Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI Giovanni Saverio Furio PITTELLAhttps://www.openpolis.it/2015-07-08T00:00:00ZPer noi socialisti democratici l'Europa senza la Grecia non esiste!2015-07-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it761186Intervento di Gianni Pittella, in occasione dell’audizione del premier greco, Alexis Tsipras a StrasburgoPittella e il finanziamento pubblico ai partiti2013-10-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it711758Pittella, sul finanziamento pubblico ai partiti, ha dichiarato: "dobbiamo ridurre drasticamente il finanziamento pubblico ai partiti, tracciando ogni euro che viene dato loro; dobbiamo dire chiaramente che siamo nella famiglia del socialismo europeo, e sostenere la candidatura di Martin Schulz alla presidenza della Commissione europea; dobbiamo essere uniti nel dire mai più larghe intese”.«Il congresso Pd subito e aperto» - INTERVISTA2013-06-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it690906<br />Care amiche e cari amici, ho rilasciato questa intervista al quotidiano Italia Oggi in cui parlo del Pd, delle regole del congresso, dell’agenda europea e delle priorità del governo Letta. Ve la invio per condividere con voi queste mie riflessioni e per ricevere i vostri commenti e consigli, fonte continua di arricchimento e di ispirazione.
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Non possiamo chiuderci a riccio solo sugli iscritti. Ed Epifani non deve cincischiare.
<p><i>Prossimo congresso del Pd, la candidatura di Renzi, le rivalse di Bersani, le tergiversazioni di Epifani: sono questi i temi affrontati da Gianni Pittella, Pd, vicepresidente del parlamento europeo, candidato alla segreteria del partito ma disposto sin d'ora, se ce ne saranno le condizioni, a confluire su Renzi.</i>
<p><b>Domanda: Il segretario del Pd dev'essere eletto solo dagli iscritti al Pd, dice Bersani. Che sembra dimenticare come proprio lui, nel 2009, vinse contro Franceschini in primarie aperte ai non iscritti. Insomma, secondo Bersani, Bersani è stato un segretario non in regola. Praticamente un abusivo.</b>
<p>Risposta. «Lei scherza, ma questo del "solo gli iscritti" è un atteggiamento pericolosissimo. Al Pd non serve un Congresso aperto, serve un Congresso apertissimo. Tutti davano per scontata la nostra grande vittoria alle elezioni politiche. Abbiamo avuto la capacità di perdere, di crollare al 25%. E ora che cosa ci si propone di fare? Di chiuderci a riccio in un Congresso aperto solo agli iscritti? Ma per favore! Significherebbe il dissolvimento definitivo del partito. Un messaggio devastante da parte di chi vuole difendere una nomenklatura che non ha più alcuna ragione di esistere. Il Pd versa in una crisi profonda, che il risultato delle ultime amministrative non deve far dimenticare. Le abbiamo vinte perché abbiamo schierato i candidati migliori, sì. Ma soprattutto le abbiamo vinte perché gli altri hanno perso, e perché l'astensionismo è stato elevatissimo. La crisi emersa dal voto di febbraio non è affatto risolta. Quel che è peggio, non è stata ancora neppure affrontata. E mi dispiace molto che l'atteggiamento del gruppo dirigente, a Roma, sia quello di sottovalutarla e di tirare per le lunghe le decisioni sul Congresso. Congresso che, da certi, è visto come un pericolo, mentre invece è l'unica medicina. Solo un Congresso con il coinvolgimento di tutti, iscritti e non iscritti, può ricostruire un grande partito riformista italiano. Il partito è vecchio e arroccato: abbiamo disperatamente bisogno di energie fresche».
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<b>Mentre Bersani, pur dimesso da due mesi, continua a rilasciare interviste di opportunità e gusto discutibili (dopo Ballarò, La Repubblica e il Corriere della Sera, l'altroieri è stata la volta di Otto e mezzo), Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento Europeo e candidato alla segreteria del Pd, invoca la svolta.</b>
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«Perché a Roma i dirigenti hanno paura della nostra gente? Le primarie devono essere apertissime, perché solo attraverso la partecipazione più ampia il Pd potrà ripartire davvero. Dire che non c'è stata sconfitta, come recita il documento dei bersaniani, è un'analisi errata e molto rischiosa. A questo proposito, un punto del mio programma è proprio il rinnovamento del modello di partito. Un partito autenticamente federale, dove Roma decide pochissimo. Dove l'apparato e la burocrazia romana, che hanno causato dei guai, vengono ridotti all'osso, e tutto viene devoluto alle realtà regionali e locali. Siamo l'unico partito radicato sul territorio: i nostri, localmente, vincono ovunque. Questo è un grande valore. Invece noi abbiamo puntualmente snobbato questo valore, pretendendo di centralizzare il potere nelle mani di poche persone a Roma».
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<b>Altra bersanata: "Non so se Renzi sia stato leale". Immediata l'ironia su Twitter, e non solo da parte dei renziani: "Senti chi parla".</b>
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«Si potrebbe dire il contrario, e cioè che Renzi sia stato scarsamente utilizzato nella campagna elettorale per le politiche. Matteo è stato leale, e il popolo del Pd ha apprezzato la sua correttezza. Del resto la democrazia ha delle regole: anche quando si perde bisogna giocare per la squadra. Il Pd ha estrema necessità di rinnovamento, e in questo quadro l'unico che può darci lo scossone è proprio Renzi. Per questo, malgrado le divergenze su alcuni punti, vorrei che scendesse in campo. Di più: penso che tutto il Pd dovrebbe volerlo e invitarlo. Perché solo lui può dare l'elettrochoc necessario a un partito che è invece avvitato nei triti rituali di sempre, fingendo di ignorare che siamo in piena emergenza».
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<b>Ieri mattina ad Agorà, dove Renzi ha ribadito, "Primarie aperte o non mi candido", Gerardo Greco ha definito l'ex Rottamatore "larga intesa in una persona sola". Lei ha citato alcune "divergenze" col sindaco di Firenze. Superabili?</b>
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«Certamente. Mi piacerebbe che le nostre due culture, la mia socialdemocratica e riformista e la sua liberal, vivessero un avvicinamento nel Congresso. Sono convinto che il Pd debba tenere insieme queste due visioni. Senza dimenticare il riformismo cattolico, che dovrà trovare cittadinanza in questa sintesi. I valori fondanti del mio Pd, cioè economia sociale di mercato, welfare, lavoro e diritti di cittadinanza, sono diversi da quelli di Renzi: ma io spero che ci siano punti di convergenza. Se Renzi deciderà di scendere in campo, io e altri candidati potremmo decidere che non ci siano più le basi per mantenere la nostra candidatura, e convergere su di lui. Se troviamo un compromesso, sono pronto a fare un passo indietro. In ogni caso, la presenza di Renzi nella corsa per la segreteria rappresenterebbe un fattore di grandissima novità: tutto il Pd dovrebbe augurarselo».
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<b>Come giudica la scelta di Epifani quale segretario "traghettatore"?</b>
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«Il suo profilo è quello di un reggente. E allora io dico, faccia il reggente sul serio, accelerando i tempi del Congresso, invece di aprire come ha fatto un'oziosa discussione sulle regole, quando queste già ci sono e prevedono la partecipazione degli iscritti e dei non iscritti. A questo proposito gli ho chiesto di incontrarmi, ma dev'essere stato molto impegnato, perché non mi ha proprio risposto. Amen, siamo vivi lo stesso. Ma, appena eletto, Epifani avrebbe dovuto pronunciare parole di apertura e non di chiusura. Avrebbe dovuto mettersi al lavoro affinché il Congresso sia un momento di partecipazione, e non di esclusione, come sono state invece le primarie di novembre. Invece non ha fatto niente di tutto questo, scegliendo la via dell'arroccamento. E questo è pericolosissimo, perché va nella direzione opposta a quello che ci chiedono i nostri elettori, e cioè un cambiamento vero e radicale. Che non è:-Togli un sessantenne e ci metti un quarantenne uguale a lui-».
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<b>Cioè?</b>
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«Ci vuole una rivoluzione del modo di fare politica. L'arroccamento può portare solo all'autodistruzione. Per non parlare dei vecchi giochini di corrente. Guardi la segreteria: al netto del valore dei singoli individui, è fatta con un'applicazione rigorosissima del manuale Cencelli. Le sembra normale che un partito decida col bilancino, "Due di quest'area, tre di questa perché conta di più"? Sul territorio sono infuriati, e hanno ragione. È finita l'era dei pochi che prendevano in segreto tutte le decisioni. Bisogna capovolgere il meccanismo. È il territorio che deve decidere gli organismi nazionali e la segreteria. Dobbiamo aprire il partito».
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<b>Come una scatoletta di tonno? Altra uscita di Bersani: far cadere il governo Letta. Che ne pensa?</b>
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«Pierluigi ha chiarito la sua posizione. Io non ero favorevole al governo di larghe intese e l'ho detto lealmente, pur rimarcando la mia forte stima per Enrico Letta. Ma quel governo è stato fatto, e adesso occorre sostenerlo, senza prefigurare scenari diversi. La priorità oggi è fare degli interventi concreti, come la riduzione del carico fiscale sul lavoro e sulle imprese, il pagamento dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione, il sostegno ai giovani e la riforma della legge elettorale. Il governo Letta durerà se farà queste cose, e soprattutto se negozierà con Bruxelles un allentamento della morsa asfissiante dell'austerità. Ho fiducia che questi interventi vedranno la luce».
