Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI Paolo FERREROhttps://www.openpolis.it/2012-11-01T00:00:00ZLa sinistra ha perso il voto di protesta - INTERVISTA2012-11-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it656601<br />
Il voto siciliano è stato un disastro per la strana sinistra di Fds-Sel-Verdi e Idv, meno del 5% dei voti e fuori dall'Ars. «Abbiamo fatto l'errore di presentare due liste, con una sola ce l'avremmo fatta, ma non ci nascondiamo dietro un dito, comunque sono stati fatti degli errori».<p>
<b>La crisi dei partiti in Sicilia è anche crisi della sinistra?</b>
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«Quando il 60% degli elettori non si esprime c'è un problema di crisi verticale della politica».
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<b> Ma il Movimento5stelle dal niente è diventato primo partito. Voi invece siete fuori.</b>
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«Sì, abbiamo fatto degli errori, non siamo stati capaci di intercettare il voto di protesta e di malessere, di trasformare in una proposta di alternativa di governo il dramma sociale che vive la Sicilia».
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<b>Mica poco...</b>
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«Il problema è di natura comunicativa, noi ci battiamo per un capovolgimento delle politiche neo liberiste, ma è difficile farlo arrivare. I giornali cavalcano l'antipolitica, dove la casta è rappresentata dal parlamentare arricchito. Noi diciamo che con la Spending review il governo Monti ha dato 2 miliardi alle banche, è difficile farci sentire. La battaglia per la giustizia sociale è meno dirompente di quella contro i ladrocini degli onorevoli».
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<b>Grillo ci è riuscito a farsi capire, Crocetta ci è riuscito.</b>
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«Starei attento a non festeggiare troppo per la vittoria di Rosario Crocetta. Il candidato di Pd e Udc per governare avrà bisogno dell'appoggio di Gianfranco Micciché, ovvero dei voti di Raffaele Lombardo. La vittoria di Crocetta è in continuità con la vecchia politica che ha portato la Sicilia al disastro».
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<b>Secondo lei dunque in Sicilia non ha vinto il rinnovamento contro il voto di scambio. E voi avete perso per problemi di comunicazione e non perché sconfitti storicamente.</b>
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«Io dico che dal voto in Sicilia esce vincitore un potere di centro, che noi combattiamo. Loro galleggiano sulle macerie, su quel 60% che non vota. Noi proponiamo una politica completamente alternativa a quella di centrosinistra e di centrodestra, per uscire dalla crisi».
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<b>Che pensate di fare in vista delle elezioni politiche?</b>
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«Dobbiamo lavorare a una lista di sinistra, con candidati scelti attraverso lo strumento della democrazia partecipativa. Al di fuori dei due schieramenti più grandi, che hanno sostenuto Monti e le sue misure. Il nostro progetto è di disdettare il trattato sul fiscal compact e imbracciare una politica di puritanesimo, di giustizia sociale».
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<b>E con chi la fate?</b>
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«Con chi ci sta, io penso ai movimenti, alle associazioni, ai sindacati di opposizione».
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<b>Con Sel? Con Di Pietro?</b>
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«Sarei felice che ci stesse anche Sel, ma Vendola ha deciso di partecipare alle primarie del Pd. Dopo vedremo».
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<b>Di Pietro è da molti visto come parte della stessa politica che voi contestate.</b>
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«Ma in parlamento si oppone al governo Monti».
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«Sono io l’unico segretario di sinistra (anche se per la crisi lo faccio part-time)» - INTERVISTA2012-09-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it649162<br />
«Questo Paese ha bisogno di una sinistra di buon senso».
<p>Ha 52 anni il segretario di Rifondazione (1500 circoli) che per l’autunno si è dato un obiettivo da niente: rimettere in piedi la sinistra. Corteggia Fiom, Sel, Idv. Cinguetta con il gruppo Alba sui beni comuni. E assicura: «La sinistra sta rinascendo non solo in Francia e in Grecia ma anche in Italia, grazie alle nostre proposte».
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<b>Quali?</b>
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No al fiscal compact, patrimoniale sopra il milione di euro, niente Imu sulla prima casa. Tetto di 5 mila euro per pensioni, stipendi di parlamentari e manager pubblici. Salario sociale ai disoccupati. Riassetto del territorio. Lavoro per i giovani.
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<b>E con quali soldi, scusi?</b>
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Possiamo dire basta alla Tav, ai bombardieri e alla guerra in Afghanistan. E poi trasformare la Cassa depositi e prestiti in una banca pubblica per finanziare le piccole imprese strozzate dalla crisi e <a href="http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2012/09/06/paolo-ferrero/%C2%ABla-riduzione-dello-spread-dimostra-che-i-nostri-governanti-sono-dei-banditi%C2%BB/649164">dalle politiche di Mario Monti</a>.
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<b>Ma c’è una sinistra che le vota: il Pd.</b>
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Il Pd non è più di sinistra. E io dico a Nichi Vendola: lascialo perdere, punta a un’alleanza con noi.
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<b>E Beppe Grillo?</b>
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Grillo dice molti vaffa…, ma non capisco che proposte fa.
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<b>Antonio Di Pietro lo chiamerebbe, anche se non è di sinistra?</b>
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Certo. Mica dobbiamo venire tutti dalla stessa cultura politica. Apriamo un percorso costituente, dal basso, una testa un voto.
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<b>Nuova bandiera, nuovi elettori?
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Serve rimotivare la gente di sinistra che non ha più tessere di partito.
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<b>Costano troppo?</b>
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Noi non abbiamo finanziamenti pubblici e stiamo attenti al centesimo. Abbiamo venduto sedi, chiesto la cassa integrazione, tagliato stipendi.
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<b>Anche il suo?</b>
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Certo. C’è la crisi, sono diventato segretario part-time.<br />«La riduzione dello spread dimostra che i nostri governanti sono dei banditi» 2012-09-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it649164<br />
Con la decisione della BCE – che fa un passo nella direzione giusta anche se è assurdamente limitata ed accompagnata da vere e proprie porcherie – lo spread è sceso decisamente. A questo punto risulta evidente che in questi mesi ci hanno raccontato montagne di bugie: per abbattere lo spread non serve a nulla tagliare lo stato sociale o l’articolo 18, perché la speculazione sui titoli di stato dipende integralmente dall’acquisto dei titoli di stato da parte della BCE.
