Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI Gennaro MIGLIOREhttps://www.openpolis.it/2012-08-14T00:00:00Z«Noi, alternativi all’Udc»2012-08-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648169<br />
L’intesa tra Pd e Udc in Sicilia è la resa ad un sistema politico immobile e che si immagina senza alternative. È l’ideale continuazione delle amministrazioni che hanno fatto della spesa pubblica improduttiva, del mantenimento di clientele e privilegi, del deperimento degli strumenti di partecipazione, un’ineluttabile tara isolana, quasi un destino. È la continuità con il lombardismo, che ha perfezionato il sistema di potere di Cuffaro, fino a farlo diventare un dispositivo di controllo capillare di ogni meandro dell’attività pubblica.
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È la continuità con quel Partito democratico siciliano che ha inseguito il governo ad ogni costo, contro tanta parte del suo stesso elettorato, prima dando i voti alla giunta di Lombardo e poi andando direttamente al governo con lui, esponendo gigantografie 6x3 nelle quali si favoleggiava di riforme epocali per l’isola. Di riforme non se n’è vista neanche una, ma le nuove gigantografie sono già pronte in tipografia.
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È sorprendente che non si tracci un bilancio degli ultimi anni di governo: la condanna per mafia di Cuffaro, le dimissioni di Lombardo, purtroppo non precedute dalla sfiducia dell’Assemblea, sempre per reati connessi alla mafia. Pensavo, sinceramente, che l’ultimo canto della realpolitik siciliana fosse stato boicottare Rita Borsellino alle primarie di Palermo. In quella consultazione il Pd nazionale sostenne Borsellino e quello siciliano, capeggiato da Lumia, Cracolici e Crocetta, il molto malleabile Ferrandelli. Gli elettori di Palermo hanno saputo fare giustizia di quella presunzione di onnipotenza, incoronando con percentuali bulgare Leoluca Orlando.
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Sel ha tratto molti insegnamenti da quella vicenda, a partire dal prezzo altissimo per aver mantenuto fede ai patti delle primarie. Oggi appoggiamo la candidatura di Claudio Fava non perché sia uno dei più importanti dirigenti del nostro partito, ma perché la sua proposta, per altro avanzata da un nutrito gruppo di personalità, apre la strada ad una vera interlocuzione positiva con la società siciliana, dai precari alle imprese stanche dell’invadenza della politica. Fava, per biografia e impegno sul territorio, è una candidatura che non può essere rinchiusa, come ha scritto anche Stefano Menichini su Europa, nel recinto della sinistra radicale. Non lo è soprattutto per il suo programma e per la rete di relazioni che sta mettendo in campo. Sarebbe stato il candidato ideale per tutto il centrosinistra, con il Pd e senza l’Udc, come lo sono stati Pisapia a Milano o Zedda a Cagliari, ma siccome la scelta della continuità gattopardesca, nascosta dietro la rispettabile biografia di Crocetta, ha indotto all’abbraccio con l’Udc, Fli e reduci del lombardismo, allora Fava potrà replicare il successo di Orlando e rendere ancora più evidente il fossato scavato tra una certa politica e i cittadini.
