Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI Pier Ugo Candidohttps://www.openpolis.it/2013-11-11T00:00:00ZCOMUNE di TURRIACO: NESSUNA ATTENZIONE AI DISOCCUPATI.2013-11-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it712595COMUNICATO STAMPA
Nel corso dell'ultimo consiglio comunale ho interrogato il Sindaco di Turriaco per sapere quali iniziative avesse intrapreso, in questi ultimi quattro anni, per dare risposte all'imperante disagio sociale costituito dalla piaga della inoccupazione, disoccupazione e cassaintegrazioen/mobilità. Mentre sull'ultimo punto, cassaintegrazione/mobilità, il Comune ha attivato i progetti socilamente utili, LSU, sul versante delle altre problematiche non ha fatto nulla. NULLA, nonostante le mie sollecitazioni, nel corso dell'anno, per indicare al Sindaco i vari progetti per disoccupati e/o inoccupati: attività che avrebbero dato un po' di respiro ad una larga fetta, "debole", di società, Attività, poi, che, per lo più, erano a costo quasizero per il Comune, in quanto sostenute da contribuzione regionale. Così sono rimasti nel cassetto del Sindaco i progetti LPU, e quelli dei CANTIERI di LAVORO. Insensibile scelta, giustificata, in consiglio comunale, dal fatto che la struttura comunale non sarebbe riuscita "a stare dietro a queste iniziative". Nemmeno avere messo a disposizione, gratuitamente, la mia professionalità, per es. per la redazione degli atti di specie, ha "schiodato" il Primocittadino, e così, a Turriaco, nessuno della sua maggioranza si occuperà delle persone occupazionalmente sfortunate.MANCATA TRASPARENZA ISTITUZIONALE2013-11-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it712596Alla Prefettura Ufficio Territoriale del Governo di Trieste
- Albo Segretari Comunali e Provinciali del Friuli Venezia Giulia
Udine
Alla Prefettura Ufficio Territoriale del Governo
Sua Eccellenza
Prefetto di Gorizia
Gorizia
pc.
Al sig.Sindaco di Turriaco
Al sig.Segretario comunale di Turriaco
Turriaco
Con la presente a segnalare quella che mi pare una non liceale, ma oramai emergente, pratica, che consisterebbe nel confezionare atti con "la sintesi della sintesi" dei miei interventi in Consiglio comunale (l'ultimo episodio risale alla sottoriportata e-mail, ricordato - senza il doveroso seguito integrativo in atti - in apertura dell'assise consiliare di lunedì 25 novembre 2013).
In buona sostanza.
Ho invitato (già dal primo consiglio comunale, a far data giugno 2009, in cui esortavo l'introduzione, prima della videoregistrazione gratuita - NEGATA - e poi della mera registrazione delle sedute consiliari- NEGATA), re-invitato, e infine ammonito (in data 25/11/2013) il Sindaco, e il Segretario comunale verbalizzante, alla fedele riproduzione in atti pubblici di tutto il processo verbale prodromico agli atti consiliari, di qualunque natura fossero.
Nei casi di specie ho, da subito, ravvisato, comunicando un tanto, la necessità che venisse verbalizzato, in consiglio comunale, ogni mio intervento, e pedissequamente. Come di evidenza, anche di legge, latamente intesa, doveva riportarsi a cartaceo tutta la sequenza esatta delle interposizioni colloquiali con ogni interlocutore consiliare di riferimento (Sindaco, Segretario o altro consigliere, o soggetto terzo, qualora presente a titolo).
Ad oggi, invece, registro, nella produzione degli atti del massimo organo pubblico di indirizzo politico (dovrebberoo essere, per l'appunto, il frutto di un corretto processo verbale tradotto per iscritto), ancora, e solo, delle sintesi o non corrispondenti trasposizioni documentali: di miei discorsi, e di correlate risposte/interventi istituzionali altrui. Questa deprecabile prassi potrebbe, come già successo, inficiare il senso compiuto degli stessi, e del ragionamento presupposto.