<p>È bastata una limitata decisione di in tal senso per far scendere lo spread. È altrettanto evidente che lo spread si poteva bloccare un anno fa e che questo non è stato fatto volutamente: i governi europei – a partire da Monti – ci hanno volutamente terrorizzato con lo spread al solo scopo di poter tagliare la spesa sociale. I governi hanno consapevolmente lasciato via libera agli speculatori al fine di regalargli soldi e di terrorizzare i popoli e tagliare i diritti: sono dei banditi.<br />
Sullo Spread la più grande disinformazione di massa dopo i nazisti2012-08-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648458<br />
Parlano di tetto segreto per lo spread ma lo sanno anche i muri che la BCE nell’ultimo vertice ha deciso di intervenire direttamente nell’acquisto di Titoli di stato nel caso in cui lo spread salga oltre ad un certo limite. Lo farà in virtù di un memorandum – come quello greco – che il paese sotto attacco dovrà firmare e che toglierà ogni sovranità sulla politica economica al paese in questione.
<p> <b>Infatti dopo l’ultimo vertice della BCE lo spread è sceso: In pratica siamo di fronte alla prova provata che per fermare lo spread è sufficiente che la BCE minacci di intervenire in quanto nessun speculatore usa i suoi soldi per speculare al ribasso quando rischia di perderli.</b>
<p> <b>E’ la dimostrazione che lo spread è stato volutamente lasciato salire in questi mesi per spaventare i popoli e spingere ad accettare come male minore i tagli al welfare e ai diritti.</b>
<p> <b>Sullo Spread abbiamo avuto la più grande operazione politica e mediatica di disinformazione di massa dopo quelle del nazismo orchestrate da Goebels. I governanti europei sono dei criminali e hanno la stessa concezione dei nazisti della democrazia: il popolo va imbonito di menzogne in modo da tenerlo calmo.</b>
<p> Adesso, dopo aver tagliato i diritti sono passati alla fase due, basata sulle privatizzazioni di tutto il patrimonio pubblico. Per questo Monti dice di vedere la fine della crisi: per obbligare a tagliare i diritti hanno spaventato i popoli con la speculazione e adesso ci rassicurano dicendo che siamo quasi fuori dalla malattia e basta svendere il patrimonio pubblico. Era un menzogna prima ed è una menzogna adesso: la speculazione era un fenomeno voluto ma il taglio della spesa pubblica ha aggravato la crisi, per questo l’Italia e gli italiani stanno molto peggio di come stavano un anno fa.<br />
Trattativa Stato-mafia. «Pieno appoggio ad Ingroia. Se il governo Monti interviene distrugge ogni diritto e mette al sicuro ogni potere»2012-08-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648213<br />Sulla presunta trattativa Stato - Mafia non possono esserci ombre.
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«Esprimo il pieno appoggio ad Ingroia e ai pubblici ministeri di Palermo. Non la magistratura, ma governo e maggioranza parlamentare stanno invadendo il campo di azione della magistratura, allargando il proprio potere e il proprio campo di intervento ben al di là delle regole costituzionali. L'idea che il governo Monti possa intervenire sulle intercettazioni significa una cosa sola: questo governo dei poteri forti è il governo dei lavori sporchi: distruggere ogni diritto e mettere al sicuro ogni potere - lecito ed illecito - in modo che poi la farsa del bipolarismo possa continuare, senza disturbare il manovratore. Mai».
<p>Lo Stesso Ingroia ricorda quelli che sostengono l’attività dei Pm. "Abbiamo avuto di recente conforto e sostegno nell'intervento del presidente emerito della Corte Costituzionale Zagrebelsky che è un profondo conoscitore del diritto e della Costituzione e che ci ha dato ragione. Il Parlamento non ha legiferato benché vent'anni fa si fosse registrato un caso di vuoto amministrativo. Di fronte a ciò i magistrati altro non possono fare se non applicare la legge così com'è. La politica - conclude - ancora una volta è stata inerte"<br />«La morte di Angelo Di Carlo non può passare nel dimenticatoio. Giornata di mobilitazione in autunno»2012-08-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648215<br />
«La morte di Angelo Di Carlo, il disoccupato di 54 anni che si era dato fuoco l'11 agosto scorso davanti a Montecitorio ci lascia sgomenti. Questa morte non può passare nel dimenticatoio. Costruiamo una grande giornata di mobilitazione in autunno contro questo governo che accresce la crisi anzichè combatterla e che porta la responsabilità morale di questi gesti di disperazione che purtroppo non sono casi isolati».<br />
C'è una sinistra oltre il montismo 2012-08-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648136<br />
Ho molto apprezzato l'articolo di Marco Revelli apparso alcuni giorni fa sul manifesto. Condivido l'esigenza di dare corpo ad uno spazio pubblico di sinistra, che dia una risposta in avanti alle domande di cambiamento che non trovano soluzione nelle ipotesi politiche ad oggi presenti. Ritengo urgente fare un passo in avanti e scrivo queste note per aprire un dialogo esplicito, al di fuori di inutili diplomatismi.
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<b>1 -</b> Il governo Monti non è una parentesi ma un vero e proprio governo costituente. Se, come ci insegna Carl Schmitt, «sovrano è colui che decreta lo stato di emergenza», Monti oggi incarna un potere sovrano che attraverso la produzione di paura e rassicurazioni sta realizzando in Italia una rivoluzione iperliberista e la contemporanea passivizzazione di massa. L'obiettivo perseguito è la sistematica distruzione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, del welfare e la privatizzazione del complesso del patrimonio pubblico. La stessa recessione provocata dalle misure assunte dal governo e dalle forze politiche che lo sostengono, diventa parte integrante di questa azione, basata sull'annichilimento della popolazione, sullo shock per dirla con Naomi Klein.
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<b>2 -</b> Il carattere costituente dell'azione del governo proietta i suoi effetti ben al di la della sua durata temporale. Le misure assunte ristrutturano i rapporti sociali così come definiscono i confini delle politiche economiche. Il combinato disposto tra inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione e approvazione del Fiscal compact non esauriscono la loro efficacia nei prossimi mesi. Rappresentano un vero e proprio binario obbligato, destinato a fissare per i prossimi anni la politica economica di ogni governo in carica. Il taglio del debito pubblico di 45 miliardi ogni anno per vent'anni è una camicia di forza che inchioda l'Italia a politiche iperliberiste, ben al di la della durata del governo Monti. Una volta messo il binario, dal treno in corsa ci si può affacciare dai finestrini di destra o di sinistra, si ha l'impressione di vedere un paesaggio diverso, ma la direzione è predeterminata.