<p>Inaccettabili altre richieste ai Paesi che hanno fatto i loro compiti - INTERVISTA2012-09-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it649097<br />
«Apprezzo la determinazione di Draghi ma sono assolutamente convinto che in una situazione di emergenza la Bce debba fare di più».
<p>Quando sente parlare di «condizionalità» per gli interventi di sostegno della banca centrale dell'euro Gianni Pittella, vicepresidente vicario del Parlamento europeo, si mette in sospetto.
<p> <b>Ieri all'Europarlamento Draghi ha detto che l'acquisto dei titoli di Stato a breve termine è in linea con i Trattati. Quindi la Bce può farli.</b>
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«Io ritengo che in questa fase la Bce debba agire senza limitazioni».
<p><b>Comprare a tutto campo quindi.</b>
<p> «Intendo che non debba porsi limiti di durata dei titoli da comprare, né debba limitarsi solo al mercato secondario, per difendere l’euro deve anche comprare alle aste. Ma più preoccupante è l'aggiunta che Draghi ha fatto rispetto all'acquisto dei titoli di Stato. Non si capisce bene in cosa consista questa condizionalità. Se sia un memorandum come per la Grecia, o una cosa più soft. E' un aspetto da chiarire perché nel primo caso sarebbe inaccettabile»
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<b>Inaccettabile?</b>
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«Già per la Grecia ho avuto molte riserve sulla durezza delle condizioni che sono state poste, e sui tempi per realizzarle. E a maggior ragione quando si tratta di paesi virtuosi, che hanno fatto i compiti a casa dimostrando grande coraggio e grande rigore perché dovrebbero essere poste altre condizioni».
<p> <b>E cosa dice del no di Draghi alla concessione della licenza bancaria al Fondo salva-Stati?</b>
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«La licenza bancaria non è un problema della Bce, è una decisione politica. Il fondo salva-Stati è stato costituito dai governi, è una società che ha sede in Lussemburgo. Se i governi decidono di conferirgli la licenza bancaria, che c'entra la Bce?»
<p><b>Dovrebbero farlo?</b>
<p> «La strada giusta è che i governi decidano per il si, in modo che il fondo salva-Stati possa procedere all'acquisto dei titoli sotto il tiro della speculazione, funzionando anche come meccanismo anti-spread».
<p> <b>Ma i governi sono d'accordo? E l'Europarlamento?</b>
<p> «Finora le decisioni prese dall'Europarlamento sono state sempre più coraggiose e avanzate di quelle dei governi. Per salvare l’euro c'è solo il piano A. Il piano B significa la crisi dell'euro e la crisi dell'Europa politica. Se accettiamo che la Grecia vada fuori certifichiamo l'impotenza politica dell'Unione europea, e apriamo una prateria alla speculazione finanziaria». <br />
I piccoli comuni si mettano insieme per agganciare la ripresa2012-05-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it627133<br />
"L'Abruzzo ha la fortuna di avere paesi, come Luco dei Marsi, che sono dei veri e propri gioiellini. Oggi, però, sul piano dello sviluppo economico le piccole dimensioni non aiutano. C'è il rischio di farsi la guerra tra poveri".
<p><i>Lo ha affermato, Gianni Pittella europarlamentare del PD, intervenendo a Luco dei Marsi, alla manifestazione del primo maggio, insieme al sindaco Camillo Cherubini.</i>
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"La soluzione è quella che i piccoli comuni si mettano insieme per creare le sinergie opportune per agganciare la ripresa economica. Credo che questa sia un'ottima carta da giocare e avrete, in questo senso, tutto il mio appoggio per realizzare questa idea che ho da sempre auspicato anche per la mia Basilicata. La vostra regione è, potenzialmente, una tra le terre più ricche d'Italia per l'agricoltura di qualità, la pesca e la vicinanza sul versante adriatico con i Balcani, condizione questa che potrebbe fare di questa terra una regione euroadriatica".<br />
«Tremonti ha torto. Non può scaricare sulle Regioni colpe del governo» - INTERVISTA2010-07-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it502622<br />
«Tremonti ha torto. Non può scaricare sulle Regioni una inadempienza che è anche del govemo».
<p>Così Gianni Pittella (Pd), vicepresidente del Parlamento europeo, risponde alle accuse lanciate dal ministro dell'Economia contro le amministrazioni meridionali.
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<b>Onorevole, resta il fatto che i
numeri gli danno ragione.</b>
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I numeri non bastano a chiarire la
questione, che e molto più profonda. Tremonti dice il vero quando afferma che i fondi non sono stati
spesi in molti casi nella giusta direzione ma omette di dire che la causa e anche parte della sua responsabilità.
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<b>Perche?</b>
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Per tre motivi. Togliendo una parte
dei fondi Fas alle Regioni dopo aver
scardinato l'impianto programmatico messo in piedi dal governo Prodi (che prevedeva l'abbinamento dei
fondi europei a quelli nazionali
ndr) le amministrazioni sono state
messe in grave difficoltà. Gli si è tolto un mattone di un edificio programmatico che era stato pensato
insieme alle Regioni, poi è stato tolto l'ordinario e questo le ha costrette a trasformare i fondi europei da addizionali a sostitutivi dell'ordinario
(per costruire strade piazze, pubbliche illuminazioni).<br />
Infine, da anni chiediamo di costruire una cabina
di regia a livello di Regioni meridionali per puntare a progetti di sistema che consentano di finanziare le grandi infrastrutture fisiche e la logistica, l'alta velocità, i porti, le infrastrutture immateriali. Ma questa cabina di
regia, che andava costituita a palazzo Chigi o presso il ministero gestito da Tremonti, purtroppo non si è mai insediata.
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<b>Lei, dunque, assolve le Regioni.</b>
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No, ma sostanzialmente non sono
state messe nelle condizioni di fare
un determinato tipo di spesa. Che poi ci siano limiti, inadempienze, responsabilità anche di livello regionale è indubbio. L'autocritica va fatta, ma non può essere il governo a ergersi a giudice delle Regioni. Perchè, ripeto, l'esecutivo sul Mezzogiorno ha pesanti colpe.
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<b>Cosa c'è dietro quest'ultimo attacco di Tremonti?</b>
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A me pare che il ministro voglia buttarsi avanti per non cadere indietro. Mentre sta preparando la polpetta avvelenata di un federalismo senza solidarietà e quindi penalizzante per le regioni del Sud, si lancia in una polemica senza quartiere contro enti locali in modo da poter giustificare in anticipo il vulnus che sta preparando con il federalismo fiscale.
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<b>Ha però detto che i soldi per il Sud saranno di più e non di meno.Lei ci crede?</b>
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No. Ma quello che mi spaventa di
più è che continua a mancare una
politica per il Mezzogiorno.<br />
Europabarcamp. «L’Europa la facciamo Noi: dare vita ad una spinta dal basso»2010-05-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it499994<br />
Care amiche e cari amici della rete,
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La battaglia per un’Europa più unita e più forte ha segnato un importante successo con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, ma i tentennamenti e talune scelte poco felici che ne sono seguiti, e sopratutto le sfide che abbiamo davanti, dimostrano che tanta strada deve ancora essere fatta. La crisi che sta vivendo la Grecia e le tremende fibrillazioni che si estendono a tutta l’Europa,ci chiedono risposte forti in grado di salvare l’economia, di tutelare le fasce sociali piu deboli, di non compromettere il futuro delle nuove generazioni. Oggi e’ in pericolo la tenuta della Unione Europea! E spetta a tutti noi produrre idee e proposte per difendere e rafforzare l’Europa, spunti e suggerimenti utili al dibattito in corso tra le grandi forze
europee ma prezioso pure per sprovincializzare quello in corso in Italia.
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Per questo ho pensato di chiamare ognuno di voi ad una partecipazione diretta, sopratutto i giovani e coloro i quali stanno ai margini e vogliono dire ciò che oggi non va, ciò che deve essere corretto, ciò che invece deve essere difeso e valorizzato. Questo è il senso dello slogan “l’Europa la facciamo Noi”: dare vita ad una spinta dal basso basata su idee e proposte concrete da portare avanti tutti insieme. La politica da sola non è in grado di sostenere il progetto europeo, dobbiamo prenderne atto con umiltà e, senza tirarci indietro, dobbiamo favorire un movimento più ampio che poggi sulle idee e la forza dei singoli che diventano squadra per l’Europa. Facciamolo senza logiche di appartenenza e senza schemi precostituiti.
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A questo fine ho pensato ad una iniziativa forte e concreta che metta a confronto tutti coloro con cui dialogo in rete e quanti altri vorranno, su alcuni spunti di dibattito che saranno arricchiti proprio grazie al contributo di tutti voi. Già da oggi attraverso il nostro sito sarà possibile intervenire in questo dibattito collettivo: ognuno potrà esprimere sui temi che proponiamo la propria opinione, aiutandoci in questo modo a elaborare idee e proposte per l’Europa di domani. Proposte che saranno dunque costruite da voi in rete. Terremo poi un’iniziativa,I’ll 27 di giugno,dalle 9,30 alle 18,a Napoli presso I’ll Castel dell’ Ovo , nel corso della quale potremo incontrarci per discutere insieme delle idee che ci siamo scambiati sul web. Chi non potrà intervenire personalmente, potrà comunque dialogare con noi attraverso collegamenti video o chat.
