Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI MARIA RITA LORENZETTIhttps://www.openpolis.it/2009-04-08T00:00:00Z«Si devono conservare le piccole comunità» - INTERVISTA2009-04-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390932<br />
Dall’Umbria partì un modello di ricostruzione
che portò a una legge nazionale sulla trasparenza<br />
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«Imparare dalla tragedia precedente».
E riuscire a imporre «un modello di trasparenza e rigore che
è stato adottato a livello nazionale». MariaRita Lorenzetti, governatore dell’Umbria, rivive un dramma
che conosce bene. Undici anni fu la
sua terra a tremare e sbriciolare vite,
paesi, monumenti. Ieri è partita verso Paganica, perché è stata chiamata
dalla Protezione civile, insieme ad altri presidenti di regione, a dare il proprio contributo.<br />
<b>Presidente, come si fa a mantenere la
coesione sociale tra chi ha perso tutto?</b><br />
«Intanto con una enorme solidarietà,
che deve essere organizzata, finalizzata e efficace da subito. Quando fu
colpita l’Umbria, tutte le istituzioni,
insieme alle organizzazioni sindacali, e il partito - che mise in funzione
tutte le cucine delle feste de l’Unità - siglammo un patto corale che fu fondamentale sin dalle prime ore».<br />
<b>L’Umbria allestì tanti piccoli campi a ridosso dai paesi distrutti. Perché tanti e
piccoli?</b><br />
«Fu una scelta precisa: piazzare i container prima e i prefabbricati dopo accanto ad ogni paese distrutto cercando di ricostruire la comunità che
c’era prima, allestendo le botteghe,
la chiesa, l’asilo. Questo ha permesso
alle persone di non sentirsi sradicate
dai luoghi e nelle relazioni sociali. È
decisivo il mantenimento dell’identità di un paese e di una collettività».<br />
<b>Quali furono i criteri che seguiste allora?</b><br />
«Abbiamo innanzitutto innovato nella normativa tecnica e legislativa, siamo passati dagli interventi di ristoro
del danno, che avevano caratterizzato le esperienze precedenti, alla prevenzione antisismica. Poi, abbiamo
scelto una linea di rigore assoluto:
tutti gli interventi sono stati di miglioramento antisismico. Quelli strategici piùimportanti, nelle zone in cui il
terreno aveva reagito in modo più
drammatico - dopo aver fatto una
enorme attività di microzonazione
antisismica -sono stati caratterizzati da adeguamenti che erano più incisivi della prevenzione».<br />
<b>Sui beni architettonici, come ad Assisi, quale strada avete scelto?</b><br />
Abbiamo usato tecniche di ricostruzione fortemente innovative e avanzate, perché da una calamità si deve imparare. Per questo dico: guai a
chi si permette di ripetere in Abruzzo quanto è stato fatto nei nostri
confronti, con attacchi durissimi
che non avevano alcuna ragion d’essere. Noi dopo dieci anni abbiamo
potuto dire al Presidente della Repubblica che oltre il 90% dei 22604
sfollati erano rientrati nelle loro case».<br />
<b>Secondo quali priorità avete proceduto?</b><br />
«Abbiamo suddiviso gli interventi
in ricostruzione leggera, pesante e
integrata. Con quella leggera è stato possibile far rientrare le persone
nel giro di pochi mesi nelle loro case con un contributo per ognuno di
sessantamilioni di lire per le strutture e 30 per gli interni, mentre quella
pesante in alcuni casi ha previsto la
demolizione e poi la ricostruzione.
Infine, ci sono stati i Pir, i piani integrati di ricostruzione, perché c’erano interi borghi da ripristinare. I privati si sono costituiti in consorzi,
hanno eletto un presidente e un responsabile dei lavori. Inoltre abbiamo dato vita al Durc, il documento
unico di regolarità contributiva, per cui ogni ditta doveva garantire
sicurezza e contribuzioni se voleva
partecipare ai lavori: è diventata
una legge nazionale». <br />