Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI RICCARDO ILLYhttps://www.openpolis.it/2008-04-04T00:00:00ZVenezia porto franco, con una sua autonomia2008-04-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it331418<br />
<i>«Venezia porto franco, con una sua autonomia legislativa e fiscale? Una proposta difficile, quasi impossibile da far passare».Il vicesindaco Michele Vianello è scettico, perché <b>si tratterebbe di una riforma pesante, per la quale la classe politica locale e italiana dovrebbe impegnarsi a livello europeo.</b><br /></i> <b>Eppure, su un altro fronte, questo impegno c'è</b>.<br />
<b>Proprio ieri i presidenti di Friuli-Venezia Giulia e Veneto, Illy e Galan , hanno rilanciato l'Euroregione.</b><br />
Progetto istituzionale certo <b>diverso da quello di una Venezia "a statuto speciale",</b> però indicativo del fatto che, quando un obiettivo è condiviso, non esistono steccati di parte. <br /><br />
<b>L'importante, insomma, è crederci</b>.<br />
<i><b>E Illy ci crede a tal punto da affermare che</b></i> <b>«se non arriverà il "via libera" da Roma per l'Euroregione, noi la costituiremo lo stesso».</b><br />
Non solo, ma <b>Illy ribadisce</b> anche che continuerà <b>«a essere al fianco di Galan e degli altri presidenti delle Regioni a statuto ordinario nel pretendere che il nuovo titolo quinto della Costituzione, modificato nel 2001, venga attuato pienamente, che significa anche realizzare il federalismo, incluso quello fiscale».</b><br />
<i><b>A dargli manforte, lo stesso Giancarlo Galan , il quale afferma di ritrovarsi «nell'ormai tradizionale sintonia accanto al Friuli-Venezia Giulia». Tuttavia, secondo il governatore, non basta l'impegno di Illy e Galan perché si realizzino Euroregione e federalismo fiscale».«Ciò che desidero per davvero - conclude Galan - è che attorno alla costituzione dell'Euroregione (Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Carinzia, Slovenia, Croazia e Contea dell'Istria) si formi una forte unità tra tutte le forze politiche del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, e lo stesso avvenga a livello nazionale».<br />
</b></i>
«Gli elettori del Nord-est? Li abbiamo persi per sempre» - Intervista2008-03-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it330660<br />
<b>«È già molto se il malcontento del Nord non è sfociato in rivolta».</b><br />
<b>Presidente Illy, è diventato secessionista?</b><br />
«Guardi, non faccio proposte secessioniste, però osservo la situazione nel Nord-Est».<br />
<b>Appunto, da quelle parti molti farebbero volentieri a meno di Roma.</b> <br />
«Sento tanti imprenditori del Nord-Est, piccoli, medi e grandi, e tutti sono ben consapevoli delle migliori condizioni, innanzitutto fiscali, che esistono nei Paesi che ci circondano, che fanno promozione per attrarre le imprese italiane nei loro territori. E ci riescono sempre di più. Il pericolo è questo: la "secessione" delle nostre migliori energie verso l'estero».
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<b>Ma di chi è la colpa se il Nord non si sente rappresentato?</b><br />
«Tutti hanno sbagliato con il Nord. <br />
Perché Roma è lontana dall'Austria, dalla Francia, dalla Slovenia, ma qui noi ci siamo attaccati.<br />
E le risposte non arrivano.<br />
In cinque anni il centrodestra non ha attuato veramente il federalismo, mentre l'Unione ha fatto l'errore clamoroso di alzare le tasse. <br />
È stato il punto di rottura definitivo con il Nord, qualcosa che forse neppure si aspettavano».<br />
<b>Definitivo, addirittura?</b><br />
«Non credo che il Nord se ne dimenticherà così presto.<br />
E il Pd ne pagherà le conseguenze.<br />
Perfino gli elettori di centrosinistra erano veramente arrabbiati quando hanno aumentato le tasse».<br />
<b>Veltroni però dice che «è caduto un muro» nel Nord-Est.</b><br />
«Io non arriverei a dire che è caduto un muro, anche se c'è stata senza dubbio un'inversione di tendenza. Veltroni ha saputo coinvolgere molti cittadini del Nord che dalla politica stavano lontani».<br />
<b>Candidare Calearo e Colaninno servirà a qualcosa?</b><br />
«A livello nazionale è stata una mossa giusta, perché da un segnale sulla capacità di coinvolgere gli imprenditori. Ma credo che sul territorio sollevino qualche perplessità. <br />
Sì, diciamo che ho sentito molta perplessità dagli imprenditori con cui ho parlato...».<br />
<b>Lei si ricandida alla guida del Friuli-Venezia Giulia ma è pessimista sul Pd nel Nord-Est.</b><br />
«Mi pare evidente che un distacco dal Pdl ci sia ancora e sia significativo, soprattutto nel Nord. <br />
Però il voto non è domani mattina per cui può ancora cambiare qualcosa».<br />
<b>Veltroni vuole un ministro del Nord-Est. Lei lo farebbe?</b><br />
«Non assumerei un ruolo di governo con questa legge elettorale che porterà a un governicchio, chiunque vinca. Poi, non credo che mi chiameranno (ride, ndr), ci sono sempre tante persone dei partiti da sistemare.<br />
E siccome io sono un indipendente...».<br />
<b>Perché non è entrato nel Pd?</b><br />
«Lo trovo un passo avanti, ma non mi sento un uomo di partito, resto un imprenditore prestato alla politica».<br />
<b>Ha detto che il Pd è una «scorciatoia». Cioè?</b><br />
«Non mi ha convinto il metodo seguito.<br />
Bisognava prima cercare un accordo sul programma con la sinistra, e solo di fronte a questa impossibilità decidere di correre da soli».<br />
<b>Ma perché il centrosinistra non capisce il malessere del Nord?</b><br />
«La colpa è anche nostra. Qui ci si impegna nelle imprese, ma non si ritiene utile impegnarsi nella guida del Paese.<br />
Dobbiamo chiederci cosa abbiamo fatto per far arrivare le nostre istanze a Roma. La risposta è: poco».<br />
<b>Nemmeno la Lega?</b><br />
«Per certi aspetti ci è riuscita. Se si è in parte applicato il federalismo è soprattutto grazie alla Lega».