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Sul sito www.europabarcamp.it troverete gia i primi spunti di riflessione, sui quali spero di avere presto i vostri commenti e le vostre reazioni. Su ogni area di discussione che concorderemo, potremo decidere insieme anche il modo e gli strumenti affinché le nostre proposte riescano ad avere un seguito anche nel dibattito politico e parlamentare e più in generale nel paese. Quel che vogliamo fare, insomma, è trasformare le idee in azioni.
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Per il ruolo che rivesto in seno al Parlamento Europeo, per l’amore che porto ai valori e agli ideali europeisti, e per la necessità che colgo di un maggiore slancio dell’Italia, delle forze riformiste e democratiche e dei singoli cittadini nell’impegno comune di attuare il trattato di Lisbona e di andare oltre definendo e perseguendo nuovi obiettivi, spero che aderirete numerosi a questo progetto.
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Ringrazio la Fondazione Italianieuropei, la Fondazione Zefiro e gli amici che hanno da subito condiviso questa idea, e vogliono promuoverla con noi. Se ritenete, fatemi sapere se siete interessati a partecipare, e in che forma, all’iniziativa.<br />
Già da subito, infatti, potete scrivere sul nostro sito www.europabarcamp.it suggerimenti e proposte e dare la vostra adesione.
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«Da Copenaghen dovranno uscire accordi impegnativi e vincolanti»2009-12-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it474333<br />
''Da Copenaghen dovranno uscire accordi impegnativi e vincolanti, premessa per un nuovo trattato Kyoto due''.
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E' questa la posizione comune del Parlamento europeo sui risultati attesi dalla conferenza mondiale sul clima ribadita dal Vicepresidente vicario dell'assemblea di Strasburgo, Gianni Pittella.
<p>"La presenza dei leader di tutti i principali paesi industralizzati alla conferenza confermano la preoccupazione e l'urgenza di decisioni e interventi immediati - sottolinea Pittella - i cittadini europei, come testimonia il sondaggio di Le Monde, sono pronti a fare la loro parte e a cambiare stile di vita, esistono quindi tutte le condizioni politiche e economiche per poter subito fissare obiettivi ambiziosi, ulteriori rinvii ridurrebbero ancora di piu' le possibilita' di arrivare in tempo per evitare la catastrofe ambientale che ormai nessuno riesce piu' a negare''.<br />
«La Ue attivi subito il fondo di solidarietà» - INTERVISTA2009-04-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390952<br />
È possibile organizzare aiuti per 3-400milioni, la priorità è dare un tetto<br />
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<b>Onorevole Gianni Pittella, lei ha partecipato
all’Aquila all’incontro con il Presidente della Repubblica, il capo della Protezione civile e i rappresentanti delle istituzioni locali. Cosa
può fare l’Europa per le popolazioni
terremotate dell’Abruzzo?</b><br />
«Il Pd e i suoi parlamentari europei
sono impegnati in prima linea per
affrontare l’emergenza e preparare
la ricostruzione. Le risposte da dare
sono molteplici...»<br />
<b>Quale impegno può assumere Bruxelles?</b><br />
«L’Unione europea può attivare immediatamente il fondo di solidarietà previsto per le grandi catastrofi,
utilizzato in passato in altri Paese.
Sulla base della stima dei danni, si
possono attivare fondi pari al 10%
delle esigenze. Si potrebbe ottenere
uno stanziamento pari a trecento-quattrocentomilioni di Euro. Ma
si dovrebbe pensare, nel contempo,
alla riprogrammazione dei fondi
strutturali assegnati all’Abruzzo. E, ancora, allo storno di fondi non spesi dalle altre regioni meridionali sulla base di Agenda 2000...»<br />
<b>Basterebbe per far ripartire il volano
dell’economia?</b><br />
«Il colpo subito dall’Abruzzo produrrà contrazione dello sviluppo e perdita di ricchezza. L’Europa dovrebbe partire da qui per dare una mano agli abruzzesi. Si potrebbero detassare le attività economiche dell’area
terremotata e, assieme, far rientrare l’Abruzzo tra le regioni dell’ex obiettivo uno (quelle in grave ritardo di sviluppo) che ottengono maggiori fondi europei».<br />
<b>Nell’immediato c’è da fronteggiare
l’emergenza, però...</b><br />
«La priorità è dare un tetto agli sfollati. E, assieme, assicurare l’assistenza sanitaria, l’istruzione, non far morire le aziende produttive, avviare la ricostruzione. Con i dirigenti abruzzesi del Partito democratico, nell’attivo regionale che si è svolto ieri, si è anche concordata la decisione di realizzare una forte mobilitazione
dei nostri quadri: per ogni tendopoli ci sarà un rappresentante del
Pd a sostegno delle famiglie sfollate».<br />
<b>Il governo e le istituzioni abruzzesi
sono d’accordo con le proposte che
lei avanza?</b><br />
«Ho avuto uno scambio di idee con
Bertolaso, con il presidente della
Regione e con quello della Provincia, ma anche con diversi sindaci
abruzzesi. Mi riprometto di affrontare il tema degli interventi europei anche con il ministro Tremonti
e mi auguro che il governo voglia
sostenere con forza le richieste da
avanzare a Bruxelles. Quando ho
parlato con Tajani del fondo di solidarietà, già all’alba di lunedì scorso, appena appresa la notizia del
terremoto, ho trovato immediato
ascolto. Il commissario italiano
Ue, poi, ha informato il presidente
del Consiglio Berlusconi. Il fondo
europeo di solidarietà è stato attivato per altre nazioni, non si comprende perché non debba essere
utilizzato anche per l’Italia».<br />
<b>Lei è il capo della delegazione italiana nel gruppo socialista a Strasburgo.Maggioranza e opposizione unite per coinvolgere l’Europa a favore
dell’Abruzzo, quindi?</b><br />
«Spero di sì. L’eurodeputato che
serve al nostro Paese deve occuparsi dei problemi della gente.Non deve fare né propaganda, né teatrini». <br />
Conversazione sul Mezzogiorno.2009-03-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390644<br /> "Mezzogiorno a tradimento. Il Nord, il Sud e la politica che non c’è".<br />
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E' in atto una pericolosa tendenza a dimenticare che senza nessun dibattito aperto una politica ancora fino a solo un anno fa, è ora praticamente in via di smantellamento, senza che nessuno, soprattutto tra i partiti politici e gli schieramenti stia veramente provando ad aprire un dibattito nuovo e complessivo sulle politiche di sviluppo per l’intero Paese, e di conseguenza sulle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno. E’ utile, dunque, partire dalle conclusioni del meritorio lavoro di Viesti, e cioè che la questione meridionale è oggi una questione tutta politica. In altri termini, non c’è ancora molto che dal punto di vista degli strumenti tecnico-procedurali e di modelli di governance possa essere inventato. Sicuramente tutti gli strumenti possono essere migliorati, ma la questione centrale non è questa.
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La questione è appunto politica. Ma cosa significa che la questione è politica?
In primo luogo che politicamente, nelle decisioni dei governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni, nessun ha rispettato degli obiettivi di spesa pubblica, da un governo dichiarati (è stato il Governo D'Alema a porre per la prima volta il tetto minimo di spesa ordinaria e aggiuntivo per il Sud al 42%) e da nessun altro modificati. Ma semplicemente da nessuno rispettati, senza che su questo si sollevasse un dibattito nel merito, anche in considerazione di cosa su questo ha poi significato in termini di risultati raggiunti o di esiti delle politiche aggiuntive destinate al Mezzogiorno dall’Europa e dallo stesso Stato. Dunque, un primo problema politico è di tipo nazionale, di conferma di previsioni programmatiche di bilancio dello Stato sistematicamente disattese. Le risorse aggiuntive sono dunque sempre state poi utilizzate per la gran parte come sostitutive di risorse ordinarie. Tuttavia la cosa più impressionante di questa situazione, protratta per circa dieci anni e a prescindere da chi era in un momento o nell’altro al governo del paese, è che nessuno la ha mai contestata come principio della programmazione della finanza pubblica, ma semplicemente nessuno ha sentito l’ ”obbligo morale” di rispettarlo, e nessuno ha alzato il livello del dibattito per rimarcarlo. Questo a conferma che il dibattito politico nazionale si è sempre più spostato sulla conquista o riconquista dell’elettorato del Nord, senza mai soffermarsi più di tanto sull’utilità dello sviluppo del Sud alla crescita dell’intero Paese.
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La presenza di una forza politica rappresentante dichiaratamente gli interessi di una sola parte del Paese ha contribuito enormemente a rafforzare questo atteggiamento che Anche il Centro-Sinistra ha da un certo punto in poi ha assunto come pilastro fondamentale della propria politica. Anche il dibattito interno allo stesso PD ha più volte enfaticamente rimarcato il disagio del Nord, lasciando implicitamente consolidare l’immagine di un Mezzogiorno-Gomorra nel resto del Paese, ma ancor peggio nello stesso Mezzogiorno. Questo atteggiamento ha probabilmente avuto soltanto l’esito di confermare una seconda ipotesi contenuta nel libro di Viesti, e cioè che alcuni ostacoli allo sviluppo del Sud sono poi anche all’interno dello stesso Mezzogiorno, “dai politici che interpretano l’azione pubblica principalmente come uno strumento di promozione di interessi particolari, individuali e di gruppo, e non collettivi”.