Colgo l'occasione pure per segnalare che, sempre dalla prima convocazione consiliare, ho richiesto, come previsto dalla normativa vigente, la giustificazione della mia presenza in consiglio comunale: come noto, la specifica attestazione serve, tra le tante, al datore di lavoro per dare giustificazione all'assenza dal luogo di lavoro. Nella seduta del 25/11/2013 mi sono garbatamente rivolto al Segretario comunale - in quella veste mi pareva, visto la già cristalizzata procedura, unico soggetto deputato funzionalmente all'atto de quo - per ricordargli il già succitato adempimento. Per tutta risposta, con mio sommo stupore, il pubblico funzionario dichiarava la redazione solo a condizione che gli avessi preordinato un "PER PIACERE" poi continuando, di fronte anche ad altri consiglieri, " QUI NON SIAMO PIÚ IN QUEI BANCHI LA' (indicando col dito quelli dell'opposizione)"; a significare quale differenziazione, e preconizzare quale Sua personale posizione, anche, e soprattutto, rispetto al petitum? Non è dato sapere!
Oltre ad essere ancora in sede consiliare, e nell'esercizio delle funzioni precipue, ero stato garbato, e rispettoso, seppur meravigliato che, diversamente di sempre, non era stata compilata la predetta attestazione di rito.
A quel punto, visto l'irriguardoso, e ingiustificato, atteggiamento nei miei confronti, alla presenza di una nutrita platea di colleghi, comunicavo allo stesso Segretario comunale, che mi sarei riservato di chiedere per iscritto l'attestato, e nelle forme di legge. Visti gli autorevoli destinatari trovo qui superfluo ricordare i relativi dettami legislativi e regolamentari, come pure quelli comportamentali del pubblico dipendente, di cui alla legge 190/2012 e del DPR 62/2013.
Nel merito dell'ultima vicenda, per derivata necessità, farò ricorso alle formalità già evidenziate: il "per piacere" , insito già nella mia educata domanda, diverrà, forse, per dovere?
Ringraziando anticipatamente per la sensibilità dimostrata, invio la presente per valutazioni di rispettiva spettanza.
Porgo ossequiosi saluti.
Dott. Pier Ugo Candido - consigliere comunaleRISCHIO AEROPORTUALE E OMISSIONI. IL CASO TURRIACO (GO)2013-10-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it712597E' un mistero il perchè il Comune di Turriaco non abbia predisposto, e deliberato, ancora il Piano di Rischio per incidente aereo. Un atto che è, e rimane, obbligatorio, per le adiacenze comunali di tutte le piste italiane. Mappare, accatastare le localizzazioni e verificare il rischio terzi: perché non si fa? Chi, nel malaugurato caso, dovrà assumersi l'eventuale responsabilità? A nessuno fa specie questo atteggiamento pilatesco dell'istituzione comunale? Un piano che è essenziale. Fondamentale a garantire la sicurezza delle operazioni di volo e la tutela, la salvaguardia per i cittadini, per chiunque operi, sia presente o comunque svolga una attività lavorativa nell'intorno delle piste di volo. Ma cosa accade quando il Comune persevera nel non adottare il piano di rischio per incidente aereo il suo territorio? Cosa accade quando ENAC, nonostante la stringente normativa esistente, e varie segnalazioni, non vincola e vigila sull'utilizzo, sulla modalità esecutiva delle misure a tutela dei cittadini, della popolazione? L'articolo 707 del Codice della Navigazione Aerea è stato modificato da tempo, con il D.Lgs n. 151 del 15 marzo 2006. Anche il Regolamento per la costruzione e l'esercizio degli Aeroporti è stato aggiornato, anche recentemente. L'analisi sul modello del rischio incidentali è stato definito e reso trasparente:
- modello probabilistico degli incidenti,
- modello di localizzazione degli incidenti,
- modello per le conseguenze degli incidenti.