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<b>3 -</b> Questo processo è intrecciato con una ristrutturazione dell'Europa che vede il proprio perno nell'uso politico della speculazione e nel ruolo di dominus della Bce. Le ultime scelte dei vertici di capo di stato e della Bce puntano infatti ad un doppio obiettivo: da un lato governare l'euro evitandone la deflagrazione; dall'altro aumentare la capacità di pressione sui singoli paesi attraverso un commissariamento di fatto della politica economica e di bilancio. In questo contesto non è per nulla da escludere che il governo Monti arrivi a firmare un memorandum con l'Europa che determini un ulteriore vincolo per i futuri governi italiani.
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<b>4 -</b> In questo contesto è del tutto evidente che la proposta politica del Pd, di unire moderati e progressisti nel governo del paese, non potrà che muoversi sui binari fissati da Monti, producendo minime variazioni sul tema. La valutazione negativa della proposta politica del Pd non ha quindi un carattere astratto o pregiudiziale ma è data dal merito concreto della stessa. Le politiche insite nell'accettazione del Fiscal compact sono destinate ad impoverire il paese, a stravolgere il quadro politico, sociale ed istituzionale costruito dopo la seconda guerra mondiale e basato sinteticamente sulla democrazia parlamentare, sullo sviluppo del welfare e sulla presenza decisiva del movimento operaio e sindacale. A scanso di equivoci, non penso assolutamente che centrodestra e centrosinistra siano la stessa cosa o abbiano la stessa politica. Penso che il sostegno al governo Monti e la proposta politica avanzata dal Pd - sia sul piano dei contenuti che sul piano delle alleanze - non ha nulla a che vedere con la soluzione dei problemi del paese e con l'uscita a sinistra dalla crisi. Il punto oggi non consiste nell'interpretazione progressista del montismo ma nella radicale messa in discussione della strada imboccata dal governo Monti. Occorre mettere in discussione il Fiscal compact e le politiche di stabilizzazione europee come fanno le sinistre in Europa, da Syriza al Front de Gauche, da Izquierda Unida alla Linke, per non citare che le più conosciute.
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<b>5 -</b> Per questo ritengo necessario costruire oggi in Italia uno spazio pubblico di sinistra che abbia un progetto radicalmente alternativo di costruzione dell'Europa. Non si tratta di costruire una piattaforma estremista ma di prospettare una uscita a sinistra dalla crisi che sappia intrecciare una politica alternativa sia sul piano europeo come su quello nazionale, come ha saputo fare Syriza in Grecia. <br />
I temi dei diritti del lavoro, dei beni comuni, dello sviluppo del welfare, dei diritti civili, della democrazia partecipata e della riconversione ambientale e sociale dell'economia rappresentano nodi centrali da affrontare. Questo progetto può realizzarsi solo se è capace di aggregare e di attivare il complesso delle soggettività che oggi in Italia si pongono sul terreno dell'alternativa di sinistra. Questa è la condizione per poter avanzare al paese una proposta politica chiara e credibile, che sia percepita come una opportunità e non come una residualità.
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<b>6 -</b> Io penso che oggi non esista alcuna forza politica organizzata - a partire da quella di cui faccio parte - che possa candidarsi a rappresentare da sola questo progetto. Per aggregare il complesso delle forze di sinistra e di alternativa che vi sono nel paese - e non sono poche - occorre dar vita ad un processo consapevolmente plurale in cui convergano esperienze diverse. Occorre costruire uno spazio pubblico in cui chi opera in un partito, una associazione come Alba, in un comitato, in un sindacato, in un movimento o semplicemente chi vuole impegnarsi per costruire l'alternativa, possa trovare il luogo ove costruire collettivamente. Non voglio fare elenchi perché ogni lista rischia di escludere piuttosto che includere. Occorre essere consapevoli del carattere plurale e pluralista di questa costruzione: non esiste oggi una cultura politica, una forma organizzata, una visione generale, che possa racchiudere il tema dell'alternativa o possa pensare di imporre agli altri e alle altre il proprio punto di vista o la propria prassi politica. Il rispetto della differenza e il riconoscimento della pari dignità dei diversi percorsi può e deve essere il punto fondante questa possibilità così necessaria. Propongo quindi di agire consapevolmente per la costruzione di una lista unitaria di sinistra che abbia nella democrazia, nella partecipazione e nel pluralismo politico- culturale il tratto distintivo e costituente. Non possiamo ripetere le tragiche esperienze della sinistra arcobaleno. Il carattere democratico e partecipato, basato sul principio di "una testa un voto" e non sulla contrattazione tra stati maggiori deve caratterizzare questo processo al fine di decidere programmi, modalità di presentazione alle elezioni, candidati. Federare, confederare, operare una tessitura politica decidendo democraticamente mi pare il percorso che dobbiamo intraprendere.
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<b>7 -</b> Dobbiamo quindi costruire un percorso democratico di formazione di una soggettività plurale della sinistra che abbia l'obiettivo esplicito di dar vita ad una lista per le prossime elezioni politiche. Questo percorso ha difficoltà a partire se non vi è un segnale politico chiaro. Questa esigenza è oggi largamente sentita nel paese ma non riesce a darsi forma finché non vi è la chiara apertura del processo. Siamo come in una situazione di sospensione: occorre che vi sia un atto costituente per far si che la soluzione precipiti. L'atto di partenza però non può contraddire le caratteristiche del processo: nessuno può convocare qualcun altro. È necessario che il segnale di partenza sia visibilmente plurale e unitario. Per questo mi fermo qui. Propongo a Marco come a tutti e tutte coloro che possono pensare di contribuire a dare questo segnale di ragionare insieme su come farlo, nel più breve tempo possibile. Io penso che a settembre dobbiamo dare questo segnale e dobbiamo essere in grado di far partire il processo di aggregazione: per costruire l'opposizione a Monti, per costruire una lista per le prossime elezioni, per ricostruire una sinistra degna di questo nome nel regno del montismo.<br />
«Si gioca tutto: facciamo l’asse con Di Pietro» - INTERVISTA 2012-08-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648030<br />«Dopo Napoli e Palermo, prendiamo Roma».