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Certo la situazione è abbastanza complicata. Dall’analisi accurata con dovizia di dati trattati, dalla descrizione della clamorosa frenata dell’economia italiana e in ogni caso del suo andamento più lento in Europa, e quindi da un Italia debole e sfiduciata, emergono uno dietro l’altro temi già noti a chi segue quotidianamente la questione meridionale. Dai dati sulla spesa in conto capitale a quella di parte corrente, ai temi oggi caldi del federalismi fiscale. Fino agli esiti della programmazione 2000-2006, con la frammentazione degli interventi, la questione dei tempi medi di realizzazione delle opere pubbliche, la qualità e l’efficienza delle pubbliche amministrazioni ancora insufficiente. Tutti elementi che hanno unanimemente la politica a concludere, probabilmente frettolosamente, che l’idea alla base della Nuova Programmazione lanciata da Ciampi nel 1998, non fosse il modo più efficace per favorire lo sviluppo del Sud. In altri termini, cercando la soluzione al problema non nella guida politica dell’attuazione di quanto programmato, ma nelle tecnicalità e nello strumentario messo in campo per attuare la programmazione. Risultato: il mancato sviluppo del Sud in questi anni è stato imputato ad un pezzo di classe dirigente responsabile della programmazione delle risorse aggiuntive e dal semplice suo smantellamento (anche questo bi-partisan) pensare di aver dato una risposta alternativa. Certo forse il gruppo che ci ha messo la faccia è stato abbandonato in fretta, troppo in fretta e senza una vera alternativa.
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Perché ad un certo punto la risposta alternativa è diventata la proposta di riaccentramento delle politiche di sviluppo per indirizzare le risorse su pochi chiari obiettivi di sviluppo, ma che l’analisi dei dati sul PON Trasporti 2000-2006 non ci fa molto rallegrare, o piuttosto che gli impegni mancati dalle grandi aziende pubbliche (FS e ANAS in testa) probabilmente non ci saranno ancora. In effetti, in questa fase il non-rimedio è sicuramente peggiore del presunto male. Perché in effetti non c’è nemmeno all’orizzonte una visione alternativa dello sviluppo equilibrato del Paese. Sotto gli occhi di tutti è lo shopping delle risorse aggiuntive per coprire buchi di risorse ordinarie, basti pensare alla copertura del buco di bilancio di Catania con risorse FAS, al taglio di risorse FAS indiscriminato, piuttosto che al sistematico assalto alla ripartizione territoriale vincolata delle risorse FAS sancita dalla Conferenza Stato-Regioni e da sempre accettata da tutti.Segnali inquietanti, aggravati dalle idee lanciate solo pochi giorni fa dal ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto che propone ora, a 2009 iniziato, la revisione complessiva della programmazione 2007-2013, probabilmente orientato maggiormente alle elezioni regionali in Puglia del 2010 che non all’effettiva efficacia dell’attuazione dei programmi, passo conclusivo di un processo iniziato nel febbraio 2005. Tuttavia, nell’analisi lucida di Viesti, non sfugge, anche se poco trattato, quanto le Regioni e le Amministrazioni locali del Sud hanno mancato rispetto a quanto ci si aspettava da loro nella fase di redazione dei programmi. In particolare dalle Regioni. Queste probabilmente non sono riuscite a fare il grande salto di qualità che le ha viste protagoniste della programmazione, ma non altrettanto capaci di coinvolgere adeguatamente e corresponsabilmente le amministrazioni locali nella fase di attuazione, confinandole sempre ad un ruolo troppo subalterno, non valorizzando e premiando le differenze qualitative nell’azione amministrativa, privilegiando sempre l’attuazione diretta degli interventi anche con strutture poco adeguate agli impegni contabili, procedurali e amministrativi richiesti.
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Ma un altro grande punto sul quale le Regioni del Mezzogiorno hanno probabilmente fallito è stato quello di non essere riuscite a mettere in campo azioni coordinate tra di loro per la programmazione e realizzazione delle grandi infrastrutture di rete necessarie per il Mezzogiorno. I tentativi sono stati troppo timidi e il rapporto con i Programmi Nazionali è stato sempre troppo rivolto ad un territorializzazione della spesa da fare con il bilancino e non su obiettivi condivisi di sviluppo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e Viesti li evidenzia tutti. Il Sud è nell’immaginario collettivo ormai una parola negativa. Nessuno in questo momento tende a credere in un possibile sviluppo del Mezzogiorno, nemmeno i meridionali. La risposta della politica a tutto questo è semplicemente quella di aver cancellato il Sud dall’agenda politica del Paese. Quello che non è accettabile è che il partito democratico (con Franceschini stiamo avendo una positiva inversione di rotta) sia partecipe ad una fuga della politica dalle proprie responsabilità, o nell’alimentare una distinzione territoriale che si riflette nelle stesse strutture interne del partito. Più semplicemente resta da chiedersi perché le classi dirigenti regionali e locali dopo avvii sempre promettenti (si pensi alla stagione dei sindaci negli anni novanta, e poi a quella delle regioni a cavallo tra i due decenni) non sono mai riuscite a mantenere alta la tensione politica al cambiamento e allo sviluppo, ma sono troppo spesso, anche qui purtroppo in maniera bi-partisan, caduti nell’errore della gestione del potere tout court. Oggi il rischio più serio che corriamo è quello di aver bandito dal lessico politico alcuni concetti chiave come sviluppo locale, dimenticando che dietro questo concetto si cela la vita di una parte molto consistente del Mezzogiorno rurale e interno, per i quali l’offerta di servizi essenziali, poco legati forse alla cresciuta economica, ma decisivi per lo stesso presidio antropico del territorio. La “rassegnazione” politica su questi temi non ci fa neanche cogliere le cose positive che in tanti contesti locali sono accadute in questi anni: cluster di imprese innovative in luoghi nei quali nessuno avrebbe ami immaginato potessero svilupparsi imprese innovative, servizi di qualità alle popolazioni rurali, organizzazione territoriale per l’offerta turistica territoriale molto efficace.
Ancor peggio se dall’altra parte vediamo lo sviluppo urbano del Mezzogiorno dominato dai temi di cronaca dell’ultimo anno: rifiuti, sistemi di potere consolidati, crimine organizzato incontrastato.Sul tema del Mezzogiorno la politica deve riappropriarsi del proprio ruolo. Essere guida responsabile, che converge sulle grandi linee di sviluppo e lavori per attuarle. Uno scatto di reni è necessario. Le disparità di sviluppo interne in un Paese non possono essere considerate un’anomalia irrisolvibile. L’Europa non ci dice questo. La politica di coesione è una politica europea e ha dimostrato che può generare molti risultati positivi. Già, ma forse anche l’Europa sta diventando un riferimento scomodo per la politica.
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Sul discorso del presidente di turno dell'UE2009-02-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388857<br />
Esprimo il mio apprezzamento e ringraziamento al presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Poettering, per le parole cortesi ma ferme che ha rivolto al presidente ceco Vaclav Klaus al termine del suo discorso davanti al Parlamento europeo riunito a Bruxelles. Abbiamo accolto il capo di stato del paese presidente di turno dell'Unione e abbiamo ascoltato con attenzione il suo ragionamento, sostanzialmente contrario a ogni passo in avanti nell'integrazione europea, compresa quella politica.
Ha fatto bene il presidente Poettering, seppure con un gesto irrituale, a ricordare a Klaus che nella famiglia europea vi sono già opinioni diverse e libertà di esprimerle ma, come in tutte le democrazie, vige il principio del rispetto delle decisioni della maggioranza.<br />
Klaus è preoccupato dal fatto che noi possiamo considerare un dogma una maggiore integrazione politica e si è detto sicuro che "i possessori delle chiavi dell'integrazione europea cerchino di imporre queste nozioni".<br />
L'integrazione europea, non certo senza difficoltà, procede da 50 anni e ha ancora una lunga strada davanti a sé. Nonostante vi siano opinione pubbliche refrattarie alle aperture internazionali e gelose della propria autonomia, la storia degli ultimi decenni ha mostrato che molte spesso proprio le politiche concordate e integrate in una dimensione sovranazionale sono state in grado di rispondere alle sfide di oggi, che sono quasi sempre globali.<br />
<br />(dalla dichiarazione stampa di Gianni Pittella, del 19 febbraio 2009, dopo il discorso, in seduta solenne, del presidente ceco Vaclav Klaus dinanzi il Parlamento europeo)
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<b>MA COS'È SUCCESSO NEL DETTAGLIO...</b>
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Ascoltato l'inno europeo, il Presidente PÖTTERING ha dato il benvenuto al Presidente ceco Vaclav Klaus, rilevando che il Parlamento europeo è la rappresentanza democratica dei cittadini dell'Europa unificata. Ha poi osservato che la Repubblica ceca è sempre stata al cuore dell'Europa e ha contribuito alla sua storia. Ha quindi detto di apprezzare il ruolo della Repubblica ceca nell'UE, accentuato ora dalla Presidenza di turno. In proposito, ha evidenziato che la ratifica, a grande maggioranza, del trattato di Lisbona da parte del Parlamento ceco, sottolinea la disponibilità della Presidenza a contribuire a un iter positivo delle ratifica del trattato, che «è indispensabile per affrontare le grandi sfide del XXI secolo».