ENAC è stata circostanziata: “Si precisa che nella redazione dei piani di rischio oltre a seguire le indicazioni contenute al paragrafo 6 del capitolo 9 del Regolamento, massima attenzione va posta sulle attività sensibili quali:
- insediamenti ad elevato affollamento (centri commerciali, alberghi, stadi, …);
- nuove edificazioni che se coinvolte in un eventuale incidente possono creare pericolo di incendio o comunque di amplificazione del danno sia all’ambiente che all’aeromobile stesso, quali ad esempio distributori di carburante, depositi di liquidi infiammabili, industrie chimiche e consistenti insediamenti ubicati lungo le direzioni di atterraggio e decollo ed in prossimità dell’aeroporto in aree ancora sostanzialmente libere.
In occasione della presentazione dei piani di rischio l’ENAC si riserva la facoltà di verificare la presenza di opere, impianti ed attività che possono costituire pericolo per la navigazione aerea ai sensi dell’articolo 711 del Codice della Navigazione ai fini della loro eliminazione. Rientrano tra tali pericoli ad esempio distributori di carburante e depositi di liquidi e gas infiammabili e/o esplosivi. Insomma la catalogazione è esaustiva, ma a Turriaco pare non serva: a poco servirà pure la ricorrente, e fantastica, giustificazione “Abbiamo norme locali più severe!” Come dire “So guidare l’automobile a cosa mi serve la patente?”.IMMONDIZIE E CIVILTA'.2013-08-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it712598Per tutti coloro che hanno a cuore la salute dell’ambiente la raccolta differenziata rappresenta una delle principali iniziative pubbliche volte a favorire il recupero di materia ed energia dai rifiuti e, per questo, i servizi di raccolta differenziata sono destinati a ricoprire una quota sempre più importante dei servizi comunali di gestione dei rifiuti. A Turriaco sono gestiti, in appalto, da AmbienteNewco. Con l'attuale sistema spesso i cittadini si vedono costretti a vere e proprie impegnative attività di smistamento rifiuti all'interno delle proprie abitazioni: non tutti hanno congrui spazi idonei per la differenziazione "dell'umido". Soprattutto in questi periodi estivi emergono rilevanti problemi di compatibilità ambientale all’interno delle civili residenze. Per non dire del fatto che i sacchetti della “differenziata” stazionano per lunghi periodi, e pericolosamente, sui marciapiedi, o a bordo strada, offrendo un indecoroso spettacolo di inciviltà che confligge apertamente con lo scopo utilitaristico del sistema differenziale di raccolta inerti. E' proprio per questo che, per facilitare l'attività di raccolta differenziata da parte dei cittadini, quella porta a porta, è da sempre che propongo, come in uso in amministrazioni più evolute e attente, stazioni di raccolta stradale o cassonetti di prossimità, con una chiave di chiusura assegnata a singoli cittadini o gruppi civici di raccolta (condomini). In tali punti potrebbero trovare conferimento carta e cartone, vetro, plastica e lattine, frazione organica, rifiuti generici. Ricordo ancora che, ad oggi, i contribuenti non hanno beneficiato di nessuno “sconto” tariffario nonostante la grande percentuale di differenziazione ottenuta.
