: non ritiene che la sua partecipazione al simposio sia stata inopportuna?<br />
Non ritiene di dovere fornire un’adeguata spiegazione ai sostituti che alle cene mondane preferiscono le misere e vetuste stanze del Tribunale di Palermo?<br />
«Così abbandona i pm. Il Guardasigilli deve chiarire subito» - INTERVISTA2010-10-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it546584<br />
“Domani stesso Antonio Di Pietro presenterà un’interrogazione
parlamentare per chiedere conto di questa cena degli orrori al ministro della Giustizia Alfano. Chi meglio di lui può rispondere, visto che c’era?”. Sonia Alfano ha appena finito di parlare al telefono con il suo leader ed è un fiume in piena. Tanti anni fa ha fatto la giornalista sulle orme del padre, Beppe Alfano, assassinato dalla mafia nel 1993. E, quando ieri mattina ha saputo da una fonte che preferisce mantenere anonima la storia della cena tra il capo
della Procura e un suo (possibile futuro?) indagato eccellente ha subito cercato conferme nei Palazzi palermitani.
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<b>Sonia Alfano, cosa ha saputo di questa cena e perché la ritiene così scandalosa?</b>
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Partiamo dai fatti: sabato sera a Palermo, allo stesso tavolo, da quello che dicono le mie fonti più che affidabili, c’erano il ministro della Giustizia Alfano, il presidente del Senato Schifani, il presidente dell’assemblea regionale Francesco Cascio, il sindaco di Palermo Diego Cammarata, il Prefetto, il Questore, il presidente della
Corte d’appello Leonardo Guarnotta e il procuratore capo Messineo.
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<b>Perché la definisce una cena degli orrori?</b>
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È una cena degli orrori e degli errori perché in una città nella quale si indaga sulle infiltrazioni della mafia nella politica erano seduti allo stesso tavolo investigatori e investigati. Diego Cammarata è indagato a Palermo per la vicenda della discarica di Bellolampo e anche Renato Schifani è sotto indagine. A me sembra assurdo che il
procuratore capo che dirige l’ufficio che dovrà decidere le sorti di due uomini così potenti si sieda al tavolo con loro. <br />
E devo dire che anche la presenza del presidente della Corte di appello mi ha lasciato perplessa.
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<b>Proprio Messineo ha smentito che Schifani sia indagato.</b>
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Sappiamo tutti che L’espresso ha confermato e poi da sempre ci sono le smentite rituali per le alte personalità indagate. Comunque, a prescindere dall’iscrizione, la Procura sta indagando sulle sue attività passate e non è possibile vedere una scena del genere. Per di più nella caserma della Guardia di Finanza, proprio la forza che ha
indagato fino al 2002 Schifani per concorso esterno in associazione mafiosa, come avete scritto voi del Fatto e potrebbe magari tornare a farlo. E proprio alla presenza del ministro della Giustizia e del presidente della Corte d’Appello, massima autorità del distretto giudicante. <br />
È una cosa che si commenta da sé. Sono saltati tutti i
ruoli.
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<b>Il procuratore capo ha detto che si trattava di un’occasione
mondana e che si è parlato per lo più del Papa.</b>
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Ma è proprio questo il punto. Non si fanno cene mondane con gli indagati. L’occasione conviviale fa saltare le barriere tra istituzioni che hanno ruoli diversi. Il procuratore capo e il presidente della Corte d’Appello sono nominati dal Csm e potrebbero domani essere sottoposti al suo giudizio. <br />
E nel Csm ci sono anche i politici che influenzano le carriere e i procedimenti disciplinari, come insegna il caso De Magistris. A maggior ragione in un momento in
cui i politici sono soggetti al giudizio dei pm e dei giudici, i capi degli uffici dovrebbero evitare le situazioni conviviali. Anche perché così espongono i sostituti che indagano.
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<b>Lei vuole accusare il procuratore capo di avere lasciati soli i suoi pm?</b>
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Io dico di più: Messineo ha messo a rischio i suoi sostituti.<br />
Voglio essere brutale: il messaggio che passa all’esterno è che solo alcuni magistrati come Antonio Ingroia o Antonino Di Matteo sono interessati seriamente a capire se Schifani ha avuto rapporti con i mafiosi. Mentre il loro capo va a cena con il presidente a parlare del Papa. Se Di Matteo e Ingroia fossero eliminati con un procedimento disciplinare o con un trasferimento o con qualcosa di peggio che non
voglio pensare nemmeno, i problemi di Schifani sarebbero risolti.<br />
Questo è un messaggio pericoloso. I pm non devono essere lasciati soli e anche per questo presenteremo l’interrogazione parlamentare.<br />
Angelo Vassallo, ovvero l'ultima vittima dell'arroganza camorrista...2010-09-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it505793<br />
Ovvio che bisognerà aspettare le indagini. Ovvio che prima di ogni commento dovremo attendere le valutazioni degli investigatori. Ma una cosa possiamo già dirla e dirla ad alta voce: la camorra, a Pollica (Salerno) ha ucciso un sindaco, Angelo Vassallo, che amava profondamente il suo territorio e il rispetto delle regole. Amava la legalità e sapeva di rischiare la vita in una terra in cui lo Stato ha abdicato al suo ruolo e in cui rimangono in trincea solo pochi uomini e poche donne. Vassallo lo sapeva, ma non ha mollato la presa e per questo è stato ucciso.