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Il Presidente si è poi detto preoccupato per le attuali tendenze protezionistiche, rilevando invece i benefici di un mercato unico libero e aperto. Ha quindi concluso sottoscrivendo l'appello del Presidente Klaus ai suoi cittadini di partecipare numerosi alle prossime elezioni europee, poiché sono «estremamente importanti».
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Dopo aver ringraziato per l'invito, Vaclav KLAUS ha sottolineato come il Parlamento europeo sia una delle istituzioni chiave dell'UE, che riunisce rappresentanti di 27 paese appartenenti a un'Unione europea che, da cinquanta anni, è «un'esperienza unica e, in principio, rivoluzionaria». Ricordando poi che tra meno di tre mesi il suo paese celebrerà i cinque anni dell'adesione all'UE, ha affermato che lo farà «con dignità» e, a differenza di altri nuovi Stati membri, senza dimostrare delusione per le aspettative non realizzate. Ha infatti spiegato che le attese ceche «erano realiste» e che era noto che non si trattava di un'adesione «a un'utopia». La possibilità di partecipare all'integrazione europea, ha proseguito, è stata presa come un'occasione per beneficiare dei vantaggi offerti dall'Europa e per contribuire al processo: «ci assumiamo la nostra parte di responsabilità nello sviluppo dell'Unione europea».
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Il Presidente ha poi spiegato che «non vi sono alternative all'adesione» all'UE e che nessuna forza politica del suo paese la mette in dubbio. Per questa ragione si è detto «sgradevolmente imbarazzato» per gli attacchi «infondati» verso la Repubblica ceca circa la sua presunta volontà di trovare un altro gruppo d'integrazione cui aderire. L'integrazione europea, ha proseguito, ha per missione di eliminare «le barriere inutili e controproducenti per la libertà umana e la prosperità» riguardo alla circolazione di persone, beni, servizi, idee e filosofie politiche. Deve inoltre gestire progetti comuni che non possono essere raggiunti dai singoli Stati.<br />
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Il Presidente ha tuttavia affermato che le decisioni prese a Bruxelles «sono sicuramente più numerose di quanto sarebbe ottimale». In proposito ha posto una domanda retorica ai deputati: «siete sicuri, quando votate su una questione, che questa debba essere risolta in questa sala e non invece in un posto più vicino ai cittadini e, dunque, all'interno degli Stati membri?». L'attuale retorica «politicamente corretta», ha insistito, evidenzia altri effetti possibili dell'integrazione che sono «piuttosto secondari» e che «rappresentano le ambizioni di uomini politici professionisti e delle persone a loro legate anziché gli interessi dei cittadini comuni».
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D'altra parte, ha ammesso che, benché l'adesione fosse l'unica alternativa, «i metodi e le forme d'integrazione europea offrono molte varianti possibili e legittime». A suo parere «è quindi sbagliato considerare lo stato attuale dell'organizzazione istituzionale dell'UE come un dogma» ed è altrettanto sbagliato «supporre che il solo futuro possibile dell'integrazione europea, postulato a priori e non criticabile, debba essere "un'Unione sempre più stretta" o l'integrazione sempre più profonda degli Stati membri». E l'imposizione di questo approccio «è inaccettabile». Inoltre, ha proseguito, «è chiaro che qualsiasi modifica istituzionale dell'UE non è un obiettivo in sé ma il mezzo per raggiungere dei veri obiettivi», tra i quali figura «un'organizzazione economica che possa garantire la prosperità, come l'economia di mercato». A suo parere, è questo quanto chiedono coloro «che hanno vissuto sotto l'oppressione del comunismo e che hanno combattuto contro un'economia pianificata organizzata dallo Stato».
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Il sistema decisionale attuale dell'UE, ha aggiunto il Presidente, «è diverso da quello che è stato confermato dalla storia della democrazia parlamentare classica ... dove vi è una parte che sostiene il governo e l'altra all'opposizione». A suo parere, «ciò non esiste nel Parlamento europeo ... dove è imposta una sola alternativa mentre chi la pensa diversamente è considerato un avversario dell'integrazione europea». Riferendosi alla distanza tra i cittadini e l'Europa, ossia il deficit democratico, il Presidente ha affermato che i progetti di modifica dell'assetto istituzionale, come la Costituzione europea o il trattato di Lisbona, «aumenterebbero ulteriormente questo difetto». Inoltre, «essendo assente un popolo europeo la soluzione non consiste nemmeno nel rafforzare i poteri del Parlamento europeo». Ciò, ha insistito, «potrebbe aumentare il problema alienando ancora di più i cittadini dalle istituzioni europee».
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<b>A questo punto, diversi deputati si sono alzati e hanno lasciato l'Aula.</b>
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La soluzione, ha proseguito il Presidente, non consiste neanche nel «melting pot dell'integrazione europea, né nella riduzione del ruolo degli Stati membri sotto il motto di una società europea multiculturale e multinazionale». Ha quindi affermato di temere che «il tentativo di accelerare e approfondire l'integrazione e di trasferire a livello europeo ulteriori decisioni che riguardano i cittadini degli Stati membri possa minacciare tutti i risultati positivi ottenuti dall'Europa negli ultimi cinquanta anni». Il successo dell'UE, ha proseguito, sta anche nel fatto che «l'opinione e la voce di ogni Stato membro hanno avuto finora la stessa importanza, al momento del voto, e sono state ascoltate». Ha quindi ammonito che se i cittadini non si riconoscessero più nel progetto europeo «ci potremmo ritrovare molto facilmente e rapidamente ai tempi di cui abbiamo l'abitudine di dire che appartengono a un passato lontano».
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Ciò, ha proseguito, è legato anche alla questione della prosperità: «il sistema economico attuale dell'UE è quello dell'oppressione del mercato e del rafforzamento continuo della gestione centrale dell'economia». Ha quindi osservato che «nonostante la Storia abbia dimostrato che non si tratta della giusta direzione, la stiamo riprendendo di nuovo». Il Presidente ha poi affermato che la crisi finanziaria ed economica «non è stata una crisi del mercato .... ma è stata causata dalla manipolazione politica del mercato» e, in proposito, ha ricordato nuovamente «l'esperienza storica della nostra parte dell'Europa e le lezioni che ne abbiamo tratto». La soluzione, ha insistito, consiste unicamente «nella liberalizzazione e la deregolamentazione dell'economia europea».
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Il Presidente ha quindi concluso sottolineando l'esigenza che «una discussione libera su tali questioni non sia considerata come un attacco all'idea stessa dell'integrazione europea». Abbiamo sempre creduto, ha proseguito, «che la democrazia autentica, che ci è stata negata per quaranta anni, è giustamente fondata sul diritto di dibattere apertamente sulle questioni gravi, di essere ascoltati e di difendere la possibilità di ciascuno di presentare il proprio parere anche se è diverso». Lo scambio libero delle idee e delle opinioni, ha aggiunto, «è una condizione essenziale della democrazia ... e costituisce il solo modo per rendere l'Unione europea più libera, più democratica e più prospera».
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Il Presidente PÖTTERING, rivolgendosi a Vaclav Klaus, ha rilevato che egli ha parlato al Parlamento europeo come aveva auspicato e che «in un parlamento del passato non avrebbe potuto tenere questo discorso». «Grazie a Dio - ha aggiunto - viviamo in una democrazia europea in cui ognuno può esprimere la propria opinione». Il Presidente ha poi affermato che «siamo una famiglia europea dove, come in tutte le famiglie, ci sono punti di vista diversi». Ha in seguito sottolineato che se il Parlamento europeo non avesse tutta l'influenza che ha e non fosse co-legislatore sul 75% delle decisioni - che salirebbe a quasi il 100% con il trattato di Lisbona - sarebbe la burocrazia a decidere in Europa». «La sua visita - ha concluso - è espressione della molteplicità delle visioni in Europa .... e, come in ogni democrazia, vince la maggioranza».
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Molti deputati hanno applaudito calorosamente il Presidente Pöttering.<br />
<p>Con Obama inizia l'era della responsabilità2009-01-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388473<br />
L'elezione di un presidente USA è sempre un evento carico di significati, sia sotto il profilo simbolico, per il ruolo di superpotenza globale che gli Stati Uniti hanno assunto con la fine della guerra fredda, sia sotto il profilo sostanziale, per l'enorme potere che il "capo del mondo libero" si ritrova a dovere gestire. Nel caso di Barack Obama il significato più immediato è naturalmente quello della fine definitiva della segregazione razziale. Per la prima volta un nero, o quanto meno un non – bianco, ottiene la fiducia della maggioranza dei cittadini americani di ogni razza, colore e credo religioso. Questo è un risultato straordinario, se pensiamo alla considerazione e al rispetto che gli americani hanno per le loro istituzioni in generale e per il loro Presidente in particolare.