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Per ultimo, vorrei invitare a non scambiare lucciole per lanterne. Mi risulta che il Pd abbia avviato un progetto di alleanza per il nuovo centrosinistra a partire dal confronto con Vendola, che ci sarà anche nelle primarie, con la prospettiva di allargarsi alle forze politiche e sociali che condividano la domanda di alternativa alle politiche di destra e liberiste, mentre Casini continua a chiedere di sottoscrivere un impegno comune a proseguire le politiche di austerity di Monti. <br />
Il Pd siciliano ha fatto il contrario, partendo dal rapporto con l’Udc, che governa in tutto il sud con la destra più compromessa, impedendo alla società civile di confrontarsi apertamente con quello che si configura come un puro patto di potere. Sono due linee alternative, tanto quanto Sel è alternativa all’Udc ad ogni latitudine, politica, etica e geografica. Ciò che stiamo proponendo per il governo del paese è molto diverso dalla coalizione Crocetta, al contrario è molto vicino al programma, ai referenti sociali, <a href="http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2012/08/09/claudio-fava/%C2%ABlaccordo-pd-udc-mette-a-disagio-gli-elettori-sono-pronto-a-essere-il-loro-candidato%C2%BB/648166">al percorso che sta mettendo in campo Claudio Fava</a>. Se dalla crisi può venire qualcosa di buono, allora che sia il cambiamento ad annunciare tempi nuovi, anche perché di conservazione e mantenimento dello status quo, in tutto il paese ed in Sicilia in particolare, davvero non ne possiamo più. <br />«L'Idv chiarisca su G8, tortura e amnistia. O salta l'alleanza» - INTERVISTA2012-07-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647275<br />
È molto, molto arrabbiato, Gennaro Migliore che oggi sta con Sel ma che nel luglio 2001, ai tempi del G8 di Genova, era capogruppo di Rifondazione comunista alla Camera e componente della commissione Giustizia. Le parole di Antonio Di Pietro raccolte ieri dal manifesto hanno lasciato di sasso in molti - racconta Migliore - anche dentro il suo partito. Il carcere, l'amnistia, la tortura, i movimenti di Genova che «dovrebbero chiedere scusa» né più e né meno degli apparati di polizia... Sinistra ecologia e libertà si ritrova distante anni luce dall'Idv, proprio come nel 2007, ai tempi della bocciata Commissione parlamentare d'inchiesta sul G8, quando in parlamento sedevano, alla sinistra dei Ds, 150 tra deputati e senatori. E quell'immagine raccolta poco tempo fa a Vasto di colpo sembra già ingiallita. «Finché non ci sarà un chiarimento su questi temi - annuncia Gennaro Migliore - porrò il problema Di Pietro nel progetto di alleanza».
<p><b>Ma come? Da Di Pietro non se l' aspettava?</b>
<p>Certo, ricordo perfettamente l'immagine di Costantini che su telefonata di Di Pietro uscì per far mancare il numero legale nel voto sulla Commissione parlamentare d'inchiesta su Genova. Pensavo che quello fosse il periodo peggiore della sua carriera di giustizialista ma che in questi anni i rapporti con la Fiom e i movimenti fossero stati occasione di resipiscenza, e invece mi rendo conto che ha un back ground che non gli consente di uscire dall'idea che le questioni del mondo si affrontano o in un'aula di tribunale o gettando la chiave della galera. È un problema grosso per chi come me ha fatto Genova, è un non-violento, e ritiene alcuni principi - la cultura delle garanzie e il rispetto della Costituzione - non negoziabili. Molti hanno apprezzato la svolta a sinistra dell'Idv sulle questioni sociali ma queste dichiarazioni sono un tuffo nel passato, molto pericolose.
<p><b>Eppure il pensiero dipietrista è molto chiaro, non solo su amnistia, tortura o Genova.... Che c'azzecca, si potrebbe dire, l'Idv con la sinistra?</b>
<p>Ci sono questioni che vengono prima dello schieramento politico. Per me la cultura dello stato di diritto - una cultura liberale che è alla base delle migliori democrazie - viene prima di tutto. È stato proprio Di Pietro a impedire nel corso del governo Prodi le riforme strutturali, come sulle droghe o sull'immigrazione, leggi responsabili dell'attuale problema carcerario e della giustizia. La confusione che fa Di Pietro tra indulto, amnistia e condono dimostra che non ha fatto un passo avanti da quella vergognosa campagna che mise in piedi dopo l'indulto. E invece allora avremmo dovuto associare anche l'amnistia. L'ultimo provvedimento di questo tipo risale al 1986. Anche sulla tortura Di Pietro sa bene che se ci fosse stato il reato, il processo Diaz si sarebbe svolto in tutt'altro modo. Ed è sconcertante che non senta un'asimmetria tra le responsabilità dell'istituzione e quella dei singoli cittadini. Per non parlare delle commissioni d'inchiesta, che su questioni come l'omicidio di Peppino Impastato sono state fondamentali per accertare le responsabilità politiche, oltre a quelle giudiziarie. Le sue affermazioni sono di un populismo scadente e senza appello. Se vuole fare l'alleanza con noi deve sapere che non accetteremo più una coltre di impunità. E che il primo di noi che andrà in Parlamento si batterà per una Commissione d'inchiesta, senza la quale non si può voltare pagina su Genova. L'alleanza rientrerà pure in un suo progetto populista, ma non tutto è gratis.