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E’ così che, ancora una volta, la camorra mette a tacere chi non è avvicinabile, chi non striscia senza dignità davanti ai boss, chi anzichè parlare con i mafiosi si confida con i magistrati quando fiuta il puzzo della criminalità. La grande e stucchevole camorra costretta alle armi da un sindaco di 57 anni che amava la sua famiglia, il mare e i frutti di quelle acque che grazie alla sua tenacia erano rimaste tra le più limpide della Campania. Un primo cittadino esemplare che con le sue battaglie per la legalità e per il rispetto dell'ambiente aveva dato fastidio ai signori della morte e della distruzione.
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Non possiamo che prendere atto di come l’omicidio di Angelo Vassallo sia l’acuto della camorra, la volontà di riaffermare il proprio potere e la propria influenza in quei territori. Quelle pallottole, nove, hanno due scopi: mettere a tacere Vassallo e le sue denunce e avvertire chi rimane. "Chi si mette di traverso sulla strada della camorra per difendere il proprio mare, il proprio territorio, chi lo preserva dai rifiuti illegali delle mafie fa questa fine". Questa è la lettura di quegli spari nella notte. Spari feroci nel buio che mi ricordano l'assassinio di mio padre. Ma mi ricordano, altresì, l’omicidio di Gaetano Longo, ormai dimenticato sindaco di Capaci (Palermo) ucciso la notte del 17 gennaio 1975. Aveva traghettato Capaci dallo stato d’indigenza a paese che si affacciava alla modernità, con l’avvio di una serie di opere di urbanizzazione primarie. Solo nel 2002 fu riconosciuto vittima innocente della mafia.
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“Era un uomo che si batteva contro l'illegalità ed era sempre in prima linea. Quando accadeva qualcosa di particolare sul suo territorio, me lo segnalava” ha detto di Vassallo il pubblico ministero che conduce le indagini, Alfredo Greco. E le parole del magistrato valgono più di ogni altra garanzia per noi sulla dinamica e sul movente dell’omicidio. Come Dipartimento Antimafia dell’Italia dei Valori siamo allarmati e preoccupati per quello che è accaduto e per quello che accadrà a Pollica e nel salernitano. E ci chiediamo come il Governo intenda ora rispondere a questo ennesimo affronto della camorra. Se mandando ancora una volta i soldati a fare inutili ronde con i carabinieri con l'unico risultato di consumare carburante, umiliando i militari e la loro professionalità, o se per esempio cacciando dalla Camera il "loro" Nicola Cosentino, accusato di essere uomo del clan dei casalesi e ancora coordinatore del Pdl in Campania, giusto per chiarire da che parte stanno.
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Purtroppo sappiamo già come finirà. Come tante altre storie di mafia, ovvero che il sacrificio del sindaco ambientalista sarà presto dimenticato, qualche lapide sorgerà sul lungomare e la camorra andrà ad amministrare anche Pollica. Ricordo soltanto, senza alcuna polemica, che Angelo Vassallo era un esponente del Partito Democratico, anche se negli ultimi tempi aveva assunto una posizione abbastanza critica nei confronti della sinistra. Mi chiedo se il Pd ora la smetterà di difendere dai fischi il presidente del Senato Schifani, in passato socio in affari con noti mafiosi, e intraprenderà una seria politica antimafia, iniziando proprio dal patrimonio lasciato da quel sindaco agguerrito.