Eppoi. Come in Emilia-Romagna si potrebbe adottare, nell'isontino, il progetto europeo RAEE, ideato per favorire la tracciabilità dei rifiuti e segno tangibile di un passo in più nell’ambito della raccolta differenziata. Il sistema a regime dovrebbe consentire di identificare i cittadini più virtuosi, premiarli con sconti e agevolazioni sulle tariffe di igiene ambientale e determinare le abitudini dei consumatori.IL CASO CENTRALE DI MONFALCONE (GO)2013-06-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it712599Un dato pare accertato: le locali istituzioni avrebbero molte volte preferito la latitanza rispetto all'azione sinergica, ed energica, in tema di salvaguardia dell'ambiente e della connessa incolumità pubblica. Argomenti come amianto e inquinamento sono stati trattati, da queste parti, con troppa superficialità. Non a caso il nostro territorio ha un'incidenza di mortalità tumorale altissima. Le cause? Sembrano oramai fin troppo note, e ben accertate. Plaudo, quindi, all'iniziativa, che si terrà nei prossimi giorni, sulla valutazione della centrale A2A in termini di impatto ambientale, e ricadute sulla salute dei cittadini. Sugli stessi temi, come consigliere comunale, avevo proposto, ottenendo l'unanimità dei consensi, una commissione mandamentale. Ad oggi tutto tace. In un recente consiglio comunale il Sindaco di Turriaco rispose a una mia specifica interrogazione affemando che la proposta era in esame in sede monfalconese. E' passato quasi mezzo anno! Acclarato che Monfalcone non può vantarsi alcun diritto di veto, o primazia, si vada avanti con una valutazione mandamentale, a cui tutte le municipalità debbono partecipare. La tutela della salute, e dell'ambiente, non si può confinare nel silenzio, o restringere, come nel "caso A2A" , ad uno stretto ambito, e di un solo Comune.Post2012-10-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it656134<br />
LA MISURA E' COLMA. STORIE DI VUOTI POLITICI CEREBRALI E POLITICI IN CARRIERA!
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Comunicato stampa
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Oh, finalmente si sente la voce della maggioranza, ma solo sulla stampa! <br />
L'assordante silenzio, che ha caratterizzato questi primi tre anni di suo mandato, è tranciato di netto da questo episodico intervento. Troppo poco. Per quanto riguarda la partecipazione, il contraddittorio e il confronto questo si è svolto, e si svolge, con nemmeno un'assenza del consigliere Candido, e puntualmente nei consigli comunali, che sono pubblici, e rimangono tali, anche se fuori nevica, piove o c'è il sole. Per le arene gossipare ci sono le "reti del cavaliere", a cui IdV non tiene particolarmente, mentre nel modello imitativo i maggiorenti amministratori turriachesi fanno affidamento, così come sul voto, spesso determinante, della componente PDL presente in consiglio. E' d'evidenza, come riprova che dialogo/proposta ci sono sempre sempre state, la lettura dei verbali delle assisi consiliari: essi attestano i numerosi interventi di IdV e la bontà della azione politica profusa con le molte iniziative presentate, e molteplici interrogazioni (un record) anche su sollecitazione dei molti cittadini scontenti dell'operato di questa inerme maggioranza.
<p>Al dunque pare solo populistica quindi la manovra pubblicitaria attuata oggi dalla "giunta Brumat", come è schizofrenica, e provocatoria, la linea tenuta dalla stessa dove un silente protagonista, Rifondazione Comunista, qui tace mentre poco più in là grida, e emenda, giustamente lo stesso modus operandi presente in altre giunte similari. Ci vorrebbe un suo atto di coerenza, ma sarebbe, a Turriaco, come "chiedere la luna". Sui progetti e programmi tanto paventati citiamo qualche macro esempio. L'esecutivo aveva assicurato a gran voce un asilo nido: nulla s'è visto. La nostra proposta è stata quella di incentivare le “tagesmutter”, asili nido familiari; proposta sonoramente bocciata, seppur nelle retrovie si attestava la proficua validità. S'è ingessato il bilancio per un parcheggio sovradimensionato quando è noto che Turriaco ha molti problemi tranne quello dei posti auto.