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Ma l'elezione di Obama ha in sé anche una serie di altri significati, meno appariscenti ma altrettanto importanti. Essa conferma la capacità del popolo americano di percepire il momento in cui imprimere la svolta. I valori di solidarietà, multilateralismo, pari opportunità, ecologia di cui Obama è portatore sono stati recepiti dagli americani non già come astratti sentimenti buonisti, ma come l'unica strada per uscire dalla crisi in un mondo in cui ci si salva tutti o nessuno! Nella sua proverbiale pragmaticità il popolo americano ha ancora una volta dimostrato di sapere individuare e scegliere nel proprio interesse, in un momento storico in cui il sistema di valori di George W. Bush, che qualcuno qui da noi ha riassunto nella formula "Dio, Patria e Famiglia" si è mostrato fallimentare. Oltre a questo, l'elezione di Obama afferma definitivamente un nuovo modo di fare politica, legato più alle battaglie di libertà civile e all'impegno concreto, radicato nel mondo del volontariato e dell'associazionismo che non all'establishment precostituito e all'apparato di partito.
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La mobilitazione dei giovani militanti, la cospicua raccolta di denaro in milioni di piccoli contributi, il tam tam di internet, l'utilizzo dei social network, Facebook in testa, l'ondata emotiva che ha investito buona parte dell'America, sono tutti segnali dell'affermazione e del consolidamento di nuove forme di partecipazione, più capillari e certamente più rispondenti ai modi e alle forme della società contemporanea. Quest'ultimo aspetto, ha consentito ad Obama di sconfiggere anzitutto Hillary Clinton, quella che probabilmente è stata la sua rivale più pericolosa, ancora più di Mc Cain. Ma più di tutto, la vittoria di Obama è la vittoria del sistema democratico americano, agile e aperto al cambiamento. La guerra in Irak prima e la crisi finanziaria poi, hanno procurato agli Stati Uniti una caduta d'immagine senza precedenti, che ha rinfocolato ovunque il sempre diffuso antiamericanismo.
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E invece con l'elezione di un presidente che è di per sé simbolo di multiculturalità e multilateralismo, gli USA hanno oggi tutte le carte in regola per recuperare il proprio prestigio nell'opinione pubblica mondiale. Naturalmente tutto questo ci porta a riflettere una volta di più sulle cose di casa nostra, dove le maglie del sistema sono talmente strette da asfissiare sul nascere qualunque istanza di cambiamento. Quali chance avrebbe un Obama in un paese che si è dato un sistema elettorale dove la scelta del cittadino è ridotta al lumicino, e dove i parlamentari vengono nominati d'ufficio dai partiti? Quali possibilità di affermazione nel paese delle Carfagna e dei Villari? Con ottime possibilità di successo, potremmo prevedere per lui un futuro da perenne giovane promessa.
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Come selezionare al Sud una classe dirigente all'altezza?2009-01-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388474<br />
Il successo che ha registrato il “decalogo” da noi proposto per la rigenerazione della politica e il suo rilancio soprattutto nel Mezzogiorno è andato oltre ogni aspettativa. Senza la pretesa di indicare certezze, ma col desiderio di promuovere il confronto su qualche idea e qualche ipotesi di lavoro, il nostro intervento solo attraverso la piattaforma digitale di facebook in pochi giorni ha riscosso più di mille adesioni e numerosi commenti che hanno ulteriormente allargato lo spettro della discussione e delle proposte. Se ne sono occupati giornali, riviste, siti telematici. Da ultimo il "Sussidiario" ha lanciato un dibattito online a cui stanno contribuendo in tanti, tra cui Linda Lanzillotta a Alfonso Ruffo. Proprio da quest'ultimo viene una lucida, incisiva provocazione: chi deve mettersi all'opera per realizzare queste idee? Insomma il tema del "manico" o se si vuole essere più eleganti, della classe dirigente. Condividiamo l'affermazione di Ruffo: le mani degli incapaci non potranno edificare nient'altro che illusioni.
E dunque, come selezionare una classe dirigente all'altezza? Dal nostro punto di osservazione, tre suggerimenti e una considerazione finale.
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<b>1)</b> Il profilo. Non è solo questione di età. Benissimo, ovviamente, che vi sia una dose robusta di giovani e donne. Lo ha anche ricordato il Presidente Napolitano nel suo recentissimo incontro in Calabria col mondo dell'Università. Il problema è che siano posti al primo punto, negli interessi di tutti e col contributo di tutti, competenze, qualità, passione autentica, onestà, totale disponibilità a donare alla politica, alla polis, cioè alla propria comunità, una parte significativa del proprio tempo. La politica come missione, come servizio civile e sociale, non come perseguimento di interessi personali, di parte, di ceto e di ‘casta’. C’è il rischio di apparire astratti e velleitari a pensarla così? Forse. Tuttavia, fortunatamente, tanti la pensano così. A tutti i cittadini, e ai giovani anzitutto, noi diciamo: se “questa” politica non vi piace, se volete cambiare il modo di fare politica, fate politica! Fatela, attivamente. Non lasciate che siano altri a farla, senza o contro di voi. I ruoli non si chiedono, si conquistano. Con autonomia, impegno e fatica.
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<b>2)</b> Chi sceglie e come si sceglie. I partiti devono tornare ad essere una fucina di risorse umane oltre che di idee. Non ci scandalizza il ritorno alle nobili e rigorose scuole di un tempo. Ma tocca anche a fondazioni, associazioni, centri studi, mondo del volontariato, movimenti giovanili, formare personale politico eccellente. Come si sceglie. Rifiutando con fermezza il metodo della cooptazione che in questi anni ha fatto il paio con le liste elettorali bloccate, incanalando la democrazia italiana verso una deriva plebiscitaria, dove pochi decidono e molti sono chiamati a ratificare. Ogni sistema che restituisca il diritto sacrosanto al cittadino di scegliere i propri rappresentanti va favorito e sostenuto. Per evitare la consunzione della partecipazione, la separazione degli eletti dagli elettori, l'attenuazione dei controlli che è tra le cause della degenerazione e del prevalere di un ceto mediocre e autoreferenziale.
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<b>3)</b> La valutazione ex ante, in itinere, ed ex post, sulle cose fatte o non fatte e sui risultati conseguiti o mancati, è essenziale. Riprendiamo una buona prassi europea: le primarie per valutare ex ante il profilo e i requisiti dei candidati, un filtro rigoroso sul profilo etico degli stessi (il codice etico che si è dato il PD è uno strumento importante), l'obbligo di rendicontare permanentemente sull’attività svolta (anagrafe degli eletti, utilizzo di strumenti telematici per dialogare ogni giorno con i cittadini, rendiconti dei problemi affrontati, dei risultati conseguiti, delle difficoltà incontrate, presenza fisica sui territori), la sanzione della non ricandidatura, o il sostegno e la riconferma, come esito della valutazione ex post.
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Nel Mezzogiorno serve come il pane un nuovo spirito pubblico. Serve ripristinare onestà, trasparenza e rigore perché la politica torni ad essere fattore essenziale di sviluppo. Ma non basta. Servono persone perbene (pre-condizione di tutto) e al tempo stesso capaci, competenti, efficienti. In grado di trasformare le idee in azioni, le proposte in leggi, programmi, iniziative concrete.
Non è facile, lo sappiamo, ma la sfida è questa. <br />
La Rai non si faccia veicolo di diffusione di razzismo omofobico2009-01-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388257<br />
In una lettera aperta inviata ieri al presidente della Rai Claudio Petruccioli, il presidente della Delegazione italiana nel Gruppo socialista al Parlamento europeo, Gianni Pittella, ha chiesto che venga riconsiderata l'opportunità di ammettere tra le canzoni in gara all'imminente Festival di Sanremo anche quella in cui si racconta la storia di una persona "guarita dall'omosessualità".<br />
"Ovviamente non è mia intenzione interferire in alcun modo con la libertà d'espressione e tanto meno con quella artistica, che sono fondamentali" - scrive Pittella - ma sono preoccupato dal fatto che si utilizzi una grande occasione di cultura e di musica, tanto più per il tramite del servizio pubblico radiotelevisivo, per diffondere l'idea che l'omosessualità sia una malattia, una visione di stampo razzista e omofobo".<br />
Pittella ricorda a Petruccioli che tanto la Costituzione della Repubblica italiana quanto la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea stabiliscono che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e che è vietata qualsiasi forma di discriminazione, compresa quella basata sulle tendenze sessuali.<br />
"Non si può restare in silenzio di fronte alla preoccupante diffusione di messaggi discriminatori e razzisti che negli ultimi tempi sfrutta mezzi come internet, facebook e youtube" - ha affermato ancora Pittella "e la televisione pubblica non può non tenerne conto". <br />
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IL TESTO DELLA LETTERA<br />
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Claudio Petruccioli<br />
Presidente della Rai<br />
Viale Mazzini<br />
ROMA<br />
<br />
e p.c. agli organi di informazione<br />
<br />
Signor Presidente,<br />
anche a nome dei colleghi della Delegazione che presiedo, le scrivo in merito alla prossima edizione del Festival di San Remo perché è stato annunciato che una delle canzoni in gara racconterà la storia di una persona "guarita dall'omosessualità".<br />
Ovviamente non è mia intenzione interferire in alcun modo con la libertà d'espressione e tanto meno con quella artistica, che sono fondamentali e infatti tutelate sia dalla nostra Costituzione sia dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea.<br />
Sono tuttavia preoccupato dal fatto che si utilizzi una grande occasione di cultura e di musica, tanto più per il tramite del servizio pubblico radiotelevisivo, per diffondere l'idea che l'omosessualità sia una malattia, una visione di stampo razzista e omofobo che la comunità scientifica ha smesso, dal secondo dopoguerra, di accreditare e che non trova posto nel dibattito culturale e politico di nessun paese civile. Voglio ricordare che l'orientamento sessuale non è una malattia né una scelta.