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<b>La sua ricetta per recuperare il Nord.</b><br />
«Cinque punti. Meno tasse sulle imprese; ridurre le aliquote previdenziali; infrastrutture; liberalizzazioni dei servizi di pubblica utilità; semplificazione della burocrazia.<br />
Abbiamo 40mila leggi, in Francia e Germania ne hanno da 5 a 7mila.<br />
La burocrazia frena lo sviluppo».<br />
<b>C'è nel programma del Pd?</b>
«Questo non l'ho trovato da nessuna parte».<br />
«Al Nord la secessione sa ancora sedurre» - Intervista2008-03-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it330303<br />
<b>«Per quanto ancora il Nord potrà resistere alla tentazione secessionista?».</b><br /><br />
La domanda, che farà venire l'orticaria a parecchi, non è lanciata da Bossi, Maroni o Calderoli. A lanciare l'allarme è un governatore del centrosinistra. Che guida una giunta con dentro (sia pure in posizione secondaria) Rifondazione e che marcò nel 2003 la sorprendente conquista del Friuli-Venezia Giulia: <b>Riccardo Illy.</b><br />
<b>Secondo il quale</b> c'è un solo modo per definire come la politica affronti le svolte epocali di questi anni: «Autismo». <br />
<b>Non fa sconti a nessuno, l'imprenditore del caffè</b> di origine ungherese e di cultura valdese <b>che per otto anni fu sindaco di Trieste.</b><br /><br />
<b>E nel libro Così perdiamo il Nord</b>, curato per Mondadori da Enzo d'Errico e in libreria da martedì prossimo, parte da dato: <b>«Una recente indagine, il Rapporto sugli orientamenti civici del Nordest, condotta nell'ottobre 2007 dalla società Demos & Pi per conto della Fondazione Nord Est, dimostra che meno di una persona su tre esprime fiducia nei confronti dello Stato (31%), meno di una su cinque si fida del Parlamento (19%) e soltanto una su dieci apprezza i partiti (9%)».</b><br /><br />
<b>Certo</b>, davanti a tanto disincanto, <b>«è lecito domandarsi quante persone andrebbero oggi in piazza a manifestare per la secessione: certamente meno di un tempo».</b> <br />
<b>Guai, però, a chi pensasse che</b>, «siccome la Lega sembra ormai incanalata in un alveo istituzionale, <b>il sentimento di ribellione</b> che ne ha favorito la nascita e la crescita sia domato».<br /><br /><br />
<b><i>Di più:</i> «se lo spettro della secessione è rimasto tale, paradossalmente lo dobbiamo proprio al Carroccio, che ha offerto una valvola di sfogo al disagio dei cittadini, costruendo dal nulla una "mitologia" politica che, per quanto rozza e grossolana, è riuscita a incanalare la rabbia del Nord nell'alveo istituzionale, disinnescando una bomba che altrimenti avrebbe potuto esplodere».</b><br />
Ma attenzione: oggi <b>«la tentazione secessionista rischia di sedurre nuovamente le regioni più ricche del Paese. E stavolta non sulla base d'una sconnessa rivolta emotiva, ma di una concreta (e dunque ben più pericolosa) convenienza economica determinata dai mutamenti europei».</b><br /><br />
<b>La tesi di Illy può piacere o non piacere. Ma è chiara: c'è «una parte del Paese, il Nord, che "vive" in Europa e l'altra, il Sud, che la "abita"».</b> <br /><br />
Siamo circondati, dice il governatore.<br />
<b>«Siamo» chi?</b> <br />
<b>«Quando dico "noi" parlo delle energie migliori che albergano nei <b>due schieramenti</b>, di quelle intelligenze "laiche" decise a confrontarsi sul terreno delle proposte concrete senza incatenarsi necessariamente al vincolo delle appartenenze».</b><br />
Quanto agli assedianti, sono i Paesi europei che corrono più di noi, fanno scelte più nette, hanno più consapevolezza di quanto sta accadendo. <br />
<b>L'Austria che ha ridotto le imposte</b> sul reddito d'impresa dal 34% al 25% e introdotto un'ulteriore tassazione agevolata sull'utile non prelevato e una diminuzione degli oneri sociali per i lavoratori più anziani.<br />