<p>Sulle piste ciclabili: IdV ha proposta una rivisitazione di quelle esistenti, togliendo i futuristici paletti di via Alighieri, pericolosi e fuori norma, con un articolato sviluppo di una rete ciclabile. Sugli interventi di bonifica idraulica: Idv a sollecitato l'ascolto delle problematiche, ricorrenti, così come segnalate dai cittadini. Risultato: in via Galvani/via Fermi s'è fatto altro, con dispendio di danaro pubblico e non soluzione agli allagamenti. Sulle privatizzazioni di IRIS Spa e vari rami aziendali, che scontano una lapalissiana incongruenza decisoria di un Sindaco che da essa dipendente, IdV ha proposto la salvaguardia dei livelli qualitativi di una storica partecipata pubblica.
<p>Sulla scuola, sanità e famiglia, lavoro e i problemi del precariato: Idv ha proposto, sola e unica, vari ordini del giorno mai accettati integralmente. Così su edilizia e sviluppo urbanistico, tant'è che anche in sede di discussione dell'ultima variante il progettista ha dato ragione a IdV cassando la machiavellica strutturazione dei piani fino ad ora esistenti. L'incolumità dei cittadini non è preservata visto che il piano del rischio aeroportuale non è mai stato attuato nonostante specifica proposta IdV e sulla TAV Idv è stata l'unica a emendare un progetto devastante, che ad agosto è stato licenziato dalla giunta senza confronto consiliare. Tanto per ricordare a tutti chi è che non vuole il confronto!
<p>Sulle imposte: s'è segnalato l'iniquità dell'IMU e l'illegittimità della TARSU.
<p>Sulla raccolta rifiuti s'è proposto di sgravare la tassazione a fronte di un alto tasso di differenziazione degli inerti ad opera di solerti cittadini. La lunga lista può continuare, ma gli atti amministrativi sono inequivocabili perché pubblici. Lì non si bleffa come fa oggi la maggioranza sulla stampa e nella politica quotidianità. L'invito quindi è a consultarli, così come il sito italiadeivaloriturriaco.blogspot.com, che riporta fedelmente tutti gli step dell'azione politica di Idv in Turriaco. L'intelligenza dei cittadini e il loro conforto/sostegno è la misura della positiva valutazione data alla azione di IdV in Turriaco.
<p> Si può allora serenamente affermare che non è certo l'IdV quella dei proclami! Idv ricorda che riceve il Lunedì o Mercoledì dalle 18.00 alle 19.00 previo contatto via e-mail o telefonico nella sala mediateca palazzo comunale piazza Libertà in Turriaco (Go)
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http://italiadeivaloriturriaco.blogspot.it/<br />
Rischio aeroportuale e giri di parole2011-04-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559970<br />
L'Italia dei Valori Turriaco ha posto rilievi sulla programmazione urbanistica conseguente ad un piano del rischio aeroportuale mai venuto ad esistenza. Non si comprende il successivo intervento dell'amministrazione - IL PICCOLO 20 aprile 2011 - , che risponde "fischi per fiaschi", citando argomenti del tutto scollegati col contesto in trattazione. Non è la prima volta. Se il primo cittadino vuole scusarsi con la cittadinanza per proprie scelte d'imperio lo faccia personalmente con gli interessati senza tirare in ballo i gruppi dell'opposizione consiliare. Il dato oggettivo è che Turriaco non ha adottato il piano del rischio. Ne lo farà a breve. <br />
Le altre giustificazioni addotte sono fuorvianti e segno di un chiaro excusatio non petita accusatio manifesta. Questo Sindaco arroccandosi su posizioni avventiniane si pone in antitesi con il quadro normativo di riferimento, che obbliga i comuni viciniori a piste aeroportuali ad adeguarsi "alla svelta" nell'interesse della sicurezza collettiva. Dall'altro lato lo stesso Sindaco prevede la spesa per la redazione del piano suddetto. Questo atteggiamento politicamente schizofrenico rimane incompreso ai più.
Il problema d’attualità è pure un altro.
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L’ENAC, Ente nazionale per l’aviazione civile, ha recentemente profilato una norma regolamentare che prevede l’allargamento a mille metri della zona di tutela lungo il perimetro laterale delle zone aeroportuali. Così posto, il vincolo, riferito al sedime aeroportuale di Ronchi dei Legionari, che interessa appunto anche Turriaco, implicherebbe non poche problematiche, in specie quelle urbanistiche e edificatorie.