La Costituzione della Repubblica italiana e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, con rigore, stabiliscono che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" (art. 3, Costituzione) e che "È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali" (art. 21, Carta UE).<br />
In attesa di conoscere le sue decisioni circa l'opportunità di trasmettere un messaggio del genere, la saluto cordialmente,<br />
<br />
Gianni Pittella<br />
Presidente Delegazione italiana Gruppo<br />
socialista al Parlamento europeo<br />
<br />
"Dopo lo spumeggiante Sarkozy, la valeriana Topolanek"2009-01-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388256<br />
"Ha citato la Repubblica ceca più di 50 volte in meno di 30 minuti, ha perfino richiamato lo scontro interno tra il suo governo e l'opposizione, ha candidamente ritagliato per i suoi sei mesi di Presidenza del Consiglio UE, un ruolo notarile, di registrazione o al più di mediazione tra i 27 stati membri. Il primo ministro ceco Mirek Topolanek è stato stamattina a Strasburgo onestamente se stesso... un euroscettico, che si trova, suo malgrado, a svolgere una funzione sovranazionale e lo farà con un profilo bassissimo, portando avanti qualche dossier burocraticamente.
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Infioretta il suo discorso con due slogan ad effetto (le tre E: economia, energia ed Europa nel mondo) e le due G (Gaza e gas), ma è come se mettesse una cravatta elegante su un vestito logoro e spento. Nessuna sorpresa.<br />
Dopo lo spumeggiante Sarkozy, la valeriana Topolanek. Questo è il destino dell'Europa se non si riforma, come previsto nel Trattato di Lisbona, l'assurda semestralità della Presidenza del Consiglio."<br />
"Un decennio di successi ma ora serve una strategia politica all’altezza dello status internazionale dell'euro"2009-01-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388255<br />
"Dieci anni fa, con il lancio della moneta unica, l'Europa ha messo a segno la più importante riforma monetaria dai tempi di Bretton Woods. Un decennio caratterizzato da importanti successi. L'economia dell'area euro ha seguito un percorso d'integrazione economica e finanziaria più rapido rispetto al resto dell'UE e la sua resistenza agli shock esterni è aumentata.<br />
Quale sarebbe, senza l'euro, la situazione dei nostri mercati finanziari e delle nostre monete rispetto all'attuale turbolenza finanziaria mondiale? Bisognerebbe chiederlo a chi, tra gli esponenti politici italiani del centro destra, in questi anni non ha fatto altro che scaricare, con irresponsabile demagogia, sull'euro e sull'Europa le cause dei mali italiani e della propria incapacità di governare, arrivando a ipotizzare finanche un referendum per uscire dall'euro. Oggi queste stesse persone stanno celebrando le conquiste della nostra moneta unica. Benvenuti tra noi.<br />
Ora guardiamo avanti. Gli attuali squilibri dell'economia mondiale riportano al centro dell'attenzione le sfide che l'Europa dell'euro deve affrontare. L'impatto della moneta unica sui tassi di crescita delle economie dell'Eurogruppo è stato deludente. Questo perché non esiste una strategia politica correttamente definita tanto meno una rappresentanza internazionale effettiva. È urgente che l'Europa si doti di una strategia all’altezza dello status internazionale della sua moneta esprimendosi con una sola voce sulle politiche del tasso di cambio e assumendosi le proprie responsabilità rispetto alle questioni relative alla stabilità finanziaria e alla vigilanza macroeconomica. La strada delle riforme resta quindi aperta perché anche queste nuove sfide possano essere affrontate con successo."<br />
"L'Europa indispensabile tra spinte nazionalistiche e mondo globalizzato"2009-01-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388151<br />
La grave crisi finanziaria, economica e sociale che ha investito gli stati uniti e ha contagiato il resto del mondo dimostra l'indispensabilità dell'europa. dell'unione europea, un'organizzazione istituzionale, economica e non ancora abbastanza politica, che oltre sessant'anni fa grandi uomini avevano già immaginato. anche per l'europa non è un momento facile. i no al trattato costituzionale e al trattato di lisbona sono la spia di un disagio, di un disamore verso l'idea stessa dell'unione. questo libro spiega perché, invece, l'europa è necessaria, cosa ha già fatto per i cittadini e cosa ancora può e deve fare, purché ne abbia la possibilità.
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In questo scritto racconto come, dalle grandi crisi internazionali ai problemi energetici, dai fondi per il Mezzogiorno agli stanziamenti per la ricerca, al mercato del lavoro, ai temi della giustizia e dei diritti civili, più Europa significhi più forza e opportunità per tutti e non, come qualcuno vorrebbe far credere, burocrazia e istituzioni senz'anima. Il volume, oltre a rivelare curiosi aneddoti su personaggi noti, costituisce un agile strumento per entrare negli ingranaggi di un'Europa che stanzia risorse e dispensa multe, che offre formazione ai giovani e infrastrutture ai diversi paesi, che a volte sembra invadere, e altre invece sfiorare, le nostre vite.
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Si apre lunedì prossimo a Strasburgo la sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. I punti all'O.d.G.2009-01-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it387813<br />Sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. Ecco i punti forti all'ordine del giorno...<br />
Lunedì 12 gennaio<br /><br />
<b>Recessione: coordinamento UE e bilanci pubblici sani</b><br />
- Una relazione all'esame dell'Aula incoraggia un uso intelligente della flessibilità del Patto di stabilità, il coordinamento politico ed economico a livello europeo e aumenti salariali nell'Eurozona. Chiede di valutare gli interventi pubblici nel settore finanziario e industriale, precisando le condizioni da porre ai salvataggi di banche, ridurre le tasse sui redditi medio-bassi e sul lavoro, lottare contro i paradisi fiscali e promuovere investimenti infrastrutturali (anche tramite eurobond) (relazione Gottardi).
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<b>Garantire la tutela da pratiche commerciali sleali e pubblicità ingannevole</b> <br />
- Per garantire la fiducia di consumatori e imprese, una relazione sollecita una particolare attenzione all'applicazione delle direttive sulle prassi commerciali sleali e sulla pubblicità ingannevole. Chiede anche di riconoscere ai consumatori il diritto di ricorso diretto, di proteggere le PMI da prassi commerciali aggressive, di estendere i controlli e organizzare campagne d'informazione sui diritti dei consumatori. Va anche stabilita una "lista nera" delle pratiche pubblicitarie ingannevoli (relazione Weiler).
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<b>
Quali aiuti di Stato per la radiodiffusione?</b><br />
- Un'interrogazione alla Commissione aprirà un dibattito in Aula in merito alla futura comunicazione relativa agli aiuti di Stato al servizio pubblico di radiodiffusione. Nel sottolineare l'importante ruolo svolto dal servizio pubblico a favore della diversità culturale e del pluralismo, i deputati chiedono che il Parlamento sia coinvolto nella definizione della nuova comunicazione.
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<b>Verso una nuova legislazione UE sui pesticidi</b><br />
- Il Parlamento è chiamato a adottare due provvedimenti legislativi sull’autorizzazione e la commercializzazione dei prodotti fitosanitari nonché sull'uso sostenibile dei pesticidi e la promozione della difesa integrata. Lo scopo è migliorare la difesa della salute e dell'ambiente. Se è ampliata la possibilità di scelta negli Stati membri, sarà però vietato il ricorso ad alcune sostanze pericolose. Sono fissate rigorose condizioni per l'irrorazione aerea dei pesticidi e la tutela delle acque (relazioni Klass e Breyer).
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Martedì 13 gennaio
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<b>Il Parlamento celebra i primi 10 anni dell'euro</b><br />
- Nel corso di una seduta solenne cui prenderanno parte, il Presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, il commissario Joaquin Almunia e il governatore della BCE Jean-Claude Trichet, il Parlamento celebrerà i primi dieci anni dell'introduzione dell'Euro. A margine della Plenaria, si terrà anche un seminario sul ruolo dell'euro nella gestione della crisi economica e finanziaria.
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<b>Nuove norme per i fondi d'investimento</b><br />
- L'Aula esaminerà una proposta che mira a introdurre nuove misure per migliorare l’efficienza e l’integrazione del mercato interno degli organismi d'investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM) e a ottimizzare il funzionamento delle disposizioni attuali sulla commercializzazione transfrontaliera degli OICVM e gli obblighi in materia di informativa. Non è escluso che il Parlamento approvi un compromesso negoziato dal relatore con il Consiglio (relazione Klinz).
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<b>Un quadro UE per gli appalti pubblici nel settore della sicurezza e della difesa</b><br />
- Il Parlamento è chiamato ad adottare una direttiva volta a creare un mercato europeo delle attrezzature militari al fine di rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa europea e sviluppare le capacità militari necessarie per attuare la politica europea di sicurezza e di difesa dell'Unione (PESD). Se l'Aula approva il compromesso raggiunto con il Consiglio, la direttiva dovrà essere applicata entro due anni (relazione Graf Lambsdorff).