<p>Questa non è una crisi di scarsità, ma di redistribuzione e dunque l’unica via d’uscita è il comunismo, vale a dire una radicale redistribuzione della ricchezza e del lavoro con in più un intervento dello Stato, gestito ovviamente in modo democratico, che avvii la riconversione ambientale dell’economia. Paolo Ferrero, segretario del Prc, non abbandona il caro vecchio Marx (“siamo sempre lì: il superamento del lavoro salariato e la preservazione della natura”), seppure tirato a lucido con aggiornamenti keynesiani e una recente sensibilità ecologista. Eppure, è la domanda, come s’arriva dentro al palazzo d’Inverno nel 2012, anno dei bocconiani? Forse è il vecchio tatticismo elettorale bolscevico, ma la risposta di Ferrero è con “una coalizione dell’alternativa e della sinistra” che vada da Antonio Di Pietro (l’alternativa) ai movimenti per i beni comuni, al sindacato all’associazionismo fino ai vendoliani pentiti (la sinistra). Il punto d’arrivo è, al solito, chiudere la diaspora post-comunista: una lista unica, una sorta di Front de Gauche italiano (quello francese viaggia al 7% circa).
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<b>Questione preliminare: ma servono ancora i comunisti?</b>
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Veramente, dentro questa crisi e in particolare con l’arrivo di Monti, la gente ha ricominciato davvero a capire a cosa serviamo. Prima sembrava che il problema fosse solo sconfiggere Berlusconi, ora è chiaro che è sconfiggere quelle politiche economiche. E attenzione: a livello di politiche economiche, centrosinistra e centrodestra sono più o meno la stessa cosa.
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<b>Quindi Vendola che s’allea col Pd.</b>
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Secondo me fa un errore enorme e si condanna all’impotenza: spero ancora che ci ripensi.
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<b>Eppure Diliberto, con cui lei è l’alleato nella Federazione della Sinistra, dice che bisogna rifare il centrosinistra senza l’Udc.</b>
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Ne stiamo discutendo, ma mi pare che il suicidio della sinistra radicale nel governo Prodi ce l’abbia già insegnato: non è bastato avere un buon programma, perché poi i rapporti di forza erano tutti sbilanciati verso chi tirava verso destra.
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<b>Niente Bersani, allora.</b>
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Guardi il punto è un altro. Monti non è una parentesi nella storia italiana, ma un fatto costituente: è l’uscita da destra dalla crisi della Seconda Repubblica. Monti non finisce con Monti, perché lui ha stabilito i binari su cui correremo nei prossimi vent’anni. Fiscal compact, riforma del lavoro, pareggio di bilancio: se non togli questo, sei sul suo treno, puoi sporgerti dal finestrino di destra o da quello di sinistra, ma la direzione è una sola. Un governo col Pd vuol dire continuare, più o meno, l’esperienza di Monti.
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<b>E lei l’alternativa comunista vuole farla con Di Pietro.</b>
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So bene che l’Italia dei Valori non è un partito di sinistra, ma abbiamo in comune almeno due cose decisamente rilevanti: Idv fa opposizione da sinistra al governo Monti e s’è dimostrata critica sulle politiche imposte dalla Ue come testimonia il voto negativo sul Fiscal compact in Parlamento. Anzi, ce n’è una terza…
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<b>Quale?</b>
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Noi siamo già andati insieme alle elezioni e abbiamo pure vinto contro l’alleanza Sel-Pd: è successo a Napoli e a Palermo. Possiamo portare quel modello a livello nazionale: a Di Pietro dico che da soli siamo solo una serie di persone che si lamentano…
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<b>E insieme?</b>
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Facciamo una proposta di governo che non si limiti al vaffa.
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<b>Va bene: vincete e poi che fate?</b>
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La prima cosa da fare è andare in Europa e dire che il Fiscal compact non si applica e che tutto va ridiscusso.
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<b>Lo dica: lei vuole uscire dall’euro.</b>
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No, sarebbe un dramma che finirebbe tutto sulle spalle dei lavoratori. L’Italia non è la Val d’Aosta, è un grande paese e se vuole pesare in Europa pesa. Il problema è che Monti, alla fine, è d’accordo con Merkel sulle politiche di austerità e l’attacco ai diritti dei lavoratori.
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<b>In attesa di conquistare Palazzo Chigi, a settembre fate l’ennesimo corteo contro il governo: sa un po’ troppo di Novecento, non crede?</b>
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I cortei servono, come serve il computer. Quando diciamo ‘facciamo una manifestazione’, diciamo in sostanza che non vogliamo aggregare tifosi, non vogliamo gente che vive di delega del potere e vuole esprimersi solo votando per questo o quell’altro. Persone che abbiano voglia di partecipare a un percorso che si basi su soggettività e fiducia in se stessi. Sa qual è il peggior lascito di Berlusconi?
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<b>Gianni Letta?</b>
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No, è il senso di impotenza, il pensare che non si conta niente, non si può fare niente: la diffusione della categoria dello sfigato è l’unica sua vera invenzione (contro)rivoluzionaria.<br />
«Bisognerebbe ripartire dal basso, non da Pd e Udc» - INTERVISTA2012-08-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647938<br />
<b>Paolo Ferrero, adesso che il matrimonio tra Bersani e Vendola è ufficiale, e Casini prima o poi sembra destinato a convolare a nozze con il centrosinistra, non rischiate l'isolamento?</b>
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Il governo Monti per noi non è una parentesi ma un governo costituente. E' il tentativo di uscita a destra dalla crisi della seconda repubblica, basta guardare allo smantellamento dello stato sociale, all'accettazione oggettiva delle politiche neoliberiste, al rapporto con l'Europa e i poteri forti, e al lavoro. Alcuni di questi provvedimenti sono binari per il futuro, costringono i prossimi governi a seguire la stessa linea: il fiscal compact obbliga l'Italia a tagliare 45 miliardi all'anno per venti anni. L'idea del Pd secondo cui adesso si dice sempre di sì a Monti ma finita la legislatura si riaprirà il gioco democratico è vuota di contenuti se non si chiarisce fin da ora che certi provvedimenti verrano totalmente rivisti: il fiscal compact, la riforma delle pensioni, l'attacco all'articolo 18. Altrimenti il fatto che al governo ci saranno le destre o il centrosinistra costituirà solo una variante ad un quadro prefissato. Per questo Nichi fa un grave errore ad aderire alla proposta del Pd.
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<b>Vendola però sostiene che non c'è un accordo con l'Udc.</b>
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La proposta del Pd è chiara e di questo gli va dato atto. Bersani vuole costruire un alleanza tra moderati e progressisti. Se poi questo avvenga prima delle elezioni o dopo le elezioni in base all'attuale legge elettorale o a una nuova questo cambia poco. Si tratta di tattiche inessenziali. La sostanza è che la proposta del Pd non pone alcuna discontinuità con Monti e penso che molti dei sostenitori di Sel si aspettavano un altra cosa.