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Per quanto ci riguarda sorveglieremo in modo speciale Pollica ed il comprensorio, e lo faremo in nome di Angelo Vassallo, a cui promettiamo che non lasceremo il suo territorio in mano alla camorra. Veglieremo sulle elezioni, sugli atti amministrativi e saremo pronti a denunciare ogni fonte di sospetto, confrontandoci con le realtà del territorio che vorranno aiutarci in questo compito. In questo modo diremo ancora una volta alle mafie che gli uomini passano ma le idee restano, e che noi sopravviveremo sempre un giorno di più alla loro sporca organizzazione.<br />
«Ombre e luci sul Csm. Vietti parli chiaro» - INTERVISTA2010-08-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it503977<br />
Sonia Alfano – europarlamentare e da poco responsabile nazionale per l’Italia dei Valori del dipartimento Antimafia- è stata tra coloro che hanno cercato di impedire l’Elezione di Michele Vietti a vicepresidente del Csm, avvenuta grazie a quello che definisce “inciucio lobbistico”. <br />
Lo ha fatto durante l’impropria consultazione partiti-Palazzo dei Marescialli. Si è appellata pubblicamente al segretario Bersani e ai capigruppo democratici, favorevoli al candidato centrista, e ha invitato i cittadini attraverso il suo blog a scrivere al Pd perchè non sponsorizzasse Vietti che “rappresenta – dice Alfano- la prosecuzione dell’operato ampiamente discutibile di Nicola Mancino e di altri illustri personaggi che hanno agito negli ultimi dieci anni al Csm”.<br />
Il 31 luglio, alla vigilia dell’elezione del vicepresidente, si è rivolta direttamente a colui che era ancora per poco vice capogruppo dell’Udc alla Camera.
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<b>Per chiedere cosa?</b>
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Una premessa. Questo sarà un anno particolare per il Csm che dovrà affrontare la questione morale ed esaminare fascicoli su esponenti autorevoli della magistratura come il Presidente della Corte d’Appello di Milano, Alfonso Marra -sponsorizzato dalla P3- o quello sul procuratore generale della Corte d’Appello di Messina, Antonio Franco Cassata che ha pubblicamente ammesso di appartenere all’associazione culturale “Corda Fratres”, ovvero una loggia. Alla luce di questi e di altri fatti su cui indaga la magistratura, ho chiesto all’On. Vietti se è egli stesso un massone o se ha legami con la massoneria. La domanda l’ho posta perchè in questi anni son circolate voci su una sua presunta appartenenza a una loggia, voci che Vietti non ha smentito.
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<b>Il vicepresidente le ha risposto?</b>
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Non ho avuto alcuna risposta né pubblica né privata. Ma torno a fargli la domanda dalle pagine del suo giornale. Mi asspetto che questa sia la volta buona che possa rispondere visto l’incarico istituzionale che ricopre e i pronunciamenti che ha fatto lunedi contro rapporti deviati della magistratura. Vorrei sottolineare che il vincolo di obbedienza che grava sugli affiliati di ogni formazione massonica è per i magistrati incompatibile con la loro soggezione esclusivamente alla Costituzione e alle leggi. Naturalmente ciò vale a maggior ragione per i componenti del Csm. Per questo motivo l’allarme sulle ingerenze massoniche deve essere massimo.
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<b>Lei sta gettando ombre pesanti sul nuovo Csm. E su Vietti cita solo voci sulla presunta affiliazione a una loggia massonica che potrebbero essere maldicenze…</b>
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Certo. Ma le voci, ribadisco, l’attuale vicepresidente del Csm non le ha mai smentite. E’ ora che chiarisca pubblicamente.
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<b>Lei ha sollevato gli stessi dubbi su un altro componente laico del Csm…</b>
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Dando per scontata (almeno si spera) l’estraneità a consorterie massoniche dei membri togati del nuovo Csm, credo che ci vogliano analoghe garanzie per i componenti prescelti giovedì scorso al Parlamento. E qui i miei timori si fanno corposi, non solo per il metodo inverecondo utilizzato dalla partitocrazia per la lottizzazione degli otto eletti.
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<b>A cosa si riferisce?</b>
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All’eccessiva vicinanza massonica di alcuni dei neoconsiglieri laici che aleggia da anni. E qui rivolgo un’altra domanda pubblica, questa volta al consigliere Annibali Marini, eletto dal Pdl. A lui credo di confermare o smentire un’affiliazione o un legame con la massoneria, anche a fronte dei suoi documentati rapporti con il piduista Giancarlo Elia Valori.
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Ma davvero spera in una risposta pubblica? Non pensa che invece la sua possa essere presa come una provocazione o come una diffamazione da querela?</b>
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Ribadisco. Io ho solo posto domande e i diretti interessati non hanno mai risposto né smentito le indiscrezioni. <br />
Anche l'ONU boccia un ddl da ritirare immediatamente2010-07-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it503117<br />
“Anche dall’ONU arriva la bocciatura per il ddl intercettazioni. Frank La Rue, relatore speciale sulla libertà d’espressione ha chiesto al governo italiano di ritirare la legge, e il governo dovrebbe prenderne atto e ascoltare il coro di voci contrarie che si e’ levato in Europa e nel mondo, ritirando immediatamente un testo che risulta decisamente inemendabile“.