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<b>Passaporti biometrici: niente impronte digitali per i minori di 12 anni</b><br />
- Da fine giugno 2009 i passaporti dei cittadini europei dovranno includere le impronte digitali in un microchip. L'Aula è chiamata a adottare un regolamento che esenta i minori di 12 anni da tale obbligo, fatta salva la revisione del limite alla luce di uno studio sull'affidabilità delle impronte dei bambini. Per una maggiore tutela di questi ultimi, è prevista l'applicazione del principio "una persona, un passaporto", rinunciando alla prassi di iscriverli sui documenti di viaggio dei genitori (relazione Coelho).
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<b>Istituzioni UE più trasparenti: migliorare l'accesso dei cittadini alle informazioni</b><br />
- Una relazione all'esame dell'Aula chiede nuove iniziative per una maggiore apertura, e trasparenza delle Istituzioni UE. Occorre quindi migliorare l'accesso del pubblico ai documenti (semplificando e poi unificando i registri) e la pubblicità dei dibattiti al Consiglio ed elaborare una legge UE ambiziosa sulla libertà d'informazione. Propone poi di pubblicare sul web informazioni complete su attività, frequenza e indennità degli eurodeputati, nonché sui lavori di tutti gli organi parlamentari (relazione Cappato).
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Mercoledì 14 gennaio
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<b>Programma della Presidenza ceca</b><br />
- Il vice primo ministro incaricato degli affari europei, Alexandr Vondra, presenterà all'Aula il programma della Presidenza ceca dell'UE nel primo semestre di quest'anno. Le priorità settoriali della presidenza ceca si articolano attorno alle tre “E”: Economia, Energia ed Europa nel mondo.
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<b>Situazione a Gaza</b><br />
- Le dichiarazioni di Consiglio e Commissione apriranno un dibattito in Aula sulla situazione a Gaza a seguito dell'attacco dell'esercito israeliano causato dalla rottura della tregua da parte di Hamas e la ripresa dei lanci di missili su Israele. Di fronte alle centinaia di morti e feriti e alla drammatica situazione umanitaria, la comunità internazionale si è mobilitata per promuovere un cessate il fuoco e l'UE ha inviato una missione in Medio Oriente.
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<b>Gas: braccio di ferro tra Russia e Ucraina e forniture all'UE</b><br />
- Le dichiarazioni di Consiglio e Commissione apriranno un dibattito in Aula riguardo allo scontro tra Russia e Ucraina in merito al prezzo del gas che si è tradotto in una riduzione delle forniture in alcuni Stati membri dell'UE. Il gruppo di coordinamento del gas dovrà fare il punto sull'approvvigionamento e decidere se attivare i meccanismi di solidarietà UE. Gli eurodeputati hanno organizzato un incontro con ministri e parlamentari russi e ucraini e con i vicepresidenti di Gazprom e Naftogaz.
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<b>Diritti fondamentali nell'UE: stop alle discriminazioni</b> <br />
- L'Aula è chiamata ad approvare una relazione sui diritti fondamentali nell'UE che rileva le restrizioni poste alle libertà individuali dalla lotta al terrorismo e chiede di agire contro gli incitamenti razzisti e le discriminazioni dei rom e delle coppie omosessuali. Particolare attenzione va rivolta alle donne (discriminazione sul lavoro, violenze e salute sessuale) e ai bambini vittime di sfruttamento e violenze. Occorre poi garantire la libertà di stampa e promuovere le lingue regionali (relazione Catania).
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<b>Commemorazione del massacro di Srebrenica</b><br />
- Le dichiarazioni di Consiglio e Commissione apriranno un dibattito in Aula per commemorare il massacro di Srebrenica avvenuto l'11 luglio 1995. Quel giorno, dopo il loro ingresso nell'enclave sotto tutela ONU, le truppe serbo-bosniache al comando di Radko Mladić sterminarono circa 8.000 musulmani. La consegna del generale serbo al Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia è una delle condizioni imposte dall'UE per aprire i negoziati di adesione con la Serbia.
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Giovedì 15 gennaio<br />
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<b>Quale strategia UE per sostenere la candidatura della dieta mediterranea nel Patrimonio culturale dell'umanità?</b><br />
- Un'interrogazione orale alla Commissione aprirà un dibattito in Aula in merito alla strategia che intende adottare la Commissione europea per sostenere la candidatura della dieta mediterranea quale patrimonio immateriale dell'umanità tutelato dall'UNESCO. L'iniziativa, avviata da Italia, Spagna, Grecia e Marocco è stata presentata al Consiglio UE a luglio e sostenuta dalla Commissione. L'UNESCO dovrebbe prendere una decisione entro settembre 2009.
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<b>Sono rispettate le norme a tutela degli animali durante il trasporto?</b><br />
- Un'interrogazione orale alla Commissione aprirà un dibattito in Aula in merito al rispetto, da parte degli Stati membri, delle prescrizioni previste dal regolamento sul trasporto degli animali. I deputati chiedono quali paesi hanno trasmesso le relazioni annuali previste e se la Commissione ha proceduto a un loro esame preliminare. Chiedono anche se, in vista della revisione del regolamento, la Commissione ha l'intenzione di preparare una relazione sulla sua applicazione negli Stati membri.
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I buoni risultati sul pacchetto clima ed energia servono per rilanciare l'Europa2009-01-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it387805<br />
L'Europa ha imboccato una strada coraggiosa e ambiziosa, divenendo leader mondiale nella lotta al cambiamento climatico e in una nuova e moderna politica energetica capace di suscitare sviluppo sostenibile, buona occupazione, crescita. E su questa strada, fino alla fine, il governo italiano ha posto intralci, non curante dei grandi vantaggi che le decisioni europee avranno anche per la società e l'economia italiana. Mi riferisco all'approvazione del pacchetto clima ed energia.<br />
Questa vicenda conferma che il centrodestra italiano si muove nei confronti delle istituzioni europee in modo difensivo, presentando Bruxelles come dispensatrice di danni e se stesso come capace di ridurre gli stessi. È miopia.
Con la traduzione in misure legislative del pacchetto energia clima su cui ha lavorato in modo coerente il Parlamento europeo (che è codecisore con pari dignità del Consiglio), avvalendosi della competenza di deputati come Guido Sacconi, verrà un impulso determinante perché altri ci seguano, concorrendo con noi - penso agli USA di Obama - ad un mondo più sicuro, più vivibile, più ricco di opportunità anche occupazionali e produttive legate alla innovazione e ai settori verdi.<br />
Ritengo invece mediocri le decisioni adottate in merito alla crisi economico finanziaria. Riguardo ai rischi di recessione che gravano sull'Europa, la via per rilanciare la nostra competitività sul piano mondiale è quella di aumentare la spesa pubblica. Ma va fatto con risorse europee. Dei circa 200 miliardi di euro previsti da piano di rilancio appena approvato solamente 30 provengono dal bilancio comunitario. I restanti 170 miliardi dovranno, infatti, essere sborsati dagli Stati membri. L'Unione continua ad essere ostaggio di un bilancio legato ai trasferimenti nazionali che non offre alcuna autonomia finanziaria in situazioni di crisi come quella attuale. È paradossale che continuino a restare inascoltati gli autorevoli richiami - il più recente quello del Presidente Delors di alcune settimana fa dalle colonne di "Le Monde" - a considerare l'opportunità di utilizzare lo strumento degli EuroBond per finanziare gli investimenti strategici europei.
All'Europa servono i mezzi per sostenere i fini ed oggi il fine primario è ridare fiato alla crescita e alla coesione attraverso un grande programma di produzione di beni pubblici comuni: energia rinnovabile, ricerca e istruzione, grandi reti infrastrutturali, mobilità dei giovani, sicurezza interna ed esterna.<br />
Ma se non risolviamo il problema politico delle risorse, tutto questo sarà una pia illusione e l'Europa avrà smarrito una grande chance.<br />
Farà bene dunque il Partito Democratico a farne tema centrale della prossima campagna elettorale e punto essenziale del suo raccordo con le forze riformiste e socialiste europee.<br />
Rimuovere i gruppi pro Riina su Facebook è necessario2009-01-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it387808<br />
"Non è vero che è impossibile distinguere tra libertà di espressione e censura. Le istituzioni e le forze dell'ordine possono e devono intervenire per rimuovere dalla rete, e quindi anche da un social network così ricco di potenzialità come Facebook, i gruppi che inneggiano al capo dei capi di Cosa Nostra perché questo è un dovere per la nostra democrazia. <br />
Già un paio di mesi fa ho denunciato, insieme al presidente del Gruppo PSE, Martin Schulz, la massiccia comparsa su internet di gruppi di estrema destra e neonazisti e ho chiesto al ministro dell'interno di ristabilire la legalità.<br />
Di fronte a una crisi così grave come quella di questi mesi dobbiamo scuotere le coscienze e restituire alla politica la sua capacità di rialimentare la speranza, anche presso i giovanissimi che si avvicinano alla rete.<br />
Servono proposte concrete su come combattere le mafie (riforma della certificazione antimafia, sostegno agli imprenditori estorti, sanzioni per chi si affida a rappresentanze locali inquinate). Ma è anche assolutamente necessario difendere la memoria storica di una stagione straordinaria di lotta alla criminalità organizzata. <br />
Proprio oggi che ricorre il venticinquesimo anniversario dall'assassinio da parte della mafia del giornalista Giuseppe Fava, dobbiamo affermare che quella memoria storica deve stare alla base della nostra capacità di reagire alla crisi di oggi e non essere dimenticata o dileggiata."
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