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<b>E voi adesso che fate?</b>
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Intanto Sel poteva fare un altra scelta e quindi continueremo a chiederle di cambiare idea. Abbiamo chiaro cosa fare. Si tratta di costruire una coalizione alternativa sia alle destre che al centrosinistra. Ci rivolgiamo all'Idv e a tutte le forze che hanno fatto opposizione a questo governo. Parlo dei comitati come quello per l'acqua pubblica, della sinistra sindacale, di Alba e anche dei compagni di Sel che vogliono seguirci.
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<b>Ma l'Idv potrebbe starci?</b>
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Non c'è due senza tre, a Napoli e Palermo abbiamo vinto insieme senza Sel. Dò atto all'Idv di non essere una forza di sinistra ma ha fatto opposizione a questo governo da sinistra.
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<b>In Italia siamo lontani dall'emergere di un fronte de gauche, perché?</b>
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Viviamo come in sospensione chimica e il composto non è ancora precipitato, ma la crisi è destinata a cambiare i rapporti di forza anche tra le formazioni politiche. La sinistra italiana sconta il disastro del governo Prodi e della sinistra arcobaleno. Dobbiamo costruire il contrario di quell'esperienza. Non quattro persone in una stanza che decidono, ma un percorso aperto, dal basso, dentro alla quale il Prc e la sinistra siano parte di un movimento ampio. A settembre apriremo questa fase e metteremo in campo un manifestazione contro le politiche di Monti propedeutica alla costruzione di un fronte unitario e in grado di rafforzare l'opposizone sociale lasciata solo dal sindacato.<br />
Appelli di Napolitano sbagliati. Non si preserva benessere con più integrazione Ue2012-07-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647521<br />
«In questi giorni in cui è chiaro il fallimento completo delle politiche europee ed italiane, si susseguono gli appelli all'integrazione europea some soluzione di tutti i mali. L'ultimo in ordine di tempo è quello del Presidente Napolitano che parla di un più forte slancio di integrazione necessario per preservare il benessere. Questi appelli sono completamente sbagliati».
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«Dopo i disastri provocati dall'Unione Europea non si può più discutere di maggiore integrazione senza dire per fare che cosa. L'Europa di Maastricht e delle politiche neoliberiste non è la soluzione ma la causa dei nostri problemi. E' ora di finirla di prendere in giro la gente: occorre un radicale cambiamento delle politiche europee e a tal fine serve una maggiore sovranità dell'Italia, smettendola di fare i servi scemi della Merkel e dei tecnocrati di Bruxelles».<br />Ecofin. «In Europa stanno vincendo i falchi. E Napolitano li sostiene»2012-07-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647092<br />
«La riunione del consiglio Ecofin vede la piena vittoria dei falchi che vogliono distruggere il welfare in Europa e salvare le banche con i soldi delle tasse dei cittadini e vede il Presidente Napolitano sostenere i falchi proponendo di continuare all'infinito queste politiche antisociali».
<p>«Infatti lo scudo antispread, al di la' di ogni discussione sulla sua palese inefficacia, per essere attivato chiede la preventiva distruzione del welfare, così come le decisioni sulle banche spagnole aprono definitivamente la strada al vero obiettivo dell'Ecofin: il salvataggio delle banche private con i soldi pubblici, cioè con i soldi delle tasse dei lavoratori. Ci troviamo dinnanzi a ad una strategia premeditata e truffaldina, in cui con la scusa della speculazione si demolisce il welfare e si finanziano le banche: una gigantesca truffa ai danni dei lavoratori e dei popoli europei». <p>
«L'unica strada per uscire dalla crisi consiste nel rovesciamento di queste politiche di austerità mettendo al centro la redistribuzione del reddito e l'intervento pubblico in economia».<br />
Dichiarazione congiunta. «Solo le banche escono vittoriose dal Summit europeo» 2012-07-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646722<br />
Dichiarazione congiunta di <b>Pierre Laurent</b>, segretario nazionale del Partito comunista francese (Francia) e presidente del partito della Sinistra Europea, <b>Paolo Ferrero</b>, segretario nazionale di Rifondazione comunista, <b>Alexis Tsipras</b>, presidente di Syriza (Grecia) e vice presidente del partito della Sinistra Europea, <b>Cayo Lara</b>, portavoce di Izquierda Unida (Spagna), <b>Jose-Luis Centella</b>, segretario generale del PCE (Spagna), <b>Katja Kipping & Bernd Riexinger</b>, co-presidenti di Die Linke (Germania):
<p>«I capi di Stato dei nostri paesi di ritorno dal vertice UE hanno dichiarato a gran voce che hanno strappato delle vittorie per i popoli, delle flessioni da parte della Cancelliera Merkel, di Mario Draghi o di Jean-Claude Junker. Avrebbero per la 19^ volta dall'inizio della crisi, "salvato l'Europa". Francois Hollande ha dichiarato persino che l’Europa si è “riorientata” nella giusta direzione.
Questa è pubblicità ingannevole. Il patto di bilancio (fiscal compact) resta intatto. Non c’è stata alcuna "rinegoziazione" e la componente di crescita promossa da Francois Hollande non ha alcun valore legale. Diretto o indiretto, finanziato dal Mes (Meccanismo europeo di stabilità) o no, il così detto "aiuto finanziario" sarà ancora una volta pagato interamente dai cittadini europei, attraverso tagli di bilancio e attacchi ai diritti dei lavoratori. Tutte le disposizioni adottate in nome della solidarietà con l'Italia e la Spagna sono solo misure di socializzazione delle perdite. Ciò significherà anche una perdita della sovranità dei popoli e il declino della democrazia parlamentare. La verità è che i negoziati nell'Ue liberale sono a 27 ma a vincere sono sempre le banche. Facciamo appello a tutti gli uomini e le donne di sinistra, a tutti gli eletti che siedono nei parlamenti affinchè si mobilitino per impedire la ratifica di questo patto fatale nei nostri paesi. Solo una rifondazione dell'Ue può permettere un’uscita dalla crisi. Continueremo a ripeterlo: l'austerità porta la recessione. Non ci può essere crescita in questo quadro.