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A detta di chi scrive va contemperata quindi l’esigenza alla maggiore sicurezza in caso di incidenti con l’interesse dell’ente locale a non vedere bloccato lo sviluppo armonico del proprio territorio.
Rimane però insoluto il problema dell’indennizzo ai Comuni che ospitano aeroporti o vengono pesantemente vincolati dagli stessi.
L’inquinamento acustico e atmosferico nonché l’espropriazione coattiva di spazi territoriali, vocati ad altra destinazione o sviluppo, dovrebbero essere elementi oggettivamente valutabili per la previsione, e determinazione, di misure indennizzatorie per i Comuni “aeroportualizzati”.
L'Italia dei Valori ritiene ancora una volta inconsueta la prassi con cui il primo cittadino decide in riunione di capigruppo su problematiche pertitenti precipue competenze consiliari. L'organo elettivo è il consiglio comunale: altre appendici non hanno competenza di merito.<br />
Turriaco: il rischio del piano del rischio.2011-04-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559971<br />
Il Comune di Turriaco non ha ancora adottato il piano del rischio sull'utilizzo e la gestione delle aree limitrofe agli aeroporti così come obbligatoriamente previsto dall'art. 707 del codice della navigazione, aggiornato e modificato dai d.lgs. n°96/2005 e n°151/2006: ciò nonostante ripetuti consigli ad adempiere.
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La sopraddetta necessità è disciplinata, oltre che dalle dettagliate norme di riferimento, dal buon senso atteso che le motivazioni che spingono all’adozione dello strumento ivi contemplato è la maggior sicurezza in decollo, manovra e atterraggio degli aeromobili sia sulla testata di pista che sulle fasce laterali della stessa.
V’è dippiù.
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Sull’argomento una prima risposta della attuale Sindaco è stata quella di affermare che il piano per Turriaco non era obbligatorio per il solo fatto che il piano regolatore generale comunale prevedeva – circostanza tuttora da verificare - nello specifico norme più restrittive.
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Detto e posto questo allora diventava incomprensibile la previsione di spesa a bilancio 2010, rinnovata nel 2011, per la redazione del piano del rischio aeroportuale. Delle due l’una.<br />
Il dato oggettivo è chiaro e smentisce la prima frettolosa posizione assunta dal rappresentante locale turriachese: il piano va fatto e la pianificazione urbanistica adeguata.
Il problema d’attualità è un altro.
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L’ENAC, Ente nazionale per l’aviazione civile, ha recentemente profilato una norma regolamentare che prevede l’allargamento a mille metri della zona di tutela lungo il perimetro laterale delle zone aeroportuali. Così posto, il vincolo, riferito al sedime aeroportuale di Ronchi dei Legionari, che interessa appunto anche Turriaco, implicherebbe non poche problematiche, in specie quelle urbanistiche e edificatorie.
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A detta di chi scrive va contemperata quindi l’esigenza alla maggiore sicurezza in caso di incidenti con l’interesse dell’ente locale a non vedere bloccato lo sviluppo armonico del proprio territorio.
Rimane però insoluto il problema dell’indennizzo ai Comuni che ospitano aeroporti o vengono pesantemente vincolati dagli stessi.