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Lo ha detto Sonia Alfano (IDV) commentando la richiesta del rappresentante ONU, che giudica sproporzionate le misure che il governo vorrebbe adottare nei confronti di giornalisti ed editori e ritiene il ddl un pericolo per la lotta alla corruzione e alla mafia. “Se il ddl non sara’ immediatamente ritirato -conclude Alfano- il nostro Paese diventerà definitivamente zimbello d’Europa“.<br />
Amministrative Ribera: Pace (Udc) candida la madre, la moglie e il cognato contro se stesso2010-05-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it500740Quanto accaduto è una fotografia della realtà dell’intero Paese. E’ disgustoso e inaccettabile. Il candidato unico è un pericolo per l’Udc e quindi il candidato Pace, attuale vice-presidente della provincia di Agrigento e nipote dell’On. Ruvolo, grande amico del Sen. Cuffaro, ha pensato bene di prendere in giro l’intera cittadinanza facendo presentare al suo amico Smeraglia una lista alternativa, nella quale sono stati inseriti i familiari di Pace, così da garantirsi l’elezione ed evitare il rischio di non raggiungere il quorum». In merito all’aggressione subita dal gruppo di ragazzi di "S.O.S Democrazia": «Questa è la vecchia politica -prosegue Sonia Alfano- quella truffaldina e indecorosa. E’ imbarazzante -sottolinea- sentir parlare ancora di manovre del genere, tra l’altro con ammissione dello stesso candidato Pace, ed è ancora più triste ed imbarazzante sapere che un gruppo di giovani è stato aggredito ad un comizio, tra l’indifferenza dei candidati, solo perchè voleva manifestare il proprio legittimo disappunto. Non si possono vivere le elezioni con questo clima, e quindi sarebbe bene rimandare a data da destinarsi -conclude – magari ad un periodo meno buio per la democrazia«Nessuna solidarietà a Berlusconi» - INTERVISTA 2009-12-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it474469<br />
"Io a Berlusconi non do nessuna solidarietà. Sarebbe ipocrita." Risponde così Sonia Alfano, deputato europeo dell'IdV e presidente dell'Associazione nazionale Familiari vittime di mafia, e noi de "Il Clandestino" che gli chiediamo come commentare le prime dichiarazioni di Antonio Di Pietro sul terribile attacco subito l'altro ieri da Berlusconi a Milano.
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<b>Mi scusi, ho sentito bene? Non dà solidarietà al Presidente del Consiglio?</b>
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Non ci penso proprio. Le ripeto, sarebbe ipocrita. Da subito non ho dato solidarietà a Berlusconi per l'attacco subito e non glieda darò mai. Certo, condanno ogni forma di violenza fisica, ma sono una persona coerente. Non posso dare solidarietà ad un Presidente del Consiglio che è un frequentatori di minorenni e mafiosi, un piduista, un corruttore. Un uomo che non ha il senso dello Stato.
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<b>Parole pesanti.</b>
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Non sono mie opinioni, sono dati di fatto.
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Quindi la pensa come il suo leader, Di Pietro?</b>
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Guardi, io condanno ogni forma di violenza anche verbale e il primo a usare questo linguaggio è proprio il Presidente del Consiglio. Le sue violenze e le sue minacce, per esempio quella di andare ad elezioni anticipate qualora non passassero i provvedimenti sulla giustizia, fanno sì che in Italia si respiri un'aria d'odio. Berlusconi dovrebbe fermarsi a riflettere e chiedersi come mai è al centro di questa violenza. La risposta è evidente: il suo modo di fare sta facendo piombare questo Paese nel degrado politico e morale.
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<b>Onorevole Alfano, ma la violenza verbale viene usata soprattutto dai vostri iscritti e dai vostri militanti ai danni del Presidente del Consiglio.</b>
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Alcuni nostri miltanti usano un vocabolario che non condivido. Io condanno ogni forma di violenza verbale, anche quando viene da persone che la pensano come me. Ci vorrebbe più sobrietà e rispetto.
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<b>Capisco, ma quando dice che Berlusconi è un frequentatore di minorenni e di mafiosi, dov'è la sobrietà?</b>
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Le ripeto, sono dati di fatto. Non sono opinioni. Mi vuole dire che Mangano, amico e collaboratore di Berlusconi, non era un mafioso?