<p><b>Noi proponiamo un'alternativa:</b>
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<b>· una soluzione europea per il debito pubblico esistente, insostenibile, che proponga la sua decisiva riduzione;</b>
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<b>· cambiare il ruolo e i compiti della Bce, per favorire la creazione di occupazione e la formazione, non gli speculatori;
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<b>· creare una nuova istituzione: una banca pubblica europea, finanziata dalla Bce e dalla tassa sulle transazioni finanziarie, i cui fondi siano utilizzati esclusivamente per promuovere gli investimenti pubblici nei servizi pubblici e sviluppo industriale sostenibile;</b>
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<b>· uniformare al livello più alto i diritti dei lavoratori e tutti i diritti sociali</b>».<br />
«Ormai siamo maggioritari. Facciamo Syriza anche qua» - INTERVISTA2012-06-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646466<br />
«Ha ragione Marco Revelli quando scrive sul manifesto: bisogna collocarsi fuori dalle compatibilità dell’attuale Europa in nome di una rifondazione, di una ricontrattazione dell’Unione. Chi ha fatto l’Europa così e chi ora la sta ridefinendo, popolari e socialisti, sta riconfermando la distruzione della civiltà europea, del welfare, dell’art.18».
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<b>Segretario Ferrero, però in Francia il Front de gauche ha sostenuto il socialista Hollande. Lei dice che anche i socialisti distruggono la civiltà europea?</b>
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Non dico che socialisti e popolari sono uguali: sono però varianti dello stesso indirizzo politico, quello che non mette in discussione l’impianto neoliberista. Prendiamo il fiscal compact: in campagna elettorale Hollande lo aveva contestato. Oggi già non è più in discussione. Il Front ha fatto bene ad appoggiarlo per sconfiggere Sarkozy, ma non è un caso che poi non è voluto entrare nel governo. Ha ancora ragione Revelli quando dice che serve una Syriza (la coalizione della sinistra greca, ndr) anche da noi: dobbiamo interpretare un sentimento che inizia ad essere maggioritario nella società.
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<b>Crede che in Italia una ‘Syriza’ sarebbe maggioritaria?</b>
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Sì. Le forze liberiste perdono egemonia perché ormai è chiaro che non funzionano. Se non ci diamo un’alternativa di sinistra, resterà solo il populismo di destra. O qualsiasi tipo di populismo.
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<b>Chiamarsi così nettamente fuori dalle compatibilità europee non spaventa l’elettorato, anche quello progressista, e i governi europei, anche di marca socialista, com’è successo a Syriza?</b>
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Syriza ha preso il 26 per cento, fino a tre mesi prima stava al 6: un risultato incredibile. Quanto ai governi europei, è vero che tifano per ‘gli amici’. Ma poi, come hanno fatto con la Grecia, non li trattano meglio. Per noi, come per Syriza, il punto non è uscire dall’euro, ma ricontrattare l’Europa. Ma implica uno scontro politico. Non c’è una via tranquilla alla ricontrattazione, si tratta di interessi imponenti. Prendiamo Monti che minaccia di non votare la Tobin tax: sarebbe solo un favore agli speculatori. Dovrebbe invece minacciare di non votare il fiscal compact. Dicendo: cari signori, noi non ci stiamo a farci uccidere. La Grecia è piccola. L’Italia è grande e lo sanno tutti che non può fallire. Loro ti tengono in vita per poterti succhiare il sangue. E Monti e Merkel giocano nella stessa squadra.
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<b>Pd e Udc pensano ad un’alleanza. Sel dice no alle alchimie senza programmi e Bersani apprezza. La rottura con Sel non sembra all’orizzonte.</b>
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A Nichi dico: il punto dirimente non è che il Pd si allei con l’Udc, ma che il Pd stia facendo le attuali politiche economiche: pensioni, art.18, tasse, e ora fiscal compact, che per l’Italia è un disastro.
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<b>Vendola ha già detto che non potrebbe allearsi con un Pd neoliberista, sotto l’eventuale leadership di Renzi.</b>
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Renzi o no, il Pd appoggia Monti. Anche nel Pasok non sono tutti liberisti. Ma hanno appoggiato quelle politiche. Finoccchiaro non è Renzi, ma ha elogiato la riforma del lavoro. Insomma, come in Grecia, da noi devono decidere se fare un’alternativa di governo o una forza di complemento.
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<b>Perché ce l’avete sempre con Vendola e non chiedete lo stesso rigore di analisi a Di Pietro?</b>
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Non è vero, faccio a entrambi lo stesso appello: costruire un polo della sinistra che intrecci Alba, i comitati, le associazioni, la sinistra sindacale, la sinistra oggi in larga parte fuori dai partiti. Con un programma di governo: perché mai i nostri punti – patrimoniale, tetto alle pensioni, abbattere le spese militari – non dovrebbero essere un programma per governare?
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<b>Lei e il suo partito, in diverse stagioni politiche avete invocato modelli esteri. ‘Fare come la Linke tedesca’, poi come il ‘Front de gauche’, ora come Syriza. La Linke non gode di ottima tenuta interna, il Front ha deluso alle legislative. Lunga vita a Syriza, ma non è provinciale invocare modelli vincenti ma evidentemente non perfetti?</b>
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Ho sempre proposto a casa nostra lo schema federativo, il cui vero modello sono le esperienze latinoamericane. Fronti, alleanze, come lo sono Izquierda unita spagnola, Syriza e il Front. Il discorso sulla Linke è complesso: resta un riferimento, ma oggi sconta l’egemonia di un discorso di Merkel che all’operaio suona circa così: ci salviamo solo con i nostri padroni. Comunque la vogliamo chiamare, il punto è costruire una sinistra antiliberista con modalità di partecipazione e allargamento oltre quelle dei partiti. Nessun partito può pensare di crescere su se stesso. In Italia ci sono milioni di persone di sinistra, ma non c’è una forma politica che riesca a convincerli.
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<b>Anche Di Pietro aspetta le scelte di Bersani. Voi aspettate Di Pietro?</b>
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Proponiamo un polo della sinistra e di organizzare a metà settembre una manifestazione contro il governo Monti e le politiche europee. Ma in un processo unitario, l’ultima cosa da fare è rivendicare primarie e mettere cappelli. Abbiamo ancora un po’ di tempo davanti. Luglio e agosto saranno i mesi di questa costruzione. Ma se serve una settimana in più per fare un passo avanti, aspetteremo.
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<b>Se invece tutto resta come oggi, parteciperete alle primarie?</b>
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No, noi siamo per mandare a casa il governo Monti. Se manca questo, mancano i presupposti della nostra partecipazione. Ed è ormai chiaro a tutti che l’alternativa non nascerebbe lì.