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L’inquinamento acustico e atmosferico nonché l’espropriazione coattiva di spazi territoriali, vocati ad altra destinazione o sviluppo, dovrebbero essere elementi oggettivamente valutabili per la previsione, e determinazione, di misure indennizzatorie per i Comuni “aeroportualizzati”.<br />
Monfalcone e la Città mandamento.2011-03-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559972<br />
Il dipartimento regionale EE.LL.& WELFARE dell’Italia dei Valori - Lista Di Pietro ritiene prioritario, anche per Monfalcone, il recupero del PROGETTO CITTA’ MANDAMENTO, di cui la città dei cantieri è attualmente comune capofila. Nato sperimentalmente attorno agli anni ’90 per la volontà, e la lungimiranza di qualche amministratore locale, avrebbe dovuto, negli anni a seguire, fare “sistema locale” creando organicamente le basi per l’omogeneizzazione di tutti i servizi pubblici con una rete intercomunale di fruitori. In estrema sintesi, ad esempio, il cittadino, primo beneficiario delle utilità che ne sarebbero derivate, avrebbe potuto, in qualsiasi delle nove municipalità aderenti, ricevere gli stessi servizi, migliorati, propri del Comune di residenza e altri di cui ne era sprovvisto; ciò favorendo un congruo contenimento di costi pubblici a carico dello stesso cittadino. In sostanza migliori servizi unificati per costi sociali contenuti. Purtroppo, aldilà di qualche rara eccezione, i progetti applicativi di CITTA’MANDAMENTO di fatto sono rimasti pressoché sulla carta. E’ inequivocabile che, per operare, oggi, il soggetto pubblico, sia esso Stato o Ente locale, deve oramai orientarsi verso risorse ed obiettivi territoriali, che siano universalmente riconosciuti tali oltre ad essere condivisi e condivisibili: progetti attuabili su base locale a totale beneficio della comunità d’afferenza. E’ il territorio, quindi, che andrebbe maggiormente coinvolto o quantomeno rivalutato.
<p>I vari soggetti sociali, che ruotano attorno all’ente locale - questo dovrebbe delegare loro, e per materia, vari processi organizzativi e esecutivi - diverrebbero attuatori in misura semplice, flessibile e cooperativistica di modelli di servizi legati ai reali e specifici bisogni/contesti di riferimento. Il progetto mandamentale era appunto ritagliato perfettamente per queste specificità, in un territorio costituito da nove comuni del basso isontino. Caratteristica precipua che, ad esempio, una Città comune o una Città Unica – due o tre comuni uniti - non ha e mai potrà avere. Il concetto di Città comune o similare, contrapposto al modello di sviluppo mandamentale, di fatto cristallizzerebbe, solo differenziandoli, gli attuali costi delle varie “macchine comunali”, in tutte le molteplici sfaccettature, e accentuerebbe i già presenti campanilismi elevandoli a potenza: due o tre comuni in uno solo, gli eletti, e sei, gli esclusi! Nel panorama mandamentale v’è già sufficiente contezza di antagonismi ancestrali per non amplificarli con altre forme amministrative disordinate di gestione della “cosa pubblica”. Per ricorrere ancora ad esempi: ad oggi si consumano competizioni tra “quello” e “quell’altro” comune, seppur afferenti allo stesso territorio; tra associazioni che si moltiplicano e si prodigano a alzare la voce più di altri in nome della difesa della stessa cultura locale. Insomma il minimo comune denominatore, lo stesso territorio o la stessa cultura locale, diventa motivo di divisione quando invece dovrebbe unire. Aldilà di questa digressione esemplificativa sarebbe utile e molto semplice mettere insieme le forze ottimizzandone gli sforzi: un fazzoletto di terra com’è quello mandamentale non può permettersi dispersioni e divagazioni operative. Gli enti locali, e i loro rappresentanti, superino l’impasse attuale, causato da un lato, forse, dall’eccessiva burocratizzazione del progetto e dall’altro da una visione ristretta e campanilistica di Città Mandamento. Per favorire un’inversione di tendenza ogni primo cittadino non dovrebbe più limitarsi alla “cura” territoriale del proprio “ambito elettorale” ma spingersi oltre e fare “rete” col comune contermine. Ognuno potrebbe così addivenire a ruolo di compartecipe nella gestione ottimale, e su larga scala, di servizi pubblici, superando ogni logica di stretto confine, a beneficio, ovviamente, della collettività: questa sì unica.<br />