<b>Risultato:</b> il costo del personale è inferiore a quello italiano». <br /><br />
<b>La Slovenia</b> <b>dove «il Pil cresce del 7%» e c'è «un costo del lavoro di un terzo inferiore a quello italiano e il reddito d'impresa tassato al 22%».</b><br />
<b>O ancora l'Estonia</b> che poco più di tre lustri fa era ancora sotto l'Unione Sovietica e oggi, dopo una prodigiosa rimonta grazie alla detassazione degli utili reinvestiti, «è uno dei Paesi più innovativi e all'avanguardia nell'applicazione delle nuove tecnologie: l'impiego dei telefoni cellulari per il parcheggio, per l'acquisto dei biglietti per l'autobus e per le transazioni bancarie è all'ordine del giorno».<br />
<b> Per non dire dell'Irlanda</b> <b>che «dal 1996 al 2005 ha in pratica raddoppiato il Pil pro capite»</b> e nella fascia tra i 25 e i 34 anni ha il triplo (37 contro 12%) dei nostri laureati.<br />
<b>Come possiamo tenere il passo</b> accumulando ritardi decennali sulle ferrovie, sulle autostrade, sulle fonti energetiche, nella scuola, nelle università? <br /><br />
<b>Il governatore lo sa</b>, <b>che tante cose non piaceranno alla sinistra tradizionale. E solleveranno perplessità anche nel Pd al quale, peraltro, ha deciso di non aderire per mantenere il ruolo di indipendente.</b><br />
Ma lui, che<b> rivendica di non essere mai stato un minuto a destra,</b> ne è convinto: una sinistra moderna deve prender di petto <b>la realtà in maniera diversa</b>.<br />
Capire che «<b>decurtando le imposte sull'impresa, lo Stato in realtà fa un investimento» perché «punta sul futuro per ottenere una quantità di tributi superiore grazie alla crescita dell'impresa stessa e dell'economia nel suo complesso ».</b> <br /><br />
<b>Riconoscere che un conto è il precariato («Il nemico più insidioso del valore e della dignità del lavoro») e un altro la flessibilità</b> e che piuttosto che tornare alle ingessature <b>è meglio «varare un'indennità di disoccupazione»</b> con «una cifra di gran lunga superiore all'elemosina erogata attualmente » ma <b>«a patto che il beneficiario segua appositi corsi di formazione professionale e accetti il lavoro che alla fine gli viene offerto».</b><br />
E poi varare una <b>riforma vera delle pensioni</b> («Abbiamo abbassato la soglia a 58 anni, quando la media europea è di 65») tenendo conto che l'aspettativa di vita si è alzata enormemente ed<b> è immorale caricare tutto sulle spalle dei giovani, tanto più che il loro salario d'ingresso negli ultimi anni è drasticamente calato.</b><br /><br />
<b>E poi</b> ancora un mucchio di altre cose.<br />
Avendo chiaro un punto: la classe dirigente deve affrontare la sfida della modernità e <b>riconquistare la fiducia dei cittadini puntando sul federalismo come «scelta necessaria</b> <b>e non soltanto un'opzione fra le tante o, peggio, un trucco per addomesticare il malcontento ».</b><br /><br />
<b>Altrimenti secondo Illy</b> (che pure usa parole rare a sinistra dicendo d'avere «stima» per vari esponenti della Lega, cosa che farà inorridire parte dei compagni di strada) <b>il Nord sarà perduto</b>. <br />
<b>E consegnato «nelle mani di un localismo gretto e asfittico».</b><br /><br />
<b>Ed è lì che</b> <b>il presidente friulano lascia cadere la domanda più politicamente scorretta</b>: in questo contesto di «autismo» della politica, <b>«perché le regioni settentrionali devono finanziare, senza un'adeguata contropartita, i costi (nel settore della sanità, sarebbe più giusto dire "gli sprechi") delle regioni centro-meridionali? ».</b> <br /><br />
<b>C'è chi lo accuserà</b> di essere un «leghista senza Lega», chi di lisciare il pelo agli egoismi degli elettori settentrionali. <br />
<b>Ma una cosa è certa: «È una miccia consumata, prossima ormai all'esplosivo».</b> <br />