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#Borse sono la #Merkel e Monti a voler far saltare l’euro, non la #sinistra2012-06-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646224<br />
Dopo l’euforia mattutina, la speculazione ha ricominciato a giocare pesantemente al ribasso. Il motivo è molto semplice: al contrario di quanto dicono tutti i commentatori, il pericolo per l’euro non viene da Syriza e dalla sinistra, ma dalle politiche europee che mettono gli stati nelle mani degli speculatori. Per questo la speculazione ha ripreso a soffiare forte, perché con le politiche della Merkel e di Monti gli speculatori hanno la certezza che l’euro salterà in aria e quindi scommettono su questa eventualità e operano affinché questa eventualità si realizzi.
<p> L’unica strada per salvare l’euro non è quella di avere governi di camerieri della Merkel in giro per l’Europa ma al contrario quella di rovesciare la politica di austerità sostituendola con una politica che aumenti i salari, le pensioni e la spesa pubblica. <br />
Amministrative: "Bene sinistra e Grillo. Disfatta Monti"2012-05-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it627178<br />
«Se i primi dati dovessero esser confermati, quello di Orlando a Palermo sarebbe un risultato straordinario, al quale abbiamo collaborato dal primo momento come Federazione della Sinistra, dando vita alla lista «La sinistra e gli ecologisti» che insieme all'IdV appoggia Orlando. Ottimo il risultato di Doria, che abbiamo sostenuto a Genova e che può tranquillamente vincere le elezioni. È evidente che il centrosinistra moderato è in crisi mentre avanzano le liste della 'nuovà sinistra, inclusiva, nella quale noi crediamo, in linea anche coi risultati di Melenchon in Francia e di Syriza in Grecia».
<p> «Quanto all'affermazione delle liste di Grillo noi la consideriamo un risultato positivo. Segnala una grande volontà di cambiamento che deve essere ascoltata e che ha raccolto molti voti anche a destra, destra che è miseramente crollata. Grillo pone il problema del cambiamento della politica e del superamento dei privilegi della casta. Noi poniamo il tema del cambiamento della politica ma anche quello della politica economica: lotta alla disoccupazione con un forte intervento pubblico in economia, patrimoniale, difesa dei diritti dei lavoratori. In ogni caso è evidente che le forze che sostengono il governo Monti hanno subito una pesante disfatta e che quindi se ne deve andare a casa alla velocità della luce prima di fare altri danni».<br />Grecia, gioia immensa per il risultato di Syriza che compie lo storico sorpasso del Pasok 2012-05-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it627170<br />
Dopo l’11 per cento di Mélenchon – determinante per la vittoria di Hollande – adesso la Grecia ci regala un risultato formidabile di Syriza, che compie uno storico sorpasso del partito socialista PASOK. Dentro la crisi i partiti che fanno parte del Partito della Sinistra europea, che hanno saputo opporsi duramente alle politiche neoliberiste dei vari governi tecnici e di unità nazionale, vengono premiati e si apre una nuova possibilità di rovesciare le politiche di Merkel e Monti. Anche in Italia siamo impegnati a costruire un polo della sinistra che riapra l’alternativa contro le politiche del governo Monti gestite da ABC.<br />
«Invitiamo Di Pietro e Vendola a smettere di inseguire Bersani, bloccare il Fiscal Compact e unire la sinistra» 2012-04-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626897<br />
Il primo turno delle elezioni presidenziali francesi ha aperto la strada alla sconfitta di Sarkozy ed alla vittoria di Hollande. Si tratta di un risultato positivo ma se si trattasse solo di questo non sarebbe un grande risultato. Quante volte in Europa la guida dei governi è passata dalla destra al centro sinistra e ai socialisti senza che cambiasse poi molto?
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Il risultato francese è quindi reso importante dall’affermazione del Front de Gauche guidato da Melenchon, perché l’affermazione della sinistra, su una piattaforma totalmente alternativa alle politiche neoliberiste, è il vero dato qualificante. In Francia, non solo il cameriere della Merkel viene sconfitto, ma Hollande ha dovuto fare una campagna elettorale molto spostata sui temi della redistribuzione della ricchezza e della lotta alla speculazione finanziaria e in parlamento dovrà fare i conti con una nutrita pattuglia di parlamentari della sinistra che saranno in grado di condizionarne l’attività. A costo di scandalizzare i benpensanti, ritengo che paradossalmente anche una parte del voto al Front National spinge in questa direzione. Il Front è un partito barbarico e neonazista. Una parte del voto al Fn non è però un voto ideologico ma esprime un disagio sociale che chiede una profonda modifica della politica economica francese ed europea in senso sociale ed egualitario.
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Il voto francese rappresenta quindi una rilevantissima battuta d’arresto del folle programma della Merkel basato su politiche recessive finalizzate a demolire lo stato sociale e a comprimere i salari al fine di aumentare la capacità competitiva del sistema produttivo tedesco. Il voto francese apre una possibilità che deve essere utilizzata per rovesciare la politica economica sin qui imposta all’Europa.
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In questo contesto il primo passo consiste nel boicottare l’approvazione del Fiscal Compact. Com’è noto il Fiscal Compact è un accordo europeo – firmato dall’altro cameriere della Merkel che risponde al nome di Mario Monti – che prevede per l’Italia una riduzione del debito pubblico di oltre 40 miliardi all’anno per i prossimi vent’anni. Si tratta di una massacrata pazzesca che terrà l’Italia in recessione nei prossimi decenni. Una vera e propria follia. Hollande ha già detto che non intende firmare il Fiscal Compact perché lo vuole modificare.
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Il prode Bersani, che inneggia alla vittoria di Hollande, non ha trovato di meglio che dare una mano a Sarkozy dicendo che il Fiscal Compact va approvato per poi modificarlo. E’ del tutto evidente che se l’Italia approva il Fiscal Compact questo rafforza le destre della Merkel e di Sarkozy e indebolisce Hollande che a questo punto si troverà solo. Già una volta il centro sinistra italiano ha lasciato solo il governo francese di Jospin sulla battaglia per le 35 ore ma questa ignavia opportunista del centro sinistra italiano è francamente rivoltante. Il minimo che possa fare il PD è di rifiutarsi di votare a favore del Fiscal Compact per porre l’obiettivo di una sua ricontrattazione dopo le elezioni francesi e Olandesi, che possono cambiare lo scenario europeo.