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<a href="http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2012/07/12/antonio-di-pietro/%C2%ABanche-i-movimenti-si-scusino%C2%BB-intervista/647274"><b>L'intervista all'on. Antonio Di Pietro «Anche i movimenti si scusino»</b>
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<p>«La piazza del 25 aiuta a coordinare le opposizioni» - INTERVISTA2008-10-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it375673<br />
«Attenti a non usare la piazza dell'11 ottobre in maniera autoreferenziale». Gennaro Migliore, esponente della area di minoranza nel Prc "Rifondazione per la sinistra", lancia un avvertimento alla maggioranza del partito. La manifestazione della sinistra sabato scorso conferma che «si è costruita un'attesa di conflitto». Non va sciupata, esorta l'ex capogruppo alla Camera, spingendo sul dialogo con la piazza del Pd per «costruire uno spazio pubblico delle opposizioni». Non si tratta solo della scelta se andare o meno all'appuntamento del 25 ottobre. «In questo momento, non ci andrei - spiega - ma lavorerò perchè quello che serve oggi non è un coordinamento della sinistra, ma una prospettiva politica a sinistra e un coordinamento delle opposizioni». <br />
<b>Quindi, nel corteo di sabato non ci hai visto una sorta di "comunist pride" contrario alla costituente di sinistra?</b><br />
Quella piazza ha dato molti messaggi. Il primo è che si è costruita un'attesa di conflitto che va messa in politica, fuori dalle secche di una discussione autoreferenziale. Si fa l'errore di non usare quella piazza per quello che dice al resto del paese, bensì la si usa in chiave di riaffermazione della propria identità. Attenti a non costruire operazioni a tavolino. Lo dico a Ferrero, che dopo l'11 ottobre invece di parlare la lingua dell'alternativa, ha parlato la lingua della conservazione. Quella piazza l'abbiamo voluta anche noi con la volontà di metterci dentro tutta la forza dell'unità della sinistra con un progetto alternativo e di opposizione. Oggi non serve un coordinamento della sinistra, bensì una prospettiva politica a sinistra e un coordinamento delle opposizioni. Credo che il 25 ottobre possa diventare uno dei luoghi in cui l'opposizione si alimenta di nuovi contributi. Ad oggi non ci andrei, ma non starò fermo e insisterò perchè questo appuntamento si arricchisca di contenuti e diventi uno spazio pubblico più ampio che dia il senso della costruzione di un'alternativa. In ballo ci sono questioni di più lungo periodo.<br />
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Pensi alle prossime scadenze elettorali?</b><br />
Al momento le elezioni non c'entrano. Che bisogna guardare al Pd come forza con cui allearsi non è novità: dovrà farlo chiunque, anche chi vuole starsene in una solitudine foriera di nuova emarginazione sa che è necessario.
Ma oggi l'urgenza è quella di opporsi alle politiche della destra. Aspettare che il Pd faccia scelte peggiori non rafforza la sinistra, anzi peggiora tutto. Stesso ragionamento per chi dice: aspettiamo il prossimo errore della Cgil. A che serve? Invece, dare sostegno pieno alla Cgil aiuta la costruzione di una prospettiva politica nuova con un ruolo ridefinito e strategico delle politiche pubbliche.<br />
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Ti aspetti un segnale dal Pd entro il 25?</b><br />
Lavoro perchè ci sia un cambiamento di clima, questo potrebbe far sì che tanti compagni si sentano partecipi di una proposta alternativa. Certo, se la manifestazione diventasse un referendum su Veltroni, un modo per evitare il congresso, sarebbe inutile andarci.<br />
<b>Enrico Letta dice che la manifestazione del 25 ottobre si farà, ma non sarà contro il governo. Che ne pensi?</b><br />
Non comprensibile, nessuno va in piazza per il governo, a partire dagli scioperi indetti dai sindacati per questo mese. Anche il Pd sostiene lo sciopero generale della scuola. Oggi per chi non governa è difficile interpretare un ruolo diverso da quello dell'opposizione. Il governo si considera come luogo unico per l'esercizio dell'azione politica: è l'errore di fondo.<br />
<b>Sì, ma il governo è chiamato a fare la sua parte in tempi di gravissima crisi finanziaria.</b><br />
Questo governo riassume in sè anche le questioni di competenza del parlamento. Ciò non va bene. Anche con la crisi, è la società lo spazio entro cui misurare la propria azione politica.
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