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<b>Perfetto, ho capito. Le solite cose. Altro da aggiungere?</b>
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Sì, anch'io ho subito violenza. Mio padre è stato assassinato. Io avrei voluto uccidere i suoi esecutori. Ma nella vita si cresce, si matura, si hanno dei figli e si migliora. Ho capito il valore della vita ed ho cambiato atteggiamento. Ma il mio primo istinto è stato feroce e violento. Bisogna imparare a governare la violenza e gli istinti e ragionare con buon senso, senza però tradire le proprie idee e la libertà.
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«Quella di Messina è una strage annunciata che ha dei responsabili che devono essere individuati e puniti in modo esemplare».2009-10-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418051<br />
Bastavano poche azioni e mirati interventi per evitare la tragedia. Ma si pensa solo alle grandi opere che non servono.
<p>Proseguono i soccorsi e le polemiche sulla fragilità del territorio ferito. A settembre due nubifragi misero già in ginocchio interi paesi.
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Anche il dirigente generale della Protezione civile siciliana, Salvatore Cocina, è sui luoghi del disastro. E se anche oggi è il giorno dei soccorsi, le prime polemiche sul dissesto idrogeologico del territorio messinese cominciano a emergere.
<p>Le parole più dure sono dell’eurodeputata dell’Idv, Sonia Alfano: «Quella di Messina è una strage annunciata che ha dei responsabili che devono essere individuati e puniti in modo esemplare. Voglio sapere - ha aggiunto - se il Comune di Messina si è dotato di un piano di protezione civile e di un piano di emergenza per affrontare le fragilità già note del suo territorio e come la stessa amministrazione giustifica quanto avvenuto. Per andare fino in fondo alla questione, investirò della cosa anche il nostro gruppo al Parlamento nazionale perché venga fatta piena chiarezza su quanto si sarebbe potuto fare e non si è invece fatto».
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Singolare che a chiederlo sia proprio la Alfano, dirigente della Protezione civile regionale fi no a qualche mese fa in servizio a Palermo, dove nel novembre del 2007, il Genio civile di Messina ha trasmesso un elenco di opere indifferibili da realizzare in quei territori per evitare il ripetersi di frane e smottamenti, che già nell’ottobre del 2007 avevano colpito proprio la frazione di Giampilieri. Come conferma l’ingegnere capo del Genio civile, Gaetano Sciacca: «Abbiamo presentato un piano preciso. Nulla è stato fatto. In più la Protezione civile regionale che non ha mai stanziato soldi ai Comuni al centro di questi eventi eccezionali già in passato, aveva predisposto dei piani di intervento proprio per quella zona costiera. Inattuati».
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Il sindaco di S. Alessio Siculo, altro paese, più a sud dell’area di 3,5 km devastata dall’alluvione di ieri, rilancia il tema delle vie di fuga: «Lo scorso 16 settembre alla Provincia di Messina, dopo che il mio comune era stato gravemente danneggiato dal nubifragio del 14 settembre e dopo quello del 24 - spiega Giovanni Foti - ho chiesto al consorzio delle autostrade siciliane di rendere accessibili nuovi varchi d’accesso alle bretelle autostradali che cingono dall’alto tutti i comuni costieri. La conformazione urbanistica dei nostri paesi è fatta di stradine strette che si ingorgano con estrema facilità, senza contare le frane che poi bloccano il passaggio. L’apertura di varchi attraverso aree ora inaccessibili sarebbe una valvola di sfogo importante per il traffico nelle situazioni di emergenza».
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L’autostrada Messina-Catania è stata chiusa, invasa anch’essa dai detriti di fango e alberi caduti dalle montagne dove la vegetazione esistente non è riuscita a drenare il terreno: proprio la scorsa settimana l’assessore ai Lavori pubblici della Regione siciliana, il messinese Nino Beninati ha concesso al consorzio delle autostrade siciliane 18 milioni di euro per la messa in sicurezza di questo tratto autostradale che adesso tutti chiedono sia reso sicuro proprio per far fronte al caos delle emergenze divenute una triste statistica.
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«Fra la fine di settembre e gli inizi di ottobre - dichiara il metereologo messinese, Samuele Mussillo - è statistico che cadano sulla città fra i 150 e 225 millimetri di acqua. Eventi eccezionali come quello di oggi si sono già verificati nel 1996, nel 1998, nel 2007 e oggi con l’epilogo tragico che stiamo vivendo». La soluzione? «È a portata di mano incalza l’ingegnere Sciacca - bastano pochi interventi in alcuni casi, il ripristino dei corsi d’acqua per una corretta raccolta e delle funzionalità idrauliche dei versanti che vanno consolidati. A quest’area non servono grandi infrastrutture ma mettere in sicurezza territori aggrediti dalla nostra mano».<br />