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La posizione di Bersani è vergognosa e per questo invitiamo Di Pietro e Vendola a smettere di inseguire il Pd per ricomporre la foto di Vasto: per fare cosa , per approvare le politiche economiche della Merkel? Occorre al contrario aggregare la sinistra e fare anche in Italia un Front de Gauche che dica con chiarezza che per uscire dalla crisi serve la redistribuzione del reddito, la lotta alla speculazione e una forte politica economica pubblica finalizzata all’occupazione e basata sulla costruzione di un polo pubblico del credito.
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Boicottare l’approvazione del Fiscal Compact e unire la sinistra: queste sono le vere urgenze che abbiamo in Italia.<br />
MONTEZEMOLO ABBASSA I COSTI DEI SUOI TRENI COI SOLDI DEGLI ITALIANI 2012-04-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626843<br />Montezemolo si arricchisce coi soldi nostri. È stato riconosciuto concessionario senza gara e grazie a questo la sua società è lievitata di valore di cento volte. Inoltre l’affitto che paga per usare le rotaie - pagate col denaro pubblico - è ridicolo rispetto a quello che si paga negli altri paesi europei, come in Francia ad esempio. E per finire Monti gli ha fatto un bel regalo, con le liberalizzazioni, togliendo l’obbligo di applicare il contratto nazionale di lavoro, quindi la sua azienda potrà fare concorrenza sleale.
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La vicenda delle ferrovie mi pare un buon esempio di cosa significa la parola liberalizzazioni. Un tempo sulle ferrovie circolavano solo i treni dello Stato. Adesso, con le liberalizzazioni, anche i privati possono far circolare i loro treni. Così tra poco Montezemolo farà circolare i suoi treni ad alta velocità tra Roma e Milano. Qui vi è la prima fregatura. Sappiamo infatti che non tutte le linee ferroviarie rendono nello stesso modo. Sull’alta velocità da Roma a Milano c’è da guadagnare mentre sulla linea tra Roma e Avezzano – per non fare che un esempio – probabilmente il servizio è in perdita. Mentre prima i ricavi di una linea potevano coprire la perdita di un’altra e dare luogo a quello che chiamiamo un “servizio pubblico”, adesso le tratte dove ci si guadagna vedranno i privati prendersi una fetta di guadagni, mentre le tratte in perdita rimarranno allo Stato e probabilmente nei prossimi anni ci diranno che non ci sono i soldi per farle funzionare. Montezemolo guadagna e lo Stato e i cittadini ci perdono.
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A questo primo passo il governo Monti ne ha aggiunto un altro. Nel decreto sulle liberalizzazioni è previsto il superamento del contratto nazionale di lavoro per le ferrovie. In altre parole Montezemolo non sarà obbligato ad applicare il contratto delle ferrovie e potrà applicare un contratto peggiore per i suoi dipendenti. Monti ha fatto per legge quello che Marchionne ha fatto con i suoi diktat alla Fiat. In questo modo potrà fare concorrenza alle Fs a partire dallo sfruttamento dei lavoratori. Immagino che dopo qualche mese di concorrenza al ribasso, Moretti dirà che deve licenziare dei ferrovieri a meno che non accettino anche loro di lavorare ad un costo inferiore.
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Non è finita qui, perché, se passa la porcheria che vuole fare la Fornero, i lavoratori assunti da Montezemolo oltre a non avere il contratto non avranno nemmeno l’articolo 18 e saranno quindi licenziabili in ogni momento. Immagino il livello di ricatto che si determinerà nei confronti di quei lavoratori e così l’azienda di Montezemolo diventerà ancora più competitiva. Alla fin della fiera avremo Montezemolo che guadagnerà molti soldi, lo Stato che perderà molti soldi, meno lavoratori con diritti, più lavoratori senza diritti e meno servizi per il cittadino.
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Io sono comunista e penso che le ferrovie siano un monopolio naturale che deve essere gestito integralmente dal pubblico attraverso un controllo democratico sulle scelte dell’azienda da parte dei lavoratori e degli utenti, un controllo sui vertici dell’azienda, in modo da garantire che non si facciano gli “affari propri”. Ritengo che invece di un ibrido tra pubblico e privato sia auspicabile un servizio pubblico gestito con trasparenza. Penso anche che Moretti andrebbe licenziato, per come ha gestito in questi anni la compagnia ferroviaria.
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Mi piacerebbe sapere, infine, dai liberali che cosa c’entrano queste liberalizzazioni con il benessere dei cittadini e con il progresso sociale.
<p><a href="http://www.controlacrisi.org/notizia/Economia/2012/4/20/21842-ferrero-svela-la-grande-truffa-di-montezemolo/">La nota sul sito <b>controlacrisi.org</b></a><br />
Appello a Bersani e Di Pietro: Su pareggio di bilancio fate decidere i cittadini! 2012-04-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626649<br />
«Il Senato discuterà e voterà con una maggioranza bulgara l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione: si tratta di un totale rovesciamento dei principi contenuti nell’articolo 81 della Carta, che disciplina le regole essenziali del bilancio dello Stato. Con questa modifica, dettata al governo dall’Ue, si mettono di fatto fuori legge l’intervento pubblico in economia e lo stato sociale.
<p> Con il pareggio di bilancio, infatti, in un periodo di recessione come questo, si decide che lo Stato non può investire più nel pubblico perché il rapporto entrate-uscite dev’essere pari: se questo fosse successo nel secondo dopoguerra non avremmo avuto la possibilità di ricostruire il Paese.
<p>Vuol dire ammazzare lo stato sociale: non è giusto che si decida una cosa tanto grave senza chiedere ai cittadini. Devono essere gli elettori ad esprimersi: chiediamo ai senatori di non approvare questa modifica con una maggioranza di 2/3, in modo da poter fare il referendum su questo provvedimento.
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Per questi motivi saremo con il comitato No Debito domani alle 16 davanti al Senato per chiedere ai senatori di non arrivare ai due terzi – la maggioranza richiesta per evitare il referendum tra i cittadini - e dare la possibilità agli italiani di pronunciarsi con un referendum».<br />
a Bersani: «Altro che chiudere il Parlamento: elezioni subito»2012-03-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626011<br />
Il Partito democratico stacchi la spina a questo governo antioperaio: si vada a elezioni subito. È del tutto evidente che lo spread è usato come clava per demolire i diritti dei lavoratori. Prima il Pd se ne accorge e meglio è.<br />